Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 2 - 31 gennaio 1905

34 RIVISTA POPOLARE molti avversari perchè continuasse a parlare, rinunziò alla parola. La convenienza, il dovere di ridurre la lista civile del Re d'Italia almeno alle proporzioni di quella del Re d'Inghilterra, e senza tener conto della popolazione più numerosa e della maggiore ricchezza del Regno di oltre Manica, rimane evidente anche per gl'imbecilli. Intanto quella evidenza che risplende come la luce del sole in una limpida giornata di luglio venne negata coi più strani sofismi. Si disse da Fortis che non era conveniente ridurla ora che le condizioni delle Finanze e della economia nazionale sono migliori che nel passato. Ma se c'è ingiustizia e sproporzione nella dotazione non è detto che ci sia prescrizione. Se il miglioramento :finanziario economico è reale, è altrettanto reale l'aumento del malcor..tento e il desiderio prepotente di miglioramenti nei funzionari e nei lavoratori. La coscienza pubblica oggi è più sensibile e tante ingìustizie e tante sperequazioni, che prima subiva rassegnata, oggi sembra decisa a non più tollerarle. Si disse che la Corona per mantenimento dei numerosi palazzi in ogni parte d' Italia spende molto. Ed è vero. Ma nei 51 milioni di patrimonio della Corona non sono pochi i ·beni che rendono. Perciò Mirabelli, e con lui i socialisti e i repubblicani, invocavano l'inventario di tali beni e il controllo parlamentare. Al Re si•· sarebbe assegnata una dotazione al netto e il Parlamento avrebbe data destinazione diversa a tante propriera · che sono onerose per la Corona e che possono riuscire utilissime alle Provincie ed ai Comuni. Si accennò alla poca importanza della riduzione per una grande nazìone e per un grande bilancio. Come: l'Inghilterra con 42 milioni di abitanti - oltre i 350 milioni dell'Impero - e con un bilancio di oltre tre miliardi - in tempi normali - non crede indecoroso lesinare su tre o quattro milioni, e noi con una popolazione di 32 milioni e con un bilancio di un rniliardo e ottocentomilioni dobbiamo disprezzarli? Ma se tale somma è un nonnulla perchè con tanta caparbietà si negano ferrovie, aumenti di stipendi, di assegni all' agricoltura, alla istruzione ecc. ? Si disse che il Re è buono è leale. Vogliamo ammetterlo. E se domani impazzisse e divenisse pessimo? Ma gl'Inglesi danno tanti milioni in meno ad Edoardo VII forse per punirlo delle sue scapataggini da Principe di Galles? E non è uguale all'assegno della Regina Vittoria, il modello delle regine, la fonte di tutte le virtù ? Sonnino disse che il Re d'Italia premia le arti, soccorre le lettere, incoraggia le scienze... E qui servoliamo e aggiungiamo soltanto che molti, per non crederlo ironico e maligno, pensano che egli si riferisca al futuro ... è non al passato prossimo. Si aflermò che la dotàzione era da conservarsi nelle alte proporzioni- attuali pel decoro e pel prestigio politico dell'Italia. Ma forse l' Inghilterra conta meno del nostro paese? Forse la Francia e gli Stati Uniti non sono rispettate tanto quanto noi? Via ! lasciamo da parte le burlette, che possono essere anche delle indecenze, delle sfacciataggini. Sonnino all'alta dotazione della Corona trovò un argomento nell'aver tenuto fede alla libertà ed al regime rappresentativo nell'essere stato un precipuo fattore dell'unità. E noi senza esporre il molto che ci sarebbe da dire in contrario, senza ricordare il proclama di Moncalieri, gli ostacoli posti a Garibaldi per il passaggio dello stretto di Messina, le trattative coi Borboni, Aspromonte, Fantina , le giornate di Torino , Mentata , il governo di Santa Caterina , il sangue nella farina ( repressione dei moti pel macinato), il processo Lobbia, la baloussada del 1870, 'la sanguinosa repressione dei moti dei Fasci, Milano e il 1898, i Tribunali giberna ecc.; senza ricordare tutto ciò, ripetiamo, vogliamo rammentare che se tenne fede al regime rappresentativo, Casa Savoia ne fu largamente ricompensata coll'acquisto di un Regno di 32 milioni di abi tanti e che non tenendovi fede può perderlo come lo perdettero i Borboni. Il tenervi fede è un suo dovere ed è il suo tornaconto. I Re d'Inghilterra che non vollero tener fede furono cacciati in esilio o decapitati; vi tengono fede dal 1688 in poi - dall'atto di assestamento - cioè da oltre due secoli e sono pagati molto meno del Re d'Italia! Infine rileviamo che si tentò anche l'impossibile e chi lo tentò fu l'on. Di Scalea che alla Corona volle mantenuta l'attuale dotazione in nome della benemerenza della monarchia in Sicilia... E Colajanni ebbe il tempo di rispondergli che i lunghi secoli di monarchia io Sicilia e nel mezzogiorno lasciarono in retaggio a •quelle regioni l'inferiorità intellettuale, politica, morale ed economica, mentre la superiorità dei settentrionali rappresenta l'eredità gloriosa delle repubbliche medioevali ... ♦ Concludiamo: m;rntenenr:lo una dotazione alla Corona superiore alla potenzialità economica delta nazione e sottraendola al controllo parlamentare si violò la logica, si consacrò un' ingiustizia, si commise un errore politico; e tutto ciò in omaggio alla rettorica e al cortigiaoismo. , La Rivista · 1111111111111ll li lii I I I li 1r '111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 li I 11 Un popolo che sorge ----~---- Mentre la guerra che si combatte nell'Estremo Oriente fa sorgere, o meglio riabilita una razza - la gialla - e la fa assidere trionfalmente tra i membri della grande famiglia umana capaci di civiltà e di rapida evoluzione progressiva, gli avvenimenti terribili che si svolgono a Pietroburgo, a Mosca ed in altri centri dell'Impero Russo ci fanno assistere al sorgere di un popolo che comincia ad acquistare coscienza dei propri diritti e vuole farli valere affrontando impavido il martirio e la morte. Sinora in Russia erano vissuti ed avevano agito l'Imperatore, l'aristocrazia, i generali, il clero ortodosso alla cui testa sta iJ maledetto Procuratore del Santo Sinodo, il Pobiedonoszefl; il popolo era stato assente, il popolo non era servito che per produrre, per pagare le imposte, per soffrire, per essere deportato in Siberia, per farsi uccidere ad un cenno del despota, che inneggia alla pace e s'incammina alla guerra-di cui il popolo ignora le ragioni intime, di cui gli vengono sottratti gli elementi per valutarne l'importanza, di cui non pu6 prevedere il fine e la fine. E il triste Czar nella contraddizione spaventevole s'ingolfa senza commettere

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