Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno XI - n. 5 - 15 marzo 1905

RIVISTA POPOLARE 133 liardi e 300 mila lire. Di fronte agli anni procedenti in detto anno la nostra esportazione subiva una diminuzione di 10 milioni e mezzo, mentre le i:nportazioni accrescev~no di 69 milioni. Nel]' Olanda c11e ha un sesto della poplilazione italiana il commercio totale :;i valutava nel 1901 a oltre 7 miliardi di lire; nel Belgio con una popolazione che è un quinto della nostra il totale delle imµortaziuni ed esportazioni si valutava allà stei:sa epoca sopra i 4 miliardi , la Svizze·ra con una popolazione che è la deci rna della nostra, ha una esportazione che raggiunge i dne terzi dell'esportazione italiana. L'Italia è costretta ogni anno ad importare da 10 a 15 milioni di ettolitri di grano per il valore di 200 a 250 milioni di lire; l'imµortaziooe di legnarne ammonta a 60 milioni; e l' acquisto di cavalli esteri eosta alla nazione ogni anno 30 milioni di lire. Viceversa l' Italia ha sopra--produzione di vino , di oli,), di agrumi, che oggi sono seriamente minacciati nell'esportazione per la cresuiuta produzione uogli altri Stati , e per la concorrenza di essi. L'esportazione dei nostri oli d'oliva è ridotta al disotto di un terzo , nè noi abbiamo speranza alcuna, con qualsiasi trattato di commercio , di porvi un rimedio sia per la concorrenza degli oli di semi che hanno conquistato le classi popolari d'Europa, quanto per la concorrenza del burro che conquista le cl:lssi agiate di tutto il mondo. I nostri agrumi , prodotto s1•eciale, un tempo, delle provincie meridionali che avevano il primato nel cor.\- merùio mondiale, ora non solo hanno ch:uso il commerc:o americano, ma sono contrastati nei mercati inglesi e tedrschi dai dolci aranci di Giaffa e della Calif, ,rnia e dai succulenti limoni della Floridia e della Luigiann. I nostri vini infine , debbono oggi subire la concorrenza dei vini spa · gnuoli in America, di quelli francesi nella Sv:zzera e nella Germania, e di quelli ungheresi e dalmati in A.ustria .. Se oggi, l' impianto di nuove eolture nei vari paesi , il miglioramento e perfozionament0 <lolle antiche, lo sviluppo e la rapidità delle vio di comunicazioni , hanno acuito la concorrenza mondiale, - questa grautle leva del 1 rogresso, grande risorsa dell'attività industriale, grande sorgei.te della nostra potenza, ma nello stesso tempo grande causa di incessante agitazioni, di inquietitudini permanenti e di instabilità universale - noi avremmo dovuto da molto tl'mpo premunirci contro questo pericolo, raffinando sempre di più i nostri prodotti - poichè la concorrenza si vince non C')n la tenuità del prezzo ma con la bontà del prodotto - ·; cercando di avviciuarci ancora di più ai grandi mercati di consumo con la celerità e la tenuità dei mezzi di trasporto, e procurando di aprire ai nostri prodotti, vino ed agrumi, nuovi mezzi d'impiego, non chè i mercati interni. Invece nessuna attenzione è stata rivolta a questi problemi , ed oggi noi siamo arrivati alle porte della crisi, senza preparazione alcuna , e senza che le popolazioni abbiano pronto il rimedio al mancato smercio dei loro prodotti. Ed i trattati di commercio con la Svizzera, con l'Austria e con la Germania ? Giustamente qui, l' on. Pantano rispondendo all'on. Salandra, domandava : che cosa vi era da sperai·e da questi trattati ? Anzitutto questi Stati , come tutti gli altri , sono invasi da una fortl:l corrente protezionista, la quale avrebbe imposto, come l' ha fatto, tariffe più alte di quelle vigenti sulle importazioni delle derrate alimentari, specialmente sul vino. Ma poi anche ammesso che per alcune voci, come per quella vino , fossero state mantenute le pattuizioni vigenti, è certo che i nostri viui avrebbero mantenuto l'esportazione in quei paesi ·nella' quantità in cui concorrevano per lo passato ? Nella monarchia A.ustro-U ngarica l'importazione dei nostri vini à subìto dal 1898 una diminuzione sempre crescente per l' aumento della produzione in Ungheria che ha completamente ricostituito i suoi vigneti. Nella Svizzera e specialmente nella Germania s' è notato lo stesso fenomeno a causa della concorrenza dei vini spagnuoli e francesi. Anche mantenendo la clausa di farorn adunque , il nostro commercio vinario con quei paesi avrebbe sempre subìto una forte diminuzione. Quali quindi i µrovYedimenti integratori? L'on. Pantano li annuncia in tlue ordini; uno riguardante la distilla1.ione , I' altro i trasporti ferroviari ; ai quali si potrebbe aggiungere come lo accounò lo stesso oratore, l'abolizif)ne ùel dazio comunale µer il vino. . * * * La. distillazione e l'abolizione del da.zio di consumo. - Gi,tstamente, l'ou. Pantano, lrn affermato che la distillazione rapµresenta un utile diretto od un utile indiretto, iuquantochè pennette la utilizzazione dei vini guasti n scadenti, nello stesso ternµo in cni favorisce il rialzo di I rezzo dei vini buoni, per l1 1>liminazione dei vini scadenti ir;ipiegati nella distillazione. E l'Ttalia, che aveva così felicemente iniziato l'industl'ia de:l' alcool frn dal 1881, distillato ùal granturco, dallo segale, dalle vinaccio o dal vino, e che esportava già del1' acquavite fine, avrebbe oggi visto accrescere la produzione di questa industria, se i provvedimenti focali non le avessero disturbato il cammini), ed impedito così il generare di nuove e collaterali industrie. Dilatti , mentre nel 187 l l' Italia produceva appena 20 mila ettolitri di alcool, nel 1881 ne produceva ben 318.362 ettolitri. Invece a causa del raddoppiarsi. della imposfa, nel 1887 la produzione discese a L00 mila ettolitri , per arrivare oggi nf1lle 2988 distillerie, a 180 mila ettolitri. Ond,1 è che una revisione di tutta la legislazione degli alcool, nel mentre potrebbe in avvenire costituire una pre-- ziosa ri·mrsa per l' agricoltura , potrebbe liberare il paes > dall' attt· ale tributo di circa 18 milioni che paga all'Ester 1 per il p.ltrolio , e sviluppare nello stesso tempo una immensa s, 1rgente di energia e di lavoro. E la ( fermania, che ha compreso que5to grande principio, utilizzando il prodotto d1 due estese culture, le patate e b barbabietole , si trova di già sulla via di guadagnare per l'alcool i vantaggi guadagnati per lo zucchero. Essa produce ogni anno 3 .120. 000 di ettolitri di alcool puro·, liberandolo da ogni imposta quando trasformato , rendendo libero lo smercio e la circolazione dell'alcool denaturato col metod,ì generale ; liberando da ogni tassa l' alcool puro usato pn ricerche scientifiche , per farmacie e per speciali industri i·. Ed è mercè l'applicazione dell'alcole nelle industrie, coe la Germania oggi si è impadronita di tutte le industrie di prodotti chimici - aniline, fucsine, alizarine, antipirino, soda, potassa, cloro, alcali, glicerina, saccarina, salnitr,,, acido solforico, ossalico e mille altri prodotti la cui esportazione le frutta ben 424 milioni di franchi , superan.io così la Fran iia, e lottando vittoriosamente con la io•JustJia inglese dei p·odotti chimici. * ** L' abolizione del dazio di consumo .sul vino , e la ri Iu- ::ione delle tariffe di trasporto , determinerebbero non f olo Hn maggior e rnsumo, ma permetterebbero il consumo Iell'intiera produzione vinicola all'interno, con l'elirninaztone d0lla adulterazione e della falsificazione dei vini. Si crede, a torto, da molti che la nostra produ 1:or:< vi· nicola in continuo accrescimento, sia suporiore al t oncnrn:'J. Ora so tutto q,tello che si beve per vino, fosse il pro,lotto dell' uva, la pi oduzione italiana dovrebbe bastare, no11 superare il consumo (1). Nelle grandi città si vende 1,or vino delle bevande l 1reparate con acqua , alcool , zuccher0, cr~- mortartaro, aromi e materie coloranti. QuaQi tutti i , ini, specialmede qt telli di Sicilia e delle Puglia , vongcnJ tagliati col 5,ì °lo di acqua, a cui si aggiunge poi dell'allume, della glicerina , dell' acido solforico, e della fucsin:1,. A molti vini s1adenti e sbiaditi poi si aggiungono i coiJri (1) Il consumo individuale annuo di vino viene calcolato in Italia a litri 91; i o Francia a litri 112; in lspagna a litri 115. Basterebbe che il consumo individuale in Italia ugtugliasse quello francese, p3rchè il consumo interno italiano as1sorbisse la nostra produzione vinaria. Ma che questo consumo non si raggiunga non li può assolutamente negare , arpunto perché la statistica noH tiene conto , ne può tenerlo , delle bt.vande che si fabbricane artificialmente e che aono smaltite come vino, nè dei vir-.i adulterati e softstièati.

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