RIVISTA POPOLARE 39 I socialisti tedeschi hanno innanzi appunto l'esempio del liberalismo che nel loro paese non «arrivò , per aver mancato d'energia politica quand'era il momento (anch'esso, si capisce, può invocare la razza, la storia ecc. ecc.) e lasciò che la soluzione della unità germanica, pensiero suo, venisse da tutt'altra parte; ma }~anno poi già anche innanzi l'esempio dei socialisti sassoni lasciatisi spogliare del suffragio, sette od otto anni fa, limitandosi a modi di protesta che, per carità, non facessero male a nessuno. Intanto dalla vittoria dei tre milioni in qua, c'è nell'aria la minaccia di una correzione al suffragi.o universale (che fu un espediente della politica di Bismark, non_ una conquista del popolo) e nel partito -stanno chiedendosi senza fretta che farebbero se il governo osasse. Certo, anche se i capi in q 11elcaso volessero non sarebbe facile muovere improvvisamente una massa che ode predicare da quarant'anni e badiamo di non provocare, il vantaggio sarebbe della polizia; non aspetta di meglio che di poter sparare » • Perciò Bernstein vnole che si cominci a dire « andate là, che nemmeno in Prussia le schioppètliate si danno v.ia come confetti" e il figliuolo di 'Liebknecht appoggiandolo aggiunge: bisogna portare un po' più di mobilita rivoluzionaria nei nostri battaglioni, bisogna adottare una tattica « dalle possibilità illimitate•. Tuttociò manifesta il disagio in cui stagna l'azio~e politica del partito socialista (non già l'azione economica) da un certo tempo in qua. All'Europa liberale questo partito fa da nn pezzo l'impressione di un gigante i_mpacciato. In verità esso parve sempre più preoccupato di crescere che di muoversi, sostenuto in ciò da quella sorta di fatalismo scientifico pel quale la società borghese è incinta di socialismo con un destino di morte. Era perciò naturale, per quanto paia contradditorio che l'appello alla strada venisse dal revisionismo - il quale sente la necessità che il partito socialista in Prnssia e Germania s'addestri all'azione politico-democratica, senza esclusione di mezzi. e punge il gigante perchè senta l'impaccio e se ne impazientisca. Berlino. AMEDlW 1\1:0RANDOT'l'I 1111111111111111111111111111111111111111 I li I I Ili li li I li I I I I I 1II Il 1111111111111111111111111 Lasicurezzanelleferrovieitaliane ----~---- I recenti sinistri ferroviari, nei riguardi delle loro cause prossime e remote, furono generalmente esaminati dal solo punto di vista della deficienza del materiale mobile, sul quale un noto comunicato della Stefani mirò a scagionare il governo da ogni responsabilità e da ogni accusa che gli fu a questo riguardo imputata. Fu detto, ed io concordo interamente, che quel comunicato - nel segnabre le maggiori spese che il governo stipulò farsi per materiale mobile, con le Società ferroviarie, oltre quelle approntate dalle Convenzioni del 1885 - non ha persuaso il pubblico, e non ha chiarito nulla, nè tanto meno ha dimostrato che il governo sia immune da gravi colpe negli effetti della lamentata deficienza. Perchè - come bene fu osservato -~ al termine che segna la misura entro cui il governo credè provvedere all'aumento di materiale mobile, ed agli obblighi contrattuali delle Convenzioni, manca il termine di confronto del fabbisogno effettivo cui necessitava far fronte, in relazione al progressivo aumento del traffico; e perchè, aggiungo io, i limiti di età per il m,:Ùeriale mobile - fissati dalle Convenzioni del 1885, in 40 anni per le locomotive, ed in 60 per i carri -- sono di gran lunga superiori a queJli ammissibili, ed in vigore sulle migliori reti estere. Cosicchè crescendo il deterioramento dei rotabili in ragione più che aritmetica dell'età, diminuisce, da noi, in eguale proporzione, la validità di impiego. Ma le vere cause prime dei. recenti sinistri ierroviarì di Marino, di Pofì, di Battipaglia, di Sampierdarena, di S. Paolo, cqme di quelli che li precedettero a Grassano, a Limito, a Castelgiubileo, ed altrove, esorbitano dal semplice campo del materiale mobile - che pure è un coefficiente - e vanno ricercate in due altri fattori, più immediati, e che invano si cercherebbe di assolvere: il personale, ed il materiale fisso. Vediamoli separatamente, per quanto lo consen-. tano i limiti che qui debbo fissarmi. Nello stadio acuto di attualità che ora attraversa in Italia il problema ferroviario, e nella presunzione di un eaercizio governativo , la questione ~ più che mai bisognos:1 di l.uce. Il personale L'agente è ancora da noi, come cinquant'anni fa, la chiave di volta della sicurezza ferroviaria. Cioè, mentre il meraviglioso progresso, raggiunto in questi ultimi dieci lustri, dalla meccanica, e dalla elettrotec.nica, applicate alle ferrovie, ha avviato, con l'incessante propagarsi degli apparecchi automatici, tutte le nazioni di Europa - meno la Spagna e il Portogallo, che, con l'Italia sono all'ultimo gradino della scala - .alla graduale soppressione dell'agente, come fattore di sicurezia nell'esercizio ferroviario, esso vi è ancora, da noi, con tutto il suo congenito corredo di labilitù umana, il quasi unico strumento di salvaguardia e di riparo. Ne consegue che, con le raddoppiate esigenze della velocitù e del traffico, esso dovrebbe costituire ·una raddoppiata forza di saldo e ligio funzionamento. E' invece ora il contrario. La coalizione dei ferrovieri, aHermatasi, in questi ultimi anni, nella cors:1 precipitosa alle massime conquiste - anche dopo che queste, in origine legittime, divennero poi stridente privilegio di classe - la certezza, in essi trasfusa, di potersi imporre con Li cessazione organizzata dell'opera, ancorcbè funzione di pubblico servizio, e la condiscendenza, dapprima cosciente, poi paurosa, del governo, hanno scosso fatalmente in essi la disciplina, e con questa, la rigida osservanza di quelle norme regolamentari ehe a tutto provvedono in un esercizio ferroviario - e senza le quali esso non è possibile, nè come industria privata, nè come monopolio di Stato. Ed abbiamo così veduto a Castelgiubileo, ed a Pofi - tralasciamo per ora Marino e Battipaglia - arrestarsi· un treno in piena via, ed essere raggiunto e colluttato da un treno susseguente, senza
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