Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 2 - 31 gennaio 1905

RIVISTA POPOLARE 51 Ma questo è un libro del quale io non posso proprio dir nulla, perchè troppo antico ed intimo amico dell' autore: al quale, come a tutti i lettori del libro stesso e di questi miei stelloncini , mi permetto soltanto di fare più fervidi ed affettuosi auguri per l'anno nuovo. Chieti. MARIO PILO 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 -~IVIST/.1 DELLE RIVISTE -----~----- La crisi economica. inglase - È a prima vista inesplicabile e sconcertante il vedere con quale favore- sono accolti in Inghilterra i progetti protezionisti. È fuori dubbio, infatti, che l'I ughilterra deve la sua prosperità nel passato e la sua potenza economica al libero scamhio; ora com'è concepibile che il libero scambio, possa essere abbandonato e sconfessato appunto là dove è stato praticato per cosi lungo tempo e con tanto successo f Agli osservatori superficiali sarebbe .malagevole trovare una risposta a questa do manda; ma per chi ben guardi al fondo delle cose, non sarà difficile scuoprire che il proteziouismo non è che un mezzo, lo scopo finale è l'imperialismo. L'idea imperialista seduce e soggioga e, l'orgoglio di razza aiutando, il pubblico brittannico ne 1' invasato. Il sentimento, però, non ci ha che vedere. In realtà l'Inghilterra subisce una crisi delle idee di1·ett1·ici della sua politica tradizionale: crisi dovuta essa medesima ad una crisi delle sue finanze, del suo regime economico e di quello militare. Ed è questa crisi, così interessante pel mondo iutiero, che il Viallate, ha studiato perspicuamente. Il n;utamento nella politica doganale della Gran Brettagna avrebbe influenza sui mondo intoro. L'Inghilterra tornando ad essere protezionista, significa il solo grande mercato aperto, il centro di liquidazione delle operazioni mondiali che si chiude. Ne risulterebbe un imbarnzzo, un impedimento generale di cui tutti i grandi paesi risentirebbero dlrettamente il contraccolpo. 11 periodo di storia delle finanze brittaooiche, che si può collocare tra la guerra franco-germanica e la guerra del Tran - swaal, fu caratterizzato da una straordinaria prosperità, la quale si manifestava specialmente negli abbondallti gettiti delle imposte e nelle altezze quasi vertiginose cui giungevano i corsi dei consolidati. Ma con la guerra del Transwaal si ebbe un cambiamento a vista. L'avvenimento mise in luce stridente la necessità di trasformare la costituzione militare della Gran Brettagna .. Subito dopo, le difficoltà sopravvenute tra la Russia e il Giappone, plli la guerrn che ne seguì. fecero proelamare la necessità non meno imperiosa di rinforzare le forze navali britanniche. Frattanto bisognava passar sopra alle tradizioni finanziarie le più gloriose ; si doveva ricorrere ai dazi di entrata ed anche ai diritti di uscita, aggiungere più di 4 miliardi al debito, subire una caduta enorme e pers:stente dei corsi della rendita. Se tale è la situazione presente, !"avvenire i:, ancora più oscuro. Secondo calcoli attendibili, l'aumento reale delle spese dal 1873-74 al 1902-903 è stato di 1560 milioni di franchi, ossia un poco più dell'87 °10 • I servizi militari vi hanno contribuito per 932· milioni, i servizi civili per 380 e le sovvenzioni alle amministrazioni locali per 244 milioni. Certo è però che per un avvenire prossimo bisogna prevede1·e delle spese militari, navali, ciqili. ben più forti ancora. Il blue book della conferenza coloniale del 1902 riproduce le' seguenti parole dette dal Segretario di Stato per la guerra; " Fino ad ora la Gran Brettagna è :;empre stata l'ultima nei riguardi degli armamenti militari, il che non può più essere d'ora in poi. s~ qualcuno dei nostri possedimenti sia attaccato, bisogna che noi siamo in grado di colpire altrettanto rapidamente, se non più rapidamente, di un'altra potenza,,. È questo un linguaggio abbastanza categorico ed ha fatto testo. Per la marina l'opinione prevalente vuole che l'Inghilterra abbia in mira l'alleanza possibile di tre potenze. Questo è il parere di sir Cherles Dilke e di lord Goschen, antico Cimcelliere dello Scacchiere e per due volte pr. mo lord dell'Ammiragliato. Infine, lo stesso s11·Roliert Giffen, 11no statistico che fa autoritù, intravvede il momento in cui l'armata e la marina assorbirauno annualmente due miliardi. Si ridurranno forse allora le spese civili 1 È poco verosir~ile. Le spese per l'educazione nel bilancio 1902-903 ascendevano a 325 milioni e non si tratta certo di ridurle. Da geute pratica, gl'Inglesi vedono iD. un buon sistema di educazioue pubblica una delle migliori forme dell'organismo nazionale· Vi si aggiungano le spese d'igiene, le sovvenzioni alle amministrazioni locali ed altre spese indeclinabili, e s'intenderà bene il valore della dichiaraz1one l'atta dal Cancelliere dello Scacchiere del tempo, ch'era sir Hichs Beach, nella sua esposizior.e finanziaria del 1901, quando disse che '' la graoda difficoltà alla quale dobbiamo guardare ora non viene già dalle spese della guerra, ma dalle spes~ ordinarie del paese ,,. Il pericolo è poi tanto pii.i serio io quanto le circostanze della politica interna hanno portato un restringim ..mto della base di tassazione gen_erale. Le riforme eletto1·ali hanno avuto per conseguenza di dare alla politica fiscale uu carattere democratico: l'income tax è stata provveduta di una tariffa degressiva; le tasse di su...:cessiooe sono percepite secondo una tariffa pl'Ogressiv;i. Così ridotta, la base di queste imposte non -~ più cosi profonda perchè si possa aspettardene degli accrescimenti sufficienti di prodotto In sostanza, si prepara una evoluzione fiscale; questa già si delinea e si accentuerà senza duubio fra breve. S'intravvede ormai chiat·a le necessità di ricorrere alla istituzione di imposte indirette nuove. Perchè queste riescano efficaci bisognerà colpire gli oggetti di grande consumo; e affinché le classi ope1·aie vi si rassegnino, bisognerà offrir loro dei compensi; e perchè le colonie non ne soffrano. bisognerà accordare ai loro prodotti un trattamento dr favore. . Ormai il Chamberlain avrà buon ginòco. Il sno protezionismo apertamente confessato, bellicos ,, è offerto all'opinione pubblica inglese-·come una panacea; esw trae seco la soluzione politica e la soluzione economica; la 11oluzione della questione militare e navale, in pari tempo che la soluzione delle difficoltà finanziarie. lo una parola, il protezionismo di Charnberlain garantisce delle nuove risorse al hilancio, tende nello stesso tempo ad allegerire il bilancio inglese rr.ediante la partecipazione delle colonie ai carichi imperial'i. L'ultimo dece\lnio sopratutto ha visto uno straordinario sviluppo delle spese militari e navali. L'importanza di quesLi aumenti, le prospettive che ravveoire presenta fanno comprendere quanto debba esser grande il desiderio dei contribuenti inglesi di vedere allegerire il loro fardello. grazie ad un equo contributo delle grandi colonie, le quali non partecipano finora che in modo infimo alle spese comuni dell"Impero. Dopo l'abolizione dei dazi protettori, la prosperità economica maravigliosa dell'Inghilterra fe<:e del libero scambio un dogma politico che nessuno poteva più contestare. Ma fin dal 1875 le cose cambiarono. L'agricoltura fu crudelmente colpita; e, quanto all'industria, essa deve lottare contro dei concorrenti che hauno edificato la loro grandezza al coperto di ben difese barrierè doganali. Ed ecco il d )gma compromesso. Già la Commissione reale costituita nel 1885 per indagare le cause deÌla depressione economica, constatava che la situazione della Gran Brettagna, come prima nazione commerciale del mondo, non era più cosi sicura come prima, e che lenazioni estere cominciavano a batterla in concorrenza fuori misura, su parecchi mercati ove l'Inghilterra aveva avuto fino allora il monopolio. Ma l'abbandono del libero scambio, è anche l'abbandono della politica coloniale tradizionale. La politica tradizionale, s'intende quella che prevalse fin verso il 1886 o 1887, è una politica di rassegnazione alla legge, sempre agente io passato, secondo la quale le colonie di popolamento sono destinate a staccarsi dalla r iadl'~ patria. Ma questo fatto, consacrato dalresperieoza, è veramente u1ia legge fatale 1 Non lo si può affermare. La vita dei popoli e il loro sviluppi> non si svolgono più nelle stesse condizioni di una volta. ç,ò che si realizzò io passato non fu cne l'effetto di

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==