Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 2 - 31 gennaio 1905

48 RIVISTA POPOLARE voler rimediare a questo fatto, eh' è la causa principale dell' assottigliamonto delle rendite, bisognorebbo imporre tali e tanti controlli che il trapasso ossia la commerciabilità Jelle terre diverrebbe quasi impossibile , il che, come già è stato rilevato , è in aperto contrasto collo spirito della moderna legislazione. Per impedire lo smembrarsi dei fondi enfiteutici bisognerebbe proibire la vendita ed imporro che nulle successioni uno degli eredi assumesse quello terre per intero rifacendo i coeredi. Ma simili restrizioni della libertà di disporre del possesso o l'imposizione di una determinata caµacità economica non sono possibili nè in diritto nè io pratica. (continua) Comuno CESARONI .......... 11111111111111111111111111111111111111!11111! 111111111111111111111111, 1111111111 ~TBèèONCINI ~BTTBR~RI XXII. La nuova arma - Poeli e poesie- Ristampe di romanzi - Due commedie- Per la coltura - Libri di scienze socialiEstetica. Comincio l' anno con voi, o confratelli· nel duro mestiere della penna: tra i vostri libri e tra le vostre fatiche, o colleghi; e con voi, lettori della « Rivista ))' che in certo modo siete voi pure, per lunga consuetudine, della nostra famiglia, e che, se non scrivete, leggete, se non partecipate all'opera nostra, pure l'amate, la favorite, la promovete. Lo comincio bene, dunque, l'anno nuovo, malgrado il rovajo gelato che ~rla di fuori, malgrado il cielo di piombo, malgrado la neve che questa notte ci ha preparata la bi anca sorpresa di questo risveglio di capodanno , del paesaggio bizzarro a netti contrasti di bruno e di candido , a secchi fr~stagli di linee, di profili, di masse lapidee sorgenti di tra la soffice ovatta. Oh, i bei libri, i buoni libri , che ho letto in queste vacanze! Prirno , La Nuova Arma dì Mario MoRAsso ( Torino, Fr.lli Bocca) magnifico volume della Biblioteca di Scienze Moderne: la nuova arm:1, l'arma veramente odierna, con cui si combattono le grandi lotte civili (non meno aspre e spietate di quelle selvagge) è la macchina ; e della macchina in tutte le sue forme più evolute e in tutte le sue efficacie più prodigiose ci parla il Morasso nel suo volume , che, se non è visibilmente organico nella struttura, lo è certo· nell'ispirazione e nella sostanza; se non è fatto di capitoli preordinati in un tutw coerente, è però composto di frammenti .che un legame ideale e sottinteso rende omogenei ed armonici. Il libro ;isulta infatti di ~ei parti, ciascuna delle quali si compone di un numero vario di articoli , evidentemente pensati e scritti in momenti ed in circostanze diverse, e fosisi poi insieme pii.i tardi per naturale attrazione: articoli epici e lirici insieme, piu che scientifici o filosofici; materia poetica messa in prosa; ma in quella prosa calda, sonante, irruente, che è propria del Morasso, e che , se anche tal volta enfatica. ed iperbolica nella forrna , paradossale ed urtante nella sostanza , riesce in ogni modo sempre affascinante e persino simpatica, perchè è tutta sua, tutta originale, tutta sincera: e non è poco; anzi, in arte, è tutto. Sei parti , dunque , dicevo : una , (< Il ritmo della vita )), canta ed esalta la progressione della velocità, nello sport del1' esistenza colle~tiva, nella pista della concorrenza degl' individui e dei popoli, pista in cui materialmente e moralmente vince chi avendo garetti piu saldi e piu resistenti polmoni arriva primo al traguardo, ed è pronto a ricominciare anche subito; e stabilisce la legge d'equivalenza delle velocità stesse, cioè che in ogni periodo di civiltà l' impeto dei vari mezzi di locomozione tende a uguagliarsi, tanto che oggi la sola e pura energia umana, applicata alla bicicletta perfezionatissima, raggiunge la furia vertiginosa degli express, ottanta o novanta chilometri all'ora. Nella seconda parte, « Lo strumento della velocità ))' il veicolo odierno è studiato dal punto di vista estetico , la corsa fantastica dell'automobile o del treno elettrico o della controtorpediniera è contemplata come spettacolo , il carro del fuoco è descritto come oggetto di bellezza. la gapa tragica e mortale viene rappresentata come oggetto di poema. Poi, con la terza parte, « La velocità del domani in terra e oltre la terra », passiamo nel dominio delle fondate previsioni , delle facili profezie, sull' esito della lotta tra il vapore e l' elettricità , della sfida tra i giganti della meccanica nuova; e abbiamo la visione stupefa-::ente del treno futuro, che sarà nient' altro che l' evoluzione del tram elettrico ; a carrozze isolate capacissime e velocissime, a cento, a centocinquanta, a duecento chilometri l'ora, sùsseguentisi di cinque in cinque minuti, sempre pronte a partire; e pregustiamo la voluttà sovrumana del E< grande volo >>dell'aerostato sicuramente e definitivamente dirigibile, e, attraverso le onde marconiane, che già fanno dell'atmosfera un immenso spirito pensante, il divino andito a comunicare con gli astri. Poi ancora, nella quarta , « Il visitatore del mondo >>,il viaggiatore moderno, l'uomo cosmopolita che si sente chez soi tanto a Parigi quanto a Milano, tanto a Londra quanto a Palermo , tanto a Pietroburgo quanto a Firenze, tanto a Nuova- York od a Tokio quanto a Roma o a Costantinopoli, è messo a raffronto col viaggiatore d'un tempo, che a poche miglia dal suo paese già si sentiva spèrdL1to, ~onfuso, malato di nostalgie, di paure, di dubbi. E siamo alla parte quinta, « Le idealità e 1:i. macchina>>, dove alle accademie, ai parlamenti, alle vane officine di parole, son contrapposti i molioi a vapore, le fonderie, le acciaierie fragorose e v,1rnpanti, le feconde officine di cose; e dove son fatti sfilare davanti ai nostri occhi stupiti e ammirati, i nuovi cortei d'automobili, a centinaia, maestosi colossi docili e indomiti a un tempo; e dove la macchina apparisce ormai come l' ingrediente necessario d'ogni romanzo futuro; e dove è glorificato l' µ!timo poema dannunziano, come la prima e fulgida consacrazione dell' arte al lavoro dell'uomo, particolarmente con la « Preghiera ad Erme ». La parte sesta , infine, celebra gli eroi della macchina , i martiri della velocità, i conquistatori dell' energia, i sovrani del fuoco e del fulmine, i domatori e i guidatori fieri e sicuri degl'ippogrifi di ferro, che come cicloni indeviabili irrompono sui binari lucenti del mondo. w E passiamo alla poesia in versi: ricordo di avere un giorno annunziato su queste cronache un bizzarro volume di Giovanni MARI, intitolato Saggezza o follia e stampato dal Griec0 di Melfi; rileggendone ora qualche strofa, rammento di non averne allora dato alcun saggio, forse perchè incalzato dal tempo e stretto dallo spazio, e sento il dovere di farlo ora. Ecco « Mors »: << Lottai, Mistero, teca troppo spesso negli anni miei presuntuosi primi, perchè or di te, siccome allora, io rimi, e te io accusi, come allora, adesso; ma, o nero, o fondo, altissimo, inaccesso, sempre tu vivi, io sento, e sempre piu mi opprimi, e vie piu l'alma giu nel buio adimi, o mister delle cose e di me stesso I E t' amo or io, silenzioso amante, per ci6 ch'è troppa luce e troppo scuro, per ciò che passa io t'amo, e ch'è costante; però che al lembo delle cose nere cieco or men vo; ma libero e sicuro, contento di morir senza sapere, contento di morir per te, Mistero, sfinge che taci sull'inutil vero >>. Ed ecco in « Mandriale » un saggio delle Ballatette (Torino, Streglio (I)) di Mercurino SAPPA: « A munger, la Biondina è ( 1) A proposito di S~reglio: il giov~ne e intrapre_nJente editore subalpino pubblica da due me~1 un nuovo g10r_nale_ letterario settimanale, « Il Campo »; 11 quale è una specie d1

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