Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 2 - 31 gennaio 1905

36 RIVISTA POPOLARE della parola, è entrato in iscena in Russia e per arrivare in grembo alla civiltà contemporanea tragicamente ha· pagato il suo tributo alla morte! ♦ In una rivista che non può dare la cronaca degli avvenimenti non occorre rilévare tutti gli episodi terribili o pietosi della lotta che si è com battuta o che si continua a combattere in Russia per la libertà umana e per la civiltà moderna. A ciò soccorrono copiosamente e qualche volta fantasticamente i giornali politici quotidiani. Ma è necessario, è doveroso rilevare il carattere iniziale della lotta, che ha qualche cosa di commovente da parte degli operai e che aggrava la responsabilità del pazzo morale dalla cui volontà dipendono le sorti di 135 milioni di uomini. I lavoratori, benchè ne avessero il diritto, benchè avessero ogni ragione di diffidare dello Czar e dei suoi abbietti e truci consiglieri, non sono corsi immediatan1ente alla violenza, ma hanno fatto appelio al cuore del loro Imperatore ed hanno domandato soltanto di essere ricevuti ed ascoltati nella vana speranza che avrebbero ottenuta giustizia e che sarebbero state soddisfatte le loro più legittime aspirazioni. Ora nel loro appello c'era un linguaggio talmente mite, rispettoso, sincero, mistico anche, che può spiegarsi alla vigilia della ribellione solamente nell'ambiente russo saturo di tolstoismo e in masse operaie poste sotto la guida di un prete, il pope Gapony, che ha preso alla lettera tutto l'insegnamento che vien fuori dalle pagine e dagli apologhi più belli del Vangelo. L'appello degli operai, che avrebbe commosso qualm;ique cuore indurito , meno quellù di un Re, che riassume il dispotismo di tanti secoli, trova un commento giustificatissimo eloquente e decisivo nelle parole di uno dei più elevati rappresentanti dell'aristocrazia. Ecco infatti un brano della lettera che il principe Troubetzkoi, Maresciallo della Nobiltà e Presidente degli Zemstwos di Mosca, ha indirizzato al ministro dell'interno Principe Sviatopolk-Mirski: << Voglio qui spiegarvi e pregarvi di voler spie- « gare rispettosissimamente all'imperatore i motivi « che hanno determinato gli Zemstwos di Mosca a « esprimere la loro opinione, che condivido intecc ramente. La Russia attraversa in questo momento « un' epoca di anarchia e di rivo! uzione. Ciò che « avviene nel momento attuale non è soltanto la cc manifestazione di un'effervescenza giovanile, ma « la conseguenza logica e diretta della situazione es generale nella qùale si trova oggi la società russa. « Lo stato di cose attuale è estremamente peri- « coloso, perciò è dovere di tutti i sudditi fedeli « di opporsi con tutti i mezzi ad una simile sven- « tura. In questi giorni ho avuto la fortuna di « presentarmi dinanzi all'Imperatore e rendergli cc conto, per quanto potei, della situazione attuale cc della società. Ho cercato di fargli comprendere « che ciò che avviene ora non è una semplice « sommossa, ma una rivoluzione. Ho cercato anche ~ di fargli comprendere quali siano le ragioni che « spingono il popolo russo a una rivoluzione che cc n0n desidera. Sua Maestà ha il potere d' impe- « dire che le cose giungano fìn qui; ma per questo « non vi è che un mezzo : che Egli ~_wa fiducia « nella nazione e nei suoi corpi rappresentativi. << In fondo al mio cuore sono convinto che se cc l'Imperatore, con piena fiducia, permettesse alla « nazione e ai corpi rappresentativi di avvicinarsi « a lui , la Russia sarebbe liberata dalla tremenda ccminaccia di una sollevazione sanguinosa , e da- « rebbe tutto il suo appoggio a lui, suo Imperacc tore, alla sua autocrazia e alla sua volontà. cc In presenza dello stato di spirito di tutti quel)i cc che pensano con sgomento alla minaccia che ho « segnalata , non è più possibile umanamente di cc vietare ai patriotti di esprimere al loro Impera- « tore ciò che passa nei loro cuori , e ciò che li ccopprime dolorosamente. Non è più questo il mocc mento di tacere, quando la patria è in pericolo; « non si devono dimenticare le condizioni nelle quali << si trovano attualmente· quelli che hanno una cc moglie e dei figli. Anche se si dichiara colpevole « di parlare cosi verso l'Imperatore, nella mia qua- « lità di presidente dell' assemblea degli Zemstwos, « la mia coscienza è calma e pura ». Ebbene il Principe Troubetzkoi si è ingannato come s'ingannarono i lavoratori appellandosi al cuore ed alla ragione dello Czar. In quel degenerato non c'è cuore e non c'è ragione; egli, dando' spettacolo di viltà uguagliata soltanto dalla ferocia, fugge di palazzo in palazzo per salvare se e i suoi dal!' ira della rivoluzione ed affida tutti i poteri a quel granduca Vladimiro che pensa di non dover fare delle sciocchezzee di non voler ripetere gli errori commessidagli ufficiali di Luigi XVI. ♦ Trionferà il moto rivoluzionario presente, non ostante l'estensione sua dall'estremo nord all'estremo sud , da Pietroburgo a Sebastopoli? Io non mi faccio soverchie illusioni e ritèngo assai difficile che si verifichi oggi il lietissimo evento. I motivi che 111' inducono a diffidare, prim:1 che si conoscessero e si fossero verificati i moti s,rnguinosi di Pietroburgo cosi li enumerai il giorno 21 in un articolo dell'Italia del Popolo : 1 ° La scarsissima densità - poco più di 20 persone per chilometro quadrato - della popolazione del vasto impero. 2° La grande eterogeneità degli elementi etnici e nazionali, che lo compongono, ed il grado scarsissimo di cultura cui sono· pervenuti i medesimi. Qu~ste due prime cause rendono difficile l'intesa tra i malcontenti. 3° La straordinaria prevalenza della popolazione rurale, che forma circa l' 87 per cento del totale. 4° L'ignoranza straordinaria delle masse, l'analfabetismo superiore a quello italiano e spagnuolo che rende ancora possibile la superstizione e il fanatismo, il dominio dei reazionari del Santo Sinodo e dei Pope , la devozione verso lo Czar, che i contadini chiamano ancora il piccolopadre. 5° L' estrema miseria, che ha infiacchito ogni energia morale e reso completo l'adattamento delle masse ad uno stato di profonda e generale abbiezione - adattarn~nto reso più completo dalla degenerazione alcoolica e dall' ubbriachezza abituale, in cui si ricerca il sollievo alle sofferenze della miseria. .Dall'insieme di queste condizioni emerge q nesto paradosso: dove più necessaria e salutare riuscirebbe la rivoluzione, ivi è meno possibile, ivi è più difficile che esploda e riesca utilmente vittoriosa ! I dubbi miei, espressi prima dei moti rivoluzionari, parvero ingiustificabili a molti, che si lasciano

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