RIVISTA POPOLARE 109 Gli operai russi sono in condizioni migliori della massa dei contadini, ma stanno di tanto sotto gli operai tedeschi di quanto questi stanno sotto agli operai inglesi o americani. A parare nella massa operaia russa lo svegliarsi della coscienza proletaria, il govorno aveva tentato una specie di organizzazione d'iniziativa poliziesca, un socialismo di polizia, ma con mezzi così grossolani da fallire alle prime. (Die Woche, 18 febbraio). ♦ Camille Mauclair: Arte e socialismo. - Il socialismo moderno si è chiarito nemico degli elementi lirici del pensiero. Esso possiede una meravigliosa unità logica nelle sue do,nande che raccolgono le masse a un'azione com un~; ma si mostra meschina uel suo positivismo; manca quasi inte1·amente di idee generali; teme di tutto ciò, che non abbia valore di utilità; è nemico dell'idealismo; ~ la sua paura si palesa sopratutto sul terreno della mo1·ale. E strana la tenacia de!le idee morali borghesi fra i socialisti. Proprio nel momento in cui la bor• ghesia si libera delle sue ristrette idee morali, queste vengono assunte dai socialisti. Quando i giornali socialisti discutono di uno scandola borghese lo fanno con una incredibile prudèrie. I borghesi si mostrano in molte questioni, per esempio quella del matrimonio, più avanzati dei socialisti. Se i socialisti gi Ltngono improvvisamente al potere , ci dararanno un importante rivolgimento economico, ma ripristineranno nel loro stato una morale fatta, oh ironia, della quintessenza delle idee ripudiate della class~ abbattuta. Il socialismo non vuole ammettere nel suo acciecamento che in un nuovo ordine economico sarà necessario un nuovo ordine spirituale. Gli odierni scrittori, artisti e ideologi, sentono che il socialit1mo è necessario, lo seguono con simpatia perchè esso porta la giustizia ai miseri; ma non lo possono considerare se non come l' imperfetto prologo di un più elevato stato sociale. Non lo possono amare per :sè stesso, giacché esso li guarda come nemici e sta loro di fronte nella piena incapacità di intenderli, li vuole da parte loro un certo coraggio per seguitare a lavorare per lui nel romanzo o nel dramma, ,e lo fanno infatti solo rispondendo a un loro alto istin.to. È penoso ad esempio per un artista di difendere contro intelligenti borghesi il socialismo da attacchi, eh' egli sente giustificati, alla banalità at·retrata dei pensiero socialista. Che dire di certe comiche deliberazioni di municipii socia~ listi~ E della meschinità, della miopia psicologica, del basso utilitarismo, dei luoghi comuni di certi discorsi dei capi~ Il posto lasciato alle mediocrità nel partito è così grande da far disperare. Una ipiuoranza va esclusa da questo giudizio. Questi pochi considerano il socialismo come un ampliamento delle vedute morali ed economiche del mondo, e quando sorge un nuovo elevato pensiero tentano d'introdurvelo. Ma la maggior parte def capi contano su una intellettualità popolare assai inferiore a quella che in realtà esiste. Il positivismo, l'ateismo. il falso spirito scintifico-marxista li hanno riempiti dì tale ostilità contro ogni ipotesi"spiritualista, contro ogni originalità di pensiero, da farli rinchiudtre nello stretto cerchio dalle loro piccole proposte pratiche, d' onde guardano . ag~i ideologi con lo steseo odio con cui li guardavano i desposti. E perciò temibile che fra socialisti e artisti si scavi a poco a poco una fossa -insormontabile, e e' é da chiedersi se la rivoluzione socialista non tratterà l'arte come una fonte di corruzione da sopprimere o in ogni caso come un superfluo perditempo. Parecchi artisti credono già d'esserne sicuri, essi si sentono già in esilio; odiano il socialismo e formano una piccola società che somiglia a quella degli emigrati della rivoluzione. Ma v'è la frazione dei concilianti che seguita, malgrado tutte le ripulse, a tentare accordi. In ogni caso l' utilitarismo non può uccidere l'arte per la semplice ragione ch'essa è immortale. Ma si avverrà uno scontro fra l'arte dei raffinati, l'arte dt-lla " torre d'avorio ,, e la massa sociale. L'arte assumerà forse nuove forme e seguiterà a vivere. . Si veda già oggi. L' a1·chitettura è maltrattata; le nuove città 1ndustriali hanno un aspetto corretto e tedioso; ma alla poesia della pietra che ci diede i palazzi e i tempii, sembra già sostituirsi la poesia del ferro in qualche nuova costruzione. Poi ecco la rinascita dell'arte industri~le. Con gioia vediamo gli artisti farsi artigiani, dare forma d'arte agli oggetti d'uso comune, popolare. L'operaio si trova così ogni giorno più a contatto dell'artista e si eleva. Vien formandosi da questi contatti, a poco a poco, Hna generazione operaia che potrà aprire gli occhi ai capi socialisti quando qu.,sti giunti al poteri'! colla rivoluzione seguiteranno a esclamare: Che importa a noi del1' arte~ Alla letteratura, alla pittura, alla musica manca la fortuna di tali contatti manuali e te.,nici con la classe operaia. Ma la pittura va divenendo coll'illustrazione, colla decorazione murale, l' istoriografo della massa lavorante e sperante; così la scultura in piazza e giardini. La musica è l'arte democratica per eccellenza: la sua lingua è internazionale: la sinfonia è la messa e la coruunione dell'avvenire. Già ora le masse lavoratrici d'Europa s'affollano ai concerti sinfonici domenicali. La musica conserverà al mondo l' emento spiritualistico senza di cui nessuna società può vivere. Anche la letteratura sociale cresce, inonda i giornali , costringe editori affaristici ad accogìiere dichiarazioni impensabili dieci anni fa; e d'altro lato i poeti escono dalla torre d' avorio e si pongono a contatto del popolo. L'arte insomma sa t1·asformarsi in mod;> da non apparire inutile mai. Essa fa al socialismo ottuso. al partito del ventre, la più abile delle opposizioni; gli rende dei servigi; il giorno della catastrofe essa si troverà àd essere· una delle magg10ri forze del nuovo stato, parteciperà alla minuranza direttiva. (Die Zukunft, 25 febbraio). ♦ Gis Leno: Perché t Giapponesi non vlnceranno(1) - I Giapponesi non vinceranno ... Io sono forse il solo che, in Italia, manifesti un giudizio contrario al giudizio di tutti i critici. Ciò però non mi scuote. Mi si dice che il giudizio generale è il giudizio di tutti gli uomini che dello studio llell'arte della guerra ne nutrirono tutta la loro vita. Ammettiàmolo· Ma io so che un buon soldato non 1' mai un bravo critico, io so che per essere un buon capitano non occorre frequbntare l'accademia militare .•. Quelli che già vedono i Gia11ponesi a Pietroburgo, quelli che non hanno mai veduto splendere un mattino orientale su viso giallo, che non hanno mai veduto sorgere un'aurora in Siberia, io vorrei, l!le lo studio dei popoli e la riflessione non sono cose loro, che, prima di generalizzare un giudizio, interrogassero almeno con qualche serietà la storia, poichè ciò potrebbe modificare alquanto il giuoco dei loro pensieri. Del resto, io non pretendo cht1 il mio giudizio sia il vero: io non attacco l'opinione di alcuno. lo studio, null'altro ... io, sulla grande mappa della Manciuria, che occupa tutta: una parete del mio studio, l!legno i movimenti e le operazioni dei due eserciti nemici, a volte, ho quasi la sensazione del vnoto: mi pare che tutto mi s•·ugga sotto la st1·etta della memoria, come un cavallo ombroso sotto il cavaliere che lo inforca. Noi dobbiamo rivedere tutte le diverse fasi della campagna, confrontarle, coordinarle, formare in noi una specie di archi- • tettura grandiosa, una prospettiva dove tutte le fasi si sovrappongono e si subordinano logicamente le une alle altre ... Noi vedremo allora che i più straordinari avvenimenti di questa guerra, sino ad oggi, furono qnelli che nessun telegramma ufficiale, che nessun telegramma di corrispondente riferì : gli avvenimenti, cioè che non si verificarono, i fatti che avrebbero dovuto prodursi e che abortirono, Il primo fra tutti e il più importante, è il grave errore che i Giapponesi commisero non spingendosi con un esercito nel Liao-Tung, subito dOj)O la prima battaglia navale dinanzi a Porto Arturo... Nessun uomo competente e sincero può negarlo : se i Giapponesi avessero mandati solo 55,000 uomini a not•d dt Daini prima della fine di febbraio, essi avrebbero indubbiamente sorpresa la fortezza nel tnassimo disordine, senza (1) Le idee che manifesta Gis Leno-il nostro collaboratore D. G. Evans - sono state manifestate anche dai criteri militari inglesi : i meno sospettati di antipatia verso il Giappone. N. d. R.
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