Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno XI - n. 5 - 15 marzo 1905

116 RIVISTA POPOLARE è la ineducazione politica delle masse italiane in generale è di quella meridionali in particolare. Ora per compiere opera educati va efficace occorre del tempo e non si devono eccitare le passioni, quando non si vuole venire ad una rivoluzione, quando si ba la coscienza che alla rivoluzione vera e vittoriosa nelle rondizioni attuali dell'Italia notl si può arrivare! ♦ Il papa ha. parlato! - La pubblicazione del.la lettera di Pio X al Cardinale Svampa , arcivescovo di Bologna, è l'ultimo colpo assestato a Don Murri ed a tutti i cristiani democratici, cosidetti autonomi, che vogliono conciliare le dottrine sociali e liberali col cattolicismo. Nell'ultima parte della lettera il papa dice : « Ora siccome si è già annunziato che in questo mese sarà tenuto in cotesta città un congresso, in cui i democratici autonomi prenderanno le più importanti deliberazioni per proclamare la loro indi pendenza , crediamo necessario dirigere a Lei, signor Cardinale, questa lettera scritta stesso di nostro pugno : « 1. per protestare altamente contro le subdole affermazioni che il Papa non ha parlato, che il Papa approva e che se pur qualche volta esso fa dei richiami questi gli sono imposti da altri; « 2. per dichiarare che tutti quelli che non a parole ma con i fatti vogliono dimostrarsi buoni cattolici non dovranno prendere parte a tale congresso ; « 3. per dichiarare che non potranno parteciparvi i sacerdoti, anche per non provocare quelle pene canoniche, che con dolore noi siamo risoluti ad infliggere ai disobbedienti ; « 4. finalmente per ricordare la grande responsabilità che assumono tutti coloro che in qualunque modo propugna.no questa a·ssociazione, che porta nella vera azione cattolica il disordine e reca tanto danno ai po· veri giovani, i quali esposti a mille altri pericoli hanno bisogno d'essere fermi senza malintesi nei principi cattolici. La lettera del Papa, che si rivela qual' è: l'amico di Macola e il reazionario sincero , ha i-,rodotto uno scompiglio nel campo democratico cristiano. I redattori-preti della Patria di Ancona eh' è uno dei loro organi più battaglieri hanno dovuto lasciare il giornale per non incorrere nell'ira del Sommo pontefice e all'ultim'ora si annunzia che sospende le pubblicazioni. Il Uongresso di Bologna sfuma e infine don Murri va smettendo gli umori fieri e bellicosi. Nè può fare diversamente se vuole restare cattolico. Che faranno gli altri senza di lui? Buchi nell'acqua! ♦ · L' elezione di Pellegrini e il cosidetto scandalo di Pesai·o. - Gli elettori di Pesaro colla votazione di ballottaggio del 5 marzo hanno rimandato alla Camera Antonio Pellegrini , che gli elettori di Genova, per loro disonore, lasciarono sul lastrico. Ghi sia Antonio Pellegrini non occorre dire: l'uomo è conosciutissimo per la straordinaria cultura, per l'ingegno vigoroso , per la rettitudine, per la originalità della sua eloquenza e sopratutto pel carattere - la forza e l'elemento tanto deficiente nella vita politica italiana. Potremmo limitarci, notando la sua elezione, che ci compensa della perdita del collegio di Pisa , a ringraziare i repubblicani e i socialisti di Pesaro, che hanno restituito al Parlamento l'amico nostro; ma vogliamo rilevare lo scandalo che ha sollevato la condotta dei clericali. Questi nella prima votazione si affermarono sul nome del signor Ambrosini, che ottenne molte centinaia di voti ; i quali riversati sul Palberti, come raccomandava lo stesso candidato clericale, avrebbero assicurato la vittoria al monarchico. Ma gli elettori clericali non la pensarono in tal modo e molti si asten. nero determinando la sconfitta del Palberti. I giornali monarchici sono furiosi per tale diserzione e denunziano l'alleanza coi clericali come nn errore, che non dev'essere ripetuto. · Noi non abbiamo competenza ed autorità per discutere sugli interessi dei monarchici. Riteniamo però che se i monarchici nostri fossero animati da sentimento italiano e amanti di libertà non avrebbero mai dovuto pensare ad un'alleanza coi clericali, coi nemici d'Italia. Parimenti l'alleanza avrebbe dovuto essere respinta dai clericali se essi fossero sinceramente cattolici ed obbedienti al Papa. E quelli di Pesaro pare che lo siano. Il Palberti fu uno strenuo sostenitore del divorzio; e questo istituto è divenuto da qualche tempo la pietra di paragone per saggiare la sincerità dei cattolici ; quelli di Pesaro, adunque, hanno messo di accordo Ja propria coscienza coi propri atti e bisogna lodarli e non denunziarli come autori di uno scandalo. ♦ Ancora del briganta.g·gio collettivo. - Questo titolo potrebbe divenire una rubrica per registrare quotidianamente. le infamie che gli uomini civili compiono contro i barbari nelle colonie conquistate col ferro e col fuoco. Dal Congo alle Filippine , dall'Eritrea alla Cina, dalle Indie al Benadir, l' Europa conquistatrice non ha saputo trovare altro mezzo di intimidazione verso i popoli, bianchi e di colore, conquistati, che la frusta, la tortura e la morte. Si leggono ancora con orrore le terribili stragi inglesi nelle Indie che condussero alla ferocissima rivolta dei cipay; ciò che fecero gli Americani nelle Filippine, le truppe internazionali in Cina, i Francesi e i Belghi nel Congo, i nostri connazionali nell'Eritrea, auspici i Badolo e i Livraghi, è storia o cronaca di ieri. .lii recente l'interrogazione di Ettore Socci al mini• stro della guerra , che trasse occasione da alcune fotografie pubblicate dalla Domenica del Corriere per muovere fiera rampogna contro i sistemi invalsi nel nostro esercito per cui si fanno servire da boia i nostri soldati. Avevamo visto i nostri soldati fare da mietitori, da gassisti, da panettieri, da bonne ; ci manca va ancora la suprema vergogna di veder loro rubare il mestiere ai ca.rnefici ! In effetti le due fotografie che mossero lo sdegno dell' on. Socci rappresentavano, una la fustigazione di un Cinese compiuta da un soldato ita-- liano, presenti altri soldati ed ufficiali, l'altra il taglio del codino eseguito anche da soldati ad 1rn indigeno. Ebbene, questi che potrebbero sembrare fatti isolati compiuti da un qualunque Modugno, spinti da bestiali istinti, sono invece atrocità ammesse dal Regolamento di disciplina per i militm·i indigeni del R. Corpo di T1·uppe Coloniali. Spigola questo regolamento un anonimo pel Giorrwle d'Italia e noi spigoliamo con lui. L'Art. 1. del .Regolamento dice che gli Ascari fanno pm·te integ1·ante dell' ese'rcito italiano. E sono quegli ascari che, dice l' anonjmo, non hanno mai indietreggiato davanti al nemico e, aggiungiamo noi, che subirono, dopo Adua, come traditori del loro paese, l'orribile supplizio del taglio di una mano e di un piede. Ebbene per 'l nesti ascari il § 131 del regolamento citato commina la fustigazione con 11nnumero di colpi che " potrà essere da cmque a cinquanta! ~ Il parngrafo 132 ci descrive lo strumento col quale è eseguita la punizione: « La punizione della fustiga- « zione deve essere inflitta con uno strumento di lun- « ghezza non superiore ai due metri, fatto con pelle · " d'ippopotamo o di rinoceronte, liscio, flessibile, grosso « non più di tre centimetri di diametro all'impugna- « tura, e di sei millimetri alla punta .... > Quanta minuta sapienza nei nostri regolamenti! Un altro paragrafo prescrive: « La fustiga,zione è inflitta

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