RlVlSTA POPOLARE 77 gran parte delle spese generali arriva nel le maui di fabbricanti austriaci e di persone che ivi comprano. Le nostre alte scuole militari, il nostro stato maggiore, i ministeri, le ambasciate, gli arsenali sono in A11stria; arricchiscono il popolo austriaco. Però anche i cannoni, le armi, le so::Jtanze esplosive, gli an1esi e · le· vestiinenta dell'armata sono prodotti in gran parte nell'Austria. Questa è nna delle ingiurie più dolorose all 'Ungheria. Pei nostri bastimenti d'acciaio mercantili, r.he vanno nelle coste italiane, non esce nessuna vite dalle nostre faburicbe che si trovano cosi in difficile lotta. Ciò ha parte nell'amareggiare i rapporti; tuttavia non ha maturato, questo lato delle relazioni economiche, un rivolgimento deciso. Ciò che in Ungheria eleva il pensiero della rottura con !'Austria con forza manifesta, ciò che anche spinge fuori dal partito di Kossuth il Conte Appony, di cui non ancora si è provato se sia un Amleto o tlll diligente scolaro di gesniti, ancorchè egli non vada a fondo , è la divisa prima il regno autonomo ( Onàllò vàmle1'nlet). _Il 76 010 dell'intera importazione ungherese è provveduta dall'Austria e vi si -contrappone il 71,58 010 dell'esportazione ungherese (891 milioni o 947 milioni di Corone) (l 902). La somma maggiore della nostra esportazione rimpetto a quella dell'Austria si mat11rò nel 1902, in cifra tonda di ®6 milioni di Corone , mentre nell'anno 1898 e '99 il passivo del nostro bilancio era di 80 milioni di Corone; in seguito è variabile, salendo all'incontro attivo dopo, nell'anno 1902 con 90 rnilioni, con 10 parti dell'esportazione verso l'Austria. L'Austria compra da noi mercanzia te::isile del valore di 4,000,000 di Corone. La lana delle nostre pecore: il nostro lino, le pelli grez_ze, lo zucchero grezzo noi esportiamo verso l'Austria, questa lavora tutto e lo rimanda indietro. E::,sa lavora non certo con,_ perdita, ciò è naturale. Io vendo le pelli degli animali della mia fattoria ali' Austria, le corregge serventi per la mia fattoria io le compro in Austria. Vero è di contro che l' A11stria compra farina e frumento pel valore di 230 milioni, buoi e porci del valore d1 150 milioni. Per vestiti di donna, 15 milioni, le arriva di certo per es. molta lana grezza da noi ecc. ecc. _ Però questa politica commerciale ha anche un'altra via d'uscita: l'attrarre, cioè, nella nostra sfera d'azione gli Stati Balcanici (in prima linea la Romania e la Serbia) con l'aiuto di privilegi economici. Essa forma l'idea fissa degli stranieri reggitori di Vienna. Poichè l'amicizia della Serbia, di dubbio valore, con nn passivo di 35 milioni per l'Ungheria sul bilancio commerciale, e la gelosia della supremazia russa o italiana inonda il mercato della monarchia con biade di 2a qualità e animali contagiosi e dello avvilimento del prezzo, cagionato ai prodotti ungarici di prima classe sul mercato viennese, non è a parlarne affatto. La fine della canzone è che la magnifica carne dei buoi ungheresi va veri;o Monaco e Vienna e che il grido della nostra celebre farina ungarica per il mescolamento dei frumenti rumeni di qnalità inferiori, viene guastato. Se la linea doganale circondante la monarchia operasse real men te per I a elevazione del frumento ungherese, come afferma vano gli a111icidelJa com11nanza del territorio doganale, allora il frrii:nento ungarico avrebbe avuto un prezzo più alto, circa la so1JJma totale doganale, in Vienna che in Londra (tolto i trasporti alle coste). In realtà viene in valore un terzo o nn q 1iarto del dazio sui cereap. Posto che col mettere i I imiti doganali autonomi, il prezzo àel frumento venga ad abbassarsi egualmente per l'intera somma doganale, di contro rispondiamo che come base del regno autonomo stanno i seguenti argomenti: 1) Il territorio doganale autonomo crea nna classe di operai di fabbriche di cui la capacità al consumo è più grande dì 3 o 4 volte degli attuali lavoratori della terra. Gli open-ti ungheresi mangiano carne spesso, mentre i contadini ungheresi la mangiano una volta al mese. Si compensa q_uindi il consu1uo interno con la cad11ta dell'esportazione. ~) Già non è consigliabile di basare il nostro bilancio economico sulle nostre esportazioni reali terriere, perchè i dazi forestieri, particoìarmente· i tedeschi, che hanno i più alti dazi agrari, in seguito della nostra esportazione di cereali ed animali, renderebbe il mercato austriaco favorevole o sfavorevole a seconda dei . pasticci veterinarii. 3). Questo viene confermato dall'esempio di Orispi in Italia, che favoriva il protezionismo agrario tra le popolazioni terriere, mentre favoriva in realtà il latifondo. Io ho indicato che i latifondi preparerebbero la fossa ali' Ungheria. e mi sia permesso soltanto di ri - cardare che la buona divi8ione inglese negli ultimi cento anni da un lato, la buona forma prus::Jiana dall'altra fanno apparire, chiaramente che il latifondo si vince soltanto col prezzo basso dei cereali e viene salvato soltanto col protezionismo dei cereali. N ell' interesse della scomparsa del latifondo Ungherese e della reazione ungherese è desiderabile che avvenga per l' Ungheria il regno autonomo, secondo il mio modo di vedere, e secondo l' esponente economico della democrazia e dei liberi pensatori ungheresi. 4) Contro il peso militaresco che già supera la forza economica del paese è possibile una lotta riccà di conseguenze sol tanto con l'aiuto di una forte classe di operai e industriali. 5) Soltanto con l'aiuto di una forte classe operaia solidale vi è da sperare che gli operai ungheresi ·e· austriaci riescano finalmente a comprendersi. 6) Le nostre pretfnsioni e le nostre spese restano ogni anno eguali, mentre l'entrata delle nostre terre dipende dalla stagione e quando, come nell'anno passato fu annientata metà dell'entrata, somigliamo·auo;~a alla donna allegra che si adorna di brillanti e di seta, mentre il suo figliuolo muore di fan1e a casa. 7) L'intensità della nostra agricoltura usa in modo sempre più vistoso le macchine agricole, i concimi chimici etc. etc., per necessità della nost.ra emigrazione enorme, con cui noi oggi o domani supereremo i i1ostri fratelli italiani: e l'espansione delle macchine agricole e l'emigrazione stanno in reazione l'una coll'altra. Nelio stesso giorno nella mia fattoria cominciò il s110lavoro
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