i20 RiVIS'fA POPOLAl{E nei pubblici servizi è una enormita , ma invece di dichiararsi esplicitamente per la proibizione o per la repressione egli ha insistito abilmente, per non offendere le convinzioni e la rettorica di mo! ti socialisti, sulla prevenzione dello sciopero per mezzo del contratto· collettivo di lavoro e dell' arbitrato obbligatorio. . ccPerchè pensare alla repressione, egli avrà detto, se l'arbitrato lo. eliminerà? » Più esplicito il Bonomi. Questi occupandosi dello scioperonei servizi pubblici nel Giornale di Sicilia (23-24 febbraio) si pone la domanda : <( Ha lo Stato << il dovere di garantire la continuità <lei pubblici << servizi ? >> E risponde : ccEvidentemente si. Nè quest'azione può essere << ritenuta una difesa di classe, cioè una difesa degli « interessi capitalisticicontro gli interessiproletari. « E' difesa di classe l'azione dello Stato in uno << sciopero normale quando, per lo specioso pre- « testo di salvare la ricchezza nazionale (caso di « messi che per la ritardata mietitura vanno per- « dute ), interviene a difendere, in sostanza, Ja riccechezza di alcuni proprietari contro gli interessi cc operai. Ma non è più azione di classe quando lo cc Stato difende gl' interessi di tutta la collettività « contro uno sciopero nei servizi pubblici che è - « e lo vedremo più innanzi - soltanto una delle « tante forme di lotta di una speciale categoria di cc lavoratori. Qui si potrà vedere quale debba es- « sere il modo più equo e più opp'òrtuno della cc difesa, ma non ci si potrà restringere-come molti « fanno - alla negazione pura e semplice della le- « gittimità di questa difesa. >> Affermare il dovere nello Stato di garantire la continui!.à dei pubblici servizi senza accordargli i diritti e i mezzi corrispondenti per potere compiere ·tale dovere è tale enormità, che non può albergare in mente umana equilibrata. E' evidente, perciò, che pel Bonomi l' affermazione di quel dovere non può essere monca e iniqua non concedendo allo stato diritti sufficienti ed opportuni. « Dunque, obbietteranno ferrovieri e funzionari. << saremo messi fuori del diritto comune; saremo « sottoposti ad un regime odioso di eccezione? » Si può rispondere all'obbiezione che i supremi interessi s.ociali , che sono quelli che nel caso presente, impongono il dovere allo stato di provvedere alla continuità dei pubblici servizi, costringono a violare i princi pii ge;1erali più lodati e più ·accettati dalla comune degli uomini. Tutte le leggi. e tutti i regolamenti nelle società civili non sono che violazioni della libertà individuale ; tutta la così detta legislazione so(iale non è che una sistematica violazione dei dritti dei privati. D' onde la doppia reazione ed avversione: degli anarchici contro le leggi e i regolamenti in _genere e dei conservatori, dei proprietari, degli industriali, dei capitalisti, contro la legislazione sociale in ispecie. Ma l'interesse della Società o almeno della grandissima maggioranza dei suoi membri fa sorpassare su tutte le obbiezioni ed imp0ne leggi e regolamenti e legislazione sociale. Nel caso dei vincoli da iniq, rre ai funzionari dello Stato ci sarebbe ancora da ,lg/•mgére un altro argomento giustificativo. Gli anarchici e gli avversari della legislazione sociale possono sostenere lt proprie vedute osservando, che essi non hanno accettato spontaneamente e uon si sono volontariamente sottoposti alle coercizioni, che essi detestano. Non possono dire altrettanto i funzionari che hanno accettato volontariamente di servire lo Stato: tra gli uni e .l'altro c'è un vero contratto bilaterale, la cui risoluzione, non può avvenire che di comune accordo. Si passi anche sopra a questi doveri che sorgono da un contratto liberamente accettato dai funzionari e si adotti il criterio più largo, più radicale e più democratico, astraendo dai diritti superiori dello Stato e dagli i.nteressi vitali delle Societa nella continuazione di un servizio pubblico, da cui dipende la vita della medesima. Ferrovieri e funzionari invocano il diritto comune e ·respingono fieramente ogni regime di eccezione ~omandando il. rispetto del diritto allo sciopero, di cui godono tutti gli altri lav(?ratori. Con ciò essi dimenticano una bagattella: chi è posto in una condizione privilegiata non può invocare in suo favore il diritto comune. Privilegio e diritto comune sono termini asso Iutamente contraddittori che non si possono mettere accanto l'uno all'altro, senza violare la logica e la giustizia. • Ora ferrovieri e funzionari sono in condizione assolutamente privilegiata rispetto ai lavoratori di ogni sorta : e i loro privilegi consistono : 1 ° nella st~bilità della occupazione ; 2° nella stabilità della misura della rimunerazione del servizio prestato ; 3° nella regolarità della carriera, che significa sicurezza di graduale miglioramento; 4° nel diritto alla pensione, trasferibile nei figli e neJla vepova, dopo un determinato numero di anni di servizio. Viceversa i lavoratori liberi e i liberi professionisti : 1 ° vanno incontro al pericolo crescente della disoccupazione, cioè della miseria squallida ; 2° possono vedere diminuito il salario , lo stipendio ) H reddito a seconda delle vicende del mercato; 3° nella vecchiaia, rimangono abbandonati alla loro sorte - , spesso miseranda, tristissima. Ne vale il dire, come osservarono i ferrovieri del Sindacato di Firenze che essi, come tutti i funzionarii, rilasciano un tanto per cento del loro stipendio per godersi la pensione. No; questa non rappresenta una semplice assicurazione obbligatoria: è un'assicurazione nella quale i premi annui per una parte vengono pagati dagli assicurati e per un'altra dal governo : quest'altra park, perciò, rappresenta ua soprassoldo invisibile per i funzionari sciocchi, ma tanto reale che gli accorti pregano e scongiurano di rilasciare anche in una volta le ritenute che avrebbero dovuta rilasciare in una serie di anni, se sono tra le poche categorie che non hanno diritto a pensione , come gli straordinari e i cosi detti ufficiali postali st~bili. Questa situazione privilegiata dei funzionari era stata descritta coll'abituale chiarezza e precisione da un illustre scienziato in un momento in cui la quistione non aveva assunto le proporzioni ·d'attualità disgustosa di oggi. Maffeo Pantaleoni ne scrisse in questi termini nel Giornale degli economisti di Dicembre 1903 (Alcune osservazionisui sindacati e sulle leghe). ccLo Stato, egli dice, ha degli organici, cioè un a tabella stabile per il numero e la qualità dei lavo-
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