H. l V 1S ·r A P OP OLA R E 97 La procedura seguita dall' Engels non può essere pienamente apprezzata se non adesso ed il giudizio che può darsene non è dei più lusinghieri. Chi autorizzava l'Engels a fare di siffatti tagli chirurgici nel manoscritto? Dal momento che s'era messo a stampare, stampasse tutto, almeno nell' ordine stesso in cui Marx aveva scritto e pensato. Un'opera perfetta non ne sarebbe venuta fuori; tanto vero che Marx - squisitissimo temperamento di scienziato e d'artistaaveva rinunciato alla pubblicazione del proprio manoscritto; ma. ad ogni modo si sarebbe avuto alle mani un' opera nel suo genere completa , specie se Engels, senza ostinarsi a darla per seguito e comp!emento del Capitale, ce l'avesse presentata come la continuazione del Zur Kritih der politischen Oekonomie (1). Ma esauritasi, con quello che Engels ha voluto bat tezzare terzo libro del Capitale, la pubblicazione della parte dogmatica dell'opera, sono avanzati i frantumi della parte critica e storica Da pag. 126 a 173 si_sottopone a critica la teoria del plusvalore di Adamo Smith. Ma da pag. 174 sino alla fine dell'opera, Marx non fa che esaminare la vecchia dottrina smi th i ana in torno alla possibilità di riso}vere tutto il prodotto annuo in redditi peraonali ; materia questa che aveva già occupato pagine snervanti, prolisse, eterne del secondo libro del Capitale, pagine, che per gli eterni rigiri, per le infinite ripetizioni, per la stentata insistenza su concetti evidentissimi , danno l'impressione d' una dolorosa stanchezza di pensiero del loro autore. Non si riesce a capire perchè un editore intelligente e uno scienziato geniale come_ il Kaut5ky non abbia compresa la necessÌ.tà di evitare al lettore questo duplicato di materia e perchè abbia giudicato necessario infliggere al lettore centinaia e centinaia di pagine , che servono a confutare un preteso errore dello Smith, che forse consiste in un semplice · equivoco. Anche in questo volume si rinviene un'acuta disamina del concetto di dell'opera. Kautsky ha ricucite insieme queste membra disjecta ed ha preteso presentarle come una specie di continuazione critica del Capitale, contenente l' esame: storico delle dottrine del La salute in Russia produttivo e d'improduttivo usato dallo Smith ed in una specie d'appendice dottrinale dello stesso Marx è dichiarato il concetto che Marx si faceva di qneste parole, adoplusvalore. Ma che valore . . possono mai avere per no1 questi brandelli malamente accozzati e che, nel loro ordine logieo, si riferi~cono, passo per passo, a materie successivamente e ad intervalli trattate nei tre libri del Capitale ? Essi avrebbero potuto avere ancor per noi un pregio se fossero stati pubblicati al loro posto, al punto in cui cadeva l'analisi dottrinale. Separati dal testo, e da un testo tutt'altro - Uhm ! Mio padre mori a un tratto... mio zio Sergio è morto a un tratto... Credete voi che la malattia sia ereditaria o contagiosa ? .,perate nel loro significato economico. Ma tanto per la esposizione critica e la confntazione del pensiero dello Smith intorno alla maniera di calcolare il prodotto annuo e alla possibilità. di risolvere quest'ultimo in profitti , salari e rendite (nel che è evidentissimo l'errore· del non tener conto del risparmio iniziale e terminale, che deve riapparire sempre nel prodotto e non può risolversi in redditi , ma è esso stesso , agli inizi , un - Fo~se è ereditaria e conta8iosa ad un tempo, maest~; ma in ogni modo è preferile, per la sua brevità , alla Siberite lenta di cui muoiono i rivoluzionari. che pronto per la pubblicazione, appaiono per quello che sono: note, digressioni, po&tille, ad memoriam di uso personale, che più tardi l'autore avrebbe elaborate. Vediamo per esempio che cosa ci offre questo volume pubblicato dal Kautsky. Delle cinquecento pagine circa di cui il volume si compone, appena un centinaio contengono una esposizione delle dottrine sul plusvalore I Da pag. 85 a p. 125 è inserita tutta una lunga disamina del « Tableau économique • del Quesnay , che ha certamente la sua importanza, ma che conoscevamo già nell' Eugen Du hring dell'Engels e che ad ogni_modo non ha assolutamente da veder nulla con le teorie del plusvalore. (1) La sorte di sgraziata toccata ai_ manoscritti di Marx dimostra quanto avesse ragione l'Alfieri allorchè scriveva: " .... son convinto che chi lascia dei manoscritti non lascia dei libri; nessun libro essendo 'veramente fatto e compiuto •'egli non è con somma diligenza stampato, riveduto e limato sotto il torchio, direi, dall'autore medesimo. ,, Autobiografia, cap. XIX. ( Il 'Bruscolo) reddito) ed alla definizione del carattere di produttività. o improduttività , predicato del capitale e del lavoro, quanto per tutte le digres~ioni storiche intorno al significato del sistema mercantilistico e fisiocratico ; noi ci accorgiamo che manca la materia a cui tutte quelle critiche e dilucidaz10ni si riferiscono e siamo costretti ad andarla ricercando or nel primo, or nel secondo ed or nel terzo libro del Capitale. Cosicchè finiamo per convincerci che questo non è un libro , ma una raccolta di appunti per un libro ed una sequela di citazioni e di rinvii bibliografici , i quali certamente in un libro dominato dal sentimento artistico di Marx, avrebbero trovato il posto conveniente che ora loro assolutamente manca. Se poi noi ci domandiamo qual vantaggio la pubblicazione di questo libro frutta alla scienza , siamo costretti a dissentire dal suo editore , che vorrebbe ritrovarne uno grandissimo. Il solo insegnamento che la lettura di questo libro suggerisce è che la dottrina del plusvalore, da sir William Petty (1662) al Capitak
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