'RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt1alia; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cenr. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanue"le n.0 115 - NAPOLI Anuo XI - Num. 1 ABBONAMENTO POSTALE Roma, 15 Gennaio 1905 SOMMARIO: Noi: Gli avvenimenti e g·li uomini: (La sconfitta del Ministero Combes - L'insegnamento religioso nelle scuole elementari - Il Congresso delle Camere di lavoro e delle Fedérazioni di resistenza di Genova - Il presente e l'avvenire politico degli Stati Uniti - Per una svista del proto - Cino Accàscina: Luisa Michel) - . Dott. N. Colajanni: La caduta di una fortezza e di una teoria - Barone Kentaro Kateno: Il pericolo siallo è una occasione d'oro pel Giappone - E. C. Longobardi: Il Congresso di Genova - G. E. Di Palma Castiglione: A proposito della elezione presidenziale negli Stati Uoiti - Il Socialistoide : Le condizioni della Puglia: Rimedi· in vocati -· Giuseppe LombardoRadice: Tristi notizie sulla scuola popolare - Sante Sottile Tomaselli: Le Poesie Religiose di Mario RapisardiU,1 vista delle U1viste: Come si viaggia in Italia ed all'estero (Nuova ..Antologia) - Il Tirolo meridionale (Die Grenz.boten) - La scuola ideale (Die Zukunft) - !!lustrazioni nel testo. AVVISOIMPORTANTE Preghiamo nel mod_o più. caloroso quel pochi abbonàti che non· ancora si sono posti in regola coll'ammtnlstrazlone, di volerlo fare colla massima sollecitudhae. Dlrig·ere lettere e cat·tolfne va.glia all'on. N. Colajanni - NAPOLI. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI La sconfitta del Ministero Combes. - La sconfitta di Brisson nell'elezione del presidente della Camera si riso! ve in una sconfitta del Ministero Combes, che potrà ancora trascinarsi per un poco , ma dovrà finire col dimettersi. Noi abbia.mo rilevato più volte che la lotta antieongregazionista del Comhes era stata spesso contrassegnata da errori e da esagerazioni, che non passavano inosservate in un paese i.n cui l'opposizione era numerosa e battagliera, le passioni politiche vivissime e gl'interessi Jesi enormi. Di ciò eh' è avvenuto quindi non ci sorprendiamo: gli attacchi ripetuti e vigorosi , cui fu fatto segno il Ministero e le oscillazioni della maggioranza che lo sostiene ancora facevano prevedere l' avvenimento odierno. Quali saranno le conHeguenze della prossima caduta del Ministero Corubes? Non quali le sperano i reazionari. Come in Italia anche coll'avvento al potere dell'on. Sonnino o del- ]' on. Di Rudini non è possibile cbe tornino in onore i tentati vi li bertici di del generale Pelloux ; cosi del pr.ri in Francia la cadnta di Combes non potrebbe essere seguita. dal trionfo del militarismo e del gesuitismo, che crearono l' affaire D1·eyfus Il potere non potrà cadere che nelle mani di repubblicani sinceri, che non permetteranno mai attentati alle istituzioni vigenti. Un nuovo ministero repubblicano, più moderato dell'attuale, anzi, noi crediamo che metterà alla prova il repubblicanismo dei nazionalisti. La dissoluzione del blocco, poi, faciliterebbe il ri · torno di J aurès nell'unità socialista ch'è stata proclamata per la em1esima volta. Il solo lato dispiacevole in tutto questo per noi verrebbe rappresentato dalla soddisfazione che verrà alle mire di due ambiziosi: Doumer e Millerand. Se quest'ultimo si tenesse lontano dal potere potrebbe riguadagnare in parte quanto ha perduto nella pubblica opinione. In quanto al primo, ch'è un nomo di valore, disgraziatamente crediamo che vedrà premiato ,il suo opportunismo interessato. E' il lato morale rappresentato dal trionfo del Doumer, che altra volta ab bandonò il s110 posto di lotta per occupare la carica lucrosa di governatore dell'Indo-Cina, che ci preoccupa; su. quello politico non nutriamo timori di sorta alcuna. Se il Doumer arriverà al potere non starà su di un letto di rose: sarà ripagato dall'Estrema sinisfra numerosa e compatta colla stessa moneta colla quale egli pagò il ministero Combes. Le eccezionali ostili accoglienze al suo discorso d' insediamento non sono che un picQolo anticipo di ciò che verrà d:>po. . ♦ L' insegnamento religioso nelle scuole elementari. - La prima Sezione del Consiglio di Stato in seguito a domanda del Ministro della Pubblica Istruzione dette un elaborato parere in favore della abolizione dell'istruzione religiosa nelle scuole elementari esponendo tutte le buone ragioni che suffragherebbero tale misura. l\1a il Consiglio di Stato a Sezioni riunite è stato di contrario avviso; o meglio, inspirandosi alla massima: quieta non move1·e - che per ogni governo e per ogni classe dirigente non ha piccolo valore - ha riconosciuto ch'è preferibile rispettare lo Status quo. A che cosa si riduce attualmente l'insegnamento religioso nelle scuole elementari? A qualche cosa che rassomiglia una parvenza senza efficacia alcuna; all'imparaticcio di poche domande e risposte e di poche no zioni · di Storia Sacra che nella men te del fanciullo occupano lo stesso posto degli altri imparaticci storici sul pio Enea, sopra Milziade o sopra Romolo e Remo. Ancora. E' lasciato in facoltà dei Municipi il fare impartire o non il suddetto insegnamento; come è in facoltà dei genitori il chiedere che ai loro figli non venga dato. Chiunque ha mandato figli a scuola, salvo casi eccezionali di maestri bigotti , ed energicamente bigotti, non si è mai accorto che essi abbiano appreso a scuola qualche cos·:1.di nuovo e di di verso da ciò che prima insegnarono loro le mamme con maggior fervore e sincerità.
2 RIVISTA POPOLARE Noi, perciò, non esitiamo a ritenere che lo Statiis qtto sia preferibile alle innovazioni di qualsiasi genere. Se qualche cosa di serio e di efficace i:;i vuol fare, senza dare occasioni o pretesti a recritninazioni di sorta, si deve badare alla scelta degli insegnanti. Quando gl' insegnanti sono colti ed animati dallo spirito moderno non e' è paura che dalle loro scuole escano allievi clericali. La scnola automaticamente diviene la demolitrice della chiesa. E' proprio il caso di ripetere la frase di V. Hugo, invertendola, cela tttera ceci. ♦ Il Congresso delle Camere del lavoro e delle Federazioni di 1·esistenza di Genova. - In questo Eitesso numero se ne occupa. Ernesto Longobardi, uno dei più seri e sinceri socialisti rivoluzionari , cui lasciamo intera la libertà che accordiamo ai nostri collaboratori. Noi ci permettiamo di aggiungere poche nostre considerazioni. Il male in complesso vi fu misto al bene. Non possiamo che considerare come un male il trionfo degli anarchici e degli anarcoidi nella quistione dello sciopero generale; ma fu un voto di sorpresa dell' ultima ora e ci auguriamo che non avrà conseguenze e rimarrà come winaccia teorica lanciata sul nostro paese, a meno che collo sciopero generale non si voglia preludere sinceramente e con virile determinazione ad atti rivoluzionari (1). Si fece dell'accademia contro il Parlamento, che molti disprezzano .... quando ne son fuori. In quanto all'indirizzo politico si decise di non seguirne alcuno .... E la decisione prova che Je dichiarazioni di Cabrini in favore della repubblica rappresentano un caso spo · radico, che, disgraziatamente, non è contagioso. E non può esserlo. Possono le masse socialiste convertirsi alla repubblica dopo che per una decina di anni almeno i caporioni -Turati come Ferri-l'hanno messa alla berlina ? A dare un'idea. della fatuità di certi rivoluzionari e della loro imprep~~razione vogliamo riferire senza commenti quest'ordine del giorno del Branconi, che non trovò opposizione da parte dei riformisti: e Il Congresso, Mentre riafferma che soltanto coJla sostituzione della proprietà collettiva a quella privata cesseranno i mali che a:ffiiggono ora il proletariato; Che tale mutamento della presente organizza~ione sociale deve essere conseguito mediante la esplicazione continua, indefessa della lotta di classe, da parte del proletariato, riconosce: a) che i vantaggi sin qui ottenuti dalla classe lavoratrice sono più effimeri che reali, poichè la classe capitalista ha trovato il modo di riprendersi qnasi tutto quello che era stata costretta a concedere : b) che le piaghe che maggiormente a:ffiiggono il proletariato sono, volta a volta , la disoccapazione, l'eccessivo lavoro e la miseria durante le malattie, il puerperio e la vecchiaia ; e) che perciò s'impone al proletariato di fare ogni sforzo per conquistare il diritto sia all'occupazione stabile, sufficientemente rimunerata, a partire dal 15° anno di età per tutti coloro che non avranno la capacità , la possibilità o la volontà di continuare negli studi, sia ad un sussidio corrispondente alla mercede cessante nel caso di malattie o puerperio e sia infine (1) It'ilippo Turati nell'ult1mo numero della Critica, Socia,l~ protesta contro coloro - la llivista fu del numero - che gli attribuirono delle contraddizioni di fronte allo sciopero generale di Milano. Egli sa quanto affetto a lui ci lega e quant~ stima di lui abbiamo , non. ostante i non piccoli e non pochi dissensi, e dev' essei'e convinto che fummo completamente in buona fede, malamente informati dai giornidi locali, attribuendogli quelle contraddizioni che egli respinge. In fondo nella quistione dello sciopero generale, egli si tl'Ova di accordo completo con noi. Ne siamo lietissimi. ad una pensione non inferiore a lire 2 al giorno a partire dal 56° anno di età ; dà incarico al Segretariato centrale per Je Federa-. zioni di resistenza e delle Camere di lavoro d'indire un Congresso internazionale nel 1906 i.n Milano, fra lavoratori rappresentanti autentici della classe organizzata senza riguardo al colore politico, allo scopo di concretare il da farsi per tentare la conquista dei diritti di cui sopra entro cinque anni al più. » Noi vorremmo sapere se il Branconi ba l 'idea approssimati va del carico finanziario che le sue proposte imporrebbero allo Stato e se, in regime- collettivista pieno ed intero, data la produzione e la ricchezza attuale dell'Italia, possa mantenersi la met.à di detto carico. Ma egli conta forse di far venire in Italia i miliardi americani e inglesi anche lasciando a bocca asciutta i proletari di America e d'Inghilterra .... In. quanto al tempo assegnato - cinqne anni!... - per la conqttista dei di'ritti di etti sop1·a , es::io costituisce la prova migliore che i successi ferroviari hanno fatto dar di volta al cervello dell'ottimo Branconi. Di buono ci fu l'ordine del giorno Reina passato a debole maggioranza - 31 favorevoli e 28 contrari - che deplora la facilità e la mania degli scioperi. Notevolissime queste dichiarazioni dello stesso Reina: « 1° Non è opportuno affrontare lo sciopero senza conoscere le condizioni dell'industria contro la qu~le gli operai combattono ; infatti se l'industria oltre certi limi ti di salari risulterà in perdita il padrone chiuderà la fabbrica piuttosto che cedere. 2° E' giunto il mo mento nel quale negli scioperi deve esserci maggiore serietà e maggior senso di responsabilità; meno sentimento e maggior prevalenza delle voci della ragione. • Ohe il Reina legga La Rivista Popolm·e ? Le sue sembrano parole tolte di peso dai nost,ri articoli •. ♦ Il presente e l'avvenire politico d0gli Stati Uniti. - Richiamiamo l'attenzione dei nostri lettori s11ll'articolo del nostro collaboratore Di Palma, che ci giunse troppo tardi per essere pubblicato nel numero precedente. Non ha perduto affatto della sua importanza perchè le acute considerazioni del nostro Di Palma riguardano non un incidente del mornento, ma tutta la situazione politica della grande repubblica. Non crediamo menornamente di esagerare affermando che nesr.;nn altra rivista o giornale d'Italia ha pubblicato sull'argomento uno studio, che si avvicini a quello che oggi mettiamo sotto gli occhi dei· nostri lettori. ♦ Per una svista. del proto. -Al Lavoro di Genova. Nell'articolo: Lotta di classe novissima di N. Oolajanni pubblicato nell'art. N.0 precedente fn saltato un rigo, che rendeva incompren'3ibile la nota a pag. 651. Sia1110 costretti a riprodurla : « Tra i giornali socialisti Il Tempo di Milano, rilevandC1che le mie osservazioni erano banali, notava, a mio danno, che il Oon·iere della Sera le faceva sue; Il Lavoro di Genova rincara va la dose osservando eh' ero stato crudelmente castigato dagli applausi del Cittadino. Ma Il Tempo onestamente ricordò che la stes~a mia disgrazia era toccata altra volta a Filippo Turati; invece pel Lavoro il mio articolo della Nuova Antologia non fu che un pretesto per vituperarmi e calunniarmi nel modo più vergognoso. Non contento di avere rievocato la mia campa~na in favore del dazio sul grano - che ricomincerò presto-; non contento di dichiararmi nemico dei lavoratori egli mi denunzia come guerrafondaio e sostenitore di un conflitto coll' Austria .... Evidentemente una grande ignoranza accoppiata ad una grande malafede soltanto poteva suggerire al Lavoro una così grottesca e turpe menzogna. Io avrò meritato il castigo crudele delle lodi
RIVISTA POPOLARE 3 del C01·1ie1·edella Sera e del Cittadino; ma il misera bile diffamatore del Lavo1·0 certamente non avrà mai il premio delle lodi di un galantuomo. » ♦ NOI Luisa Mich.el - La • Vergine rossa> è morta, lunedì 9 gennaio, a Marsiglia, poverissima. Benchè da rnolt'anni ella non avesse fatto più parlare di sè, tuttavia la sua figura era sempre presente nell'anima del popolo francese; ed oggi, per la sua morte, i ricordi di quella vita febbrile ed eroica, tutta entusiasmo e 8entimento, risorgono in folla e circondano q nella bara come custodi contro la volg~rità d~ piccoli giudici, nati dalla freddezz~ dei nuovi tempi come dalla mort,j i vermi. Pers0nalità complessa, bizzarra, piena di energia, ella nacque a Troyes il 20 aprile 1833. Giovanissima, divenne una delle figure più note dei gruppi ri-yol?- zionari. Fu negli ultimi anni dell'Impero che commc1~ a occuparsi di politica, e la parte ch_e ell~ ebbe nei moti della Comune non può essere dfmenticata. Durante gli avvenimenti del 1870-71 la. sua anima rivoluzionaria e patriottica si rivelò intera. Ella pre~ siedette al Club della Rivoluzione e prese parte a tutti i combattimenti dimostrando un coragg;o meraviglioso. Deportata in Caledonia, rientrò in Francia per amnista nel 1880 ; ma si fece di nuovo condannare per la sua eccessiva propaganda. Le fu fatta dopo qualche tempo la grazia, ma ella la rifiutò, e si dovette espellerla dalle prigioni. Tornata libera, ricominciò a politicare, sempre, instancabilmente. Infine ella prese parte anche all'agitazione bulangista, tanto l'amore per i moti del popolo era forte in lei ! . . Luisa Michel scrisse dei libri in prosa e rn versi, tutti pieni di pietà, di dolcezza, di sentimento. Poichè questa rivolnzionaria eccessiva, così tremenda nelle vie e nei Clubs, era nell'intimità una donna d'affetti teneri e soavissimi. Molti fatti della sua vita privata si potrebbe ricordare, più mirabil_i e forse ~oche più eroici che non qnelli della 8ua vita lJUbbhca,- Durante il primo a8:-iediodi Parigi ella andava _ogm notte girando qua e là fra i repm·ti, confortando 1 soldati, incoraggiandoli, infondendo loro fiducia e _sp~ranz~. All'alba rientrava in città, qualche volta a piedi nudi, poichè aveva abbandon~to le scarpe e le_ calze a un miserabile trovato per via mezzo morto di freddo. Durante il secondo assedio il suo nome non appare nei giornali della Comune; ma dopo la dis~at~a dei ~-i~ voluzionari la ritroviamo che va ad accusarsi d1 tutti 1 delitti imp11tati ai suoi compagni, e chiede anche per lei la morte o la deportazione. Così li accompagna alla Isola dei Pini e divide con loro le pene dell'esilio. Tornata in Francia, non avendo al"uuna risorsa per vivere e ancor meno - ciò che a lei importava di piùper aintare i molti compagni miseri cbe aveva d'attorno, ricorse a un meLzo ingegnoso per guadagnare un po' _di denaro: stabilì una specie di tassa sulla pubblica curiosità che essa suscitava. Un giorno, infatti, alle varie direzioni dei giornali che più si cocupavano di lei ,giunse il seguente avviso: < Molti giornalisti vengono a visitarmi e io ho sempre dato loro tutte le informazioni che mi h~n_no ~o: mandato. Ma ora, ecco l'inverno. Vi sono molti mfelic1 che hanno bisogno di me. Io avverto i giornalisti che non riceverò più che coloro i quali consentiranno a pagare dieci franchi per ogni quarto d'ora di conversazione. I giornali possono ben pagare que~ta ~a~sa,_ ~ pertanto mi aiuteranno a sollevare dalla miseria 1 m1e1 vecchi compagni della Comune >. Appena ricevuto quest'avviso, .il dlret~ore del Gaulois mandò subito un suo redattore a chiedere un'ora di conversazione e pagando naturalmente quaranta franchi. ' In questo tempo, racconta quel redattore, Luisa Miche! abitava sul boulevm·d Ornano, con sua madre, una buona vecchietta che la figlia circondava di cure non ostante i continui rimproveri per le sue terribili passioni. Il redattore vide, durante quell'ora, più d'un misero entrare in quella casa ed uscirne con aspetto . felice dopo avere scambiato qualche parola con Luisa. Sentì più d'una volta la madre rimproverare a bassa voce l'eccessiva prodigalità e la figlia rispondere: « Ah I Mamam, c'est un vieux camarade. ,, Una volta Luisa Michel trovandosi al letto di un moribondo vide venire al suo fianco una grande dama, grande benefattrice dei poveri.-La duchessa d' Uzès e la comunarda fecero conoscenza in quella casa e divennero compagne nell'ideale della pietà. . . Si rividero spesso, e d'allora quando Luisa Michel aveva troppi miseri da soccorrere, andava dalla duchessa che era sempre felice di riempire il borsellino della terribile « petroliera. > La vita e le avventure di Luisa Michel sono state da lei stessa descritte in due grossi volumi. Molti dei suoi versi furono dedicati a Victor Hugo che non le risparmiò le lodi e gli incoraggiamenti. Victor Hugo le fu sempre amico fedele e non abbandonò mai nelle ore tristi della sfortuna colei che gli aveva dato tante prove di fiducia e di ammirazione. Quando, dopo la Comune, Lnisa Michel fu condannata alla deportazione, il grande poeta le dedicò una lirica apologetica che è tra le sue poesie più belle. Gino Accàscina 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Laca~uta ~i un.a f ort~zeza òi unateoria ----~·---- La fortezza ch'è caduta non c'è bisogno di nominarla. Tutti i giornali sonv pieni dei dettagli di quell'avvenimento; i minimi particolari sono narrati ed illustrati; si esalta in ogni ora l' eroismo dei difensori e degli assalitori, si narrano con orrore i particolari delle perdite spaventevoli, delle sofferenze inaudite degli uni e degli altri; corrono per la bocca di tutti i nomi dei due protagonis:i ufficiali - il generale Stoessel da una parte e 11 generale Nogi dall'altra: il vinto che comandava i russi e il vincitore che guidava i giapponesi. La mia tavolozza è assai scarsa di colori e se volessi tentare, dopo che tanti altri lo hanno fatto - mirabilmente, di eccitare la pietà per le sofferenze umane e l'indignazione contro gli orrori e le scelleratezze della vecchia e maledetta e sempre potente Dea, che si chiama la guerra, certamente riuscirei ad una sciai ba, scolorita pittura , che diminuirebbe anzichè far accrescere l' impressione, che vorrei con tutta l' energia della mia volontà, destare nell'animo dei lettori. Su ·questa caduta mi limiterò a poche osservazioni, che corrispondono al mio indomabile realismo. 1 ° Nella difesa di Port-Arthur, a parte il contegno ammirevole dei soldati tutti, gli onori veri tra gli elementi direttivi, pare che spettino ad un generale modesto, operoso, coraggioso, al Kondratenko : un piccolo russo di razza diversa da quella cui appartiene lo Stoessel, che si afferma appartenente alla razza tedesca delle provincie russe del Baltico ; 2° Le perdite colossali in quanto ad uomini pare che si ~fono avute tra i giapponesi e non tra i russi; 3° Sembra abbastanza elevato il numero degli ufficiali russi di terra e di mare che sono caduti prigionieri dei giapponesi; 4° Si rileva la differenza del contegno tra il comandante supremo
4 RIVISTA POPOLARE. dei cinesi che dopo aver consegnato la fortezza ai giapponesi nella guerra del 1894-95 non volle sopravvivere, e il comandante supremo dei russi, che dopo aver consegnato la stessa fortezza di PortArthur agli stessi giapponesi a dieci anni di distanza, si apparecchia tranquillamente a farvi sfoggio d'indecente servilismo verso lo Czar e forse a portare in giro la sua bella barba - tutto ciò che c'è di autentico e non di ciarlatanesco in lui - per l'Europa. In questo momento non intendo esaminare la possibilità di una rivincita russa , le conseguenze interne della disfatta definitiva degli eserciti dello Czar o quell:1 più lontana del risveglio asiatico ; voglio soltanto pr~ndere l'occasione della caduta di Port-Arthur per lumeggiare il crollo di una teoria scientifica. La teoria, o meglio il romanzo scientifico , che crolla miseramente colla fortezza di Port-Arthur è quella dell' antropo-sociologia. Quale sia il nesso tra le due cadute si ve<lra subito; avverto, però, che l'una connetto all'altra per riassumere e sintetizzare, simbolizzare quasi, con un nome e con una ,data tutta una serie di avvenimenti, che si vanno svolgendo da un anno in qua nella guerra, che si combatte nell'Estremo Oriente tra russi e giappones1. . .. I lettori della Rivista Popolare conoscono o ricordano - così mi lusingo._ l'insieme d'ipotesi fondate su fatti male raccolti e peggio interpetrati che si chiama la teoria o meglio il romanzo scientifico dell' antroposociologia; la quale ha campioni ammirati e riveriti in Italia (Lombroso ecc.), in Germania ( Ammon, Woltman ecc.), in Inghilterra (Closson ecc.), in Francia (Vacher De Lapouge ecc.). Più volte qui stesso ne ho scritto io, che la combatto da oltre trent'anni - da un primo articolo nella 'Rj,vistapartenopea nel 1872 alla 'JJelinquenza della Sicilia nel 1885 alla SociologiaCriminale nel 1889 a 7{.azzeinferiori e razze superiori nel 1904 ; ve ne scrissero per combatterla Novicow, Salvioli e Giuseppe Sergi, che in parte si potè considerare come un sostenitore della teoria delle Razze. Senza ripetere, dunque ciò che qui si è detto, esporrò in pochissime parole in che consista il romanzo antropologico, che condannerebbe tutta l'Italia, e specialmente la meridionale ed insulare, alla inferiorità naturale, fatale, immutabile. I presupposti e capisaldi Jell' antropo-sociologia principalmente sono questi : 1 ° Esiste correlazione tra la gerarchia morfologica e la gerarchia psico-sociale delle varie razze umane; 2° tra le razze umane le superiori per eccellenza sono caratterizzate dal cranio dolicocefalo; dall'alta statura; dal colore chiaro degli occhi, della pelle e dei peli. Gli anglo-sassoni e gli scandinavi in Europa e i loro rampolli in America, nel!' Africa e nell' Australia sono i popoli, che più presentano nella maggiore armonia i cennati caratteri anatomici e la cui storia d:1 qualche secolo conferma la superiorità innata, di diritto naturale o divino- secondo i gusti. Tra gli eroi vinti del momento Stoessel dovrebbe maggiormente avvicinarsi ai caratteri degli uomini superiori; Kondratenko invece dovrebbe presentare tutti i caratteri dell'uomo inferiore ; poichè nei piecoli russi la brachicefalia sarebbe aggravata dal! a piccola statura. Io, pero, nulla so di preciso sui caratteri antropologici dell'uno e dell'altro. Se questa è la razza antropologicamente superiore e se questi sono i popol'i storicamente superiori, non è detto che le altre razze e gli altri popoli, che non hanno la fortuna e l'onore di potere essere annoverati tra i primi siano inferiori in ugual grado. Natur;tlmente tra i più al ti e i più bJ.ssi nella gerarchia morfologica e psico-sociale c'è tutta una scala , in ogni gradino della quale con molta sapienza, ma non senza umilianti e angosciose contraddizioni e incertezze - angosciose e umilianti per i sostenitori del romanzo antropologico, s'intendesi colloca una razza ed un popolo. Qualche esempio divertente di queste umilianti contraddizioni ed angosciose incertezze: per Ammon, il sommo pontefice dell'antroposociologia in Germania, la forma del cranio e tutto e compensa anche la mancanza degli altri caratteri che contraddistinguono l'Homo Europaeus, la razza superiore, che occupa il gradino più elevato della scala; perciò il grado in cui deve essere collocato un popolo nella gerarchia sara misurato dalla sua maggiore o minore dolicocefalia. Dunque Sardi, Siciliani, Calabresi, Francesi del Sud, Spagnuoli, Africani del Nord ecc. starebbero più in alto degli Italiani del Settentrione, dei Francesi del Centro , dei Tedeschi del mezzogiorno, di gran parte degli Svizzeri eec. ecc. che si dicono discendenti d.all' Homo alpinus a cranio brachicefalo; a statura media , a colore abbastanza chiaro degli occhi, della pelle e dei peli. E il signor Vacher de Lapouge, il sommo pontefice dell'antroposociologia in Francia, non esita, bonta sua, a segnalare al disprezzo generale questi popoli che chiama rnarchands de marrons e paragona, gentilmente, ai montoni. Egli si affatica a dimostrare che questi disgraziati sono i veri inferiori in Francia rompendo le scatole al sommo pontefice dell'antroposociologia in Italia, al Lombroso, cui riesce facile dimostrare, che oggi come oggi i montoni e i rnarchandsde mar~ rons sono i veri superiori del bel paese..... ! ♦ Rinfrescata la memoria dei lettori della Rivista sui tratti principali dell'antroposociologia, vengo al riavvicinamento tra la caduta di Porth Arthur e quella del sullodato e allegro romanzo sdentifico. Nella gerarchia morfologica e psico-sociale in Europa, anche tra gli scrittori che non appartengono alla scuola del Lombroso, del Vacher de Lapouge, delJ'Ammon ecc. si assegnò un posto tra i più elevati agli Slavi e alla Russia ; invece in uno dei più bassi vennero collocati i Cinesi e i Giapponesi - tutta la razza gialla. Al giudizio, o al pregiudizio, generale dette il battesimo, la cresima, - ma non gli altri sacramen ti, perchè l'estrema unzione, ad esempio là stanno somministrando in malo modo i Giapponesi - Guglielmo Ferrero, che nella sua brillante Europa Giovane ai Russi e alla Russia assegnò un posto di onore accanto alla Germania e ai Tedeschi, alla Gran Brettagna e agli Inglesi. Lo stesso posto d'onore alla Russia e ai Russi, - specialmente dopo che il governo della repubblica strinse ufEcialmen te l'alleanza col governo dello czar e dopo che i banchieri gli prestarono i loro miliardi - venne assegnato in Francia. Un altro pezzo
RIVISTA POPOLARE 5. orosso - e che le sballa grosse, quando ci si mette ~ dell'antroposociologia francese, Gustavo Le Bon, che canta a mortorio sulla decadenza della razza(?) latina o dei popoli a civiltà latina , non ha esitato neanche lui , a predire ìa· superiorita e il brillante avvenire della Russia e degli Slavi. Naturalmente, anzi com'è troppo umano, ciò che si poteva prevedere facilmente si verificò ~l ~apello : del pregiudizio, che assegnava la superiorità agli Slavi e alla Russia, i più imbevuti e convinti erano - non so se lo siano ancora - i russi. La condotta dei loro uomini di Stato prima che la guerra scoppiasse costituisce la prova più lampante, la più innegabile delta imme?sa_ 1 fiducia che nutrivano_ i Russi nella loro supenonta e del profondo disprezzo pei Giapponesi, che consideravano come :wversari indegni di loro e che c'era da sentirsi umiliati nel doverli schiacciare anche colla punta dei propri piedi. A diminuire la responsabilità dei ministri dei generali e di tutte le classi dirigenti, per la giustizia storica , _è bene aggiunger~ che era il popolo tutto, propno tutto, dell:1 Russia che divideva quel giudizio derivato dal pregiùdizio etnico ed antropologico coltivato con tanto amore con tanto entusiasmo da tanti scienziati e da molta parte del giornalismo. Per trovare un Russo, che avesse stima di un Giapponese e vedesse in esso un uomo, un proprio simile, un fratello, bisogna arrivare al Congresso socialista di Amsterdam ed alla. scena _sentimentale - pur troppo senza alcuna npercuss1one nelle masse! - dell'abbraccio tra il compagno Plechanow e il compagno Kataiama. Come e quanto fosse popolare tra i Russi il pregiudizio della propria superiorità e della degradante inferiorità dei Giapponesi al momento dello scoppio della guerra presente si può rilevare da un libro che un Fr?ncese assai benevolo pei Russi, Paul Labbè, ha consacrato da recente ai 'R...,ussens extrèrneOrient. L'anima popolare oggi si rivela, poi colla massin1a schiettezza colla caricatur:1 ; e tutte le caricature dei giornali e delle riviste della Russi:1 concordarono nel descrivere i Giapponesi come fanciulli impertinenti, che avevano bisogno di una sculacciata di un Pope o di un soldato russo; come scimmie ributtanti che osavano punzecchiare un popolo di giganti armato di tutta la forza e di tutta la potenza, che vengono dalla ricchezza, dalla scienza, dalla civiltà contemporanee. E forse ci sarà stato qualche caricaturista, che non avrà saputo meglio raffigurare la sproporzione tra i lottatori, che ricorrendo al Viaggio di Gulliver dello Swift (1) (1) La Tribuna del 25 dicembre 1904 pubblicò un articolo sull'Arte e la caricatwa nella guerra russo-giapponese, che dà un'idea delle manifestazioni dell'anima popolare russa. Sebbene per me la cosa non :tbbia alcuna importanza mi sento nel dovere di avvertire che nel Giappone antropologicamente vi sono due tipi: uno fine, che tende verso la dolic?cefa~ia e un altro più grossolano con tendenza alla brachicefalia. L' aristocrazia·. i discendenti dei Samurai, ci tengono alla finezza del proprio tipo. Ma vedi fatalità della st~ri_al . Nel1' Estremo Oriente si riproducono quelle co0tradd1Z1om, che dovrebbero formare la disperazione degli antropo-sociologi se questi si dessero alcun pensiero dei fatti e della storia. Infatti gli uomini dal tipo superiore si ritengono discendenti dalla razza, che popola la Corea, i cui abitanti sballottati come cose tra Giapponesi, Cinesi e Russi, sembrano attualmente di essere dei ma<1nificicampioni dell'imbecillità umana. Ripley opina che l'attitudine dei Giapponesi alla civiltà deriva dal relativo isolamento del Giappone, ~he ha permesso Ad onore del vero si deve aggiunger-:, che questo profondo e generale disprezzo pei gialli della Cina e del Giappone, contro ogni ragione economica, morale ed estetica, era diviso dai superiori per eccellenza, dagli Anglo-sassoni, i cui sentimenti sono stati fedelmente rispecchiati nelle leggi. I Nord-americani, che in una agli Inglesi della Gran Brettagna si sono dati l'aria di agire in nome della civiltà imponendo a cannonate alla Cina di tenere la porta aperta - la famosa open door - ai prodotti dell'Europa e dell'America, e principalmente all'oppio avvelenatore, hanno chiuso le porte di casa propria ai Cinesi. Ciò che hanno pure praticato gli Anglo-sassoni dell'Australia. Ecco -µn saggio eloquente di moralità e di reciprocità di razze e di uomini superiori ! Qui accenno appena appena ironicamente a questa civiltà dei superiori; la quale è stata messa alla berlina spietatamente in un articolo meraviglioso di Anatole France, che soltanto il Pungolo di Napoli, togliendolo dall' Hurnanité, ha fatto conoscere ,-1I pubblico italiano ; e ritorno al mio circoscritto argomento : alla connessiorie tra la caduta di PortArthur e quella del romanzo scientifico. ♦ Sarà facile sorprendere un sorriso d' incredulità ed anche di disdegno sulle labbra dei sommi gerarchi dell' antropo-sociologia; i quali, immemori della loro fenomenale leggerezza nel generalizzare e nel formulare leggi sociologiche da uno o pochi fatti, non univoci spesso, rimprovereranno a me di concludere alla inferiorità russa e alla superiorità giapponese , cioè alla inferiorità degli uomini di fronte alle scimmie, dai risultati di un anno di guerra, che non si sa neppure come andrà a finire, potendo riserbarci la sorpres:1 di un invertimento di parti tra i vincitori e i vinti di oggi. Ecco qua : io non sono un adepto dell'antroposociologia e non mi sogno , perciò , di decretare superiorità ed inferiorità etniche a danno o a vantaggio di qualsiasi popolo o nazione argomentando da pochi fatti e da un momento fugace della Storia, qual'è quello racchiuso nel periodo <li un anno ed anche di un secolo. Ma seguendo i metodi nel ragionamento, che costituiscono il non invidiato patrimonio degli Ammon, dei Lapouge e dei Lombroso , sarei autorizzato pjenamente in nome della loro logica a concludere che oggi la superiorità spetta alla razza gialla ed ai rappresentanti suoi gloriosi dell'ora che volge: ai Giapponesi. Vediamo ciò che essi hanno saputo fare in confronto dei Russi in un determinato tempo breve, certo, e che è trascorso sotto i nostri occhi indagatori ~ rmati di quel microscopio intellettuale che si chiama la rilevazione statistica. Per la Russia come punto di partenza non prenderemo il periodo storico di Pietro il Grande e di Caterina II , durante il quale la potenza semiasiatica e semibarbara venne a contatto sistematico e duraturo colla civiltà occidentale: in questo caso il paragone riuscirebbe più svantaggioso ai Russi, perchè la durata della evoluzione sarebbe assai più lunga, di oltre due secoli, la tranquilla fusione delle razze mongolica, mo lese e polinesiana. Per le notizie antropologiche sul Giappone e sulla Russia si riscontrino: Denicker: ~aces et peuples de la terre. Paris 1900; Ripley: The races oj Europa. Loodon. P. Kegan. r900.
6 RIVISTA POPOLARE mentre non sarebbe che di appena la quarta parte quella dei Giapponesi. Io vece come punto di partenza per le due evoluzioni prenderemo pei Russi l'emancipazione dei contadini nel 1861 e pei Giapponesi la rivoluzione del 1868. Che cosa hanno saputo fare i due popoli, le due razze, delle quali quella giudicata a priori la superiore ha avuto a sua disposizione una quantità di strumenti e di mezzi tecnici e materiali - capitali, telegrafi, ferrovie, scambi ecc. che sono i fattori più poderosi dell'incivilimento - di gran lunga maggiore a quelli dell'altra, in circa mezzo secolo? Se guardiamo ad alcuni fenomeni di ordine economico si deve riconoscere che la evoluzione del Giappone nell'organizzazione della grande industria, nelle esportazioni ed importazioni, nello sviluppo monetario e bancario, nel bilancio dello Stato, nel regime tributario è stato più spontaneo, più rapido e più equo che in Russia. Solamente in Russia vige ancora il regime dello Knout pei contribuenti, che non possono pagare le imposte ! Il volume dei primi fenomeni : produzione, importazione, esportazione, bilancio ecc. naturalmente in senso assoluto rimane molto maggiore in Russia -sia perchè la popolazione è piu che doppia di quella del Giappone sia perchè la evoluzione sua e i contatti col mohdo occidentale datano da piu lungo tempo. Mancano dati precisi sulla ricchezza privata dei due imperi e sui rispettivi consumi; non è possibile quindi un confronto; ma vi sono fenomeni demografici , che sono degli indici assai eloquenti del _benessere o del malessere di una popolazione. Nell'anno 1898 vi furono: nel Nati per 1000 abitanti Morti » » Giappone 31 20 10 Russia 44 29 (1). Da queste cifre si rileva che il Giappone pei due fenomeni demografici più importanti si avvkina maggiormente agli Stati più civili di Europa e degli Stati Uniti, mentre la Russia ha ancora natalità e mortalita barbarica, non superata che nell'India sventurata. Il Giappone non conosce le terribili carestie che hanno ucciso a milioni gli uomini nell'Impero degli Czar, e che hanno suggerite le pagine eloquenti di Tolstoi , che eccitano negli animi il sentimento di una ineffabile pietà. La difl:erenza nella mortalita e la mancanza delle morie per fame nel Giappone prova sempre, che se nell'Impero del Sole levante lo Standard of Life non è più elevato - e <li fronte alla Russia occidentale è certamente più basso - i mezzi per soddisfarne i bisogni , che ne fanno parte sono piu sicuri e normali. Ecco delle altre cifre, che dovrebbero far vergognare anche l'Italia. Nel 1899-900 il Giappone av;:w,1 nelle scuole elementari 4,302,623 alunni; in ragione di popolazione, perciò, il 9,88 ° 1 0 , La Russia non ne aveva alla dipendenza dei vari ministeri e del Santo Sinodo che 4,193,594 cioècontando sopra una popolazione di 129,000,000 - il 3,25 ° lo• L'Italia con 7 ,50 rimane anch'essa al disotto del Giappone. ( The Statesman's ecc). Non è possibile il confronto nella delinquenza, per (1) Le cifre sono tolte dal Th~ Statesman's Year 'Book del 1902 (London. Macmillan et C.o 1902). mancanza di dati omogenei pei due paesi; 111:1 questo è assai. istruttivo. I reati gr.wi nel Giappone furono nel 1899 appena 2,798 ; cioè men·o degli omicidi soli per l' Italia - 3586 nello stesso anno - I reati meno gravi furono 130,922 - e in Italia i soli furti, senza rapine, trufl:e ecc. arrivarono a 126,687 ! Per un milione di abitanti i reati gravi furono nel Giappone 81; in Italia i soli omicidi 112; i reati meno gravi nel Giappone per 100,000 ab furono 299 e in Italia i soli furti 422. Le cifre della Russia , specialmeute per gli omicidi nella media si avvicinano a quelli dell'Italia e si avvicinano a q uel~i del Giapp_one nella criminalità generale (1). 11 Giappone poi aveva nel 1899, tra accusati e condannati, 57,037 prigionieri ; la Russia nel J.896 31 dicembre, compresi quelli in viaggio per la Siberia , ne aveva 84,041 , non compreso il migliaio e mezzo di persone, che seguivano i loru congiunti nella deportazione. Accanto alle notizie frammentarie sulla delinquenz,1 devono stare quel le sulla corruzione. Nel Giappone mancano q uel!e spaventevoli epidemie di corruzione e d' immoralità in tutte ie amministrazioni, da quella della giustizia a quella dell'esercito, che fanno incredibili devastazioni in Russia. La 'l(ivista ne dette qualche saggio nel n. 0 precedente. Dove Lt superiorità del Giappone appare veramente è nella tolleranza religiosa e nell'ordinamento politico. Colla rivoluzione del 1868 fu debdlata la potenza reljgiosa del Taikun e rimase solo il potere civile <lei Mjkado, che non si attenta a perseguitare· alcuna credenza religiosa. In Russia invece è ancora grande l'inA.uenza nefasta del Santo Sinodo e il suo capo Pobedieoozstetl può ancora opporsi ad ogni riforma politica e civile e l' oppressione di coloro che non profess:tno la religione ortodossa --- dagli ebrei agli Skopzi, dai Veterani ai dobroutski tolstoianamente rifuggenti dal militarismo e dalla guerra - è enorme: il mondo civile protesta ancora colltro le stragi di Kitschienefl; e l'esodo degli Ebrei russi costringerà f~rse l'Inghilterra a leggi restrittive dell' immigrazwne. E i11 Russia si discute ancora se si avrà , sotto la pressione delle disfatte del 1904, una larva di Cos6tuzione, la libertà di coscienza , la libertà di muoversi, la libertà di stampa ecc.; mentre tutto ciò vige nel Giappone da molti anni - la Costitut.ione funziona dal 1890. Che più ? Il Giappone ha arti, scienze scuole medie, universita, come q ualung ue nazione europea; ed ha una meraviglio a èducnione uaziouale come nessun'altra l'ha. Come tutte le nazioni europee il Giappone ha i vizi e le virtù e i fenomeni sociali più importanti: ha i suicidi, il giornalismo , gli scioperi, il movimento socialista, le caricature, il teatro nazionale, le cocottes ec:c., h:i le sue grandi città con un milione e mezzo di abita o ti come non l'ha l'Italia; ha, infine, i suoi debiti pubblici e le sue spese militari , che non raggiungono quelle della Russia e dell'Italia , ma che vi sono ass,ìi meglio impiegate e sono riuscite alla organizzazione di una frotta e di un esercito, le cui gesta hanno meravigliato il mondo intero. (1) Si vedano in proposito le mie pubblicazioni: Socialismo e criminalità (Presso La Rivista popolare 1905) e L•Dmicidio iti Itatia (1901, Roma). ,
RIVISTA POPOLARE 7 Ed eccoci così ritornati alla guerra. E' cos~1 legittima e rngionevole giudicare della superiorità o della inferiorità di una razza o di una nazione <lai risultati di una guerra? Io non esiterei ad e sere di contrario avviso; ma in realtà il mondo, che ha preceduto gli antroposociologi nei giudizi e nei pregiudizi , ha glorificato il successo eJ ha assegnato la palma a chi lo ha avuto. Il successo militare non ha modificato in un giorno o in un anno la forma del cranio e gli altri caratteri antropologici di una razza o di un popolo ; eppure le superiorità e l' ìnforiorità Ji ordinario sono state asseonate ali' indomani di una vittoria o di una disfi~tta. I francesi che si erano addormentati superiori alla vJgil~a di _vVaterlo.o, di.ce. con ,fi_neironi~ Novicow, s1 nsvegharono t1tfenon all rndomam senza che fosse aumentata o diminuita <li un millesimo la dolicocefalia degli uni o la brachicefalia <leali altri! Certamente non si pensava a chiacchie-- ra;e di decadenza latina dopo Magenta e Solferino e non si pens;1va :dia superioritàtedesca ali 'indomani di Jena, quando N,1poleone I vedeva una platea popolata di principi e di re in uno spettacolo teatrale nella Germania vinta <lal suo genio bellico. Ma dopo Sedan la decadenzalatina divènoe un dogma, un assioma. Quale meraviglia adunquese dopo Port-Arthur, ch'è l'ultimo episodio di una serie di vittorie brillanti, la superiorità vada assegnata ai gi~1pponesi? Si obbietterà che ai Russi dopo le sconfitte rimangono Tolstoi, Gorlci, Dostoiewski, Mendeleiefl ecc. "Verissimo ; e questi sono astri che risplenderanno sempre nel campo dell'arte e della scienza. Ma senza andare a cercare riscontri nel mondoGiallo, che, da Confocio in poi ne ha dato parecchi,. si risponde che Ronu 1100 aveva avuto Omero e Prndaro, Platone, Socrate ed Aristotile quando H Console Mummio distrusse Corinto e si appropriò la superiorità; e i barbari del ~ord non avevano ancora Lucrezio, Cicerone, Tacito, Virgilio, quando fiaccando e sbranando l'impero latino ne stabilirono la inferiorità di fatto. La guerra, invero, sino a questo momento si può considera re come l' insieme delle qualità e delle energie morali e iotellettu:1li più fattive, e che diventa l'e ponente, la risultante, la sintesi delle medesime. Sono tra coloro cbe sperano e credono rn un avvenire diverso, in un' altra fase di civilta, io cni le manifestazioni dell.1 forza non saranno_ tenute in pregio e prevarranno nel]' apprezzamento complessivo le manifestazioni della pace. Ma cosi non è oggi e non possono dolersi se i gra(~Ì nella gerarchia psico-sociale non si assegnano che rn base ade gesta militari, coloro che non hanno avuto altro dio che la forza e per suo gran sacerdote il successo. In nome della loro dottrina e dell'applicazione che ne hanno fatto nella storia , aduuq ne, la superioritd va al Giappone, agli uomini che nella gerarchia morfologica maggiormente si avvicinano alle scimmie! Ma siamo aiusti: anche negli episodi che si accompagnano ~Ile manifestazioni dirette o indirette della forza i aiapponesi hanno mostrato delle qua- o . . ' . . lità, che mancano assolutamente ai piu superiori popoli del mondo contemporaneo, e che si suppongono immaginarie, ideali e non reali, quando poeti e storici li attribuiscono agli eroi più autentici dell' Ellade e di Roma. Guardate al sereno sto1c1smo di Nog i, che lascia due figli sugli spaldi di Port Anhur; trovate, se vi riesce, qualche cosa della blague, della vanita, della réclame, della teatralità degli Europei e dei Nord-Americani nelle file comandate dai Kuroki, dagli Oyama, dai Togo, dai Nogi, dai Kamimura ... c'è invece tanta serietà, tanta modestia e tanta perseveranza, cbe dovono far vergognare gli eserciti e i• -popoli delle civild occidentali e da far supporre che siano qualità inconscienti di uomini, che non sono pervenuti alla nostra fase di civiltà, se da tanti altri indici non emergessero pod,rose la intelligenza e la coscienza in un grado meraviglioso in tutti i loro atti I Ancora. Ecco due città in festa : Londra e Tokio; la prima è la metropoli degli uomini superiori; la seconda quella degli uomini-scimmie. A Londra si svolge la celebre notte di lv[ afeking e si festeggia la liberazione di una minuscola città del Sud Alfrica e si c,mta vittoria contro i Boeri. A Tokio si esulta per la resa di Port Arthur. I mperiori, un popolo di 41 milioni che ha alla sua dipendenza un impero di 350 milioni di abitanti, si gloriano delle vittorie contro <lue minuscole repubbliche di 500,000 abitanti - 250 mila combattenti contro 50 mila ; - i Giapponesi, circa 48 milioni, hanno fiaccato un impero di 135 milioni, con parita, forse di combattenti sul campo di guerra. Ma il modo <li manifestare la gioia nelle due metropoli, è quello che caratterizza meglio la distinzione tra gli uomini superiori e le scim111ie. A Tokio c'è tanta compostezza, che sbalordisce; a Londra nella notte di Mafeleing la frenesia da cui fu presa la popolazior.e trasformò la festa in una colossale manifestazione dell' oliganismo, cioè della teppa e della mafia resa più ignobile dall' ebrietà morbosa ~alle pantctgrueliche libazioni di birra e di wiskey. Se ne vergognarono e riprovarono la notte di Mafeking lord Salisbury e tutti i varii :JvCail jingoisti, agli ordini di Cham berlaine, che disonoravano la metropoli ing_lese I ♦ Ragiono colla logica degli autropo-sociologi; ma è superfluo aggiungere che la ritengo viziosa e che ne com batto le conci usi on i. Colla logica degli antroposociologi si potrebbe assegnare già la superiorità ai Giapponesi, che riabilitano tutta la razza gialla. Per me si tratta invece dello arrivo del loro momento storico, che mette in evidenza tutte le loro buone qualità. e che tra non guari lasceranno spuntare tutti i loro difetti. Intanto per mostrare che non solo nelle manifestazioni delle forze e nelle gesta guerresche, essi superano o gareggiano cogli occidentali e coi superiori, ma anche nelle manifestazioni intellettuali essi li uguagliano, voglio riprodurre in parte un articolo - uno dei tanti- , che un Giapponese ha pubblicato nella maggiore rivista del Nord-America. E' del Barone Kentoro Kateno, un membro della Camera dei Pari del Giappone, che ha fatto i suoi studi nell'Università di Harward, che fu professore nell'Università di Tokio, più volte ministro del suo paese e che ora percorre gli Stati Uniti per 1studiarne le condizioni economiche (1 ). (1) The Yellow peril is the golden opportttnity for Iapan (North-American Review. Novembre 1904).
8 RIVISTA POPOLARE Prego i lettori della Rivista a prestare tutta la loro attenzione ai brani di tale articolo e giudichino serenamente se la diplomazia europea potrebbe manifestare tanta accortezza nell'equivocare sul pericolo giallo ; tanto rigore di logica nel giustificare la necessita degli armamenti messi in rapporto col rispetto e colla stima che accordano le altre nazioni - si apprende dal barone Kateno che il Giappone ha il suo: si vis pacem pare bellum ! -; tanta astuzia a base di menzogna veramente europea nell'esaltare la spontanea generosita del Giappone verso la Cina dopo la guerra del 1894-95; tanto ossequio alla diplomazia dei forti - la si direbbe una viltà veramente civile - nello scagionare il Giappone dall'accusa di avere· aiutato i Filippini; tanto idealismo, quasi mistico, ad imitazione di quello di un Tolstoi o di un Cecil Rhodes, nell'esaltare il magnifico programma, la seducente missione incivilitrice del Giappone ! Ma dopo tutto io non rimango sedotto ; e ricordo che nel Giappone ci sono già i germi del patriottismo europeo, che presto degenera in jingoismo o chanvinisme ; che al suo disinteresse nella guerra colla Russia credo poco: nella Corea si può scorgere il pendant della Manciuria ; e che come i peggiori superiori gli uomini di Stato del Giappone accusano gli australiani di non saper mettere in valore l'Australia, come gl'Inglesi accusavano i Boeri di non saper mettere in valore ìe repubbliche dell' Africa del Sud e manifestano il desiderio di . . . provarc1s1 essi ... Dopo tutto ciò, ripeto, a me pare sicuro che i Giapponesi si metteranno a livello dell'Europa e dell'America nel bene e nel male; ma avranno, colla loro ascensione, seppellita sotto le rovine di Port Arthur un roma_nzo scie□ tifico ed allargato la sfera dell'umanita superiore. Dove si volevano vedere dei parenti delle scimmie si sono ritrovati degli uomini! DoTT. N. CoLAJANNI 11111 li li I 111111111111111 1r • 111111111111 ! 1111 I I I I I li I li li I li I li li I I I I I 111111111111111 ! 1111 Ilperieogloiallo è unaoeeasiodn'oerpoelGiappone Dopo la nostra vittoria nella guerra della Cina nel 1894-95 le nazioni occidentali scoprirono in noi una potenza che non poteva essere soppressa mantenendola sotto tutela come una nazione semi indipendente; esse cambiarono la loro attitudine e l' ammisero come un membro delle nazioni civili. Avendo, con una campagna vittoriosa contro la nostra propria vicina restaurata la nostra indipendenza nazionale; avendo preso il nostro posto tra le fila delle Potenze civilizzate del mo11do, noi durante il periodo di pace abbiamo continuato a battere il sentiero segnato dalla nostra diplomazia, coltivando le più cordiali relazioni colle nazioni di Europa e di America - relazioni che sono rimaste immutate non ostante la nube della rottura della gnerra russo-giapponese nel passato Febbraio. È stato soltanto dopo che il Giappone ha mostrato nella presente lotta di essere una forza rispettabile anche per le più formidabili potenze militari di Europa ; dopo che esso ha richiamato la distratta attenzione del mondo intero sulla sua organizzazione mi litare e navale e sui suoi straordinari successi per terra e per mare, che noi abbiamo sentito sollevare il grido sul Pe,ricolo giallo. Ma se c'è un pedcolo nell'Estremo Oriente non è il Pe1·icolo giallo, ma il Pericolo bianco; il primo è un semplice mito, mentre il secondo è una realtà attuale. Comunque, se il Giappone dovesse rimanere vittorioso nella lotta presente e di venire preponderante nel1' Oriente, pensera esso ad escludere gli Europei e gli Americani dalle contrade orientali? I fatti eliminano assolutamente questa ipotesi. li Giappone invece di sforzarsi di escluderne Europei e Americani , ha fatto di tutto per attirarli in Oriente. Si consideri ciò che avvenne nel 1894-95 dopo la guerra colla Cina. Il Giappone allora aveva la Cina nelle sue mani e poteva a Shimonoseki dettare quelle condizioni che ogni potenza avrebbe voluto dettarle. Ma che avvenne? Il Giappone invece di curarsi esclusivamente dei propri i ntP.ressi trascurando q nelli delle al tre potenze, promosse la politica della porta aperta, dell'open doo1·, e prop,1gnò J' aboliziono del likin sistema - il sistema, cioè , che da gran tempo vigeva in Cina d'imporre dazi sui prodotti che si presentavano alla frontiera. Il Giappone allora dette un altro contributo al benessere internazionale inducendo la Cina ad aprire quattro porti al commercio del mondo - i porti di Chnng-Kiang, Shasi, Kow-Choo e Soochoo. In ultimo, e non fu il meno, indusse la Cina ad accordare agli stranieri il diritto di stabilire imprese industriali nell'Impero. Tutte queste concessioni erano state domandate per molti anni a Pechino dal la diplomazia occidentale, ma senza risultato, sino a tanto che indipendentemente da esse non furono ottenute dal Giappone nel segnare il trattato di Shir.nonoseki nel 1895. Avrebbe agito in tal guisa il Giappone se esso ave~se voluto assicurare a se stesso dei vantaggi escludendone gli altri? La diplomazia del Giappone in vece si consacrò sinceramente ad aprire la Cina al mondo intero. Anche dopo la restituzione di Weihai-wei alla Cina, noi non protestammo contro l' occupazione di quel porto strategico fatta dagli Inglesi. Queste larghe vedute delle responsabilità giapponesi come Potenza mondiale si rivelano sotto altri aspetti. Corse la storia, ad esempio, durante la guerra Ispano-Americana, che il Giappone assistesse secretamente i Filippini mandando m1mizioni ed anche soldati, in aiuto di Aguinaldo. Ma la voce fu dimostrata del tutto falsa. Non solo il Giappone non aiutò i Filippini ed Aguinaldo, ma esso accordò assistenza morale agli Stati Uniti nei loro piani di occupazione delle Isole Filippine, ritenendo che tale avvenimento solamen te poteva condurre la pace tra i Filippini. Si potrebbero moltiplicare gli esempi per mostrare ai nostri amici che il Giappone non ebbe mai l'idea di chindere il continente asiatico contro gli Europei e gli Americani .... Quando il grido di Pericolo giallo, cominciò ad udirsi, noi fummo stimolati allo studio dell'argomento ed ai suoi effetti internazionali. Dopo l'apertura del nostro primo parlamento nel 1890, l'attitudine delle potenze occidentali verso il Giappone subì un cambia-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==