I \.,.. RIVISTA POPOLARE DI Politica,. Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni mese It,alia : anno lire 6; semestre lire 3,50 - Ji~stero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Co1·so Vittorio Emanuele n.0 115 NAPOLI Auno Xl - Nnm. 6 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Marzo 1905 SOMMARIO: Noi: GI i avveulmenU e g·Ji uomiut: (Come impiegare gli avanzi del bilanciò. Un ordine del giorno della Giunta generale del bilancio contro le pretese dei ferrovieri - Un commiato significativo di Enrico Ferri - La storia dello Zemski Sobor - Per la nostra emigrazione negli Stati Uniti - Le palle umanitarie ... - La ferma di due anni in Francia - In difesa della Calabria - Il trionfo del matto contro i sapienti civilizzatori) - La Rivista: Gli episodi di una crisi ministeriale - QuirinoNofri: Le Ferrovie allo Stato e le Ferrovie alla Nazione - E. Grimaldl: Materialisti e Spiritualisti-'- Dott. N. Colajannl: Polemiche ferroviarie necessarie - F. Alterocca: La scuola e la stampa - Mario Pilo: Stelloncini letterari - lU vista. delle Hlviste: Gli avvenimenti attuali in Russia (Le Courrier Europrien) - Il problema della riforma finanziaria tedesca (Preussistlte Jahrbucher) - Le antiche repubbliche russe (La Revue) - Problemi politici europei. l sistemi educativi (Scribner's Maga 1 ine) -- Politica russofila e titoli russi (Europa) - [ progressi della poligania negli Stati Uniti (Revue politique et parlementaire) - Lo stato degli animi in Russia (Fortmghtly Review) - Gli insegnamenti di un grande sciopero (Neue Zeit) - Teodoro Roosevelt e Tiberio Gracco (North American Review) - Recensione. JIVYIS ~ IMPORTJIN1..E. Preghiamo nel modo più caforoso quel pochi abbonati che non __________ 1 _ ancora si sono postl in regola coll'ammtntstrazlone, di volerlo fare colla ma,ssfmasollecitudfue. Dtrlgere lettei·e e cartoline vaglia all'ou. N. Col2'Jannl - NAPOLI.· GLI f\:VVENIMENTI e GLI UOMINI Come impiegare gli avanzi del bilancio. Un ordine del giorno della Giunta generale del bilancio· contro le pretese dei ferrovieri. - Abbiamo avuto le bozze di stampa della relazione della Giunta sullo assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1904-1905. Come tutti i documenti che portano la firma dello on. Rubini, che presiede la più importante Commissione parlamentare anche questo è 1m modello di acuto e scrupoloso esame della entrata e sopratutto della spesa dello Stato. • Su dne punti vogliamo rir:ihiarnare l'attenzione .dei nostri lettori : 1 ° sull' incremento dell'entrata e delle spese ; 2° sull'ordine del giorno relativo alla destina - zione degli avanzi del bilancio. In quanto al primo l'on. Rubini si allarma dello auu1ento delle spese superiore a quello delle entrate negli ultimi anni. Se dovesse continuare la sproporzione fra breve sc?mparirebbe ogni avanzo del bilancio; ma non scomparirebbero , però , tutti gli appetiti che esso ha aguzzato. . Come s~an? proceduti nell'ultimo quinquennio i due rncrementi risulterà da questo prospetto: Dal 1899-900 sul 181:)8-99 ,, 1900-90 l , , l 899-900 ,. 1901-902 , , 1900-901 ,, 1902-903 ,, 1901-902 ,, 1903-904 , , 1902-903 lncremento totale nel sessennio . Iucremeuti della Entrata effettiva L. 10,909,270.56 ,, 16,069,695.56 ,, .27,165,704.64 ,, 24,709,031.50 ,, 25 68.2,649.46 L. 104,536,351.73 Incr~meuti della Spesa effettiva L. 26,895,320.43 ,, 5,146,987.09 . , 2:i,323.958.02 .. 28,281,589.66 ,, 33,623.237 .58 L. 117,271,101.78 Incremento medio . .L. 20,907,270.35 ; .. 23,454,218.35 . No~ ostante questi incrementi nella spesa il bilanc10-di assestamento prevede per l' esercizio 1904-905 uu avanzo di L. 33,518,765. La cifra rimane sempre confortante specialmente guardando ai bilanci delle altre grandi nazioni euro pee , che si chiudono con un deficit ed al fatto che qualche sgravio si è avuto e che lo Stato ha aiutato i b~lanci dei comuni in seguito alle innovazioni nel regime del dazio di consumo. Come impiegare questo avanzo? Il Presidehte e la Giunta generale si sono trovati unanimi nel votare quest'ordine del giorno, che segna il trionfo più completo della campagna, che abbiamo condotto contro le pretese dei ferrovieri. Le idee prevalse in piena conformità di ciò che abbiamo sostenuto sono racchiuse in questa conclusione della relaziono R,1bini che con somma soddisfazione riproduciamo integralmente: « La Giunta generale del bilancio ha. il dovere di esporre fedelmente non soltanto la sit·1azione finanziaria del momento, ma altresi l' effetto deìle tendenze che hanuo contribuito a determinarla. Essa ricorda ancora il savio monito contenuto nell'esposizione finanziaria. Segnalandovi i pericoli che minacciano l'incolumità del bilancio e quella mitigazione dei tributi che non può non rimanere il programma del Parlamento italiano, ha l'onore di proporvi il seguente: Ordine d,el Gi01·no « La Ca.mera, prendendo atto delle dichiarazioni contenute nella esposizione finanziaria e dell'esame compiuto dalla propria Giunta del bilancio, afferma la necessità di limitare l'incremento della spesa affinchè, conservato al bilancio un margine sufficiente di elasticità, le eccedenze ulteriori siano rivolte a ridurre i tributi che gravano sui generi di consumo popolare,.. « Il contrasto nuovo non è f'ra quelle classi singole che sono agitate da spirito di indisc'iplinr,, e da esigenze non misurate all'ambiente da una pa,·te e il Governo o il Parlamento dall'altra; la divergenza è fra quelle e il contribuente. « Ogni concessione accordata senza una vera ragione sarebbe un errore, perchè la debole7,za scivola per piani inclin~ti_- _E~sa_costitn~rebbe? in?ltre, un disco?-o• scimento dei diritti di prelazione d1 chi suda da mattma a sera per i campi e nelle officine o è :flagellato dalle intemperie e dalle onde inclementi ; di chi fra i monti, per i piani, sul mare lavora indefesso ad appi:estar~ mezzi a.i bisogni della patria, senza fruire nè d1 soldi fissi, nè di assistenza nelle malattie, nè di promozioni
142 RIVISTA POPOLARE assicurate , nè , giunto al termine della carriera , di assegni di riposo per sè e la famiglia. > « Queste riflessioni, che risortono dalJ!esame dei fatti rispecchiati nelle somme di proventi o di dispendio a cui essi dànno luogo, sottomettiamo alla saviezza della Camera, mentre la preghiamo di accordare il suo vuto favorevole all'ordine del giorno sopra enunC'iato e al disegno di legge. • . ♦ Un comniia.to significativo di Enrico Ferri. - Enrico Ferri annunziando la cessazioue della sua Rivista Il Socialismo ha pubblicato u·n articolo di commiato dagli antichi snoi lettori, che nel momento in cui arriva ha una speciale importanza. Egli, esposte le ragioni politiche e personali che lo inducono a non pubblicare più la sua Rivista avverte i socialisti degli errori che commisero prima confidando troppo nell'azione politica e di quello forse più grave che accennano a commettere ora affidandosi soverchiamente all'azione economica sindacalista. La punta contro il sindacalismo e contro lo sciopero generale vi è molto acuta e molto sintomatica nell'ora presente. Egli avverte: e Può in un dato periodo della vita nazionale prevalere l'efficacia dell' azione politica (o parlamentare o comunale) ed in altro momento può invece prevalere la efficacia dell'azione economica. • e Ma non per questo può il Partito socialista infatuarsi in queste idee unilaterali e di moda, dimenticando invece che, poichè esso intende '-alla rinnovazion~ fondamentale di tutti gli aspetti della vita umana, individuale e sociale, non· può realizzarsi se non col concorso inseparabile di un'infinità di azioni inciividuali e collettive, nel campo economico come in quello politico, contemporaneamente, con. l'ostinato coraggio della pazienza, senza cedere alle fantastiche illusioni che il socialismo si possa realizzare col colpo dell'urna elettorale e parlamentare, della metà più uno, o col colpo di mano di tre o quattro scioperi gene1·ali o cosidetti e esperimenti di dittatnra proletaria! > e Abbandonandosi all'una ·od all'altra di queste illusioni, il Partito socialista non puo raccogliere altra messe che quella delle dehu;ioni ,) · < Parecchie ne ha già raccolte nel campo parlamentare ed amministrativo, per la soverchia ed nnilaterale fiducia data alla sola azione politica ,,. « Altre, purtroppo, e più gravi, ne raccoglierà nel campo economico , se infatuandosi di e sindacalismo», spingerà a qualche disastroso scioperò generale - non di protesta politica e negativa , chè come tale fu am · messo, come mezzo estremo ed eccezionalissimo, anche dal recente Congresso internazionale di Amsterdamma indetto quale strumento miracoloso di conquista proletaria e positiva, contro l' ingranaggio secolare e infinitamente complesso della vita sociale presente, nazionale ed internazionale ,, . Non è evidente che Enrico Ferri come un qualsiasi Colajanni, non si mostra entusiasta del cosi detto primo saggio di dittatm·a 1•roletaria? E non condanna esplicitamente quel sindacalismo di cui si sono ubbriacati i ferrovieri e che ha arrecato tanto danni al paese ed ha suscitato tante antipatie alla loro causa ? Le dichiarazioni di Ferri sono oneste e coraggiose sopratutto nel momento in cui vengono. Esse gli varranno qualche rnelanconi.co rimprovero dai rivoluzionari anarcoidi di .i.\lilano - ed uno gli è già venuto da Walter Mocchi nell'Avanguardia Socialista - dai Dugoni di Mantova e sopratutto dal Comitato che monopolizza il movimento ferroviario; ma siamo sicuri che gli varranno maggiori simpatie tra i socinlisti sinceri, che studiano i gravi problemi contemporanei e che ne auspicano la soluzione colla direttiva del .Marxismo. La storia dello Zemski Sobor. - Si è parlato molto della con vocazione di una specie di Stati generali in Russia, come avviamento al regime rappresentativo e che si chiama Zemski Sobu1·. Non sarebbe ima novità. Il primo fo · convocato da I van il Terr.i bile nel 1550 quando la Russia si trovava in uno stato di tumulto infernale, perchè si occnpasse di riforme_ iuternt>. Il secondo fn riunito nel 1566 per dare il suo parere allo Czar sulla pace da conchiudere o sulla guerra da continuare colla Polonia. Nel 1584 un terzo 8,ibor elesse Feodor come Czar. Quattordici anni dopo ~n qn:=irto Sobor elesse Boris Godonoff come snccessorè d1 ~'eodor. Il più celebre Zem· ski Sobor fu quello ri1rnit,0 nel lGH~: collocò il primo · Romanoff sul trono della. H t~::;iae la 8essione durò due anni. Nel 1616, 1618, 1G19, 1620 e 1622 gli Zem1:1ki Sobo1·s tennero le sedute i 11 Mo-:1ca. Furono consultati costantemente ::;ugli affari interni e.i esteri. Colla tranqnillità della Russia lo Ozar per dieci anni ne fece di meno. Lì\ guerra eolla Polonia e colla 'rurchia e l' urgente bi::;ogno di fondi costrinse alla riunione del Sobor nel lo32, nel 1°634e nel 1642. Fu lo Zemski Sobor che collocò Ale.:;sio, il figlio di Mikhail sul trono e nel 1648 fu impegnato nella compilazione di un Codice di leggi. Fu riunito di nuovo nel 1650, 51 e 53. Dopo questo anno il Sobor divenne soltanto un corpo consultivo, l'ombra di q 11ello ch'era stato, benol.iè abbia scelto Pietro il Grande come eredù le-gittimo del trono. Lo Zemski Sobor era eun vocato dagli in viti mandati dai governatori delle provincie o dei ciruondari. I corpi elettorali erano obbligt~ti a rnaùdare un minimttm di rappresentanti, ma essi potevano mandarne di più. M:osca dette sempre il maggiore conti11gcnte. Nel Svbor sedevano i rappresentanti del gvverno e del clero e costituivano nn ramo. Negli altri rami stavano i rappresentanti dei nobili, dei 1nercanti e dei contadini, che erano eletti dai rispetti vi u1 <lini e deliberavano nelle proprie classi. Nei primi Sobors i contadini erano rappresenta ti soltanto da delegati 1nandati dalle città. Nel 1613 essi furono rappresentati da delegati scelti dal proprio ordine. Lo Zemski Sobor si riunì va nel Palazzo Imperiale ed ent aperto con un discorso del trono. Le decisioni del Sobor non erano obbligatorie per lo Czar; ma quelle c~mcordàvano spesso colla sua vo lontà. ♦- Per la. nostra emig·razione negli Stati Uniti.~ Il Presidente Roosevelt ha accordato al corrispondente dell'Ora di Palermo signor Pieretti una intervista, in cui si è parlato della immigrazione italiana negli Stati Uniti. Il Presidente della grande repubblica ha avuto molte parole gentili per l'Italia, per la civiltà latiua; ma ne ha pronunziato al tre , che sono di colore oscuro. Roosevelt ha escluso , che si vogliano presentare delle leggi di 1·estrizio11e o di pe1·secttzione contro gl'Italiani; ma ha ammesso che si deve 1·egolm·e l'immigrazione. « Vedete, signore , egli disse al Pieretti, ,, voi i taliani portate tra noi lo spirito latino, la vita d' una terra ove hanno imperio la bellezza della natura e le idealità più care alle anime gentili. Voi in:;egnate una lezione che nessuno più di noi ba, bisogno di apprendere - noi , gli nomini dell' ovest - nazione ardent~, inquieta, assetata di ricchezza-una lezione che, dopo l'acquisto d'un benessere materiale relati vamente considerevole, c' insegna che, le cose il cui valore conta realmente nella vita, sono le cose dello spirito. Io non disconosco il valore delle cose riguardanti , il corpo> della nazione , ma solamente desidero che esse non c'inducano a dimenticare che accanto al suo corpo, v'è anche la sua anima. » « Anche nel mio ultimo messaggio feci notare che non è vero che vi sia danno o pericolo nell'ammettere
RIVISTA POPOLARE 143 in questo paese gran numero di emigranti della buona specie, da qualunque paese essi provengano. Ma noi-_ questo si desidera, e chi non lo desidererebbe?-li voglia1uo sani di co1-po e di mente e sopratutto di carattere quieto , in maniera da mantenersi buoni cittadini e da potere inculcare ai loro figli e nipoti sentimenti di giustizia, di equità e di dovere. > Nessuno può dire che Roosevelt abbia torto se vuole gl' immigrati sani di c01-poe di mente e SOp?'atutto di caratte·re quieto in manie1·a da mantenersi buoni cittadin1'.; ma è certo che lo scopo principale del regolamento della immigrazione è quello di diminuire la concorre11za che gl'immigrati fanno agli oµerai urbani e delle industrie. Se gl'immigrati potessero essere diretti verso le terre ancora incolte del vaRt.issimo territorio della. repubblica gl' inconvenienti sarebbero in gran parte evitati e cesserebbero, ne siamo sicuri, gli allarmi e le preoc~upazioni di Roo!'levelt e di tanti altri nord-americani. Intanto non dobbiamo nasconderci che i governanti italiani devono far di tutto per rendere migliore l'emigrazione ; e cure speciali si devono sempre rivolgere alla lotta contro l' analfabetismo, eh' è il maggior nemico della nostra emigrazione. Su questo proposito abbiamo letto con interesse un articolo vibrante di patriottismo sanò di O Dondero nella Rassegna Commerciale di San Francisco di California, nel quale s'insiste energi . :amente ::rnlla assoluta necessità di diffondere l'istruzione tra gli emigrati italiani, per non farli perdere completamente alla seconda generazione alla patria italiana e della civiltà latina. Ed è questo il tema svolto ampiamente nella pubblicazione di Oolajanni : La Dante Alighieri e gli emigrati. E ra~comanda con grande calore il Dondero di assistere all'arrivo in America gli emigrati italiani e d'illuminarli e di renderli meno diffidenti , specialmente se passerà la legge 8immons per lo stabilimento di un Ufficio nazionale d' i nformazinni , con ramificazioni in ogni Stato, onde tenta.re di far distribuire l'immigrazione nei distretti rurali dell'Unione. In questo senso dovrebbe anche spiegarsi energica ed oculata l' azione del Commissariato per l'Emigrazione, che non ha trovato ancora il suo nomo, cioè. il suo direttore definitivo. Tale certamente non può con• siderarsi il Vice-Ammiraglio Reynaudi , che sarà un gran galantuomo, come assicurò il ministI\• Tittoni in risposta a Bissolati, che aveva deplorato la sua nomina a direttore p1·ovvisorio; ma che certamente por. terà in quell' ufficio tutta la r,esantezza- e la rigidità della burocrazia e del militarismo. ♦ Le palle umanitarie ....- Si sa che la maggior parte delle nazioni civili col trattato del 1868 sottoscritto .... a Pietroburgo si obbligarouo in caso di guerra tra loro a non adoperare le così dette palle esplosive riconoscendo che l'obbiettivo dell'arte della guerra si deve limitare a quello di mettere l'avversario fuori combattimento colla minor perdita possibile di vite umane. La convenzione di Pietroburgo forse non è stata sempre scrupolosamente rispettata; i B'.)eri, ad esempio, nella loro guerra coHtro l'Inghilterra accusarono ripetutamente la loro avversaria di fare adoperare dai suoi soldati le palle dum-du,n , che facevano orribili deformanti ferite. I Russi anch'essi banno rimproverato ai Giapponesi di aver adoperato nella guerra presente delle palle esplosive ; ma nn inchiesta fatta e le dichiarazioni raccolte dal Voienno medicinsky Joiwnal ( Gio1'nale d'i medicina militm·e, N. 0 di febbraio 1905) esclude il fatto. Si è assodato anzi dai medici militari russi che i feriti dalle palle giapponesi dei fucili a piccolissimo calibro guarivano rapidamente e in grande numero anche quando vi fossero perforazioni del torace ed altre ferite gravi. Queste palle perciò meritano, dice il Oom·ier Europèen il nomignolo paradossale di ..... palle umanitarie. Se le palle giapponesi non mietono molte vite umane però, ci sono la miseria e la ca.ngrena di ospedale, eh~ uccidono a decine di migliaia i poveri feriti russi. La descrizione che fa Barzini delle loro sofferenze e della moria nelle corrispondenze al 001·rieredella Se1·a desta orrore. La ferma di due anni in Francia. - Nella v1cma repubblica , senza che ci 8ia.no state vive opposizioni, la Camera dei Deputati ha approvato la riduzione della ferma a due anni, che era stata già approvata dal Senato. Questa riforma, in una al reclutamento ed ali' organizzazione territoriale, viene domandnta. da molto tempo anche tra noi dalla parte democratica del paese, che vi scorge un primo passo verso il sistema della ncizione m·mata, col quale, come disse Carlo Cattaneo, tutti dovrevbe1·0essere militi, nessuno soldato. L'adozione della ferma biennale in Francia siamo sicuri , che farà fare un gran passo alla quistione in Italia; poichè è evidente che se potè essere accettata. senza pericolo al di là delle Alpi, dove molto o poco, con sincerità o con mire partigiane di politica interna si parla di revanche contro la Germania, a fo1·t·iori potrà essere introdotta tra noi. E in Francia alla riduzjone della ferma si è venuti nel momento in cui il Reichstag, non ostante il brillante e vigoroso discorso contrario di Bebel , votava nuove spese militari, specialmente in pro dell' aumento della cavalleria e della ai-t,iglieria, che renderanno ancora più formidabili gli armamenti , di già preponderanti su quelli francesi, dell'Impero Germanico. E il discorso Bebel è venuto in momento opport11no µn sfatare i moderati francesi che astutamente esaltavano il patriottismo del socialista tedesco per combattere J aurès. La riduzione della ferma a due anni in Italia, infine, · s' impone per mettere in armonia i fatti colle leggi. Chi non sa che in realtà con licenziamenti anticipati o con ritardati arr,wlamenti alla fer ua legale si fa una riduzione , che viene imposta dalla nece:;si tà di provvedere al mantenimento dei dodici corpi di armata col cosi detto bilancio consolidato, che serve soltanto a consolidare la nostra debolezza? Noi ci auguriamo , perciò , che b proposta risorga vigorosa nel paese e nella Camera aiutata da quei militari, i quali, come il generale Ma.razzi, sono animati dallo spirito moderno e non da q11ello che animava i vecchi froupiers, che nella caserma credevano formare i buoni soldati. I buon i solda ti sono quelli capaci di grandi sacrifizi e che si battono valorosamente. La guerra boera e quella russa-giapponese sono state più che bastevoli per dimostra.re come si formino i buoni soldati. ♦ In difesa della Calabria. - Nel Resto del Oa1·lino di Bologna troviamo questa lettera del Prof. Bernardino Alimena , valoroso insegnante di diritt-o penale, che ci dispensa da ogni commento e al CPÌ significato questa Rivista, che a suo tempo prote~tò vigorosamente contro gli errori diffamatori del cultore massimo del1' antr0pologia criminale, si associa. Aggiungiamo soltanto che la frase dev'essere sfoggita inavvertitamente all'on. Fortis poichè se vi avesse postP mente egli, che di un calabrese, l'on. Colosimo, è amico intimissimo non l' avrebbe pronunziata. La facilità colla quale , però, viene pronunziata tale frase dimostra la necessità di distrnggere i pregiudizi, che corrono ancora in Italia per talune regioni del mezzogiorno. Per tale motivo uoi riproduciamo la lettera dell'Alimena:
144 RIVISTA POPOLARE. Modena, 20 marzo 1905. Chiarissimo si,g. Direttore, Nel n.0 75 del suo giornale autorevole , leggo con sorpresa che l' on. Fortis avrebbe detto: « non avrei mai creduto che per comporre un ministero si fosse costretti ad attraversare la macchia della Sila .... > Io, come italiano, prima, e come calabrese poi, protesto sdegnato contro un paragone cosi fatto! A questo punto, dunque siamo ancora in Italia, e dopo più che quarant'anni di unità nazionale e quando l'occhio fidente guarda lontano, oltre il confine? Mentre, ogni anno, tanti e tanti stranieri vengono securi e inermi, ad ammirare l'altipiano silano, colui, -che era chiamato alla presidenza del consiglio dei ministri, non sa trovare un paragone di verso ! Mentre nelle Calabrie, ferve un'agitazione feconda per una ferrovia che attraversi la Sila, colni, che era chiamato alla presidenza dtl consiglio dei ministri, non sa trovare un paragone diverso ! E la frase non è nuova : era stata già pronunziata in parlamento dall' on. Nasi. A questo punto siamo, dunque, ancora in Italia: non è possibile parlare senza oltraggiare (sia pure con una frase senza contenuto!) tre delle più vaste provincie ! Si persuada l'on. Fortis : nella Sila, da molti anni, non vi sono più briganti. Oggi, i briganti sono nelle città e vivono annidati nella macchie della vita pubblica .... e, appunto per questo, la Camera dei deputati è già decrepita dopo appena quattro mesi di vita I L'on. Fortis è ,uomo leale e d' alto,.intelletto, e, - ne son certo-, si convincerà egli stesso che la sua frase,-sul suo labbro e in questo momento-non poteva essere più inopportuna e infelice. · Con ossequio. P1·of. B. Alimena ♦ Il trionfo del MATTO contro i SAPIENTI civilizzatori. - Ci siamo occupati parecchie volte della guerra inglese contro il Mad Mullah della. Somalia e della parte pericolosamente equivoca, che vi rappresentò l' Italia. Ora i giornali sono pieni degli accordi conclusi mercè sopratutto il nostro rappresentante Pestalozza tra lo stesso Mad Mullah, l'Inghilterra e l'Italia. Tali accordi di cui si mena vanto e di cui si mostrano contenti gl' Inglesi , facendo buona cera a cattivo giuoco, constatano o consacrano il trionfo del barbaro africano e la impotenza dell'esercito inglese a ridurlo alla ragione. Essi delimitano la sfera di azione di ciascuno dei contraenti e riconoscono i diritti del Mad Mullah, che seppe far subire tante perdite alle truppe britanniche e che meglio di Kuropatkine seppe sfuggire ai tentati accerchiamenti. Quanto tempo durerà la pace? Noi non giureremmo che gli accordi saranno d11raturi : conosciamo bene l'impulsività e l'istinto o il bisogno di razzia degli africani e meglio ancora conosciamo la slealtà, l'astuzia e il desiderio di conquista degli Europei. Siamo sicuri perciò, che presto o tardi si verrà di nuovo alla rottura. Noi * Il * Il * Il * Il * Il * Il * li * Il * Il * Dott. NAPOLEONCEOLAJANNl Comsei amminisltaraGiustiziinaItalia ROMA-NAPOLI PRESSO LA ~!VISTA POPOI.tA~B Lira UNA * Il * Il * Il * Il * Il * Il * Il * Il * Il * ili tJis@~i 111 ,risi nmi1ist11i1 ----~---- La crisi ministeriale cominciata colle dimissioni dell' on. Giolitti dura ancora e forse non sarà terminata quando q nesto numero della 'RJvista vedrà la luce. r. quindi, una delle più lunghe crisi che l'Italia abbia viste sinora. IJ fatto si spiega colle circostanze eccezionali, che la determinarono. La Corona che avcv:1 due vie coraggiose da battere nella soluzione delb crisi, come avvertimmo nel N. 0 precedente accordò le sue preferenze all'on. Fortis. Ma i suoi consiglieri mostrarono molta leggerezza nelle pratiche per la trasmissione del potere. L'accettazione delle dimissioni <li nn Ministero non vennero mai ufficialmente annunziate se non quando chi aveva ricevuto l'incarico di comporre il nuovo l'aveva già costituito. L' avere violato la pratica costantemente seguita condusse a questo risultato strano: col fiasco del l' on. Fortis pér non lasciare scoperta la Corona, come si dice con linguaggio costituzionale , si dovette farla coprire... da un morto .. Infatti il Decreto che affidò la presidenza interinale del Consiglio all'on. Tittoòi fu controfirmato dall'on. Giolitti, le cui dimissioni erano state accettate da parecchi giorni! La presidenza interinale dell'on. Tittoni non aveva che un compito: quello di farsi battere alla Camera con un voto , che potesse servire di designazione alla Corona nella scelta dell'uomo a cui doveva riaffidare l' incarico per la costituzione del nuovo ministero. Fu battuto l'on. Tittoni colla votazione trionfale dell'ordine del giorno Marsengo-Bastia? Avrebbe potuto esserlo se il Presidente interinale del Consiglio insistendo nella difesa del Cornaggia tentata miseramente il giorno 23, non lo avesse accettato. Ma egli lo accettò esplicitamente; quindi logicaniente doveva presumersi che la Camera gli aveva affermata la fiducia , di cui dubitava. Il ministero provvisorio a lume di logica avrebbe dovuto diventare definitivo. Invece il vittorioso si presenta al Parlamento l'indomani per annunziare che aveva ripresentato al Re le dimissioni ... Una vera burletta; un logogrifo parlamentare, che venne reso più indecifrabile dal riaffidc1mente dell' incarico all' on. Fortis, il quale alla sua volta con grande buona volontà si rimise all' opera per la costituzione del gabinetto. Quali nuove condizioni renderanno all'antico mazziniano facile il compito, in cui era fallito pochi giorni or sono e quali forze misteriose coopereranno a trarlo d'imbarazzo noi non sappiamo; nè le dichiarazioni dell'on. Fortis, impront:-lte alla sua solita e simpatica bonarietà, mettono in grado chicchessia d'indovinarlo. Si deve presumere però, non ostante il ritardo nell'annunzio ufficiale della formazione del nuovo ministero, che q nesto doveva essere bello e pronto il giorno 27, poichè l'ipotesi di un secondo fiasco a distanza di pochi giorni coprirebbe di ridicolo superlativo gli uomini e le istituzioni. Intanto rileviamo rapidamente gli episodi della discussione parlamentare e del voto del 25 marzo; sono episodi di cui non c' è da rallegrarsi , perchè indicano assenza di dignità, di logica e di sincerita in molti uomini e in vari settori della Camera.
• RIVISTA POPOLARE 145 Alcuni voti sorpresero anche i più scettici e i più diffidenti dell'ambiente di Montecitorio. L'adesione dell'on. Coroaggia all'ordine del giorno MarsengoBastia, non ostante le dichiarazioni esplicite dei suoi sostenitori in favore dello Stato laico segnano il record dell'opportunismo clericale e della nessuna fede religiosa, che anima ii grnppo composto di due deputati, che si divisero sull'ordine del giorno Brunialti ... Il Cornaggia spera, forse, di farla da cavallo di Troia, prendendo sul serio le metafore, che furono annunziate nella discussione? Se cosi fosse avremmo un caso d'ipocrisia raffinata, che, vogliamo sperarlo, n_on riuscirà a raggiungere il fine deplorevole, che s1 propone. Il discorso Fortis nella parte politica fu una riaffermazione liberale; ma come conciliare il liberalismo suo colla solidarieta e colla difesa di Tittoni, che aveva tentato l'apologia <lell'on. Cornaggia suscitando l' indignazione di gran parte della Camera, che l'avrebbe mandato a gambe in aria se si fosse venuto ai voti la sera del 23? In quella occasione l' on. Marcora, l' antico discepolo e conterraneo di Maurizio Quadrio, mostrò come un Presidente della Camera possa salvare un Ministero che gli sta a cuore, come l'on. Bianchieri il 31 gennaio 1891 aveva fatto cadere il ministero Crispi, che gli riusciva antipatico. Inconciliabili assolutamente tra loro si rivelarono le tendenze degli on. Fortis e Tittoni $Uifamosi articoli 71 e 72 del progetto ferroviario, che dovrebbe rappresentare il clou dell'opera del nuovo ministero. La discussione dal 22 al 24 e il voto che la segui misero in inevidenza lo sfacelo completo dei partiti costituzionali nella Camera. Sul programma liberale - e tutti si affermarono liberali dall'on. Bruno Chimirri all' on. Daneo .... - e sullo stato laico a sinistra si divisero : da un lato un gruppo Gallo poco numeroso; dall'altro i giolittiani. Si era parlato dello spirito di Zanardelli che aleggiava sui secessionisti della sinistra; ma la fedeltà a Tittoni dei bresciani , au grand complet , dimostrò che lo spirito e ermeticamente chiuso nel camposanto di Brescia e che non ne uscirà più. Furono numerose le defezioni nel gruppo Sonnino : caratteristica quella dell'on. Santini, che forse si convertirà allo spirito laico per sottrarsi alla persecuzione del1' Asino... Vergognosa la condotta di una gran parte della Destra, che non sentì il disprezzo ostentato per essa da Fortis. Quel partito, che sarà chiamato d' ora in poi il partito della puntarella , non trovò la forza d'imitare la destra del 1891, che si ribellò a Crispi in nome delle sante memorie ; l' incoraggiamento di seguire la via della dignità le era venuto dalle parole e dall'esempio di un autorevole galantuomo e gentiluomo: <la Girolamo Giusso; ma invano! Colle abdicazioni , colle defezioni, coi sottintesi, colle contraddizioni stridenti cosi si riusci alla maggioranza dei 121 voti ottenuta dal Ministero contro l' ordine del giorno Brunialti; maggioranza che va dall' on. Marsengo-Bastia, attraverso ai Massimini, ai Tecchio, ai Santini ecc. sino all' on. Cornaggia - senza Cameroni ! - ed ai più scalmanati reazionari dell'Estrema destra. Di fronte a questa risurrezione di un maggiore e peggiore trasformismo, di confortante non ci fu che l'attitudine dell'Estrema sinistra. Non ci fu nel suo seno che una sola defezione : quella dell' on. Spagnoletti ; il resto , un,1 settantina di deputati parlò e •votò come un solo uomo contro il Ministero moribondo e implicitamente contro quello che sta per succedergli. L'Estrema sinistra si comportò correttamente col voto ed ebbe tutti gli onori della discussione. Barzilai con umorismo fine ed elegante mise in evidenza le anomalie strane e le contraddizioni della situazione, procurandosi l' attenzione della Camera; Guerci dimostrò che non si poteva invocare l'autorità di Giolitti nella difesa del cornaggismo; Bissolati rimproverò al governo il fallimento di tutte le promesse di riforme: Sacchi svolse elevate considerazioni ,giuridiche contro gli articoli 71 e 72; Pantano , contro il quale c' era una vera cospirazione tra deputati e giornalisti, che non possono perdonargli molte cose oneste ed utili da lui compiute, rilevò la necessità delle riforme e dello esercizio di Stato vero; Colajanni inchiodò il ministero prov• visorio segnalandone tutta la enorme imprevidenza nella questione ferroviaria. Al Colajanni, le cui critiche furono considerate più severe del solito dall' on. Tittoni toccò una singolare ventura : i tre punti culminanti del suo discorso - rimprovero al ministero di avere tardato a presentare il progetto ferroviario perche aveva continuato le trattative colle Società per l' esercizio privato ; :onsiglio di presentare un nuovo semplicissimo disegno di legge che autorizzi il passaggio dell'esercizio delle ferrovie delle Società allo Stato, riserbando a più tardi l'organizzazione definitiva ; rigetto degli articoli 71 e 72 - furono accettati esplicitamente o dall' on. Tittoni o dall' on. Fortis. Ed ora attendiamo alla prova il ministero Fortis colla speranza ed anche coll' augurio nell' interesse del paese che esso possa vivere meglio di come e nato. A farlo vivere meno peggio di quello che si teme e si prevede, del resto, veglierà l'Estrema sinistra che è la sola forza viva e coerente del Parlamento. ♦ All'ultima ora ci arriva lo annunzio ufficiale del nuovo Ministero. Una parola su di alcuni ministri .. Il Ferraris è un uomo nuovo, molto colto; avrà la mente pari all'energia nella risoluzione del problema ferroviario? Lo speriamo; ma non abbiamo dati per preannunziarlo. Il Bianchi per la cultura sua larga e per la mente acuta parrebbe un buon acquisto ; ma e troppo mite e fiacco per la Minerva e potrà peggiorare non migliorare la situazione lasciata ingarbugliatissima da Nasi e da Orlando. Il Carcano come tecnico non vale il Luzzatti: è un avversario del Mezzogiorno. La Rivista A~TU~O CAT:Sl!Afil L' idea sociale di G. Mazzini Prezzo: L. Una IJir,iJere cartoline vaglia esclusivamente alf autore: Via Monte Caprinon. 77 A. - ROMA. Agli abbonati della Rivista Popolare sconto del 800/o.
146 1{l V i S T A P O !1 O l. A R E Le Ferrovie allo Stato ~-- e --~ Le Ferrovie alla Nazione Si abbia o non si abbia una discussione qualsiasi alla Camera Italiana sul nuovo ordinamento a darsi all' esercizio di Stato delle Ferrovie in mez;w :tlle crisi di governi, latenti od efl:ettive che l'hauno fin qui impedita, è un fatto ormai consegnato alla storia che un progetto di quell'ordinamento è stato presentato dal Ministero di ieri, che potrà essere-Giolitti a parte - anche il Ministero di domani; e che quindi non è fuor di luogo l'esaminarlo ed il discuter~o, almeno nelle sue linee generali, non tanto in sè stesso quanto in confronto ad altro progetto da tempo propugnato da noi e fatto poi suo dal Partito Socialista, quale il solo fin' ora che gli si presenti_ di fronte e chè rientri nd concetto-base dell'esercizio di Stato delle Ferrovie. Il progetto ministeriale lanciato al Paese il 21 febbraio scorso, non è altro in verita che J;-1 copia riveduta e necessariamente ampliata nei p:1rticolari di quello tipo presentato dallo stesso Ministero nello inverno dello scorso anno e modificato dalla Commissione parlamentare che lo esaminò a mezzo dello Onor. Rubini, nel gi ugoo stesso anno. Comunque, è pur sempre l'espressi@ne ultima dei reggitori del nostro paese, ali' infuori della quale, pella sua tarda, faticosa e quasi forzata applicazione a quattro mesi di distanz:t dallo ~cadere delle Convenzioni, non si sa vedere pur troppo che una proroga qualsiasi delle Convenzioni medesime. ♦ Il progetto presenta subito un peccato originale dal quale nessun nuovo Messia, per quanto si faccia crocifiggere, potrà salvarlo. Non è nato spontanemente e non è figlio di nessuna convinzione e di nessuna fede. Fu ed è stato abborracciato alla meglio, ali.' ultima ora , e solo quando ci si persuase di quanto un cieco f ·1 un sordo avrebbero da tempo veduto e capito e che noi dicemmo più volte nella Camera e nel Paese: e cioè che le Società ferroviarie non. volevano, nè capitalistica mente e industrialmente potevano, concludere contratti a condizioni egu;lli ai precedenti e tanto meno inferiori. Da tale peccato originale ne venne subito la conseguenza del concetto dello esercizio di Stato forzato, imbastito tanto per continuare il, servizio ferroviario, e ·quindi ricalcato sui vecchi sistemi tecnico-amministrativi dell'infelice esercizio provvisorio statale delle Ferrovie Alta Italia e Romane 1878-1885 conglobati con quelli introdotti successivamente dalle attuali Società concessionarie di quelle ferrovie. Eppure se ci fu mai ull' occasione propizia ed un momento eccezionalmente favorevole per creare, dalle esperienze fatte di esercizio di Suto e di esercizio privato, un sistema nuovo, che si elevasse ed astraesse nel lo stesso tempo dai vecchi miseramente falliti nella loro essenza, e di q uellì assorbisse solo quanto vi era nei particolari di buono e di ben riuscito per rivestire e rinsaldare sè stesso, quell'occasione e quel momento si er:t presentato proprio adesso, che, collo sc:idere delle Convenzioni, si scioglievano tutti i vincoli col presente e col passato e 12 mila chilometri di linee ferroviarie si offrivano libere alla immediata applicazione di un esercizio geniale, audace e S1)pratutto libero e snodato come lo impone la nnurél sua, e che dallo Stato avesse solo l' impronta tutelatrice e la guida suprema e sicura, ma alle forze elettive del Paese, della Nazione affidasse il suo andamento ed il progresso suo. Pèrfino dei conservatori provati e bollati e ·dei competenti per giunta, come l' onor. Carmine, accedevano a tale radicale innovazio□-e, (da noi sostenuta e concretata poi in speciale disegno), e la illustravano e propugnavano, rimanendo però in minoranza, in seno alla Commissione parlamentare esaminante il primitivo progetto del Governo, sebbene rifuggissero dalla elettivita degli organi amministrativi. Purtroppo, malgrado tutto ciò, il misoneismo, la cattiva volonta, e sopratutto gli interessi contrari e Ja p:tura folle delle forze che non siano la burocrazia prona ai Ministri, hanno vinto tutto e tutti ed abbiamo cosi l'attuale progetto governativo, che tanto per avere una maschera di novità, si impennacchiò del titolo di autonomo , solo perchè chi -amministra, non è proprio il Ministro, ma un Consesso dal medesimo nominato! ♦ Ecco pertanto che un Consiglio di Amministrazione, il quale nello attuale regime delle Società concessionarie è nominato dagli azionisti, sarà, col progetto del Governo, di nomina ministeriale. E si sostituirà cosi ad una dozzina di capitalisti ripo'.'"" nenti tutta quanta l' efl:ettiva gestione nell'uomo di loro assoluta fiducia - il Direttore Generale - una mezza dozzina di funzionari col grado equivalente a quello di Consiglieri di Stato , che eserciteranno l'azienda ,t mezzo dell'uomo di fiducia del Ministero che li ha nominati e che prenderà pur esso il nome· di Direttore Generale. Ecco quindi ferita subito a morte nella sua nascita e nella sua base qualsiasi autonomia ed ecco ancora abbandonata un'industria ed un commercio insieme, ~he ha bisogno della massima indipendenza e libertà di movimenti nonchè della più ferma continuità di indirizzo, alla competenza od all'incompetenza, e quello che è peggio , al b variabilità dei Ministri e delle vicende della loro politica. Quasi ciò poi non bastasse, ad ammazzare del tutto quell' autonomia già ferita mortalmente , è pronta ad intervenire la vigilanza contabile e finanziaria del Ministro del Tesoro, nonchè la vigilanza ed il riscontro della Corte dei Conti , il tutto da stabilirsi con apposite norme e regolamenti, che l'esperienza dice a quali inceppamenti e pastoje potranno arrivare a danno del servizio ferroviario. È la burocrazia insomma nella sua più alta, complessa e farraginosa potenza che dovrebbe dirigere, esercitare e controllare questa sedicente nuova ed autonoma amministrazione statale delle ferrovie nostre. E con essa e sovra essa, sono i vari Ministri di Destra, Sinistra o Centro parlamentare, o più precisamente di, tutte assieme quelle tramontate designazioni di partiti scomparsi , avvocati o professori, ingegneri o medici, quando non semplici intriganti di crisi ministeriali , che dovrebbero comandare e disciplinare quella oligarchia burocratica, o sostituirsi ad essa. Ora tutto ciò , dopo le dolorose esperienze del •
RIVISTA POPOLARE 147 passato (ricordisi sempre qt1ella già citata dello esercizio dell'Alta Italia e Romane dei 1878-85) e dopo il disastroso periodo j)rivatista-convenzionale , è doloroso e scoraggiante ed appunto per questo da combattersi e da evitare ad ogni costo. Per raggiungere tale scopo non c' e secondo noi, che l'autonomia vera e sincera, per quanto nuova e<l audace. Il non avere esempi di ciò . nelle altre nazioni, come osserva ì'on. Rubini nella sua relazione, non è ragione sufficiellte per non applicarla. Ma che proprio l'Italia, che pure ha il beneficio di poter imparare, come ultima arrivata nell'arringo dei popoli più progrediti, dall'esperienza di questi, debba limitarsi a cop.iare, sempre copiare? - E poi il paese nostro non si trova in una condizione di cose, in fatto di ferrovie, che non ha riscontro negli altri paesi, nemmeno nell' Olanda che sventuratamente · copiammo colle Convenzioni del 1885? ♦ Di contro quindi all' oligarch~a ministeriale-burocratica del progetto Governativo sta il nostro e del Partito Socialista, che da quello si distingue, o meglio si distacca e si oppone, poggiando su basi completamente diverse. Niente esercizio sedicente autctonomo, ma in realtà imprigionato nel pugno più o meno fermo di un Ministro e quindi alla mercè di competizioni politiche e di volontà od anche di capricci personali. Niente quindi andamento burocratico, rigido, lento, impacciato, pesante, quindi tirannico e spesso irragionevole. Niente dirigenza supina e barcamenantesi neì q~1ieto vivere da impiegato di stato, magari con aumenti sessennali e relativa pensione. Niente insomma di tutto quanto è l'essenza in gran parte necessaria cli un organismo semplicemente regolamentarè corrente su comode e dritte rotaje senza scosse e senza rumore sotto il comando del Capo ufficio, del Capo Divisione, del Direttore Generale', del Ministro. Invece un reale e radicale esercizio autonomo soggetto solo alla diretta ed alta sorveglianza del Ministro dei Lavori Pubblici e affidato ad un Consiglio Generalè di Amministrazione elettivo e rappresentativo ad un tempo, uscente dalla Nazione in grande maggioranza, e per essa dalle sue forze vive che danno moto e progresso al servizio ferroviario.- Consiglio Generale_composto per ciò da rappresentanti eletti dal Governo per un terzo (9) e per gli altri due terzi dalla Unione delle Camere di Commercio, da quella dei Comizi Agr,.1ri e delle altre rappresentanze del1' industria agraria, e dai Comitati Centrali delle organizzazioni operaje di mestiere e dalle Camere del Lavoro, composta quest'ultima rappresentanza, per una meta almeno, del personale delle ferrovie. Ed ecco in tal modo il più importante servizio pubblico della nazione, veico_lo principe della sua vita, sottratto alla pesante macchina burocratica, che è costretta ad ostacolarlo quando non a schiacciarlo, ed affidato, col concorso stesso del Governo che è sempre il consegnatario del grande patrimonio dal q_uale è costituito, alla nazione medesima, e per essa agli utenti e consumatori di ·quel servizio, i quali più di chicchessia hanno l'interesse grande di bene gerirlo, facilitarlo, svilupparlo e a beneficio di tutti, e non di essi soli, perchè nei limiti assegnati dalla legge prima, e dai bilanci annuali poi da presentarsi ~l Palarmento dopo il giudizio del Ministro. Prevediamo o meglio conosciamo l'obiezione principale che si fa: Chi 6spondera dinanzi al Parlamento dell'esercizio ferroviario, allora, dal momento che il Governo ne ha solamente l'altra dirigenza e sorveglianza? Rispondiamo con due al tre domande: Chi ne risponde adesso che è affidato alla privata speculazione e che non se ne può leggere nemmeno i bilanci? Chiamasi forse risponderne col riferire il controllo delle spese e dei prodotti e riscuotere la percentuale di prodotto lordo, salvo sempre in ogni modo a pagare i danni prodotti degli errori o dalle violazioni di contratto commessi dalle Società, come sempre avvenne per il personale? • E poi quando il governo ha i suoi rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione ed ha in suo potere il regola meu to per l' esecuzione della legge, i bilanci annuali sopratutto, i progetti di costruzioni e di radicali modificazioni alle tarifie, subordinate queste all'approvazione del Parlamento, e l'esercizio delle attribuzione d'ordine e di polizia, come si può dire che 'non possa rispondere dinanzi a tutti, per lo meno quanto e più di adesso? E non stiamo a p,1rlare qui d~lla competenza del Parlamentò che va dai prestiti ed ammortamenti e dalle convenzioni per costruzioni, sovvenzioni ecc. e dalla legislazione sui principii generali in materia di tariffe, all'approvazione dei bilanci ed· alla legislazione sul contratto di lavoro del personale. Tutto ciò evidentemente delimita la vera specifica funzione dell' amministrazione autonoma ; la pone nella sua vera sede tecnico-amministrativa , e circoscrive nettamente quindi la responsabilità del Ministro, rendandola seria possibile e reale, e non illusoria come adesso nella sua veste esélusivamente politica. Detto ciò che più di ogni altro importava a far rilevare la· differenza sostanziale fra l' esercizio di Stato puro e semplice e quindi statale, e quello autonomo, nonchè i gravi difetti capitali e pericolosi ciel primo di essi, dovremmo discendere ai particolari dell'ordinamento per notare e _raffrontare le divergenze fra l'uno e l'altro sistema. Ma ciò ci porterebbe troppo in lungo per un articolo, sia pure d'una Rivista, e poi non darebbe Uìl maggior rilievo alla diversità dei duè disegni, che consiste essenzialmente nella loro base cioè,-l'amministrazione, che deve gerire il servizio e che noi affidiamo alle Nazione, e per essa agli eletti degl.i utenti e consumatori che al servizio danno viu, organizzati all'uopo e costretti delle leggi e d,11 Parlamento, e che il Governo invece affida ai suoi va,riabili Ministri ed alle sue più che variabili maggioranze deleg:rntela all'alto funzionarismo e favoritismo burocratico dei suoi Dicasteri. ♦ Una parte però dei due disegni è duopo, secondo noi, esaminare ancora, perché costituente oggi quasi un tutto di alta importanza e che, a torto od· a ragione ed in ogni modo più per insipienza di uomini di governo. che per impulsivid di folle, ha finito per assumere una posizione prcponderan te nella quistione dall'ordinamento a d:lrsi ,!ilo esercizio ferroviario.- Vogliamo intendere la parte che riguarda il persor..ale ferroviario. Il progetto governativo attuale assai più che
148 l{ I V TS T A P O P O L A R E quello presentato nello scorso anno e di cui già avemmo la relazione Rubini, dedica una ventina di articoli al personale, ma non per tracciare, sia pure nelle linee generali, un qualunque contratto od anche solo regolamento di Javoro, ma brnsi per rispondere in massima parte alle richieste del le organizzazioni ferroviarie concretate da tempo nei loro memoriali, trasformando cosi un progetto di legge pel nuovo assetto del le ferrovie in un mezzo qualsiasi per evitare di discute re cog I i interessa ti la giustizia ed i miglioramenti domandati dal personale delle attuali Società ferroviarie sulle base degli ordinamenti e degli organici odierni e delle promesse consacrate nel còncordato del 1902! Come vedesi , incongruenza ed errore colossale insieme eh.e ci ha portati agli articoli 71 e 72 del progetto pel divieto di sciopero ed all'ostruzionismo ferroviario. Il Governo anzichè rimettere alla sede opportuna ed unica, quella della discussione delle domande dei ferrovieri fuori e dentro il Parlamento nello stesso modo e cogli stessi mezzi del 1902, che diedero .risultati cosi soddisfacenti e che ne avrebbero dati di migliori assai in seguito all'esperienza fatta, - volle , con una diplomazia abile e gesuitica ad un tempo, girare l' ostacolo , e mentre faceva credere, durante e dopo il ricevimento della Commissione delle organizzazioni del personale, di volere discutere, domandando solo il tempo di studiare, includeva nel progetto di esercizio di stato quanto di legislazione sociale poteva abborracciare relativa ai ferrovie:ri e conglobava tutto assieme in un zibaldone, rispondendo a coloro che attendevano la discussione seco lui: << quella l'avrete in Parlamento! >> Almeno avesse poi avuto il coraggio di portare fino in fondo tale subdola azione diplomatica! - Alla - prima ribellione delle organizzazioni coll' ostruzionismo del servizio, scappava ..... colpito dalle conseguenze di un'influenza ! ♦ Ma a parte tutto ciò, e non volendo nè intendendo entrare ora in merito alle domande ed alle quistioni ,mosse dai ferriovieri , ma bensi raffrontare quanto il p·rogetto governativo disponeva a loro riguardo e quanto invece dispone il nostro, e quindi che cosa fa il sistema della statizzazione e quello della nazionalizzazione delle ferrovie, vediamo subito : Che il primo, per volere ad ogni ·costo e per semplice giuoco politico, come vedemmo, incastrare la particolare quistione del personale in un disegno sull>ordinamento dell'esercizio di Stato, strozza senza risolverla la quistione stessa, accordando a quel personale, con disposizioni transitorie, vantaggi discutibili, poco chiari~ e più promesse in ogni modo che vantaggi ( ciò che è assolutamente inconcepibile in un progetto di legge di tal fatta), .e toglie al medesimo il più importante dei suoi diritti di difesa (lo sciopero) regalandogli in compenso un arbitrato obbligatorio che non è un arbitrato, mancandovi l'equilibrio delle parti con tendenti. E ciò poi che, secondo noi, è anche peggio, quel progetto poggia la decapitazione del diritto di sciopero e la sofistificazione dell'arbitrato sur una base falsa ed ingiusta, vale a dire sur una regolamentazione di diritti e di dov.eri creati da una sola parte ed imposti all'altra. Di fronte a tutta questa impostatura di legislazione sociale che ha la vernice moderna ed è perfino adorna di una partecipazione negli utili molto problematica ed in ogni modo , per la sua stessa ampiezz:1 di distribuzione, di poca o nessuna efficacia, abbiamo nel nostro progetto di esercizio autonomo, che la quistione del personale è staccata nettamente fuori dal disegno di ordinamento delle ferrovie e consegnata e consacrata insieme in un « progetto di cùntratto di lavoro col personale , conseguentiruoli organici e regolamentoper le pensioni » da present,trsi a suo tempo al Parlamento e da discutersi e da approvarsi dal medesimo. Contratto di lavoro questo che naturalmente avrebbe dovuto nella intenzione nostra comprendere tutto quanto oggi riguarda i diritti e i doveri del personale opportunamente modificati d'accordo, fino a quanto era possibile, col personale medesimo. Avrebbe dovuto avere poi la durata di un decennio all'iudn.::a, salvo alla scadenza, riprenderlo in esame e apportarvi quei progressi che la civiltà più alta, i bisogni più sentiti ed i prodotti della industria ferroviaria più' sviluppati , avrebbero imposti e consentiti insieme. E, sempre nella nostra intenzione, avrebbe dovuto quel contratto, in ul modo concepito, ~ontenere un vero e proprio arbitrato obbligatorio composto in parti eguali dai rappresentanti il personale e dell' Amministrazione, presieduto da persona scelta <l'accordo, o i0 mancanza di questo, dalla Magistratura riconosciuta la più alta, imparziale ed insospettabile. Quale arbitrato avrebbe giudicato di tutte le vertenze di una certa .gravità individuali e collettive che rientrassero nel contr,1tto di lavoro medesimo·, salvo sempre per il personale il diritto allo sciopero in quèi casi supremi di vere e gravi violazioni di contratto non potute impedire dallo arbitrato o compiute eventualmente dalla partigiaòeria politica o da altro. In tal maniera del resto e col progresso della educazione della massa dei ferrovieri, svolgentesi gradatamente coll' uso dell' arbitrato e sopratutto colla diretta loro partecipazione all'Amministrazione autonoma e col rinnov~1rsi decennale del loro contratto di lavoro,-l'uso del diritto Ji sciopero sarebbe passato in disuso per la certa inutilita e danno nell'adoperarlo, ma sarebbe pur sempre rimasto minaccia perenne contro la reazione violatrice di diritti, di contratti e di libertà. ♦ Ma tutto ci6 non si è voluto e forse neppure compreso, dal momento che al Governo non ci si prese cura nemmeno di studiare lungamente ed a fondo la quistione ferroviaria, ma solo si perdè il tempo a grandi intervalli nel tratt:ire un qualsiasi rabberciamento delle Convem:.ionfierroviarie. Il più grande e poderoso dei problemi da tempo incombente sul Paese rimase sempre l'occupazione di pochi solitari ed il lavoro burocratico comandato di qualche tecnico dei Ministeri, per trasfornursi all'ultima ora, quando le Convenzioni scadevano e le Società si rifiutavano a rinnovarle, in un' improvvisazione ricalcata sugli errori nostri e di altrui di un recente passato ed in una stupida lotta coi lavoratori delle ferrovie ! L'autonomia ed il contra tt') di lavoro, basi uniche e geniali sulle quali potevasi e dovevasi poggiare od almeno studiare la soluzione di quel problema J
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