Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 6 - 31 marzo 1905

RIVISTA POPOLARE 157 Jontribuenti, mi riserbo di esaminarlo un'altra volta; quando esaminerò pure quello che costano allo Stato, ciò che gli rendono le ferrovie e quali sono i diritti quesiti dei ferrovieri. ♦ Chiudo il non breve articolo ribadendo alcuni punti che mi sembrano importanti affinchè non venga falsata I' opinione pubblica e questa possa energicamente reagire nel caso che i ferrovieri volessero ritentare lo sciopero o l'ostruzionismo con enorme danno della economia nazionale e del buon nome d'Italia. E' falso che i ferrovieri si siano dati all' ostruzionismo, paralizzando tutta la vita dei lavoratori , di cui impudentemente si domanda la solidarietà, in difesa del diritto di sciopero minacciato dai famosi articòli 71 e 72. Quegli articoli dalla discussione degli uffici risultava chiaramente che sarebbero stati respinti dalla Camera. Che siano stati soltanto un brutto protesto risulta all'evidenza dalla burbanzosa risposta data dal Comitato dei ferrovieri al deputato Cabrini e dalle orecedenti loro dichiarazioni. Il vero motivo che 1f sospinse alla sedizione antisociale va ricercato nella non consentita soddisfazione delle loro pretese economiche. L'audace tentativo fatto poi dal Mascia - un ferroviere che mi assicurano di essere tra i più sinceri nella difesa della causa della propria categoria ed anche tra i più co I ti - di giusti ficare l' ostruzionismo non riesce che alla esplicita e inesorabile condanna di coloro che lo hanno praticato. Se l'applicazione dei regolamenti come è stata fatta è legale e doverosa , i ferrovieri sono stati fuori la legge ed hanno mancato ai loro doveri da decine e decine di anni; e sono tornati a violare la legge ed a mancare a tali doveri dopo la cessazione del1' ostruzionismo. I ferrovieri, quindi , mancarono ai loro doveri prima o dopo ; e siccome non è presumibile che essi li abbiano rispettati soltanto per eccezione in pochi giorni, violandoli per tanti anni, se ne deve conchiudere che la interpetrazione data ai regolamenti è stata ultra-farisaica. L'esagerazione delle pretese dei ferrovieri non fu una invenzione mia o di qualche altro militante tra i partiti monarchici o reazionari come sfacciatamente si va affermando, per ingannare i lavoratori, per trarli dalla parte loro. Morgari, deputato socialista dei più avanzati , lo proclamò esagerato parlando ai ferrovieri di Torino e di Firenze ed oted ottenne la risposta sciocca : tu parli come Colajanni I Le proclamò esagerate Cabrini, deputato socialista avanwtissimo e che in una al primo fa parte del Comitato socialista di assistenza pei ferrovieri ; a lui rispone il Comitato dei quarantacinque con altrettanta sciocca burbanza che i ferrovieri non sentivano il bisogno, nel provvedere alle cose proprie, di prendere consiglio , da lui e da Colajanni. Esagerate, infine, le ha trovate Leonida Bissolati, altro deputato socialista tra i più amati dalle masse e che nella saputa corrispondenza all' Humanìté ha <lato completa ragione a questo reazionario Colajanni, nè lo stesso Bissolati parlando il giorno 23 nella Camera dei deputati disse verbo in difesa di tali pretese, nè altri deputati socialisti si levarono a difenderle dalle accuse mie e di altri. Infine giudica esagerate le domande dei ferrovieri, uno del Comitato dei quarantacinque , il Borsari nell' articolo che conoscono i lettori della Rivista Popolare. In quanto all' accusa di sconvenienza che il Mascia move al Borsari per avere osato dire la verità non mi tange. Ho pubblicato il suo articolo, come da anni vado pubblicando quelli del Morbelli, senza preoccuparmi se essi tornano gradjti o sgraditi ai loro colleghi. So che mi vengono da due galantuomini , coi quali sto in relazione da vari anni e so che corrispondono alla verità. Avrei mancato al mio dovere se non li avessi pubblicati (1). Mi trovo, adunque, in eccellente compàgnia -nel combattere le stolte pretese dei ferrovieri; ma del resto se anche mi trovassi solo continuerei per la mia strada senza preoccuparmi delle insinuazioni, delle insolenze e dei vituperi, che mi vengono da ferrovieri e da funzionari; e continuerei colla sicurezza di perdere la popolarità , a cui non sacrifico le mie convinzioni, ma che mi è sempre cara. DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNI NOTA. - Mi pervengono akuni ordini del giorno di gruppi di ferrovieri formulati in modo p;ù o meno insoltmte e che rasentano spesso il Codice penale. Mi lasciano perfettamente indifferente e alla mia età e nelle mie condizioni mi sento nel diritto di disprezzare le menzogne che alcuni bricconi fanno accettare a molti asini. Un giornale di Milano poi che propugna la causa degli impiegati pubblica lettere relative alle· condizioni delle famiglie di funzionari morti nella miseria in una rubrica intitolata: I privilegi degli. impiegati: Documenti umani offerti agli on. Nitti e Colajanni. L'intenzione di chi li pubblica vorrebbe essere maligna ; ma è semplicemente sciocca. Nessuno nega che ci siano delle miserie t1 a gl' impiegati; ma per 1 oo casi pietosi che si verificano tra i funzionari se ne devono registrare almeno centomila all'anno tra i lavoratori e nella piccola borghesia. Rilevo, infine, senza rammarico che i ferrovieri non mi mandarono nemmeno un biglietto di visita quando ne difendevo la giusta causa - e ciò per lunga serie di anni - e che il suddetto giornale di Milano non ebbe per me una sola parola di lode quando in Giunta del bilancio fui il solo a perorare in favore della categoria più male pagata dei postelegrafici - dei portalettere rurali-ed ottenni esplicita promessa di vederne migliorata la sorte. Continuate pure canagliette a speculare sulla ignoranza e sulFingratitudine umana; io continuerò a fare il mio dovere ed a difendere gl' interessi della collettività più misera che ci sia in Europa. N. C. ( 1) Il Borsari per la grave colpa commessa di aver detto la verità venne espulso dall'associazione dei ferrovieri macchinisti. Il caso era preveduto e non avrà afflitto l'onesto cittadino, che incorre nelle ire dei settari. I 1111111111111111111liliIIl111111111Il111111111111 llllllll li 111111111111111 IIIIIIIIIIIIIII La scuola e la stampa ----~:--~- La scuola pedagogicae la oarriora del maestri - Ancora • sempre del MontePensioni - I nuoviprogrammiper le scuole elementari - La riforma della Scuolenormali - I nuovi orlz• zonti della Pedagogia - Il regolamento Orlando per gli e• sami - GI' ispettorl e la scuola nazionale- Le scuole colo• niali - I maestri al Consiglio provinciale scolastico - Per gli aumenti sessennali - Le ispettrici degli Educandati in aspettativa - Secessioninell'Unione magistrale nazionale? La « Scuola moderna » di Roma non è troppo entusiasta della Scuola pedagogica destinata a preparare direttori e ispettori: vorrebbe invece aperte ai maestri le porte dell'Università per ascendere all'insegnamento medio. L'articolista (Ebdo Madari) non ha tenuto presente, nel manifestare il suo generoso desiderio, il grave ostacolo che incontrerebbero gli studénti che vanno all'Università per la dispeudiosa e lunga via del Liceo. Costoro non s' adatterebbero ai danni della

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==