RIVISTA POPOLARE 83 Un francese - e quindi un amico, un alleato, certo un giudice benevolo - il s·igoor Pierre Giffard ha narrato io un libro di trecento pagine testè uscito (Roubles et Roubla/'.lsj tutta una set·ie di concussioni, di nbusi, di scrocchi e via dicendo che dàono una ben triste impressione del disordine, dell'at·bitrio amministrativo che regna nell'immenso impero di Nicola li. Come sarà possibile di rimediare a questi guai senza la vigilanza, l'azione oculata, di corpi amministrativi costituiti al di fuori della burocra"Z:a di Stato f Questa lotterà fino all'ultimo per conservare la sua posiz·one privilegiata e lucrosa; la nobiltà come classe f• impotente a compiere qualsiasi grande mutamtJnto, e la classe dei contadini può certo ribellarsi e far scoppiare qua e là dei movimenti rivoluzionari, ma è incapace a dirigere una riforma. Sicchè se il ventesino secolo deve portare a una riforma auzichè a una rivoluzione in Russia, ogni speranza di un cambiamento pacifico va. riposta in quegli ~nti che hanno già mostrata i<ttitudine pel governo locale autonomo con desiderio ragionevole di riforme politiche, ossia negli zemstwa o consigli provinciali. Il resto d'Europa, che ha conosciuto altri movimenti sociali molto più temibili, può assistere tranquillo alle presenti agit.azioni della Russia; ma i suoi voti non possono essere se non per le riforme al più presto, onde sia· evitata quando che sia la rivoluzione, che ceri.o scoppierebhe anche in quel paese come non mancò negli Stati d'Occidente, quando di fronte ai nuovi bisogni, alle nuove aspirazioni si volesse pertinacemente opporre la forza dissolvente della inerzia. E la circostanza che proprio ora la Russia è impegnata in una guerra disgraziata, frutto d un imperialismo nefasto, aggiunge, anzichè togliere, alla necessità di procedere sulla via delle riforme per por riparo alle conseguenze dannose dell'autocrazia, del prepotere della burocrazia, delle persecuzioni e della ignoranza. (Perseverariza). ♦ F. I{ u;itze: L'lslan:la al principio del secolo ventesimo - Le nozioni incerte e leggendarie che per gran tempo bastarono agli Europei sull'Islanda '' ultima Thule,, l'Islanda e il suo popolo, veugono a poco a poco chiarite dai viaggi e da un'abbondante letteratura. Ora è un islandese che prende la parola il dottor Valtyr Gudhmundson, e ci informa dello stato presente della civiltà nel suo paese. Povera di flora, povera d'animali, con quasi sole le coste abitabili, l'Islanda conta ora - la sua superficie uguaglia quasi quella di tutta la Germania del sud - solo ottantamila abitanti. Centri di popolazione considerevoli mancano; Reykjawick, la capitale, ha 8,000 abitanti. S1 crede generalmente che gli islandesi, per essere i discendenti degli antichi norvegesi emigrati, aL,biano conservato purissimo il tipo della. razza garmanica. Non è punto cosi. Con i nobili norvegesi cho alla fine del nono secolo si sottrassero all'oppressione del re Harald dalla bf'lla chioma, seguendo l'ardito navigatore Ingolf, emigrarono anche numerosi &ervi e schiavi parte celti, parte lapponi, parte finni che rafforzati poi da altra emigrazione celta si mescolarono coi signori formando una razza particolare nella quale sono visibili le traccie della fusione. Verso la fine del 1200 l'Islanda perdette la sua libertà, venne incorporata alla Norvegia e poi con questa alla Danimarca. Nel 1830 s'iniziò anche n.-lla lontana isola un movimento politico liberale che condusse alla costituzione accordatale nel 1874 dalla Danimarca; ma l'agit·uione continuò in paese contt·o la disposizione che faceva risiedere il ministro per l'Islanda - un danese che ignorava la lingua dell'isola - in Copenaghen, e co11tt·o la nomina regia di metà dei membri della Camera alta. Nel 1901 la salita al potere dei libernli danesi fu di vantaggio agli islandesi; venne loro accordato un ministro parlante l'islandese con sede a Reykyavik, due nuovi senatori di nomina popolare e il suffragio allargato. Questa nuova legge è entrata in vigore pochi mesi fa, il l ottobre 1904. Nei comuni va notato che le donne hanno suffragio attivo e 1,assivo. In Islanda l'istruzione è molto curata; pochissimi sono gli analfabeti e non è raro incontrarsi in uomini del popolo che padano più lingue. La popolazione essendo molto sparsa, l'istruzione viene impartita dalle famiglie o da maestri vagaiiti - se ne contano 180 - che passano di fattoria in fattoria raccoglien(l.o i ragazzi del vicinato. V'è un ginnasio detto la latinskoli, varie scuole professionali agricole, industriali, artistiche per maschi e femmine. La piccola Reykyavik possiede musei, biblioteche, società di cultura ecc. Nella capitale islandese si può addottc,rarsi in medicina e in teologia : gli studenti d'altra facoltà vengono a Copenaghen. Col risveglio politico nel secolo scorso si ebbe anche un risveglio letterario. La poesia degli s,:aldi era morta sette secoli prima con la libertà. Ora risorgeva sotto tutt'altre forme I lirici più notevoli del secolo scorso furono Bjarni Thorarensen e lonas Hallgt·imson. Le novelle di Gest:1r Palsson vennero tradotte anche in tedesco. Cosi la ricerca letteraria vant..t i nomi noti in Europa di Finnur Magnusson, Vigfusson e altri, La vita economica non ha invece potuto prendere grande slancio. Le più importanti fonti di guadagno rimangono l'agricoltura, ma limitdta ai pascoli e all'allevamento del bestiame, e la pesca. Manca il porco in Islanda; abbondano le pecore ; l'allevomento dei cavalli è assai importante servendo t-ssi come unico mezzo di trasp0rto, giac-:hè l'Islanda non ha ferrovie. Si cominciano ora a dissodare terreni per una cultura progredita; sinora soio una parte infinitesima del suolo 3,53 miglia quadrat~ (il miglio 7 chilometri) è coltivata e quasi tutta a pat-colo ! Press0 a poco è la terra già conquistata alla produzione or fa un millennio! La pesca occupa il 30 °r0 della ·popolazione. Di un'industria islandese non si può parlare. Comincia ora una società inglese a utilizzare le grandi _forze d'acqua di cui l'fslanda dispon~ impiantando una fahhrica di cat·buri di calcio. Le ricche miuiere di zolfo non sono p.ù in esercizio. Al commercio manca il denaro: molte contrattazioni si fauno ancora mediante la permuta delle merci. Perciò lo stato ha fondato l'anno scorso una nuova banca, la seconda. L'Islanda non ha soldati e non ba debito pubblico. I soldati sono superflui i! paese non avendo nerr ici, e quanto ai debiti, a farne non basta la buona volontà, che c'olà non par neppure esistere, ma occorre anche il credito, e il credito vuol pegni sicuri che il piccolo pàtrimonio nazicnale dell'Islanda non offre ancora, (Die Grenzboteri, 2 e 9 febbraio). ♦ Pa~·tore A. Kaltho/f: Sulla questione d'un:t chiesa, d'impero. - La chiesa prussiana ha avuto un nuovo " caso,, il caso Fischer. Un vecchio p;tslore venne censurato dall'autorità ecclesiastica per aver esposto a un recente cougresso évangelico '' opinioni che offendono il sentimento religioso dei credenti ,,. La stampa liberale ha preso vivamente partito per il censurato e furono tenute riunioni popolari nelle qu;ili la censura si ritorse contro il concistoro. Questa agitazione rimarrà affatto infruttucsa; tali casi sono la naturale conseguenza del sistema ecclesiastico. Le autorità ecclesiastiche prussiane sono organi dello stato. La loro nomina è fatta dal ministro del culto, la religione c'entra solo in quanto essa può servire politicamente. La chiesa protestante è vera chie:sa di stato. Quando allo stato appare desiderabile una certa larghezza nelle cose della chiesa. la disciplina ecclesiastica si allenta. Settanta, ottanta anni fa potevano esservi con si gli eri· concistoriali più avanzati del pastore Fischer. Oggi spira altl'O vento. Lo stato militare a cui occorrono masse compatte dirigibili non può avere nemico più pericoloso di una religione divenuta personale, e non può trovare pH ostacolare la differenziazione del popolo in personalità, ,niglior alleato di una chiesa uffici,ilmente organizzata e resa unifot·me. Più la chiesa è centralizzata più è pericolosa alla libertà. Perciò vanno seguiti con grande attenzione i piani, in apparenza innocui, di unione di tutte le chiese protestanti ted~sche così energic,uneote favoriti dall'imperatore. Solo la profonda c1vversione dei nostri uomini politici ad occuparsi di questioni eccl€siastich~ può spiegare l'indifferenza verso piani che hanno già avuto principio di attuazione e che intaccano l'autonomia ecclesiastica e con. essa l'autonomia politica dei singoli stati. Il maggior pericolo di questo movimento e poi il rafforzarsi del confessionalismo protestante.
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