Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno X - n. 24 - 31 dicembre 1904

650 RIVISTA POPOLARE Czar e lo abbia deciso alla destituzione di Mouravie:ff. Dì che Ular si rallegrava giorni or sono come di un indizio di un indirizzo più liberale prevalente alla Corte Russa. Ma per disgrazia della Russia le speranze non si sono realizzate e il diavolo nero è rimasto al suo posto. ♦ La stampa nell'affare Syveton. - I nostri lettori ci troveranno un po' .... come dire? .... mettiamo mono• toni, ed è difatto: noi torniamo e ritorniamo a ribattere venti volte il medesimo chiodo, ma il fatto è che la colpa non è nostra. Non per nulla sappiamo che a furia di ripetere· delenda Carthago, Catone l' antico persuase i Romani a debellare la potenza del]a ricca città. Ora i fatti si ripetono su per giù gli stessi, e la stampa si co11duce sempre alla stessa maniera. Ecco ora, ultimo di tutti ]' affare Syveton. Noi non simpatizziamo punto con i suoi correligionari, con la gente del suo partito, con le idee che egli difendeva, e tanto meno con lui. Noi crediamo che quelle idee sono un tentativo di ritorno ~ sistemi incompatibili col progresso che abbiamo oggi raggiunto, quegli nomini son dannosi alla Francia, egli poi era, personalmente , un ignobile indivuo. Forse si è suicidato, forse lo hanno ucciso; in ogni modo è accertato é:he egli violò la figliastra e in qualunque maniera sia morto, volontariamente o no, nulla di buono e di interessante è sparito dal mondo. Tuttavia ci ripugna l' uso che di questo cadavere fa la stampa Francese (ci si permetta di aprirn una parentesi. Siamo certi che se l'affare•- fosse accaduto in Italia , in America , in Germania sarebbe proprio la medesima cosa; dal lato stampa). Questo morto che i nazionalisti e gli anticongregazionisti si palleggiano, che si scaraventano addosso come a voler soffocare sotto il tanfo della sua p11tredine e delle sue vergogne la vitalità dei loro rispettivi partiti fa pietà. In verità, noi ci chiamiamo civili . ma qualche volta sembriamo però più barbari e più bestie dei selvaggi delle isole Oceaniche Dinanzi alla morte essi tacciono: noi, civili, sca teniamo dinanzi alla morte tntte le nostre passioni più rabide e un cadavere ci serve di 1·èclame, di arme da battaglia, di scudo e di sgabello. La nostra ci viltà è un impasto odioso di vigliaccheria e di barbarie ; e la stampa è l'organo e lo strumento di questo nostro stato psichico e sociale. Noi abbiamo più e più volte protestato contro la stampa che pubblica scritti e memorie e interrogatori di accusati intorno ai quali si agita e si aggira un mistero giudiziario, e abbiamo sempre detto, e ripetiamo ora, che le istruttorie non dovrebbero fornire materia di scandalo o di romanzo per i giornalisti. L'opinione pubblica ha diritto di sapere se un individuo qualunque è colpevole o no di un delitto, ma da questo a notare su i giornali tutte le diverse fasi più o meno disgustose della vita d'un criminale o d' un ignobile individuo c' è una distanza grande. Noi comprendiamo bene che il desiderio di lucro spinga i giornali a queste p11bblicazioni e anche peggio ; comprendiamo che le ire politiche si facciano arma di tutto contro gli avversari; sono metodi infami, ma ormai son passati come cose lecite ed oneste: non comprendiamo però che a questo si prestino i magistrati : o meglio, lo comprendiamo anche troppo: la stampa è diventata un padrone ed i magistrati servono. Ed è questo il male contro il quale , una volta di più, protestiamo. ♦ Domenico Barilari. - Con lui è scomparsa dalle ~~rche ~:ma ~elle figure più popolari , degli uomini pm am?'t1 e rispettati anche dagli avversari polit.ici. A lui accadde come ad Antonio Fratti: per molti anm rappresentò il mazzinianismo intransigente o non volle saperne di entrare a Montecitorio e molto meno di giurare. Ma poi fece l'una e l'altra cosa perchè in lui i fatti avevano parlato un linguaggio cui non si resiste: i fatti lo aveva.no convinto e persuaso delJa inutilità e del danno . della intransigenza. La quale avrebbe la sua ragione di essere se fosse attiva, tutta integrata di cospirazioni e di tentati vi rivoluzionari; ma limitata alla protesta sterile, alla osservazione da stilita degli avvenimenti umani, senza frammischiarsi ad essi e senza cercare nella misura del possibile di correggerli e d'indirizzarli nel senso desiderato riusciva all' impotenza più manifesta, al suicidio politico. E Barilari che poteva vivere ed era vissuto sempre politicamente sostenendo il progressivo ideale repubblicano negli ultimi anni della sua esistenza rinunziò al buddismo intransigente ed entrò a Montecitorio. Domenico Barilari aveva conosciute le prigioni del1' italico regno a.11' epoca degli arresti di Villa Ruffi, come aveva conosciuto i campi di battaglia dove si era combattuto per l'unità e per l'indipendenza della nazione. Egli è piorto immutato nella sua fede repubblicana; che per trent'anni ebbe un palpito incontaminato nel ::mo Lucife1·0 ed ha lasciato agli amici ed ai concittadini un esempio luminoso di rettitudine, di coerenza e di carattere. ♦ Nor Polemica piccola ... e disgustosa. - In una lettera pubblicata nella 'Iribiina (20 dicembre) il signor Corrado Barbagallo si atteggia a vittima delle risposte date dal prof. Andrea Torre e da me ad un articolo anonimo della Corrente; e si meraviglia dell'intervento mio nel dibattito. Alla mia volta trovo che la sua meraviglia è semplicemente sbalorditoia. Come! Calunnia un uomo per una mia preghiera accolta, per un favore fattomi ed io devo lasciarlo ca.- lunniare? Mi attribuisce una parte brutta in un imbroglio sfacciatamente in ventato e devo lasciar correre? Roba da matti ! Intanto piglio atto che nella sua epistola alla Tribuna mi esclude, sebbene in modo non esplicito e non leale, dalla cospirazioncella, nella quale mi aveva designato complice, intesa a_dare una cattedra al Torre. in premio, quasi, dell'articolo pn bblicato nella Rivista, Meno male. Nella sua lettera c'è la coda, cioè il veleno nel seguente brano finale : "' Vede bene, l' on_.Colajanni quanto intempestiva sia stata la sua apologia, e quanto doloroso il sµo atteggiamento contro una organizzazi)ne, che, me auspice, dichiarò di nudrire fiducia in quei partiti, nei quali l' on. Colajanni milita, egli, appunto, che parmi sia stato , e sia ancora presidente onorario di una delle sezioni della nostra Federazione fra gl' insegnanti di scuole medie. » Ecco qua. I lettori della Rivista senza essere professori di scuolç medie sanno leggere e ricordano, perciò, non esser vero che nel mio precedente stelloncino ci sia alcuna apologia. Non potei rallegrarmi del passaggio della Federazione, armi e bagaglio, all' Esl're• ma sinist1·a perchè il fatto ebbe tutta l'aria, non di un mutamento di convinzioni - e le improvvise chiamate di S. Paolo non trovano più credenti - ma di una intimidazione e di una speculazione: due cose che detesto. Trova incompatibile col giudizio suespresso la presidenza onoraria della Sezione di Napoli della Federazione tra gl'insegnanti? Potrei rispondergli che la Sezione, che onorariamente presiedo, non ha fatto alcun atto, che indichi adesione implicita o esplicita; comunque, ad evitare che altri possa rinnovare il rimprovero con apparenza di ragione oggi stesso mando le mie dimissioni. Dott. Napoleone Colajanni '

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