Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 4 - 28 febbraio 1905

100 RIVISTA POPOLARE a spingere questo importante ramo del dritto s1dla via del progresso umano. Se non che, per verità - è doloroso constatarlo - nè studi sociologici, nè tempi nuovi, nè civiltà progredita sono stati capaci di smuovere il dritto internazionale dai canoni di barbarie e di crude!tà. sovente efferata sui quali è saldamente fondato. E noi assi•. stiamo allo spettacolo di sentire, ancora oggi, eminent 1 cultori di dritto (che per lo meno vorrebbe dire giustizia) discutere e codificare, senza esecrarli, i principi . del delitto e del brigantaggio collettivo. Occorre, però, sogginngere e rilevare, che i giovani cultori di scienze sociali e di studi sociologici non hanno menomamente temprato le loro energie in qu~sto ramo del dritto, lasciandolo abbandonato in balia ai nostri tabbaccosi professori universitari, i quali restano, come ostriche , attaccati ai padri lari, sempre ostili e retrivi all'odierno movimento intellettuale inspirato ai novelli bisogni sociali. E perciò, ben ha detto Eduardo Cimbali - uno dei rari giovani, che al Dritto Internazionale han dedicato i loro studi - e se vi ha disciplina che, daile sue origini ai nostri tempi, sia stata e sia ancora, più che inutile una vera calamità, per tutti i popoli della terra, siffatta disciplina è il Dritto Internazionale •. E ciò, malgrado al Dritto Internazio- . nale e spetti l'altissima missione di promuovere il benessere e la felicità di tutti i popoli > • Nè la seconda asserzione del Cimbali a noi sembra azzardata; che anzi, a noi pare sia la traduzione pura e semplice di quella legge propria e fondamentale dell'evoluzione umana, la quale nella solidarietà e nèll'altruismo trova i caratteri differenziali del progresso degli aggregati umani. Se, difatti, alla solidarietà ed all'altruismo debbono inspirarsi i rapporti tra gli uomini singolarmente considerati, non si comprende perchè da tali principi dovrebbero allontanarsi i rapporti tra i popoli. Vero è che il progresso dei singoli precede quello dei gruppi e quindi il progresso individuale umano corre più rapido di quello sociale dei popoli e delle nazionalità; ma da un dritto civile che, proclamando la giustizia, abborre e condanna il furto ed il delitto ad un dritto internazionale che, sanzionando la forza e la violenza, codifica e disciplina l'assassinio collettivo e la conquista brigantesca, molto, ma molto, come da un estremo all'altro, ci corre. Eduardo Cimbali dal Dritto Internazionale vuole sancito il riconoscimento e la garanzia dei dritti di indi pendenza di tutti i popoli sparsi sulla terra, e dimostra come errate sietio tutte le teorie degli scrittori, i quali affermano che tale dritto regola oggi i rapporti tra gli Stati. Nè la teoria della nazionalità, nè quella delle razze e tampoco quella dell'equilibrio politico riescono a concepire - come l'indirizzo nuovo del Dritto Internazionale sostiene - la spontanea volontà come l'unico criterio civile che possa regolare l'unione politica dei popoli. Non crediamo _si possa, senz'altro, accogliere la concezione del Cimbali, circa la distinzione tra Stati legittimi e Stati arbitrari, Stati-potere e Stati-prigioni, per risolvere il problema della personalità internazionale e quello della magisfratttra o sovranità internazional,e come potere superiore ed autonomo, che debba. garantire il più sacro fra tntti i dritti dei popoli, civili o barbari : l'indipendenza. Ma non si può, d'altra parte, col Cimbali non addivenire in tutta la critica fatta all'odierno Dritto Internazionale, che rende e il più servile ed illimitato omaggio alla brutalità della forza•. Disciplinare la conqui~ta, la schiavitù internazionale a scopo di sfruttamento, la coercizione violenta, il vassallaggio politico e gli orrori della guerra. in tutte le multiformi sue truci manifestazioni e contutti i mezzi efferati di cui si serve, tutto ciò non deve più formare materia meritevole di essere dal dritto disciplinata; potrebbe tutto al più essere oggetto di un dritto internazionale penale, che, malaugurat.amente, è ancora molto di là da venire. Le proposte di disarmo, di arbitrati internazionali, di conferenze per la pace, che di tanto in tanto partono da sovrani e governanti, i quali, all'incontro, della guerra e della conquista non sono che continui paladini e fomentatori, meritano il sogghigno, e null'altro, di tutti coloro che alla pace degli uomini aspirano e alla personalità umana sacra ed inviolabile· si votano. E noi ci auguriamo che il Dritto Internazionale non sia ancora più a lungo lasciato alla mercè dei bigotti della scienza, barbogi custodi di avanzi intellettuali di barbarie, e che le giovani energie, a cui il Cimbali fa appello, portino il soffio rinnovatore della loro vitalità in questo campo del dritto, tanto interessante il progresso umano. quanto ancora è, per ~ontro, ne• gletto. Catania, GIOVANNI DE GENNARO 1111111I1111111 li I li li I I I I li I I I I li I li I li lii li I I li I I I I I I li I I I I I I I I lii I I li I I 1111I1111I111111 Il problema delì' Enfiteusi ( Cont. e fine, v. nu1n. I, anno X·) Essendo con vi azione generale delle persone d' affari chei difetti e i rischi sono inseparabili dai canoa i , la negoziazione dr essi è stata e sarà anche nel futuro difficilissima ed onerosa. Uguale persuasione hanno i proprietarii di terre; i quali appunto da gran tempo non fanno più concessioni nuove , non tanto perchè la legge attuale li inceppa , e li avversa, quanto perchè hanno la certezza di creare , con nuove concessioni, una fonte di grattacapi e di perdite per sè e pei loro discendenti. .Ad incora~giare le nuove concessioni riuscirebbe solamente l'applicazione del progetto senatoriale del 94; perchè con quello i proprietarii non dovrebbero faro altro che concedere le terre per poi scaricare sulle spalle dell' istituto cireneo la cura tJ il rischio dell'esito finale Però, se questo tornerebbe vantaggioso ai proprietarii di terre non sarebbe altrettanto vantaggioso pei portatori delle cartelle. * • * È superfluo mettere in eYidenza che il soddisfacimento df3i Canoni sottrae ogni anno somme non lievi all'assistenza che esige l' agricoltura la quale si avvantaggerebbe certamente di tanto quanto sarebbe il danaro che il coltivatore, non avendo più canone da pagare , potrobbe dedicare ad essa, non ave odo egli altra brama che l'arricchimento della sua proprietà. * * * Quantunque noi non vi assentiamo interamente pure dobbiamo far cenno dell'opinione di taluni pratici, i quali vedono nella esistenza del Canone una delle cause concorrenti

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