Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno X - n. 24 - 31 dicembre 1904

RIVISTA POPOLARE 651 Lotta di classe • • nov1ss1ma ----~---- Un mio articolo pubblicato nell'ultimo numero della Nuova Antologia (Di alcuni problenii contemporanei italiani) ha avuto la fortuna di essere riprodotto da quasi tutti i grandi giornali della penisola e commentato benevolme·nte dalla parte meno democratica o addirittura reazionaria. Anzitutto dichiaro che nulla c'era di nuovo o di straordinario in detto articolo, i cui punti principali più volte erano stati accennati a varie riprese da me stesso in questa rivista o nella Camera, artisticamente esposti da Giustino Fortunato nel suo coraggioso ed onesto discorso elettorale di Melfi (30 ottobre 1904) ed accennati da Nitti nel suo programma elettorale. Di mio nell'articolo suddetto c'era la chiarezza e la logica, che mi sforzo di ficcare in tutto ciò che dico o scrivo. Se l'accoglienza o l'impressione furono superiori alle stesse mie speranze, ciò si deve alla nota circostanza che le verità elementari enun- . ziate senza ipocrisie e senza eufemismi, se sono nella coscienza universale allo stato per cosi dire latente, riescono oltremodo gradite e sembrano anche nuove. Dell'accoglienza particolarmente benevola fattale dai conservatori e dai reazionari non c' è da sorprendersi : essi seguono la nostra tattica. Non ci rallegriamo e non ci serviamo delle confessioni dei nostri avversari ? I on ho io preso nella 'Rjvista a collaboratori onorari Saracco, Bonghi e tanti altri monarchici? Non fanno lo stesso l'Avanti! e tutti gli altri giornali socialisti? Cosi adesso gli ordinari avversari della democrazia si appropriano e lodano quella parte delle mie osservazioni, che a loro riesce comoda e lodano oggi me come altra volta lodarono Turati e Bissolati. E le lodi sono state sperticate per tutti i socialisti in genere - anche dal banco dei ministri - quando essi hanno proclamato cosa inutile la repubblica ... (1). Alle mie riflessioni , però auguravo pari accoglienza dalla parte democratica ; e se tutto ciò che è italiano non dovesse avere un impronta speciale, avrei dovuto sperarla anche dai socialisti ; da quelli della riforma o della rivoluzione, avrebbe dovuto venire l' approvazione più calorosa e più incondizionata. Quella dei rivoluzionari non doveva mancare perchè il concetto fondamentale mio molti mesi or sono venne rigorosamente sostenuto da Arturo Labriola come a suo tempo rilevai e lodai. Si tratta , infatti , di una vera lotta di classe di (1) Tra i giornali socialisti Il Tempo di Milano, rilevando che le mie osservazioni erano banali, notava, a mio danno, che il Corriere della Sera le faceva sue; Il Lav0ro di Genova rincarava la dose osservando ch'ero stato crudelmente castigato dagli applausi del Cittadino. Ma Il Tempo onestamente ricordò che la stessa mia disgrazia era toccata altra volta a Filippo Turati; invece pel Lavoro il mio articolo della Nuova Antologia non fu che un pretesto per vituperarmi e calunniarmi nel modo più vergognoso. Non contento di avere rievocato la mia campagna in favore del dazio sul grano - che ricomincerò presto - ; non contento di dichiararmi nemico dei lavoratori egli mi denunzia come guerrafondaio e sostenitore di un conflitto coll'Austria .... Evidentemente una grande ignoranza accoppiata ad una grande malafede soltanto poteva suggerire al Lavoro il ·castigo crndele delle lodi del Corriere della Sera e del Cittadino; ma il miserabile diffamatore del Lavoro certamente non avrà mai il premio delle lodi di un galantuomo. cui mi occupai ; di una lotta di classe nella quale si trovano di fronte da un lato: la grande massa dei lavoratori, specialmente quelli della terra; e dall'altro: la borghesia magra, che alimenta i quadri della burocrazia, ed una minoranza privilegiata dei la':7òratori, quella dei ferrovieri. Dato questo c0nflitto d'interessi non era evidente che ci si doveva attendere ad una difesa ·energica dei primi contro gli ultimi da parte dei socialisti? Invece, in sostanza e in realtà, tranne Labriola, ripeto , i socialisti si sono schierati a difesa della burocrazia e della parte privilegiata dei lavoratori contro la grande massa dei proletariato. Non a cc1so ho aggiunto eh' è la sostanza e la realtà quella che vale; in quanto alle parole i socialisti ed 1nche i repubblicani, che in tutto e per tutto hanno preso ad imitarli, raccogliendo il danno nel paese e il disprezzo tra gli affini, sarebbero diverse. Essi con leggerezza_ e facilità straordinarie accordano il loro patrocinio tanto alla massa lavoratrice più derelitta quanto alle varie categ,)rie burocratiche e dei ferrovieri e cbiedono energicamente miglioramenti nei salari degli uni e negli stipendi degli altri. Credono agevole soddisfare le due esigenze ad un tempo poichè agli stipendi dovrebbe provvedere lo Stato, che ne ha la possibilità cogli avanzi del suo bilancio; ed all'incremento dei salari dovrebbe provvedere la Società e per essa gl'industriali e i proprietarL Le risorse pel miglioramento invocato dovendo essere attinte a due sorgenti òiverse non pare, di primo acchito, che ci possa essere contrasto d' interessi e lotta di classe tra i vari elementi, che più o meno energicamente si agitano al giorno d'oggi in Italia. Ma cosi non è come ho dimostrato nel cennato articolo della Nuova Antologia e come dimostrerò, riassumendo e chiarendo meglio il mio pensiero, qui oggi stesso. ♦ 1 ° Il primo punto da assodare è quello della ricchezza privata <lell' Italia. Ponendo i confronti con gli altri Stati principali di Europa si scorge subito che il nostro paese è tra i più poveri, che ci siano. Parlino le _cifre (1) ; e le cifre le raccolgo in un1 tavola, che i lettori troveranno nella pagina seguente e che servirà anche pel paragrafo terzo. . Da questo prospetto, più dettagliato ed anche alqu,rnto diverso da quello della Nuova Antologia perchè ho dovuto attingere ad altre sorgenti per porre il confronto con un maggior numero di Stati risulta che l'Italia in quanto a ricchezza viene dopo la Spagna e non supera che la miserrima Russia (2). (1) Per ti,tte le cifre s1 riscontrino: R. E. May: Die Wirtsclmfte in Vercrancrenheit , Gegenwart und Zukunft. ( Berlin. D. Ìohn Edelh~im" 1901 ) ; Frane. S. Nitti: La ricchezza dell'Italia ( Napoli 1904); :Memoranda, Statistical Tahles ~n~ Charts prepared in the rsoard oj Trade (London 1903); N1tt1: Scienza delle finanze (Napoli, L. Pierro 1903). Sundbarg: Statistik Tidskrift 1901) Stockolm. 1902. P. A. Nordsted et S6nery). Tutti questi dati sono stati riuniti in appendice nel mio libro: La 'Demografia (1904). (2) Avverto ·che i dati sulla ricchezza privat~ e sul reddito sono quelli del May e si riferiscono al 1895 circa. Sono ritenuti superiori al vero ; tanto che il Nitti pel 1903 assegna all'Italia la ricchezza di 65 miliardi col calcolo più ottimistico. Ma siccome l' esagerazione é in tutti i dati, cosi i risultati del confronto internazionale rimangono su per giù gli stessi.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==