RIVISTA POPOLARE 661 porre l'adozione generale di questo concetto:.<< non elettività, (j( ma traslazione delle att!'ibuzioni e· dei poteri autonomi del « direttore ai colleghi magistrali sotto la presidenza del di- « rettore , e scelta di direttori per concorso con pubblicità (j( degli atti del concorso stesso, e partecipazione dei maestri (j( nelle Commissioni esaminatrici ». Il direttore, in sostanza, (j( non dovrebbe più essere il mo- « tore autonomo della concentrazione degli interessi, ma « l'organo deputato ad esecutivo della medesima >>. Non <<l'incongruo principio della elettività» - vuole l'articolista si propugni - ma « il regime costituzion::ile nella vita interna della scuola ». In altri fascicoli il direttore , professor Annibale Zona, dedica alla nostra politica scolastica ed al trionfo della sana democrazia suggestivi e forti articoli; e la siguora Elvira Massetti-Moraldi prosegue la sua campagna a fondo per il pareggiamento degli stipendi. La luce repubblicana di Roma, proseguendo a dedicare la sua pagina alla scuola, prosegue sempre altresi a rrclamare un più orJinato ed equo governo per le scuole e i maestri di Roma dall'Ufficio sesto del Campidoglio. Il Nuovoeducatore di Roma riporta, approvandolo, un articolo del Messaggero,« La fiscalità nelle scuole » (G. G. Gizzi) nel quale si deplora: « Si vuole democratizzare la scienza, <<far accedere il popolo alla coltura, anche classica. per ele- « varlo, e poi con fiscalità illogiche ed illegali si fa del tutto• .« per allontanarlo da questa coltura, dal sapere .... » Peccato che sia proprio cosi. ... La Rassegnascolastica di Firenze, in un articolo di fondo « Verso la nevrastenia» (L. Ambruzzi) critica le disposizioni del ministro Orlando, per le quali si viene quind' innanzi ad anticipare anzi che a ritardare il passaggio degli alunni delle scuole elementari alle secondarie. (fascicolo XI). - In altre parti del medesimo fascicolo (un artit:olo di d, la lctter:i romana di D' Agliana) si propugna la riforma del Monte con ben dirette sagaci critiche e proposte. « La riforma sarà un palliativo, che mancherà assoluta- « mente allo scopo e non potrà sodisfare nessuno, se non « avrà la sua base nella modificazione delle tabelle e nel- « l'aumento di tutte le pensioni, » scrive il corrispondente romano. E aggiunge: « Aumentando i coefficienti delle tat:: belle e restituendo al Monte il vero carattere che deve <~avere, non di istituto che debba accumulare per i maestri « del 2000, ma d' istituto che provveda alle pensioni dei « maestri di oggi , la vera riforma del Monte sara possibile <<e tangibile ». In un pregevole , molto pensato articolo di fondo del fascicolo X, la rassegna fiorentina passa in esame partitamente 1~ « istruzio1:i >> per l', applicazione della legge Orlando. Lo scritto, che ha preziose osservazioni, conclude augurando che si sfrondi una buona volta realmente l'istruzione elementare non solo di tutto ciò che è ornamentale, a anche ,< di tutto ciò che non è eminentemente pratico, che non è preparazione <<alla vita e solida base su cui possa innalzarsi stabile e « sicuro, l'edifizio di una cultura più profonda e più vasta ». Nella Scuola Moderna di Roma, nelJa Scuola, pensiero dei maestri di Milano, nella Staffetta scolastica di Torino, nella Tribuna scolastica di Milano, nell' Unione dei maestri di Torino, troviamo molti importanti articoli di Siro Corti e di Beniamino Rinaldi e del Sicchirollo e del Silvestri e del Rizzuti (Bios). Lo spazio assegnato a questa breve rivista delle riviste scolastiche ci vieta d' occuparcene oggi ; ma ad un'altra puntata saranno queste le riviste de' cui articoli daremo più diflusa recensione. È utile intanto notare come sia d'accordo tutta la stampa scolastica nel reclamare una radicale riforma del Monte pensioni e il pareggiamento degli stipendi delle maestre. Fra le altre questioni che più occupano l'attenzione dei nostri alacri pubblicisti scolastici, primèggia quella che riflette le condizioni dei nostri insegnanti ali' estero; della quale anche la Rivista popolare si occuperà con amore, almeno almeno per segnala.re al pubblico de' suoi lettori i giusti modesti voti della numerosa e cosciente classe magistrale itallana. (Roma). - FRANCESCO ALTEROCCA 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 ~assegna Seientifiea Zoologia La monogamia fra gli animali. - Fin'ora ci eravRmo ritenuti come la 8ola specie animale che potesse essere monogama. Questa qualità , che ritenavamo esclusiva della nostra specie, era sovente citata come un appoggio dell'abi::3so che, 8eeondo certuni, separa la bestia uomo da tntte qnell' altre. Ora lo studio, interessanti::;simo, del Profes~;ore S. W. Hutchinson ci toglie anche questa illusione, e gli animali si rivelano, anche 1 ui compagni dell' uomo. Oi1rioso che sarebbe segno di evoluzione mentale superiore ed e8clusivan1ente appartenente all'uomo il fatto di non considerare l' unione fra maschio e fe:umina altro che come un contratto bilaterale stabilito a scadenza fissa ma rinnovabile, e nel• quale entrano come incidenti secondarii i rapporti sessuali e la fedelt:.à di tali rapporti. Il D.r Hutchinson ci dimostra che il 90 per cento degli animali sono monogami. Le scimmie antropomorfe, prime di tutte, che tanto si avvicinano a noi - io ho vi::ito qui al Zoological garden uu Gorilla. che aveva strani atteggiamenti, e mosse ed espressioni faciali umane - sono monogame al più alt,o grado. Dopo loro vengono i macachi, però la loro monogamia ha una durata più breve della loro vita, e finalmente vengono le lem11ri. Gli insettivori, quantunque occasionalmente si dieno alla promiscnità, sono in linea generale ed in condizioni normali di vita, monogami. Lo stesso è vero per i mar::mpiali e per i nostri antenati monotremi. Si può dunque concludere che il nostro primo antenato, malgrado certe tendenze di promiscuità , che lo rendevano adatta bile all' ambiente e gli permisero di perpetuarsi e durare fu, come i suoi diretti antenati un monogamo del più puro tipo. Ora il pretendere che la promiscuità è la forma più evoluta dei rapporti fra i due sessi è, veramente, commettere un gravissimo errore e considerare come una evoluzione futura quello che è stato una forma evolutiva sorpassata dagli organismi animali, dalle razze animali prima che l' uomo facesse la sua apparizione su la terra. Il matrimonio consiste nella unione dei sessi per una durata che permetta il pieno sviluppo ed assicuri la perfetta sopravvivenza dei nati. Appunto nelle specie animali noi po::Jsiamo osservare il fatto della durata della unione dei coniugi finchè la prole è adulta. Così sono le più numerose specie di mammiferi e quasi tntti gli uccelli. Il matrimonio monogamo, a durata vitale, è la forma ultima più assoluta della evoluzione animale raggiunta fin'ora, ed è sopravvissuta a tutte le altre forme ed è stata adottata da ogni razza dominante, in grazia della più efficace protezione che offre allo sviluppo della prole. E' fuori di ogni dubbio che una razza monoµ:ama, sopravviverà, a lungo andare, ad una razza poligama. E' naturale che considerata sotto il rapporto della protezione della specie la monogamia è sempre preferibile al!a poligamia: ma l'ultimo punto raggiungibile della evoluzione ci vile è nella forma sociale che permetterà la possibilità di rompere il contratto di matrimonio quando non sia più utile allo sviluppo della prole l'unione dei genitori, o quando ai due la mono-
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