668 RIVISTA POPOLARE parte della agenzia che fa quel miglioramento; ma non ha che vedere con il go"'erno rappresentativo o autocratico col quale è governata la città. La bontà di Diò deve essere creduta , se consideriamo la bontà dell'uomo, ed è irragionevole immaginare che Dio non è tanto buono, tanto saggio, e tanto capace di esercitare il volere nel controllo del mondo che egli ha creato , tanto quanto lo siam0 noi stessi. È assurdo negare gli attribuiti della guida, della intelligenza , della personalità e dell'onore al Tutto, vedendo che noi siamo parte del tutto , e siamo personalmente consci di ciò che intendiamo noi stessi con queste parole. Questi attributi sono esistenti e non possono essere negati e non lo possono essete nc-ppure per la Deità. Questo pianeta è forse soegetto ad un controllo intelligente? Sappiamo che lo è. Noi ~tessi possiamo cambiare il corso dei fiumi per fini preflssi, possiamo fare st.rade, unire oceani, fare invenzioni, preparare nuovi composti, trasmutare le specie, preparare nuove varietà di vita organica; possiamo creare opere d'arte, esprimere nuove idee, elevate emozioni nelle forme del linguaggio e della musica e tramandarle ai posteri. Senza dubbio la nostra potenza è limitata, ma potremo certamente iinparare a fare molto di più di quel che abbiamo fatto fin'ora; più di ciò che _sia stato fin'ora immaginato possibile. I miracoli ci circondano. Soltanto non sono miracolosi. Le provvidenze speciali ci avviluppano, soltanto non sono speciali, la preghiera è un mezzo di comunicazione altrettanto semplice e narnrale quanto la parola. I~_movimento della terra, per quanto vertiginoso sia, cinquanta volte più rapido di quello di una palla di cannone è inafferrabile ai nostri sensi; bisogna dedurlo dalle o:;servazioni dei corpi celesti, e fu negato dagli agnostici del passato. L'uniformità è sempre difficile ad essere afferrata , il moto resolare è ciò che ci sospinge, e gli scontri non hanno che una influenza ritardataria. Quegli che ricerca un miracolo, nel senso ristretto ed eccezionale della parola , anela una catastrofe: il ricercatore del miracolo nel senso continuato e largo della parola ha tutto l' universo per laboratorio. ( The Contemporary Review, novembre). ♦ 'D.r fohn Paton: L'avvenire delle Nuove Ebrldi.- Molto tempo fa, i negri delle Nuove Ebridi usavano chiamarsi e< i figli della Regina Vittoria >> orn essi hanno cambiato , e da dopo la morte della regina chiamano se stessi « i figli della Regina Vittoria ». È una necessità assoluta ora che le Nuove Ebridi sieno annesse alla federazione Australiana, e, se questo non può essere fatto, all'Impero Britannico. Se questo sarà fatto l'avvenire e la prosperità degli isolani sarà assicurato, altrimenti l'Australia dovrà dolersene amaramente. Quando la Commissione unita Anglo-Francese sarà formata bisogna sperare che la sua prima cura sarà d'insistere perchè si nomini un Commissario, o anche due Commissari - uno Francese ed uno lnglese , che agisca no di comune accordo, ed abbiano pieni poteri per sopra \TVedere al traffico dei Canachi , e che nel fatto rappresentino la legge nelle ·isole. In verità c' è un Commissario" ora ma i suoi poteri sono tanto limitati che egli non può far nulla. Attualmente non c' è legge alle Nuove Ebridi. Il risultato di questo anormale stato di cose è che il commercio degli schiavi ha ripreso nuovo vigore. Il metodo dei negrieri è ora da acquistare i Canachi dai loro capi. Raramente essi sono portati via senza un contratto preliminare; generalmente essi sono comprati. Essi son portati dall'una all'altra delle Nuove Ebridi e venduti ai piantatori come contadini per un certo numero di anni. Il commercio è peggiore di quello che era negli antichi tempi quando i Conachi erano portati nel Queenland perchè, in ogni modo , specialmente negli ultimi anni , i regolamenti del Governo sono stati severamente riformati , mentre alle Nuo-;e Ebridi, non c'è nessuna sorveglianza. E indubbio che le isole dovrebbero essere sotto il governo della Grande Bretagna, tanto per il loro benessere quanto per il loro avvenire, e bisogna che l' Inghilterra tenga bene gli occhi aperti perchè il vecchio grido « l'Australia bianca» si riduce, in ulcima analisi a mettere queste isole nelle ma01 della Francia. I Francesi possono sbarcare, liberi da dazi, i prodotti delle isole colla Nuova Caledonia, od anche con l' aiuto di linee fortemente sussidiate, od anche in Francia. Il governo della Federazione Australiana sembra aver messo i maggiori ostacoli allo sviluppo del commercio Inglese nelle Isole. Per conseguenza la sola cosa che i piantatori possono coltivare alle Nuove Ebridi è il maiz, l'albero di cocco pigliando, naturalmente, troppo tempo a crescere. Essi possono raccogliere tre volte in un anno. Tempo fa , erano abituati a mandare il loro prodotto a Sidney e là venderlo. Ora, però, c'è un dazio di circa L. 4,2 5 per ogni sacco di gran turco importato a Sidney, e si calcola che quando un piantatore ha pagato opera e dazi gli rimane appena L. 1,45 per sacco di maiz, per conseguenza non gli conviene asportare in Australia, e vende piuttosto ai coloni Francesi, o si mette sotto la bandiera Francese e lo esporta alla Nuova Caledonia o agli altri possessi Francesi. Siccome questo fatto nuoceva , e nuoce grandemente ai coloni delle Nuo'le Ebridi si cercò di informarsi presso il governo Australiano delle cause di un cosi forte dazio o delle possibilità di sopprimerlo o almeno alleggerirlo molto, La risposta del Primo Ministro del gabinetto Australiano, fu che il lavoro di produzione del maiz è fatto da negri e che siccome in Australia si intende difendere ad ogni costo il lavoro dei bianchi, in omaggio al principio dell' « Australia bianca » così il dazio non poteva esser nè tolto, uè diminuito; ma anzi sarebbe possibile fosse aumentato ancora. Il risultato di questa condotta è che le Nuove Ebridi diventeranno una colonia penitenziaria Francese. Nè sarebbe cosa intelligente venire ad un' accordo per dividere le isole· fra le due potenze , perchè allora la Francia si piglierebbe la parte migliore, le isole del nord, dove cresce l' albero del cacao, e dove esso grazie al suo commercio, ha delle serie attinenze. (Australian Review, 30 ottobre). ♦ O. Eltzhacher: La lezione dei canali tedeschi Quantunque l'Inghilterra sia più favorita della Gert?ania dalle disposizioni naturali proprie allo sviluppo delle industrie tuttavia tutti i vaataggi naturali sono stati sprecati e neutralizzati dalla stupidità che ha fatto negligere l'apertura e il mantenimento dei canali, Le fabbriche tedesche e le mine della Germania distano non meno di 200 miglia dal mare, e le nostre industrie son quasi tutte sulle coste o ne son di poco lontane ; quindi il materiale greggio ed anche i viveri devono arrivare alle manifatture e alle città manifatturiere tedesche da almeno otto o dieci volte più lontano che in Inghilterra. Come dunque la Germania ha potuto felicemente superare tutte le difficoltà della situazione? La risposta è: Costruendo e scavando canali. Negli ultimi trent'anni una spesa che supera i 50 milioni di sterline è stata destinata a migliorare i canali in Germania ed in Austria. Noi in questo intervallo di tempo non abbiamo fatto nulla in questa direzione. I nostri canali sono fossi e nient'altro che fossi e le più larghe chiatte dei nostri canali non portano più di trenta a cinquanta tonnellate di carico. In Germania non una chiatta è presa in considerazione se non porta almeno mille tonnellate, e il nu-
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