Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno XI - n. 5 - 15 marzo 1905

RiVISTA POPOLARE 119 o~g~ eliminandosi colla crisi l' ostruzionismo ferrovia no. Ma non si segui tale via e si ricorse al Saracco, perchè nel paese si era rivelata una tendenza più democratica non sufficientemente rappresentata d:1i risultati delle elezioni. Viceversa colle elezioni del 1905 nel paese si è manifest::na una tendenza assai più conservatrice, di cui è 1' esponente potenziale l' on. Cornaggia, ma che è altrettanto e forse più vigorosa della precedente in senso opposto. E noi l'abbiamo constatato immediatamente dopo il 6-13 novembre 1904. .. Il rispetto alla manifestazione della prima tendenza ci portò al Ministero Saracco; quello verso la seconda tendenza avrebbe dovuto condurci al Ministero Sonnino. La Rivista 1111111111111IIli1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Diritto ~i sci~~esrocio~~criovile~iata Le dimissioni del Ministero Giolitti hanno fatto cessare l'ostruzionismoferroviario in un fiat e ricondotto il problema allo stato quo ante la· presentazione dei progetti ferroviari per l'esercizio di Stato. Nella lotta che si è impegnata tra il paese e il Parlamento da un lato e i ferrovieri dall'altro a chi è rimasta la v_ittoria in questa prima scaramuccia? Certamente se i ferrovieri desideravano l'allontanamento dal governo dell' on. Giolitti e;si hanno vinto ; e si può ritenere che vinceranno ancora in quanto ai famosi articoli 71 e 72, che dal futuro Ministero , sia esso presieduto da Fortis o da Sonnino, saranno certamente ritirati, tale cattiva accoglienza essi incontrarono in ogni parte della .Camera e nella pubblica opinione. La cessazione dell'ostruzionismo da parte dei ferrovieri renderà facile e dignitoso il ritiro di tali articoli da parte dtl governo perchè pon avverrà sotto la pressione della farisaica in terpetrazione ed applicazione dei regolamenti da parte dei ferrovieri. Tenendo conto : adunque, dei danni enormi, che arrecava l'ostruzionismo alla nazione e della impossibilita in cui era il Ministero passato di togliere il pretesto al medesimo ritir:1ndo i due ,irticoli succenn:ni senza esautorarsi c0mplctamente, si può considerare come opportuna e benefica la crisi dal punto di vista degli in te ressi collettivi. Ma ripiglierassi l' ostruzionismo; e in seguito si avrà lo scioperò, se i ferrovieri non otterranno quei milioni, che essi pretendono contro ogni equità ed in danno della massa dei contribuenti e di tutto il proletariato? Se i ferrovieri 11011 fossero profondamen te convinti della giustizia ddla loro causa e sopratutto della forza della loro organizzazione, si potrebbe sperare che in seguito all'rtccoglienza, che ebbero le loro pretese nelli1 stamp~1 , nel mondo parlamentare e nel paese, essi, con lodevole resipiscenza, non ricomincerebbero la lotta. Ma la speranza è vana; tanto più che il concetto sindacalista nuovo, da cui sono dominati i ferrovieri e di cui hanno dato prova· recente, disprezzando i consigli del gruppo parlamentare ed anche della direzione del partito socialista , avverte che su di essi non c'è più alcuna forza, che possa esercitare un'azione moderatrice. I manifesti che ordinavano la cessazione dell'ostruzionismo e le interviste dei caporioni dei ferrovieri non lasciano più alcun dubbio sul ·proposito: avremo di nuovo la lotta, se lo Stato non da:ra la soluzione chiesta dai ferrovieri alla quistione economica. D' onde la necessità di esaminare SE' sia lecito o no lo sciopero nei pubblici servizi e se ci sono mezzi adeguati per combatterlo. ♦ Ogni discussione sulla opportunità del momento di fare uno sciopero è assolutamente inutile ; si sa che ai ferrovieri nulla o poco importano gl' interessi dello Stato e delle società : - essi con una applicazione altrettanto farisaica, quanto quella fatta dei regola men ti, del principio della lotta di dasse, infischiandosi dei diritti. di tutta la classe lavoratrice, che verrebbe danneggiata direttamente e indirettamente dall' esaudimento delle loro domande economiche, insistono energicamente nelle medesime. A Pantano ed a Bissolati, che li avvertivano del pericolo, che fanno correre all'esercizio di Stato, essi per bocca di Branconi rispondono in una intervista con un redattore dell'Avanti! (n. del 6 marzo) che si sentono abbastanza forti da imporlo al Parlamento e allo Stato. Essi si sentono tanti Capanei, che possono sfidare tutto e tutti. Perciò s'impone sempre la risposta al quesito : si ha il diritto di proibire 10 sciopero nei pubblici servizi ; e si può reprimerlo efficacemente ? La quistione di diritto, quando la forza parla ed opera, mi pare assolutamente oziosa; pure siccome i sostenitori dei ferrrovieri con molta sveltezza invocano il diritto comune a difesa del lo sciopero <lei ferrovieri e questi ultimi presentano come vittime di un tentativo di reaziJne vergognosa, violatrice della libertà umana e distruggirrice di questa importante conquista delle classi lavoratrici nel secolo scorso, è necessario esaminare quanto buon fondamento c'è in queste invocazioni e in questi ricordi. Non credo che in Italia ci siano reazionari, che vogliano fare passi indietro_ tali da negare il diritto di sciopero in generale e pei favoratori liberi; ma tranne la piccolissima falange socialista che fa capo ai redattori dell' .Avanti I e del!' Avanguardia socialista credo che in tutti sia concorde il parere di disti"nguere tra sciopero dei lavoratori nell'industria libera, nei rapporti tra privati e privati; e sciopero nei servizi pubblici e tra gl' impiegati alla dipendenza dello Stato. Il socialismo rilorrnist,1 italiano su-questo ha ado, per:1to w1 linguaggio non espiicito; nu si è espresso in guisa da far comprendere che prova ripugnanza ad :1mmettere lo sciopero nei pubblici, servizi. Filippo Tutati, a parte quanto anche da recente h:t scritto nella Critica Sociale, in occasione più solenne innanzi al Consiglio superiore del lavoro (marzo 1904) dichiarò : « Io sono perfettamente di « accordo con le idee generali sostenute anche dal- « l' on. Sonnino. Ammetto che in materia di grandi « servizi pubblici, di Stato o no, si possa pensare « a una determinata giu~isdizione che, merce la « concessione di determinate garenzie, sostituisca « il diritto di scio.pero , questa forma tumultuaria « e primitiva çli lotta, con adeguate forme di ~re< bitrato in collegi nei quali , per mezzo di rap- « presentanza elettiva gl' interessi dei lavoratori e< trovino la voluta salvaguardia. » E' evidente che pel Turati il diritto di sciopero

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