Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno X - n. 24 - 31 dicembre 1904

646 RIVISTA POPOLARE GLI ftVVENIM.ENTI e GLI .UOMINI Il nuovo anno. - Tristamente, con notizie di battaglie, di stragi, di furori, di delitti l'anno 1904 si è chiuso, ed un altro anno incomincia sotto auspici egualmente tristi. Ah! no, non ci sembra che, col volgere dei tempi, il mondo diventi più civile, la razza umana meno feroce. Dalle estremità lontane dell'Oriente ci giungono notizie di spaventosi macelli. Forti e giovani corpi ridotti in miserevoli brandelli ; volontà, energie, potenze vitali annullate, distrutte, disperse; e perchè poi? Per quale nobile ragione, per quale causa santa? Difendono forse la loro terra, la loro patria quei Russi che uccidono e muoiono con tanto rabbioso furore? Difendono forse le loro donne, le tombe dei loro avi, la loro arte, ed i loro giardini quei giapponesi che a mille a, mille cadono imperterriti sotto il filo inesorabile della falce della morte? Ahimè! nessuna gloria: gli uni e gli altri combattono e muoiono in difesa d'ignobili interessi di banchieri, di borsisti e d'industriali ; di interessi che non sono i loro, che essi neppure sanno. Triste anno quello che è finito: non meno triste quello che ora incomincia. Eppure se guardiamo profondamente, oltre cioè il periodo che è chiuso nell'anno, od anche in un seguito di anni, noi vediamo che qualche cosa di buono e di bene si è fatto e si fa, malgrado che il male cerchi di dominare ostinatamente le cose degli uomini. Le forme del male, son le stesse sempre - da che l'umanità ha cominciato ad esistere -- non hanno cambiato : l'omicidio, la· violenza, la gu~~ra : le forme del bene non le conosciamo ancora; non ancora sappiamo ciò che veramente sia bene per gli individui e per la collettività. Neppur sappiamo se ciò che noi chiamiamo bene; l'onore, la pace sieno il vero ultimo bene cui possono aspettarsi le generazioni umane. Comunq ne sia é - per ora - questo bene, questo buono cbe gli uomini desiderano e verso il quale, lentamente, attraverso pene e dolori, si dirigono. E forse non t11tto il male viene e rimane a forma di dolore, e di male nel mondo. Chi sa che l'orribile macello dell'estremo oriente, e le navi inghiottite dal mare, e le migliaia di corpi umani spezzati dalle armi micidiali, non sieno destinati ad affrettare il momento in cui l'autocrate di Russia vedrà corruscare un ferro sotto la luce blanda dell'alba mattinale, e sentirà la voce della nazione che gli toglie il potere? Chi ci dice che il delitto misterioso - Omicidio? Suicidio? - non sia destinato a :fiaccare le ultime resistenze dei nemici del progresso? Chi ci dice che le convulsioni di popoli, e le lotte fratricide non debbono, alla fine instaurn,re nel mondo epoche di pace più profonda, e di più fraterni costumi ? E noi lo auguriamo. . Tristo è trascorso, e tristamento è morto l'anno precedente. Esso conterà come uno dei più nefasti, dei più sterili. negli anni e nei secoli: ·possa l'anno che ora è incominciato essere fecondo di bene e di pace. Certamente è incominciato tanto sinistramente, fra le notizie di distruzioni e le notizie di delitti, che questo nostro desiderio pare una vana parola, un raro sogno di mente ansiosa di impossili realtà: eppure le stragi non possono durare eterne: e non tutti gli anni registrano delitti egualmente atroci. Sia l'anno che incomincia fecondo di bene agli uomini tutti e alle Nazioni. E se nel suo vile egoismo, questa vecchia Europa che ha tanta energia per fare il male, non riesce a scuotersi dall'apatia neghittosa nella quale la tengono 'le gelosie di conquista e la sua diplomazia imbicille: varlino almeno una franca e forte parola gli uomini indipendenti i popoli più civili e valga essa, nei telllpi futuri a dimostrare che non fummo tutti abiettamenti barbari nell'epoca nostra. E dalle considerazioni generali su tutti i popoli, a quelle sul popolo nostro, diventi realtà il nostro augurio di una pace maggiore, di un maggiore benessere per i nostri contadini. per i nostri operai. Il governo Italiano poco o nulla ha fatto fin' ora in favore dei lavoratori - quel pò che ha fatto è stato sotto la pressione della opinione pubblica e della violenza dei ridotti alla fame. Speriamo che nell'avvenire una persuasione entri nell'animo e nella mente dei direttori della cosa pubblica e sia che poichè l'avvenire ci si presenta come un cambiamento radicale e profondo di tutte le attuali forme sociali., meglio è, fin d'ora, non ostacolare con la cieca violenza J il mutamento fatale; ma invece è saggia opera il cooperare a che questo mutamento si compia senza troppo dolore. E che questo sia auguriamo all'Italia e agli Italiani in questo principio d'anno che incomincia così tragicamente all'interno come ali' estero: per il rn-stro popolo ed i popoli tutti. ♦ Port-Arthur. - L'orribile tragedia sembra non dovere aver più termine. I giornali recano notizie di corpi umani ridotti a brandelli dalle esplosioni delle granate, di feroci lotte ad arma bfauca, d'uomini che nel parosismo della rabbia, perdute le armi si dilaniano con i denti e le unghie, ridiventati bestie feroci animali urlanti sbucati fuori dalla foresta, assetati di sangue, affamati di carni. E i cadaveri giacciono insepolti, a migliaia, intorno alle fortificazioni rabbiosamente assalite, furiosamente difese, e il gelo delle notti gli mummifica, e gli uccelli da preda, e i cani. affamati gli sbranano. Gli eroi, chinsi nel breve cerchio dei fortini, votati a morte sicura ritardano più che possono l'ora dell'ultima disfatta, e con invitto core la vedono avvicinarsi fatale ad ogni volgere d'ora. E l'altro eroe che assale, ·pazientemente organizza le trincee traditrici che svelano improvvisamente il nemico nell'interno delle difese, punta sapientemente i cannoni per renderne più micidiale il tiro. Gli hanno riportati dagli. assalti i due suoi figliuoli morti; gli hanno riportati morti carissimi amici , i suoi più validi aiutanti gli son caduti intorno falciati dalla morte. Non importa. Lentamente, come un destino fatale, egli avanza. E di quà e di là la morte trova ampia messe per il suo ferro. Quanta energia, quanta forza, quanta vit~ inutilmente sprecata ! Inutilmente poichè Port Arthur dovrà cadere, fa. ta,lmente. Quand'anche la squadra del Rojestwenskj potesse arrivare a Port Arthur - senza essersi incontrata con la squadra dell'Ammiraglio Togo - le posizioni che i Giapponesi hanno ormai nelle mani son tali che nessun sorcorso può essere dato dalla squadra alla città. E non solo: ma la squadra può essere borubardata dai Giapponesi. Port Arthur era una salvezza ancora due mesi fa . per la squadra Russa : oggi è una trappola micidiale. E la squadra di Togo d'un terz~ poten:z.ialmente superiore alla sq1iadra russa, non s1 lascerà sfuggire la preda. La incontri esso al largo dell'Oceano Indiano o l'aspetti nel mare del Giappone la sorte di Port Arthur è fatalmente segnata. Perchè dunque ancora tanto sangue, tanto straz]o, tanto orrore per difendere una piazza che ormai - al punto cui è giunta la guerra - è diventata assolutament~ inutile? Ma Stoessel non si rende. Non può rendersi. Sua Maestà lo Czar gl'impose di tenere e difendere Port Arthur e lo Czar non revoca l'ordine. Egli vuole fino all'ultimo la vita dei suoi· soldati. Bravo Czar ! Alla corona di gemme che gli lasciò Caterina egli vuole soprapporre 11na bella corona di teschi. Bravo, eroico Czar.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==