RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali . Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni mese Italia ; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Es fiero : anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cenr. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele n.0 115 NAPOLI Anuo Xl - Nnm. 5 ABBONAMENTO POSTALE Uoma, 15 Marzo 1903 SOMMARIO: Noi: Glf avvenhneutt e gli uomini: (N. C.: Le confessioni di Branconi e i dispettucci di Ciccotti - La tragedia russa - I repubblicani e la sedizione ferroviaria. Rettorica poggiata sul falso - Tumulti e repress~oni sempre nel Mezzogiorno ! - Il papa ha parlato! - L'elezione di Pellegrini e il cosidetto scandalo di Pesaro - Ancora del brigantaggio collettivo - I giudizi sulla campagna ferroviaria della rivista) - La Rivista: La crisi ministeriale - Dott. N. Colajanni: Diritto di sciopero e sciopero privilegiato - H pensiero di due ferrovieri: P. Morbelli: Dello sciopero e dell'ostruzionismo nelle ferrovie italianie. Borsari Vitaliano: La questione dei ferrovieri - Edgar.1oRosa: L'industria mineraria e le ,....... forze produttive della Germania - Alfee Biassoli-Ottaviani: fl segreto professionale del giornalista - Italo Arma: La sorte dei professori - D.r A. Vacirca: Rassegna Agricola-Economica: Gli interessi agricoli ed i trattati di commercio - lU vista (lelle Ulviste: I progetti ferroviarii (Nuova Antologia) - La politica religiosa della Francia (National Review) - Diminuzione delle nascite (li.1,ropa) - La nazionalizzazione delle ferrovie in Germania (Conlemporary 7{.eview) - La situazione in Polonia e in Lituania (Soz.ialistiseheMonatshejte) - Porto Arthur ... ed altro (Forttiightly ~view) - Il proletariato e la rivoluzione in Russia (Le Mouvement Socialiste) -- Rivoluzione legale o la Franda nel 1789 e la Russia nel 1905 (L'Europem) - il trafoi:o del Sempione (L' Economiste Europeen). GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI· Le confessioni di Branconi e i dispettucci di Ciccotti. - Quel povero Branconi messo colle spalle al muro strilla come un ladruncolo la cui mano sia rimasta attanagliata in un meccanismo messo a difesa di un cassuolo ! Confessa con pietosa ingenuità che egli non aveva letto l'articolo mio, che pur si permetteva di confutare dichiarando inattendibili qnei dati, che .... non aveva neppur letti. Se tutto ciò non si leggesse nell'Avanti I del 4 marzo ed al posto di onore, quasi per rendere più rimarchevole ]a triste figura .del confitentem reum , si stenterebbe a crederlo; ma un uomo che ragiona branconianamente , come mi seri ve persona che lo conosce, non si scoraggia facilmente delle cantonate prese, quantunque esse siano tali da fracassare una faccia di bronzo; perciò Branconi tout bonnement dichiara che se confutò .... ciò che non aveva letto la colpa fu mia, tutta mia, che non gli avevo mandato l'articolo in cui non era uominato, nemmeno di sfuggita ! Di fronte a queste sciocchezze ogni discussione proficua non è possibile e non avrei fatto lo sforzo di superare la nausea che mi destano se esse non venis8ero accolte e pubblicate da un giornale diffuso come l'Avanti! e che rappresenta tutto un forte partito po• litico. Il Branconi ha scritto ad Amburgo per sapere se i dati statistici miei sono esatti e precisi. Non posso prevedere che elementi gli verranno ; quali che essi siano io che personalmente non gli voglio alcun male e che comprendo come ]a vita di agitazione intensa, a cui si è dato , gli abbia indebolito il cervello lo consiglio a consegnarli a qualche suo amico dalla mente equilibrata, che sappia e voglia ragionare. Se li adoprerà lui, anche se i dati p1·ecisi che gli verranno da Arnburgo saranno favorevoli alla sua tesi, li sciuperà, come sciupa, per assoluta mancanza di atti tndini al ragionamento, le mie osservazioni sulla media degli stipendi dei ferrovieri ottenuti con di versi processi. Se questo disgraziato ferroviere, che critica senza leggere ciò che scrivono gli avversari, si fosse ricordato che mi sono sempre mostrato nemico degli alti stipendi sproporzionati alle. condizioni economiche dell' Italia e che perciò nella Camera e nei giornali ho combattuto l'aumento negli stipendi degli ufficiali e propugnato la riduzione della .lista civile del Re, siccome non lo credo malvagio, son sicuro che non mi avrebbe attribuito alcuna simpatia per gli alti stipendi dei gros bonnets ferroviari, che passando alla dipendenza dello Stato, nei limiti consentiti dalle leggi certamente li avranno ridotti. Se Branconi strilla, Ettore Ciccotti sfoga il proprio malumore in modo che da lui non mi attendevo. Prima, facendo concorrenza a q nalunq ue caricaturista, in un articolo fece dello spirito sulle mie attitudini profetiche, senza che ce ne fosse alcuna decente occasione ; ed era spirito di pessima qualità perchè nella quistione attuale mi ero occupato del passato e del presente e non del futuro, per quanto prossimo e non impossibile a prevedere. Poscia ha continuato a fare de!lo spirito in un comizio di fe1·rovieri a Napoli ed ha affermato cosa più grave; cioè: che i dati statistici, di cui mi sono servito sono erronei. Ho dichiarato lealmente la loro provenienza; e siccome per infirmarli il Ciccotti deve avere del buono in mano, non essendo lontanamente supponibile èbe egli, come un qualsiasi Branconi, li dichiari erronei, in base a quelli che attende da Amburg?, data la grande importanza. della discussione, c'era da sperare che l'ex· deputato per Vicaria li avesse provati tali non in un Comizio, ma nel giornale socialista o in qualunque rivista, non esclusa la mia, che si è onorata della sua collaborazione. La causa del malumore del Ciccotti si trova subito nel risalto da me dato al giudizio da lui emesso sulla agitazione di tutti i funzionari e cho mi permetto di ripetere e che anzi dal prossimo numero in poi , per qualche tempo, pubblicherò nella prima pagina della rivista. Egli nell'Avanti I del 13 gennaio scrisse: " Questo tumultuare simultaneo e permanente degli « stessi sfrumenti dei pubblici poteri, questa, sedizione « potenziale o in atto dei vm-i elementi della Nazione « e dello Stato è certo iml'ressionante; e, tenuto conto « che quella disorga izza.zione dello Stato bor- •· ghese non può se1·vìrci in questo momento per « sostituirgli il regime socialista., per noi che « siamo evoluzionisti nel senso pieno, intero e
114 RIVISTA POPOLARI.'.. « non angusto e farisaico della parola , non può « rappresenta.re il desiderabile, specie a confronto « di un largo sviluppo dell' economia nazionale, « che elevi il -~enore di vita di tutta la popola- •· zione e affretti anche pel nostro paese la para- « bola del capitalismo. » Se q nesta sedizione - di cui si ha avuto i I saggio più clamoroso nell' ost1·uzionismo ferroviario - non è desidera.bile sotto alcun punto di vista , si dovrebbe supporre che l'evoluzionista Oiccotti mi avrebbe dato aiuto per combatterla. Niente affatto · egli mette al servizio della non desiderabile sedizione tutto il suo ingegno e tutta la sua dottrina solo pérchè essa in sostanza giova al partito socialista.... N. O. Nota. - Un ,1 vvi so dell'Avanti! ed una lettera di Ciccott i al Direttore dt:Jlla P,·opaganda, annuuziano una risposta che si proclama e.w·1,1riente. La 1·isposta porta la data del 3 marzo e non potè ancora essere pttbblicata per mancanza di spazio, rneutre lo spazio si è trovato per le sciocchezze di Branconi e per le divagazioni di Nix sulle imposture religiose. Ma questo non mi riguard,i. L' esauriellle l'isposta. che dichiaro di attendere con viva curiosità, se d~vo gi udi cada della lettera alla Propaga1.cla dev'essere cosa . che pe1· lo meno mi permetto di qualificare molto allegra. F,-gli infatti si perme.tte di affe1:mare che_io n~m ho contraddetto, 'rrta ho defot 111 ato il suo sot·itto. E poi aggiunge: Questo riporto re un br _\llo staccato : e quasi che ciò non bastasu, da,;•1,e poi la, JJfl,•afrasi e la perifrasi ad usum delph·ini, rni 7Jerdcni l'amico Culajanni, non è polemica: è logogrifo, é 1·0 ,npicapo, è tutto fuorohè polemica. 01· bene su q11esto punto b.o da dare una risposta assai semplice. Da devoto disce 1 1olo di Alberto Mario non mi permett 1) mai stacca1·e ur, b ·arw dello scritto di un avversario per confutarlo; riproduco lungamente, integralfnente-, senza riassumere. Così ho fatto in questo caso. Ho riprodotto integralmente - chiedendo scusa ai lettori della lunghezza della citazione - tutta, tutta la parte dello scritto del Ciccotti, in cui ha < ercato di rilevare l'utilità, che al paese può venire ,Laila sedizio1,e; e la s11a tesi, che in Jlarte è quella del Cabiati e che era stata la mia. siuo a tanto che non oltrepassava quella linea, al di là della quale c'è lo sfacelo dello Stato e il danno economico della Società, ho oppugnato. I miei argomenti sono quel che sono: p0tranno sembrare buoni o sbagliati, secondo i gusti ; ma né a Ciccotti n~ a cento altri è lecito di accusarmi di slealtà mentre io quotidianamente dò la prova, ad amici e ad avversarii, della correttezza cui non si dovrehhe veni1· mai meno nelle polemiche. Mi si può accusare di soverchia vivacità, o ct· ignoranza; ma non di slealtà. Ettore Ciccotti, proprio come un qualsiasi Branconi ha dovuto rispondermi senza leggere l'articolo del 15 Febbraio in cui ho riprodotto integralmer,te il suo pensiero; pe1ciò mi limito ad osser·vare che la sua può essere polemica, logogrifo, rompicapo; può essere tutto meno che L\ verità. ♦ La tragedia russ~. - Non è individualo ; meno male se fosse tale! E tragedia di un in t,ero popolo, anzi di molti popoli riuniti insieme dalla politica più tirannica e più anacronistica, che dura e durerà fol'se per molti anni ancora, per la persis~enza di quelle coudizioni, che sono state altre volte qm stesso ennmnate. La tragedia non presenta , nità di ambiente, nè di episod·i ed è duplice nelle sue corp.plesse manifestazioni. Nell'Estremo Oriente, nei campi del la Manciuria o-e- ~ lida, si combatte in battaglie ordinate tra nemici di razze diverse ed appartenenti a stat.i diversi. Ed ivi la morte miete inesorabilmente migliaia e migliaia di vite umane in ogni giorno e tra i russi e tra i giapponesi. Ma ai .giapponesi resta la gloria della vittoria, e la speranza di compensi materiali fnturi , che godranno i rimasti e i discendenti. Ai rusdi invece tocca lo sconforto delle continuate, incalzanti, terribili disfatte non ostante il valore Apìegato e la fatalistica resistenza cLe oppongono ad un nemico che sì fa avanti lentamente ma continuamente (1). Nell'occidente dell'Iwpero rugge tremenda la rivolta, che porta seco la morte, la distruzione, l'incertezza, il (1) Questo stelloncino era composto prima che arrivasse la notizia dell'immane, irl'eparnhile sconfitta di Mukden, che costringerà alla pace Nicola il pacifi,oo, che sarà meglio chiama1·e l'assassino inooscie ~te. disordine, ma non contiene nel suo seno i germi del balsamo riparatore, che una vera rivoluzione suole apportara. Sicchè si hanno tutti gli enormi danni e tutte le angoscie di una rivoluzione; nessuno dei suoi be nefizi, nessuna delle sue gioie ristoratrici. Quale sia più terribile per la vita e per l'avvenire della Russia tra le due tragedie nessuno sa 6 può dire. Ad esse intanto sovrastano, come il fato antico, lo Ozar, la Oliiesa Ortodossa, la 0Jrte, la burocrazia - tutto quello insieme scellerato che costituisce l'autocrazia e che, pur troppo, difficilmente potrà essere spaz• zato dalla esplosione di dieci o di cento bombe vendicRtrici. In questo insieme, in questo organismo maledetto dell'antocrazia, chi suscita la sensazio1ie indescrivibile ch'è un misto di pietà , di disgusto e di orrore è lo Czar la cui intelligenza e la cui energia volitiva stanno al di sotto di quelle di un fanciullo nato da ammalati e pervertito dall'educazione. Egli è cosi che ieri ipnotizzato da Pobiedonotzseff, il maledetto procuratore del Santo Sinodo, emanava un ukase tutto ispirato dalla credenza nel diritto assoluto, eterno, immutabile dell'autocrazia; oggi, impaurito dalle parole di Yermoloff, di Witte e forse di qualche altro ministro, muta lingnaggio con una rapidità e facilità da operetta offembacchiana e con un altro nkase ordina la elargizione di una Costituzione, invoca le elezioni dello Zemki sobor e mostra l'intenzione di voler· fare entrare l'impero nell'orbita degli Stati civili a regime rappresentativo. Ma chi può affidarsi alle manifestazioni contraddittorie di un essere degenerato, che va incontro alla rovina con incoscienza insuperata nella storia? E questo folle morale l;ltaa capo di un grande impero; e da lui dipendono le sorti di 140 milioni di uomini! Quaudo nel 1772 si procedette alla spartizione della povera Polonia l'atto iniqnio si tentò giustificare collo spettacolo di anarchia inguaribile che dava il regno di Sobiensky da vari anni Ma con quale maggior diritto .oggi non si potrebbe iutervenire nelle cose interne della Russia in nou1e dei principi di umanità e di civiltà? Per fortuna dell'a11tocrazia e per disgrazia dei popoli, però, gli Stati limi trofi che dovrebbero e potrebbero applicare il p1·incipio d'inte1·vento, come lo in tendeva Giuseppe Mazzini , temono di quelle stesse cose, di cui teme lo Czar: della libertà! ♦ I repubblicani e la sedizione ferroviaria. Rettorica poggiata sul falso. - Memori delle parole scultorie, che riproduciamo in alt:.ro stelloncino , colle quali Ettore Oiccotti q nalificò il movimento di tutti i funzionari - e i ferrovieri ci tengono ad essere considerati .... (negli utili) come pubblici funzionari- chiamiamo sedizione ferrovimia l'attuale movimento cbe condusse al detestabile ostruzionismo, che cessò per l'avvenuta crisi mini~teriale alla vigilia di trasformarsi in i:::;3iopero; e lo consideriamo come sedizione qnantunque sicuri di provocare gli sdegni più o meno disinteres~ati e spontanei dei socialisti, che non vorranno ricordarsi della paternità della frase. Esaminiamo ora l'attitudine dei repubblicani verso tale 8edizìone. E' nota r1 nella del gruppo parlamenta1·e repubblicano , che bia"limò francamente l'ostruzionismo , pur dichiarnndosi dPciso a difendere la libertà di sciopero, di a~::;ociazioneecc. Il gruppo parlamentare, di cui fu interpetre a11torevole e simpatico in una interrogazione svolta ~dia CamBra l' on. Comandini, si rese ragione della. nat·1ra intrinseca del movimento dei ferrovieri e non esitò nella ::;ua riunione di fara il proprio dovere ispirandosi all'interesse dello Stato e della collettività superiore a tutte le quistioni secondarie di partiti politici e di forme di governo. Ma il gruppo parlamentare non è tutto il partito
RIVISTA POPOLARE 115 repubblicano, benchè ne sia la parte che più mette in evidenza l'esistenza sua. C'è la stampa; ci sono le associazioni. Nella stamplL occorre occuparsi del solo giornale quotidiano cbe ha il partito in Milano. L'Italia del popolo dapprincipio ebbe contegno incerto, pubblicò anche degli articoli ab~astanza sconclusionati di un certo X contro i nostri. · Quando scoppiò l'ostruzionism,o, però, fece ammenda onorevole e biasimò esplicitamente i ferrovieri. Tra le associazioni repubblicane quella che per la importanza - numerica e per le sue tradizioni gloriose occupa il primo posto è la Consociaziòne romagnola di Ravenna. Ebbene essa ha compiuto nn atto , che non potrebbe essere più deplorevole, più inconsulto e più contrario alla giustizia e alla verità-le due dee, per cui ebbe - un culto Giuseppe Mazzini. Essa ha votato il seguente ordine del giorno, che prendiamo dall'Italia del popolo del 4 marzo : e Il Comitato della Consociazione repubblicana di Ravenna: · mentre esprime la propria completa solidarietà coi ferrovieri che difendono la libertà e la vita della loro organizzazione dagli attentati reazionari di un governo sedicente liberale deplora che tanto il Comitato Centrale come i deputati repubblicani siano stati fino ad oggi pressochè assenti da questo movimento politico che avrebbe dovuto avere in essi i più validi fautori e li richiama ad un più coscienzioso adempimento del proprio dovere di rappresentanti di un partito che deve essere all' avanguardia nelle lotte contro le tendenze liberticide di un governo di privilegio. Il Comitato Bm·oncelli ing. Eugenio - Calderoni Chiarissimo - B1·unelli dott. Ales• sand1·0-Gattamorta Ulisse - Mazzotti Antonio - Spinelli Giovanni. Il Segretario : U. 8e1pieri. Abbiamo chiamato inconsulto e deplorevole oltre ogni dire tale ordine del giorno, non pel biasimo aspro, che infligge al Comitato Centrale ed ai deputati repubblicani, ma perchè è la esplosione di una rettorica basata su molti inconcepibili eqnivoci che può spiegarsi soltanto in uomini impulsivi, che si lasciano dominare dalle parvenze e che non vogliono tener conto della sostanza e della realtà. Bisogna essere assolutamente smemorati per credere ed affermare che i ferrovieri si siano levati a difesa della libe1·tà e della vita della loro organizzazione cont,·o gli attentati reaziona'ri. Non rammentiamo se i ferrovieri si siano fatti vivi a difesa della libertà quando veri atti laidamente e gravemente liberticidi furono consumati in Sicilia nel 1893-94 , a Milano e altrove nel 1898. Ma nel caso presente si dimentica poi , che il vero , il confessato movente dell'ostruzionismo ferroviario è stata la quistione degli stipendi; e niente altro. Gli articoli 71 e 72 del progetto ferroviario· furono un semplice ed indecente pretesto, enormemente sproporzionato al perturbamento morale ed all'immenso danno economico arrecato alla nazione colla loro condotta. I ferrovieri, lo ricordino i membri della Consociazione di Ravenna, sprezzantemente derisero e Cabrini e Bissolati e Morgari , che sconsiglia vano l' ostruzionismo e assicuravano una enargica difesa della libertà e per bocca dei loro rappresentanti nella lettera al Giornale d' Italia, rispondendo all' intervista Cabrini, dichiaravano ehe essi se ne infischiavano della politica parlamentare. Ed errano grossolanamente i membri della Consociazione ravennate incitando i deputati repubblicani a porsi all'avanguardia nelle lotte contro le tendenze liberticide di un governo di privilegio. In questo caso coloro che vogliono i privilegi, e tanto più biasimevoli in quanto che sono abilmente nascosti da uu' altra etichetta sono per lo appunto i ferrovieri, che a danno del paese più gravato d' imposte che ci sia in Europa, vorrebbero per lo meno un'altra sessantina di milioni. Quali siano i privilegi, che essi chiedono vien detto in altra parte della rivista. Infine potremmo comprendere il contegno della Consociazione supponendolo inspirato ad un concetto volgarmente rivoluzionario, da cui rifuggirebbe Giuseppe Mazzini : dal concetto, cioè, di provocare avvenimenti tali che fatalmente trascinerebbero i ferrovieri a moti rivoluzionari , che condurrebbero , attraverso ad un grave sconvolgimento sociale, alla repubblica. Ebbene i membri della Consociazione si provino a parlare alla massa ed ai caporio::::i dei ferrovieri di rivoluzione e di repubblica: avranno in risposta tale beffarda. sghignazzata, che servirà, ne siamo sicuri, a guarirli della illusione e della rettorica. La Consociazione ravennate ed altri nostri amici di Milano possono essere stati indotti alla solidarietà coi ferrovieri da generosità di animo, che sospinge alla simpatia verso combattenti, che si credono vittime della prepotenza di una cla_sseo di un gover~o; o da calcolo politico, cioè dalla speranza di allargare la propria propaganda tra le fila di quei lavoratori. Nel primo caso l'errore è evidente e bisogna confessarlo perchè diabolicum est persevera1·e. Nel secondo l'errore è maggiore, più dannoso, perchè fa perdere amici da un lato senza guadagnarne dall'altro. Infatti i ferrovieri daranno ai repubblicani appena appena quelle briciole, che si danno ai cani che a·spettano affamati sotto la tavola dei padroni; dall'altro disgusteranno la grande massa degl' industriali, dei cemmercianti , degli esercenti ecc. Mentre i repubblicani avrebbero potuto e dovuto cogliere questa occa sione per cattivarsi la benevolenza delle classi medie difendendo le ragioni della pubblica economia e nello · stesso tempo· fare gl'interessi veri di tutta la classe lavoratrice contro le esorbitanze di una sola ~ategoria di lavoratori. Notiamo con piacere che l'amico Mirnbelli ha pubblicato una nobile e serena risposta alla Consociazione. ♦ Tumulti e repressioni sempre nel Mezzogiorno! A S. Marco in Lamis , a Centi , a Campobello di Licata sono avvenuti nnovi tumulti e nuove repressioni sanguinose. I motivi dei tumulti sono i soliti: grande disagio economico sfruttato abilmente dai maledetti partiti amministrativi locali , che indossano la divisa di moderati o di progressisti, di socialisti o di clericali pur _di potere sollevare le masse e schiacciare gli avversari. Questo spettacolo, che danno le popolazioni del mezzogiorno è davvero doloroso. Non si accorgono esse, che per fare il comodo di molti ambiziosi , spesso disonesti che vogliono vivere sul Comune o sulla Provincia. ..;omesu di un feudo , provocano repressioni di cui esse , esse sole , fanno le spese lasciando a terra dei morti e dei feriti e popolando le prigioni di poveri lavoratori incoscienti e talora assolutamente innocenti delle colpe che loro vengono attribuite? In tutti questi episodi il lato che più colpisce è il versamento del sangue umano; ma ciò che maggiormente dovrebbe stigmatizzarsi è la condotta dei prefetti che coi loro intrighi, colle ingiustizie, colle pressioni , con tutta l' azione illecita e l' inframmettenza pervertitrice esercitata per favorire un depPtato o un candidato, preparano ed accelerano le sommosse. Non bisogna , però , arrestarsi ai fenomeni , ma si deve rimontare alle loro cause ; primissima tra le qua.li
116 RIVISTA POPOLARE è la ineducazione politica delle masse italiane in generale è di quella meridionali in particolare. Ora per compiere opera educati va efficace occorre del tempo e non si devono eccitare le passioni, quando non si vuole venire ad una rivoluzione, quando si ba la coscienza che alla rivoluzione vera e vittoriosa nelle rondizioni attuali dell'Italia notl si può arrivare! ♦ Il papa ha. parlato! - La pubblicazione del.la lettera di Pio X al Cardinale Svampa , arcivescovo di Bologna, è l'ultimo colpo assestato a Don Murri ed a tutti i cristiani democratici, cosidetti autonomi, che vogliono conciliare le dottrine sociali e liberali col cattolicismo. Nell'ultima parte della lettera il papa dice : « Ora siccome si è già annunziato che in questo mese sarà tenuto in cotesta città un congresso, in cui i democratici autonomi prenderanno le più importanti deliberazioni per proclamare la loro indi pendenza , crediamo necessario dirigere a Lei, signor Cardinale, questa lettera scritta stesso di nostro pugno : « 1. per protestare altamente contro le subdole affermazioni che il Papa non ha parlato, che il Papa approva e che se pur qualche volta esso fa dei richiami questi gli sono imposti da altri; « 2. per dichiarare che tutti quelli che non a parole ma con i fatti vogliono dimostrarsi buoni cattolici non dovranno prendere parte a tale congresso ; « 3. per dichiarare che non potranno parteciparvi i sacerdoti, anche per non provocare quelle pene canoniche, che con dolore noi siamo risoluti ad infliggere ai disobbedienti ; « 4. finalmente per ricordare la grande responsabilità che assumono tutti coloro che in qualunque modo propugna.no questa a·ssociazione, che porta nella vera azione cattolica il disordine e reca tanto danno ai po· veri giovani, i quali esposti a mille altri pericoli hanno bisogno d'essere fermi senza malintesi nei principi cattolici. La lettera del Papa, che si rivela qual' è: l'amico di Macola e il reazionario sincero , ha i-,rodotto uno scompiglio nel campo democratico cristiano. I redattori-preti della Patria di Ancona eh' è uno dei loro organi più battaglieri hanno dovuto lasciare il giornale per non incorrere nell'ira del Sommo pontefice e all'ultim'ora si annunzia che sospende le pubblicazioni. Il Uongresso di Bologna sfuma e infine don Murri va smettendo gli umori fieri e bellicosi. Nè può fare diversamente se vuole restare cattolico. Che faranno gli altri senza di lui? Buchi nell'acqua! ♦ · L' elezione di Pellegrini e il cosidetto scandalo di Pesai·o. - Gli elettori di Pesaro colla votazione di ballottaggio del 5 marzo hanno rimandato alla Camera Antonio Pellegrini , che gli elettori di Genova, per loro disonore, lasciarono sul lastrico. Ghi sia Antonio Pellegrini non occorre dire: l'uomo è conosciutissimo per la straordinaria cultura, per l'ingegno vigoroso , per la rettitudine, per la originalità della sua eloquenza e sopratutto pel carattere - la forza e l'elemento tanto deficiente nella vita politica italiana. Potremmo limitarci, notando la sua elezione, che ci compensa della perdita del collegio di Pisa , a ringraziare i repubblicani e i socialisti di Pesaro, che hanno restituito al Parlamento l'amico nostro; ma vogliamo rilevare lo scandalo che ha sollevato la condotta dei clericali. Questi nella prima votazione si affermarono sul nome del signor Ambrosini, che ottenne molte centinaia di voti ; i quali riversati sul Palberti, come raccomandava lo stesso candidato clericale, avrebbero assicurato la vittoria al monarchico. Ma gli elettori clericali non la pensarono in tal modo e molti si asten. nero determinando la sconfitta del Palberti. I giornali monarchici sono furiosi per tale diserzione e denunziano l'alleanza coi clericali come nn errore, che non dev'essere ripetuto. · Noi non abbiamo competenza ed autorità per discutere sugli interessi dei monarchici. Riteniamo però che se i monarchici nostri fossero animati da sentimento italiano e amanti di libertà non avrebbero mai dovuto pensare ad un'alleanza coi clericali, coi nemici d'Italia. Parimenti l'alleanza avrebbe dovuto essere respinta dai clericali se essi fossero sinceramente cattolici ed obbedienti al Papa. E quelli di Pesaro pare che lo siano. Il Palberti fu uno strenuo sostenitore del divorzio; e questo istituto è divenuto da qualche tempo la pietra di paragone per saggiare la sincerità dei cattolici ; quelli di Pesaro, adunque, hanno messo di accordo Ja propria coscienza coi propri atti e bisogna lodarli e non denunziarli come autori di uno scandalo. ♦ Ancora del briganta.g·gio collettivo. - Questo titolo potrebbe divenire una rubrica per registrare quotidianamente. le infamie che gli uomini civili compiono contro i barbari nelle colonie conquistate col ferro e col fuoco. Dal Congo alle Filippine , dall'Eritrea alla Cina, dalle Indie al Benadir, l' Europa conquistatrice non ha saputo trovare altro mezzo di intimidazione verso i popoli, bianchi e di colore, conquistati, che la frusta, la tortura e la morte. Si leggono ancora con orrore le terribili stragi inglesi nelle Indie che condussero alla ferocissima rivolta dei cipay; ciò che fecero gli Americani nelle Filippine, le truppe internazionali in Cina, i Francesi e i Belghi nel Congo, i nostri connazionali nell'Eritrea, auspici i Badolo e i Livraghi, è storia o cronaca di ieri. .lii recente l'interrogazione di Ettore Socci al mini• stro della guerra , che trasse occasione da alcune fotografie pubblicate dalla Domenica del Corriere per muovere fiera rampogna contro i sistemi invalsi nel nostro esercito per cui si fanno servire da boia i nostri soldati. Avevamo visto i nostri soldati fare da mietitori, da gassisti, da panettieri, da bonne ; ci manca va ancora la suprema vergogna di veder loro rubare il mestiere ai ca.rnefici ! In effetti le due fotografie che mossero lo sdegno dell' on. Socci rappresentavano, una la fustigazione di un Cinese compiuta da un soldato ita-- liano, presenti altri soldati ed ufficiali, l'altra il taglio del codino eseguito anche da soldati ad 1rn indigeno. Ebbene, questi che potrebbero sembrare fatti isolati compiuti da un qualunque Modugno, spinti da bestiali istinti, sono invece atrocità ammesse dal Regolamento di disciplina per i militm·i indigeni del R. Corpo di T1·uppe Coloniali. Spigola questo regolamento un anonimo pel Giorrwle d'Italia e noi spigoliamo con lui. L'Art. 1. del .Regolamento dice che gli Ascari fanno pm·te integ1·ante dell' ese'rcito italiano. E sono quegli ascari che, dice l' anonjmo, non hanno mai indietreggiato davanti al nemico e, aggiungiamo noi, che subirono, dopo Adua, come traditori del loro paese, l'orribile supplizio del taglio di una mano e di un piede. Ebbene per 'l nesti ascari il § 131 del regolamento citato commina la fustigazione con 11nnumero di colpi che " potrà essere da cmque a cinquanta! ~ Il parngrafo 132 ci descrive lo strumento col quale è eseguita la punizione: « La punizione della fustiga- « zione deve essere inflitta con uno strumento di lun- « ghezza non superiore ai due metri, fatto con pelle · " d'ippopotamo o di rinoceronte, liscio, flessibile, grosso « non più di tre centimetri di diametro all'impugna- « tura, e di sei millimetri alla punta .... > Quanta minuta sapienza nei nostri regolamenti! Un altro paragrafo prescrive: « La fustiga,zione è inflitta
RIVISTA POPOLARE 117 ., " davanti al reparto riunito in tenuta libera, e vi e assiste sempre un ufficiale· italiano. • Perchè meravigliarsi . poi, qnando un Badolo o un Livraghi applicano con troppo zelo il regolamento o se qualche soldato che piglia gnsto al suo nuovo me• stiere dà colpi tanto forti da far morire la vittima? Non è una delle accuse contro Badolo proprio quella di aver cagionata la morte di un indigeno mediante cinquanta colpi di frusta? Egli potrà rispondere ai suoi giudici come un qualunque ferroviere: e Ho applicato il regolamento. ed al massimo ho peccato per averlo applicato con troppo zelo. » Quando si porrà fine a queste infamie? O che forse siamo stanchi di sentir chiamare l'Italia la patria dei Filangieri e dei Beccaria ? ♦ I giudizi sulla campagna ferr.oviaria della rivista.·- Mentre i ferrovieri cantano vittorià per la dimissione del ministero Giolitti e fanno un primo passo verso la resipiscenza colla cessazione• dell' ostruzionismo, noi possiamo andare davvero orgogliosi dei risultati, che abbiamo ottenuto col grido di allarme dato contro le pretese ingiuste dei fèrrovieri e col monito ai lavoratori tutti, che, contro la giustizia e contro il proprio interesse si vorrebbero trascinare alla solidarietà nella stolta lotta intrapresa dai primi. Se volessimo pubblicare tutte le lettere, che ci pervengono da privati e da associazioni e che manifesta:,;io la più esplicita ed entusiastica approvazione per la nostra condotta dovremmo destinare alle medesime più di un numero della 1·ivista. E ciò, il va sans dire, è oltre 'l'adesione unanime che ci è venuta dalla stampa italiana, dalla clericale alla democratica. I ferrovieri e coloro, che se ne sono dichiarati i campioni, nell'approvazione dei giornali conservatori di ogni gradazione, però, trovano la ragione principale, in mancanza di bltoni argomenti , per condannarci, quasicchè gli elementi più avanzati e più rivoluzionari non si siano talora fatti belli del consenso degli stessi conservatori alle loro idee, quando ciò faceva loro comodo! Egli è così che si sono scandalizzati nel vedere che nn uomo come il Duca di Gnaltieri - avessero essi la sua cultura e la conoscenza cosi completa della evoluzione anglo-sassone, come egli la possiede ! - nel Mattino ha sostenuto la stessa tesi nostra e con forma sobria e cortese si è dichiarato lieto di trovarsi di accordo coll'on. Colajanni nella questione ferroviaria. Un duca che approva l'attitndine della Rivista pop_olare? Non e' è bisogno di_altro pei ferrovieri e pei nvolu_zio~ari... contro la verità e contro la giustizia, per d1ch1arare che quella ha torto. Ma non corrano altrimenti potranno rompersi le gambe. Mentre il Due~ di Gualtieri dava il suo giudizio arrivava in Italia l'Humanité di Jean Jaurès (n. del 3 marzo) con una corrispondenza da Roma, in cui a proposito della presente quistione si leggono questi giudizi: e Il gruppo « p_ar~amentare e il comitato direttore del partito so- « ciahsta hànno proposto al personale ferroviario di e scartare. momentaneamente, le sue rivendicazioni e economiche, per potere concentrare tutti gli sforzi, e nel Parlamento e nel paese, sulla sola quistione della e liberta di organizzazione e di resistenza. In realtà « l' opinione pubblica non è molto favorevole alle esi- « genze economiche dei ferrovieri , essa teme le gravi c conseguenze che ·ricadranno sui contribuenti. > e Il celebre scrittore repubblicano socialista, Napoe leone Colajanni, ha pnbblicato su questo argomento e un articolo coraggiosissimo, per persuadere gli operai e delle ferrovie a mettere le loro domande in armonia e colla situazione del bihrncio e di adattarle alle eone dizioni nelle quali vive la maggioranza del proleta- (( riato italiano. e E' per queste ragioni che il gruppo socialista ha e deciso di concentrare i suoi sforzi sul terreno polie tico .... Ma il Congresso dei ferrovieri non ha voluto « seguire questo consiglio ed ha decretata la resie stenza immediata. « •••• E' difficile fare delle vrevisioni. Ciò eh' é « certo si è che i ferrovieri vanno incontro ad una « irritazione crescente nel pubblico .... « •••• Di. questa situazione non si rallegrano che i e reazionari e le compagnie. I primi intravvedono la e possibilità di rompere una potente falange prolet,aria « che ha impegnato una lotta in condizioni s·vantagc giose. Le compagnie sperano che il governo e il e Parl~m~nto saranno obbligati a rinnovare le con- « venz1on1. e Senza alcun dubbio l'ora è critica pel proletariato e italiano e pel partito socialista. » Chi firma la corrispondenza è Leonida Bissolati, socialista autentico, dei più stimati e il cui riformismo non gF impedirebbe mai di divenire un rivoluzionario sul serio e non da conigliera ! Il giudizio di Bissolati~ del resto concorda con quello di Cabrini e di Morgari, che non furone mai socialisti addomesticati. - Infine i nostri lettori in questo numero potranno leggere la parola di due autorevoli ferrovieri, che non · es'itano a dare torto ai loro compagni sui punti fondamentali e sulla esagerazione delle loro pretese su cui noi abbiamo tanto insistito. Nor I llll 1111111111 l li li li lii li li I Il I Il I 111111111111111II 111111111111111111" • I lii 1, 1111111111 La crisi n1inisteriale ----}{}{---- Le dimissioni del ministero Giolitti erano prevedibili e prevedute da quanti conoscevano le non liete condizioni di salute del suo capo e le difficoltà della situazione, che imponevano lo spiegamento delle più elevate qualità di governo. S'imposero nella coscienza pubblica dopo le risposte meschine e antiparlamentari date dal ministro dei Lavori pubblici ai deputati, che interrogarono sul1' ostruzionismo ferroviario. In quel giorno si comprese chè non c'era più un ministero e che la successione era aperta. Ma le dimissioni date per reali motivi di salute dell'on. Giolitti fecero verificare un mutamento di giudizi non nuovo in politica, ma sempre impressionante, con particolarità quando il cambiamento avviene a breve distanza. Si ebbe testè questo fenomeno : molti democratici che domandarono la testa dell'uomo di 7Jronero in settembre 1904; ne deplorarono la fuga in Marzo 1905 e la considerarono quasi come un tradimento ai danni della democrazia. Se era ben motivato il giudizio del settembre non si doveva esultare come di una liberazione della fuga del marzo ? Se ]a malattia non fosse stata vera, per noi, però, bisognava inventarla, come un qualsiasi accesso di gotta alla Depretis. Infatti l'ostruzionismo ferroviario aveva creato una situazione senza uscita decorosa pel Parlamento e che lasciava prevedere conflitti deplorevoli tra cittadini e ferrovieri e che avrebbe in ultimo reso necessario l'intervento violento della torza pubblica e forse la votazione da parte del Parlamento di provvedimenti reazionari, che non sarebbero stati facilmente aboliti appena ne sarebbe cessato il bisogno. Sotto questo aspetto, quindi, la malattia dell' on. Giolitti è stata provvidenziale perchè ha fatto cessare la sedizione ferroviaria e consente al
118 RI V I STA P O PO L A RE successore senza diminuzione ·dell'autorità del governo di ritirare .quei due articoli 71 e 72, '"che somministrarono il pretesto alla osservanza ultra· farisaica <lei re1;olamenti ferroviari. Da chi doveva e poteva essere raccolta la sue- . cessione <lell'on. Giolitti ? Esaminiamo da principio la quistione dal punto Ji vista strettamente par~amentare. Mancò un voto della Camera, che servisse come designazione perchè la crisi avvenuta per motivi extraparlamentari non consenti che venisse dato. I voti precedenti, quindi, si potevano ritenere sufficienti perchè correttamente l'incarico venisse dato a persone che rapp~esentavano lo stesso indirizzo e la stessa compagine del ministero precedente .. Si segui tale direttiva dal capo dello St_ato ; e nessuno potrà accusarlo d' incostituzionalità e di violazione delle buone norme parlamentari per averla seguita. Ma dover.dosi, in parole chiare, mantenere un Ministero Giolitti senza Giolitti; sarebbe stato opportuno che l'incarico fosse stato dato a qualche membro del cessato gabinetto: a Tittoni, a Luzzatti, ad esempio, limitando tutto alla sostituzione dell'on. Tedesco, il cui allontanamento rendeva benefica la crisi, e da quella del ministro dell'interno. Questa soluzione si sarebbe subito sottqposta alla prova del fuoco di un voto parlamentare che l' avrebbe o approvata o condannata imi_i~ando il possibile successore. · Invece, senza che si sappia ancora da chi sia stato consigliato, l'incarico venne affidatto all'onorevole Fortis, a cui nessuno pensava e che non sembrava bene indicato, nè per i suoi precedenti politici nè per le sue qualità personalt. Politicamente per le sue qualità di crispino autentico non può godere delle simpatie della parte democratica della Camera, che in Francesco Crispi, a torto o a ragione, vide il suo maggiore e implacabile nemico; e se si rievoca il ricordo della lotta asprissima tra Crispi e Giolitti, l' on. Fortis non sembrerà bene scelto per succedere all'ultimo in un ministero, che dovrèbbe esserne la continuazione. Le ben note qual ità personali dell' antico deputato di Forli poi. addirittura sconsigliavano la sua designazione. L'Italia attraversa uno dei suoi momenti più difficili politicamente ed economicamente: difficoltà che derivano in modo particolare dalla soluzione del problem"1 ferroviario e dalla rinnovazione delle convenzioni marittime. Io questo momento, quindi, l'interesse pubblico esige a capo del Governo un uomo avveduto, pieno di tatto, energico. L'energia, che sembra la qualità eminente che si -desidera attualmente in u Ministro dell'interno e presidente del Consiglio è quella che manca sopratutto a Fortis, cui Filippo Turati attribuisce come nota caratteristica l'inertiae sapentia. E gl'italiani tutti - almeno quelli che si occupano di politica - sono su di ciò concordi ; e lo sono non per ipotesi, per pregiudizio, che potrebbe essere smentito dai fatti, ma per l'esperimento che se n'è fatto. Fortis fu sottosegretario di Stato agl'interni nel primo Ministero Crispi - 1887-1891 - e di sè non lasciò altro ricordo che quello di avere scoperto il famoso '13attirelli in occasione dei tumulti di Roma; del suo passaggio al Ministero di Agricoltura e Commercio non si hanno trac(e da segnalare. E veniamo al lato morale. Qui bisogna essere giusti e franchi: Alessandro Fortis non è migliore, nè peggiore di tanti altri avvocati, che esercitano la· professione da deputati e che l'esercitano scorrettamente in occasioc.i nelle quali ci stanno <li mezzo gl'interessi pubblici, contro i quali essi spiegano spesso la loro azione preponderante e la loro influenza illecita. Eppure contro la ministeriabil-ità di tali deputati-avvocati, vera cangrena parlamentare, non si levano i clamori, che si sono sollevati oggi contro Fortis ! Ma questi fu l'avvocato di Tan longo e della '13ancaRomana... Verissimo; ma altri lo fu. rono dei pari e sono e furono avvocati di Banche e di Società, sul cui conto ci sarebbe da ridire almeno quanto si è detto sulla Banca Romana. La verità vera, perciò, è questa : tutti gli altri deputati-avvocati hanno potuto e saputo emerg~re con qualche altra loro qualità, anche ciarlatanesca; non l'ha potuto e saputo fare dimenticare questo lato morale difettoso, Alessandro Fortis, che, pur avendo l'ingegno di molto superiore a tanti altri e i tratti simpaticissimi, nella Camera ha la grande occupazione di sfaccendato ed è la più autorevole incarnazione dell' inertiae sapientiaI Queste circostanze hanno esercitato una influenza deleteria nelle trattative per la formazione del Nuovo Ministero ed hanno pro~urato a chi già ha avuto l'incarico ufficiale di costituirlo tante ripulse quante· ·alcun altro forse mai non ebbe e da tanti uomini di piccola importanza politica, che pur bruciano dal desiderio di acchiappare un portafoglio ; tali circo-, stanze danno credito alla voce, che dice comandati a restare nel ministero futuro Tittoni e Luzzatti, che vorrebbero sgattaiolarsela ; fanno ritenere sicura una vigorosa levata di scudi dell'Estrema, del Centro Sonniniano, della Destra e di gran parte della cosidetta Sinistra democratica, che manderà a gambe in aria il ministero appena si presenterà alla Camera ; e infine hanno assicurato un successo raro e completo alla campagna energica, che in nome della quistionemorale hanno intrapreso e continueranno l'Avanti I in Roma e il Secolo in Milano. . Quale poteva essere la soluzione più opportuna della crisi una volta che non si adottò quella d'un ministero Tittoni o Luzzatti? Due potevano essere le vie da battere : o fare un passo innanzi, coraggioso, in senso democratico affidando l'incarico ad uomini nuovi e possibilmente giovani-ahi! quanto relativa questa giovinezza!.. ..- dell' Estrema sinistra ; o farne uno indietro verso Sonnino o verso i conservatori, che non sarebbe stato il finimondo dal lato politico e che sarebbe stato sicuramente un guadagno dal lato tecnico. Noi non esitiamo a confessare che questa ultima soluzione dal punto di vista costituzionale, se non parlamentare, ci sarebbe sembrata la più corretta. Spieghiamo il nostro pensiero con un precedente non remoto. Quali le r.1gioni vere del mutamento d'indirizzo dopo le elezioni del 1900? Certamente non si possono ricercare nei risultati numerici delle medesime: il generale Pelloux quando cadde aveva una grande maggioranza nella Camera; se il suo allontanamento era reso necessario per risolvere la questione del regolamento-capestro contro il quale si era levato invincibile l'ostruzionismodell'Estrema, favorito dalle simpatie della Sinistra, l'eredità poteva essere raccolta da uomini che rappresentavano lo stesso indirizzo politico, come su· _pergiù. si è fatto
RiVISTA POPOLARE 119 o~g~ eliminandosi colla crisi l' ostruzionismo ferrovia no. Ma non si segui tale via e si ricorse al Saracco, perchè nel paese si era rivelata una tendenza più democratica non sufficientemente rappresentata d:1i risultati delle elezioni. Viceversa colle elezioni del 1905 nel paese si è manifest::na una tendenza assai più conservatrice, di cui è 1' esponente potenziale l' on. Cornaggia, ma che è altrettanto e forse più vigorosa della precedente in senso opposto. E noi l'abbiamo constatato immediatamente dopo il 6-13 novembre 1904. .. Il rispetto alla manifestazione della prima tendenza ci portò al Ministero Saracco; quello verso la seconda tendenza avrebbe dovuto condurci al Ministero Sonnino. La Rivista 1111111111111IIli1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Diritto ~i sci~~esrocio~~criovile~iata Le dimissioni del Ministero Giolitti hanno fatto cessare l'ostruzionismoferroviario in un fiat e ricondotto il problema allo stato quo ante la· presentazione dei progetti ferroviari per l'esercizio di Stato. Nella lotta che si è impegnata tra il paese e il Parlamento da un lato e i ferrovieri dall'altro a chi è rimasta la v_ittoria in questa prima scaramuccia? Certamente se i ferrovieri desideravano l'allontanamento dal governo dell' on. Giolitti e;si hanno vinto ; e si può ritenere che vinceranno ancora in quanto ai famosi articoli 71 e 72, che dal futuro Ministero , sia esso presieduto da Fortis o da Sonnino, saranno certamente ritirati, tale cattiva accoglienza essi incontrarono in ogni parte della .Camera e nella pubblica opinione. La cessazione dell'ostruzionismo da parte dei ferrovieri renderà facile e dignitoso il ritiro di tali articoli da parte dtl governo perchè pon avverrà sotto la pressione della farisaica in terpetrazione ed applicazione dei regolamenti da parte dei ferrovieri. Tenendo conto : adunque, dei danni enormi, che arrecava l'ostruzionismo alla nazione e della impossibilita in cui era il Ministero passato di togliere il pretesto al medesimo ritir:1ndo i due ,irticoli succenn:ni senza esautorarsi c0mplctamente, si può considerare come opportuna e benefica la crisi dal punto di vista degli in te ressi collettivi. Ma ripiglierassi l' ostruzionismo; e in seguito si avrà lo scioperò, se i ferrovieri non otterranno quei milioni, che essi pretendono contro ogni equità ed in danno della massa dei contribuenti e di tutto il proletariato? Se i ferrovieri 11011 fossero profondamen te convinti della giustizia ddla loro causa e sopratutto della forza della loro organizzazione, si potrebbe sperare che in seguito all'rtccoglienza, che ebbero le loro pretese nelli1 stamp~1 , nel mondo parlamentare e nel paese, essi, con lodevole resipiscenza, non ricomincerebbero la lotta. Ma la speranza è vana; tanto più che il concetto sindacalista nuovo, da cui sono dominati i ferrovieri e di cui hanno dato prova· recente, disprezzando i consigli del gruppo parlamentare ed anche della direzione del partito socialista , avverte che su di essi non c'è più alcuna forza, che possa esercitare un'azione moderatrice. I manifesti che ordinavano la cessazione dell'ostruzionismo e le interviste dei caporioni dei ferrovieri non lasciano più alcun dubbio sul ·proposito: avremo di nuovo la lotta, se lo Stato non da:ra la soluzione chiesta dai ferrovieri alla quistione economica. D' onde la necessità di esaminare SE' sia lecito o no lo sciopero nei pubblici servizi e se ci sono mezzi adeguati per combatterlo. ♦ Ogni discussione sulla opportunità del momento di fare uno sciopero è assolutamente inutile ; si sa che ai ferrovieri nulla o poco importano gl' interessi dello Stato e delle società : - essi con una applicazione altrettanto farisaica, quanto quella fatta dei regola men ti, del principio della lotta di dasse, infischiandosi dei diritti. di tutta la classe lavoratrice, che verrebbe danneggiata direttamente e indirettamente dall' esaudimento delle loro domande economiche, insistono energicamente nelle medesime. A Pantano ed a Bissolati, che li avvertivano del pericolo, che fanno correre all'esercizio di Stato, essi per bocca di Branconi rispondono in una intervista con un redattore dell'Avanti! (n. del 6 marzo) che si sentono abbastanza forti da imporlo al Parlamento e allo Stato. Essi si sentono tanti Capanei, che possono sfidare tutto e tutti. Perciò s'impone sempre la risposta al quesito : si ha il diritto di proibire 10 sciopero nei pubblici servizi ; e si può reprimerlo efficacemente ? La quistione di diritto, quando la forza parla ed opera, mi pare assolutamente oziosa; pure siccome i sostenitori dei ferrrovieri con molta sveltezza invocano il diritto comune a difesa del lo sciopero <lei ferrovieri e questi ultimi presentano come vittime di un tentativo di reaziJne vergognosa, violatrice della libertà umana e distruggirrice di questa importante conquista delle classi lavoratrici nel secolo scorso, è necessario esaminare quanto buon fondamento c'è in queste invocazioni e in questi ricordi. Non credo che in Italia ci siano reazionari, che vogliano fare passi indietro_ tali da negare il diritto di sciopero in generale e pei favoratori liberi; ma tranne la piccolissima falange socialista che fa capo ai redattori dell' .Avanti I e del!' Avanguardia socialista credo che in tutti sia concorde il parere di disti"nguere tra sciopero dei lavoratori nell'industria libera, nei rapporti tra privati e privati; e sciopero nei servizi pubblici e tra gl' impiegati alla dipendenza dello Stato. Il socialismo rilorrnist,1 italiano su-questo ha ado, per:1to w1 linguaggio non espiicito; nu si è espresso in guisa da far comprendere che prova ripugnanza ad :1mmettere lo sciopero nei pubblici, servizi. Filippo Tutati, a parte quanto anche da recente h:t scritto nella Critica Sociale, in occasione più solenne innanzi al Consiglio superiore del lavoro (marzo 1904) dichiarò : « Io sono perfettamente di « accordo con le idee generali sostenute anche dal- « l' on. Sonnino. Ammetto che in materia di grandi « servizi pubblici, di Stato o no, si possa pensare « a una determinata giu~isdizione che, merce la « concessione di determinate garenzie, sostituisca « il diritto di scio.pero , questa forma tumultuaria « e primitiva çli lotta, con adeguate forme di ~re< bitrato in collegi nei quali , per mezzo di rap- « presentanza elettiva gl' interessi dei lavoratori e< trovino la voluta salvaguardia. » E' evidente che pel Turati il diritto di sciopero
i20 RiVIS'fA POPOLAl{E nei pubblici servizi è una enormita , ma invece di dichiararsi esplicitamente per la proibizione o per la repressione egli ha insistito abilmente, per non offendere le convinzioni e la rettorica di mo! ti socialisti, sulla prevenzione dello sciopero per mezzo del contratto· collettivo di lavoro e dell' arbitrato obbligatorio. . ccPerchè pensare alla repressione, egli avrà detto, se l'arbitrato lo. eliminerà? » Più esplicito il Bonomi. Questi occupandosi dello scioperonei servizi pubblici nel Giornale di Sicilia (23-24 febbraio) si pone la domanda : <( Ha lo Stato << il dovere di garantire la continuità <lei pubblici << servizi ? >> E risponde : ccEvidentemente si. Nè quest'azione può essere << ritenuta una difesa di classe, cioè una difesa degli « interessi capitalisticicontro gli interessiproletari. « E' difesa di classe l'azione dello Stato in uno << sciopero normale quando, per lo specioso pre- « testo di salvare la ricchezza nazionale (caso di « messi che per la ritardata mietitura vanno per- « dute ), interviene a difendere, in sostanza, Ja riccechezza di alcuni proprietari contro gli interessi cc operai. Ma non è più azione di classe quando lo cc Stato difende gl' interessi di tutta la collettività « contro uno sciopero nei servizi pubblici che è - « e lo vedremo più innanzi - soltanto una delle « tante forme di lotta di una speciale categoria di cc lavoratori. Qui si potrà vedere quale debba es- « sere il modo più equo e più opp'òrtuno della cc difesa, ma non ci si potrà restringere-come molti « fanno - alla negazione pura e semplice della le- « gittimità di questa difesa. >> Affermare il dovere nello Stato di garantire la continui!.à dei pubblici servizi senza accordargli i diritti e i mezzi corrispondenti per potere compiere ·tale dovere è tale enormità, che non può albergare in mente umana equilibrata. E' evidente, perciò, che pel Bonomi l' affermazione di quel dovere non può essere monca e iniqua non concedendo allo stato diritti sufficienti ed opportuni. « Dunque, obbietteranno ferrovieri e funzionari. << saremo messi fuori del diritto comune; saremo « sottoposti ad un regime odioso di eccezione? » Si può rispondere all'obbiezione che i supremi interessi s.ociali , che sono quelli che nel caso presente, impongono il dovere allo stato di provvedere alla continuità dei pubblici servizi, costringono a violare i princi pii ge;1erali più lodati e più ·accettati dalla comune degli uomini. Tutte le leggi. e tutti i regolamenti nelle società civili non sono che violazioni della libertà individuale ; tutta la così detta legislazione so(iale non è che una sistematica violazione dei dritti dei privati. D' onde la doppia reazione ed avversione: degli anarchici contro le leggi e i regolamenti in _genere e dei conservatori, dei proprietari, degli industriali, dei capitalisti, contro la legislazione sociale in ispecie. Ma l'interesse della Società o almeno della grandissima maggioranza dei suoi membri fa sorpassare su tutte le obbiezioni ed imp0ne leggi e regolamenti e legislazione sociale. Nel caso dei vincoli da iniq, rre ai funzionari dello Stato ci sarebbe ancora da ,lg/•mgére un altro argomento giustificativo. Gli anarchici e gli avversari della legislazione sociale possono sostenere lt proprie vedute osservando, che essi non hanno accettato spontaneamente e uon si sono volontariamente sottoposti alle coercizioni, che essi detestano. Non possono dire altrettanto i funzionari che hanno accettato volontariamente di servire lo Stato: tra gli uni e .l'altro c'è un vero contratto bilaterale, la cui risoluzione, non può avvenire che di comune accordo. Si passi anche sopra a questi doveri che sorgono da un contratto liberamente accettato dai funzionari e si adotti il criterio più largo, più radicale e più democratico, astraendo dai diritti superiori dello Stato e dagli i.nteressi vitali delle Societa nella continuazione di un servizio pubblico, da cui dipende la vita della medesima. Ferrovieri e funzionari invocano il diritto comune e ·respingono fieramente ogni regime di eccezione ~omandando il. rispetto del diritto allo sciopero, di cui godono tutti gli altri lav(?ratori. Con ciò essi dimenticano una bagattella: chi è posto in una condizione privilegiata non può invocare in suo favore il diritto comune. Privilegio e diritto comune sono termini asso Iutamente contraddittori che non si possono mettere accanto l'uno all'altro, senza violare la logica e la giustizia. • Ora ferrovieri e funzionari sono in condizione assolutamente privilegiata rispetto ai lavoratori di ogni sorta : e i loro privilegi consistono : 1 ° nella st~bilità della occupazione ; 2° nella stabilità della misura della rimunerazione del servizio prestato ; 3° nella regolarità della carriera, che significa sicurezza di graduale miglioramento; 4° nel diritto alla pensione, trasferibile nei figli e neJla vepova, dopo un determinato numero di anni di servizio. Viceversa i lavoratori liberi e i liberi professionisti : 1 ° vanno incontro al pericolo crescente della disoccupazione, cioè della miseria squallida ; 2° possono vedere diminuito il salario , lo stipendio ) H reddito a seconda delle vicende del mercato; 3° nella vecchiaia, rimangono abbandonati alla loro sorte - , spesso miseranda, tristissima. Ne vale il dire, come osservarono i ferrovieri del Sindacato di Firenze che essi, come tutti i funzionarii, rilasciano un tanto per cento del loro stipendio per godersi la pensione. No; questa non rappresenta una semplice assicurazione obbligatoria: è un'assicurazione nella quale i premi annui per una parte vengono pagati dagli assicurati e per un'altra dal governo : quest'altra park, perciò, rappresenta ua soprassoldo invisibile per i funzionari sciocchi, ma tanto reale che gli accorti pregano e scongiurano di rilasciare anche in una volta le ritenute che avrebbero dovuta rilasciare in una serie di anni, se sono tra le poche categorie che non hanno diritto a pensione , come gli straordinari e i cosi detti ufficiali postali st~bili. Questa situazione privilegiata dei funzionari era stata descritta coll'abituale chiarezza e precisione da un illustre scienziato in un momento in cui la quistione non aveva assunto le proporzioni ·d'attualità disgustosa di oggi. Maffeo Pantaleoni ne scrisse in questi termini nel Giornale degli economisti di Dicembre 1903 (Alcune osservazionisui sindacati e sulle leghe). ccLo Stato, egli dice, ha degli organici, cioè un a tabella stabile per il numero e la qualità dei lavo-
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