RIVISTA po POLARE DI Politica, Lettere e · Scienze Direttore: Prof. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Jt,a,lia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Es fiero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cenr. 30 Amministrazione: O01·so Vittorio Emani1,ele n. 0 115 - NAPOLI Anno X - Num. 24 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Dice1nb1·e 1904 SOMMARIO: Noi: Gli avve111menti e g·li uomini: (Il nuovo anno Port-Arthur - Le riforme in Russia - L'Ufficio del lavoro degli Stati Uniti all'Esposizione universale di Saint Louis - Il Congresso dei Comuni italiani - Il Collare della ss.a Annunziata ad un brigante coronato - Gl' Iloti e la Russia: Educazione sperimentale - La stampa nell'affare Syveton - Domet!ico Barilari - N. Colajan.,,i: Polemica piccola ... e disgustosa) - Dott. N. Colajanni: Lotta di classe novissima - X. Y.Z.: Il dazio sul petrolio - Sperimentalismo sociale - F. Alterocca: La scuola e la stampa - A. Agresti: Rassegna scientifica - Rivista delle Ulviste - I!!nstrazioni nel testo - lndice dell'annata. Agli' amzcz'e abbonati' della RIVISTA Questa nostra modesta Rivista, che tante altre,. sorte coll'appoggiodi capitalisti o di partiti disciplinati, ne ha visto scomparire.entra col 190 5 nel suo undecimo anno di vita. Non fa promesse e non fa programma, perchè nulla ha da mutare, anche di fronte a certi problemi che divengonosempre più acuti e minacciosi. Essa, senza dimenticare nwi l'ideale suo, la repùbblicafederale, seguiterà a raccomandare ed a seguire il metodo evolutivo , che si può riassumere nel testamento politico-moraledi Giuseppe Mazzini: educazione; essa continuerà a tenersi indipendente dagli uomini e dai partiti, senza preoccuparsi delle accuse che possono venirle e di cui il tempo fa sempre giustizia e giudicheràuomini e avvenimenti, come pel passato, seguendo la sola direttiva della verità, per la quale ha un culto. Abbiamo detto che terremo fede al nostro -vecchioideale ; rna per noi la repubblicafederale non è che un me.,:_zpoer raggiungere il benessereeconomico,intellettuale e morale del nostro paese; ci coopereremop, erciò, ad assicurarne quel tanto che possono darci altre istitnzioni, senza respingerlo se ci viene da avversari, profondamente convinti come siamo · che O!fnipasso che si fa sulla via del migliorarnentofa sentirepiù acuto il bisogno di ulteriori progressi e sospinge l'umanità sunpre più in alto. Sono gli analfabeti e i disgraziati, che marciscono nella miseria, che si adattano completamentealle loro condizioni animalesche; sonoinvece gli uomini colti e chegodono di un certo benesseremateriale che sentono la dignità di cittadini e l'importanza della libertà. Gli uni possono agitarsi e tumultuare colle convulsioni morbose della fame; gli altri, se offesinei loro diritti e nei loro interessi,conapiscono e compiono le rivoluzioni. Questa nostra Rivista è stata qualche volta rude ed anche brutale nella forma; ma tutti riconosconoche la sua ruvidezza e la sua brutalità sono il prodotto dell'odio profondo per la ipocrisia e per la menzogna. E la gente onesta, anche quando ha dissentito da noi, ha continuato a stinzarci e ci ha rispettato di più. Convinti che agl'italiani difetta sopra ogni cosa il carattere noi continueremoa mostrarci dispregiatori inesorabili del convenzionalismo e della rettoric1z,chene sono i peggiori neniici; convinti che gl'italiani manchino di coltura veramente positiva, sarrmo sempre ricercatori ed espositori, anche crudeli, di fatti seguendo un realismo inesorabile, che se può essere contestabilenell'arte, non può esserlonella politica. Coi fatti e col realismo si formano uomini e si eliminano dalla vita pubblica i servi ed i fantocci sempre deleteri. Un ultima parola agli amici abbonati. La Rivista popolare non ha mezzi pecuniari che le consentanol'utile réclame moderna; non ha dietro di sè un partito che possiede denaro e in mancanza di essoun ardente proselitismo ; essa offende spesso gl' interessi e le convinzioni di uomini energici, che si Itudiano di farle attorno il vuoto; essa , quindi , per la diffusione non conta che sugli onesti e sugli intellettuali, che ne apprezzàno l'opera altamente educativa. Chi procura un abbonato alla RIVISTAPOPOLARE riceve in premio del tutto gratuito vari opuscoli, il cui elenco si troverà altrove; chi procura due abbonati riceve a scelta uno dei seguenti libri: CoLAJANNr: Il Socialismo (2a edz'z.); CoLAJANNL: Per la economia uazionale e pel dazio sul g·rano ; CoLAJANNr: La politica coloniale (2a edz'z.),· CrccoTTI: Attraverso la Svizzera ; RENz1 : G1i " anciens reg'imes ,, e la democrazia. Per coloro che conoscono la lingua spagnuola possiamo dare in cambio di una delle opere sopra enunziate la traduzione spagnuola del!' opera di N. Colajanni: Razze i11fe1·iort e r~zze superiori o Latini e. an~lo-sassoni in tre piccoz-,: volum1:. E' in preparazione la 2a edizione di Razze superiori e razze 111feriorl che riusoirà un grosso ed elegantissimo volume d,,: vera attualità e che sarà spedito raccomandato a chi pagherà l' abbanamento anticipatamente aggiungendo L. 1,75 - Il volume sarà messo ,,:n venclita a L. 6. ..Ai tanti premi semigratuiti, il cui elenco vien dato nell'ultima pagina, aggiungiamo questi novissimi : . Mrs Cragie: La scienza della vita L. 0,50 G. C. Millard: La via della fortuna L. 0,50 TheodorBaveri: 11 problema della fecondazione . » 0,40 P. Curie: li radio. . . >) 0,40 5\,CaxVerworn: L'ipotesi del biogene >> O,75 Brownell: Il cuore del Giappone . >> 0,90 Chi desidera più di un premio al prezzo dei successivi deve aggiungereil 50 O/o in più.
646 RIVISTA POPOLARE GLI ftVVENIM.ENTI e GLI .UOMINI Il nuovo anno. - Tristamente, con notizie di battaglie, di stragi, di furori, di delitti l'anno 1904 si è chiuso, ed un altro anno incomincia sotto auspici egualmente tristi. Ah! no, non ci sembra che, col volgere dei tempi, il mondo diventi più civile, la razza umana meno feroce. Dalle estremità lontane dell'Oriente ci giungono notizie di spaventosi macelli. Forti e giovani corpi ridotti in miserevoli brandelli ; volontà, energie, potenze vitali annullate, distrutte, disperse; e perchè poi? Per quale nobile ragione, per quale causa santa? Difendono forse la loro terra, la loro patria quei Russi che uccidono e muoiono con tanto rabbioso furore? Difendono forse le loro donne, le tombe dei loro avi, la loro arte, ed i loro giardini quei giapponesi che a mille a, mille cadono imperterriti sotto il filo inesorabile della falce della morte? Ahimè! nessuna gloria: gli uni e gli altri combattono e muoiono in difesa d'ignobili interessi di banchieri, di borsisti e d'industriali ; di interessi che non sono i loro, che essi neppure sanno. Triste anno quello che è finito: non meno triste quello che ora incomincia. Eppure se guardiamo profondamente, oltre cioè il periodo che è chiuso nell'anno, od anche in un seguito di anni, noi vediamo che qualche cosa di buono e di bene si è fatto e si fa, malgrado che il male cerchi di dominare ostinatamente le cose degli uomini. Le forme del male, son le stesse sempre - da che l'umanità ha cominciato ad esistere -- non hanno cambiato : l'omicidio, la· violenza, la gu~~ra : le forme del bene non le conosciamo ancora; non ancora sappiamo ciò che veramente sia bene per gli individui e per la collettività. Neppur sappiamo se ciò che noi chiamiamo bene; l'onore, la pace sieno il vero ultimo bene cui possono aspettarsi le generazioni umane. Comunq ne sia é - per ora - questo bene, questo buono cbe gli uomini desiderano e verso il quale, lentamente, attraverso pene e dolori, si dirigono. E forse non t11tto il male viene e rimane a forma di dolore, e di male nel mondo. Chi sa che l'orribile macello dell'estremo oriente, e le navi inghiottite dal mare, e le migliaia di corpi umani spezzati dalle armi micidiali, non sieno destinati ad affrettare il momento in cui l'autocrate di Russia vedrà corruscare un ferro sotto la luce blanda dell'alba mattinale, e sentirà la voce della nazione che gli toglie il potere? Chi ci dice che il delitto misterioso - Omicidio? Suicidio? - non sia destinato a :fiaccare le ultime resistenze dei nemici del progresso? Chi ci dice che le convulsioni di popoli, e le lotte fratricide non debbono, alla fine instaurn,re nel mondo epoche di pace più profonda, e di più fraterni costumi ? E noi lo auguriamo. . Tristo è trascorso, e tristamento è morto l'anno precedente. Esso conterà come uno dei più nefasti, dei più sterili. negli anni e nei secoli: ·possa l'anno che ora è incominciato essere fecondo di bene e di pace. Certamente è incominciato tanto sinistramente, fra le notizie di distruzioni e le notizie di delitti, che questo nostro desiderio pare una vana parola, un raro sogno di mente ansiosa di impossili realtà: eppure le stragi non possono durare eterne: e non tutti gli anni registrano delitti egualmente atroci. Sia l'anno che incomincia fecondo di bene agli uomini tutti e alle Nazioni. E se nel suo vile egoismo, questa vecchia Europa che ha tanta energia per fare il male, non riesce a scuotersi dall'apatia neghittosa nella quale la tengono 'le gelosie di conquista e la sua diplomazia imbicille: varlino almeno una franca e forte parola gli uomini indipendenti i popoli più civili e valga essa, nei telllpi futuri a dimostrare che non fummo tutti abiettamenti barbari nell'epoca nostra. E dalle considerazioni generali su tutti i popoli, a quelle sul popolo nostro, diventi realtà il nostro augurio di una pace maggiore, di un maggiore benessere per i nostri contadini. per i nostri operai. Il governo Italiano poco o nulla ha fatto fin' ora in favore dei lavoratori - quel pò che ha fatto è stato sotto la pressione della opinione pubblica e della violenza dei ridotti alla fame. Speriamo che nell'avvenire una persuasione entri nell'animo e nella mente dei direttori della cosa pubblica e sia che poichè l'avvenire ci si presenta come un cambiamento radicale e profondo di tutte le attuali forme sociali., meglio è, fin d'ora, non ostacolare con la cieca violenza J il mutamento fatale; ma invece è saggia opera il cooperare a che questo mutamento si compia senza troppo dolore. E che questo sia auguriamo all'Italia e agli Italiani in questo principio d'anno che incomincia così tragicamente all'interno come ali' estero: per il rn-stro popolo ed i popoli tutti. ♦ Port-Arthur. - L'orribile tragedia sembra non dovere aver più termine. I giornali recano notizie di corpi umani ridotti a brandelli dalle esplosioni delle granate, di feroci lotte ad arma bfauca, d'uomini che nel parosismo della rabbia, perdute le armi si dilaniano con i denti e le unghie, ridiventati bestie feroci animali urlanti sbucati fuori dalla foresta, assetati di sangue, affamati di carni. E i cadaveri giacciono insepolti, a migliaia, intorno alle fortificazioni rabbiosamente assalite, furiosamente difese, e il gelo delle notti gli mummifica, e gli uccelli da preda, e i cani. affamati gli sbranano. Gli eroi, chinsi nel breve cerchio dei fortini, votati a morte sicura ritardano più che possono l'ora dell'ultima disfatta, e con invitto core la vedono avvicinarsi fatale ad ogni volgere d'ora. E l'altro eroe che assale, ·pazientemente organizza le trincee traditrici che svelano improvvisamente il nemico nell'interno delle difese, punta sapientemente i cannoni per renderne più micidiale il tiro. Gli hanno riportati dagli. assalti i due suoi figliuoli morti; gli hanno riportati morti carissimi amici , i suoi più validi aiutanti gli son caduti intorno falciati dalla morte. Non importa. Lentamente, come un destino fatale, egli avanza. E di quà e di là la morte trova ampia messe per il suo ferro. Quanta energia, quanta forza, quanta vit~ inutilmente sprecata ! Inutilmente poichè Port Arthur dovrà cadere, fa. ta,lmente. Quand'anche la squadra del Rojestwenskj potesse arrivare a Port Arthur - senza essersi incontrata con la squadra dell'Ammiraglio Togo - le posizioni che i Giapponesi hanno ormai nelle mani son tali che nessun sorcorso può essere dato dalla squadra alla città. E non solo: ma la squadra può essere borubardata dai Giapponesi. Port Arthur era una salvezza ancora due mesi fa . per la squadra Russa : oggi è una trappola micidiale. E la squadra di Togo d'un terz~ poten:z.ialmente superiore alla sq1iadra russa, non s1 lascerà sfuggire la preda. La incontri esso al largo dell'Oceano Indiano o l'aspetti nel mare del Giappone la sorte di Port Arthur è fatalmente segnata. Perchè dunque ancora tanto sangue, tanto straz]o, tanto orrore per difendere una piazza che ormai - al punto cui è giunta la guerra - è diventata assolutament~ inutile? Ma Stoessel non si rende. Non può rendersi. Sua Maestà lo Czar gl'impose di tenere e difendere Port Arthur e lo Czar non revoca l'ordine. Egli vuole fino all'ultimo la vita dei suoi· soldati. Bravo Czar ! Alla corona di gemme che gli lasciò Caterina egli vuole soprapporre 11na bella corona di teschi. Bravo, eroico Czar.
RIVISTA POPOLARE 647 Ma ci sembra che l'Europa dovrebbe preoccuparsi più dei sentimenti umani e della umanità, che dei be' gesti e dei desideri eroici, ed imporre il termine della g-uerra più atroce che abbia, fino ad oggi, insanguinato il mondo. Ma l'Europa vile, gelo::ia e vile, gode nel vedere fiaccata la potenza del colosso russo, e indebolito il piccolo popolo che si è affacciato alla scena del mondo con tanta forza e con tanta energia e lascia perpetuarsi le inutili stragi le carneficine, l'orrore con9acrati alla sna imbecille e inumana viltà. Eppure verrà giorno che l'Europa sarà severamente punita; e piangerà, ma sarà tardi, il suo vile egoismo. E sarà quando RuBsi e Giapponesi, persuasi che il loro vero nemico non è il Rnsso, il Giapponese, ma l'Europeo, faranno alleanza - questo sarà fatalmente in un tempo più o meno lontano - e si divideranno l'Asia ; la Russia é l'Asia e lo sarà per lungo tempo ancora - e la rovesceranno su l'Europa odiata, su l' Europa egoista , su l' Europa vile. E allora sconteranno i ne·poti l'egoismo e la gelosia degli avi che lasciano oggi prolungarsi una lotta inutile , ingiusta e feroce. E saranno allora tempi di pianto; ma troppo tardo pianto e pentimento vano. NOTA - Il ritardo dovnto alle feste di Capo d'anno, con cui esce questo numero ci fa aggiungere una p:-nola agli ultimi tel;,grammi che annunziano la resa di Porth-Ar.hur. La guerra vol!!el'à rapida alla sua fine i Avremo la rivoluzione in Russia i Forse! Ma checchè si pensi alla guerra in genere e di questa russo-giapponese in ispPcie, di fronte alla l't'Sistenza eroica di Stoessel e dei suoi sol<la::.i esce spontaneo il grido di ammirazione. Orrore e gloria ai vinti I -♦ Le riforme in Russia. - e Ho letto con profonda soddisfaiioue » scrii:;se di suo puguo lo czar al margine di un telegramma speditogli dopo un banchetto tenuto dai reazionHi. Ed il telegramma non chiedeva riforme, ma il mantenimento dello statu quo, cioè della autocrazia, della forca , delli:t galera , della Siberia, della censara alla starn pa ed al libero pensiero, delle sciabolate cosacche e di tutto quel contorno di vessazioni, di brutalità e di tirannide che forma il governo di Nicolò II. « Trovo audace e sconveniente il modo di agire di questo presidente. Le q!listioni di amministrazione pnbblica non sono di competenza del Zemstow, di cui la legge ha limitata la sfera d' azione. ') - scrisse su di un altro telegramma l'an tocrate. Ed il telegramma era del Presidente del Zemstow del governo di ~rchernigon che esponeva allo ·czar le domande di quei consigli, relati ve a tutta una serie di quistioni di ordine pubblico. Dopo queste due note al margine che rivelano il vero animo di Nicola II, e che ce lo mostrano non già tentennante tra i consigli di Pobiedonostzev , della imperatrice , di Muravieff e di quanti altri vogliono la reazione ad oltranza ed i consigli di De Witte, dell'imperatrice madre, di Svietopol-Mirsky, che sono partigiani di nna politica se non addirittura costituzionale, per Jo meno di un metodo di governo meno tirannico, non è esatto il çlire che lo Czar si trovi in uno stato d'incertezza. Le note in vece ci mostrano che lo czar non vuol cedere nessuno di quelli che ei crede suoi diritti naturali , che vuol governare da despota perchè nella mente piccina di lui non c'entra altra idea che quella che Dio ha creata la Russia e i Russi per farne un dono ai Romanoff, i quali possono disporne a loro talento. E dopo ciò possono prendersi sul serio le riforme, o meglio le promesse di riforme elencate nell' ukase intitolato Pe1·f'ezioncimento delle istituzioni dello Stato 1 Certamente le agi taz ioni per le 1 iforme chieste dalle classi colte ed elevate della popolazione , il fermento sviluppatosi nelle principali città, la poca sicurezz1:1. che offre l' esercito, minato dalla propaganda liberale e sociaiista, il contegno ribelle, quantunque ancora rispettoso, degli Zemstows che minacciano di divenire gli Stati gene1·ali della Russia, hanno messo nell'animo di Nicola quella paura che fece , troppo tardi, concedere dai Borboni la costituzione. Ed egli cede ai consigli dei liberali e promette riforme solo perchè pensa che per non perdere tutto gli conviene concedere un poco. Il resqritto dello czar tocca i seguenti punti: in-· chiesta e riforma sui contadini; .resp0nsabilità dei funzionari·; allargamento dei poteri del Governo locale; sistema delle assicurazioni per gli operai; attenuazione delle leggi eccezionali contro la libertà personale; sanzione del principio dell'uguaglianza religiosa; riconoscimento degli stranieri e degli indigeni ; attenuazione delle leggi contro la libertà di stampa. Ma nessuna riforma veramente liberale è concessa: non l'abolizione del passaporto interno, non freni agli abusi polizieschi, non completa libertà di stampa e di associazione, non l'istruzione obbligatoria. E giustamente le promesse imperiali, a qnanto pare, hanno prodotto poca o nessuna impressione anzi sono state accolte con parecchia diffidenza. Ciò specialmente perché mentre era promulgato l'ukase che contiene forse più restrizioni mentali che promesse, 1rn comunicato del governo, minaccìoso, era emanato contro i giornali, i zemstows e le persone che chiedono riforme, dichiarandoli respo11sabili davanti all::t legge. E che l'ukase sia stato preso sul serio soltanto dai giornali governativi, lo dimostra il grandioso banchetto liberale di Pietroburgo nel quale con 760 voti contro 1 si votò nna mozione J.·eclamante la cessazione della guerra, « cosa che la Russia non potrà ottenere finchè non avrà un regime costituzionale• ; lo dimostra l'aggiornamento a tempo indeterminato dei zemstows del governatorato di Mosca, vero sciopero legislativo a.vvenuto perchè d'ordine del governo centrale era stata aggi unta al verbale una dichiarazione diversa dalla mozione approvata nelle sedute prece denti ; lo dimostrano le agitazioni che non cessano e l'uccisione del governatore del Caucaso, avvenuto sulla pubblica via, nonchè la citazione per danni fatta dalla municipalità di Mosca alle cosacche imprese della polizia nelle ultime dimostrazioni. In ogni modo il rescritto imperiale dettato dalla paura è 1m sintomo del periodo convulsionario che traversa la Rnssia e le carezze ai contadini, contenute nell'u kase rivelano il vecchio sistema dei tirannici governi as::;oluti: accarezzare la massa bruta per contrapporla in ogni eventualità alle classi colte ed evolute della popolazione che costituiscono il vero pericolo pel governo autocratico. L'ora della crisi è viciua e coloro che hanno promossa l'atrocissima gueera col Giappone pagano il fio della loro iattanza. Le riforme, in Russia si avranno e non per conce8sione dello Czar, ma per volontà di un popolo intero che vede soffocata ogni sua energia, ogni slancio, ogni iniziativa dalla inflessibile volontà di un sol ,,omo; di un popolo convinto che le riforme concesse dall'alto possono esser date con una mano e tolte dall'altra e che le riforme politiche che restano e diventano di ritto intangibile sono quelle strappate ai tiranni dalle concorde volontà popolare. ♦ L'Ufficio del lavoro degli Stati Uniti all' Esposizione universale di Saint Louis. - Il N.0 54 (settembre 1904) del Bulletin of the Bureau of Labor di Washington è un volume di 511 pagine oltre alcune centinaia di fotografie, di diagrammi e di piante fuori testo. Riassume tutte le precedenti pubblicazioni dello stes::;o Bureau of Labor e venne esposto nell' ultima Esposizione Luigiana come la chiamano in Americ~. Basterebbe sapere che esso contiene m riassunto
648 RIVISTA POPOLARE l'opera colossale di quell'ufficio tanto benemerito delle scienze e delle classi lavoratrici per comprenderne tutta la somma importanza. Per i nostri lettori che non ne avessero un idea giuste daremo i titoli delle materie che vi sono trattate. 1° L'idea complessiva della pubblicazione viene data da una Introduzione di G. W. W. Hnnger. 2° Oarrol D. Wright si occupa dell' opera e delle origini degli Uffici del lavo1·0 negli Stati Uni ti. 3° Ranger tratta delle Statistiche del lavoro nella Repubblica, della organizzazione, degli scopi ecc. 4° Lo stesso Ranger dà -notizia degli Uffici del lavoro all' estero ed anche della legislazione sociale dai medesimi promossa. Interessantissimi i dati cronologici sulle leggi ed istituzioni sociali dell'Inghilterra, della Germania, dell'Italia ecc. 5° Carrol D. Wright esamina il valore e l'influenza delle statistiche del lavoro. 6° Ranger: scioperi· e chiusure negli Stati Uniti dal 1881 al 1900 con diagrammi vari ed anche a colore. 7° Ranger: I salari negli Stati Uniti e in Europa (Inghilterra, Germania, Francia e Belgio). Il .salario è indicato separatamente per molte industrie, per ogni ora in frazioni di dollaro; indicazione delle ore di lavoro per ogni settimana dal 1890 al 1903. Diagrammi a colore che permettono di seguire a colpo d'occhio le variazioni che subirono i salari in detti Stati. 8° Ranger: Costo della vita e prezzi a dettaglio dei - prodotti di consumo più generale, notizie sul reddito di 25,440 famiglie di lavoratori statisticamente aggruppate dalle quali si rileva se i bilanci delle medesime si chiudono in deficit o con avanzi secondo le nazionalità rappresentate ·negli Stati Uniti ecc. ecc. con molti diagrammi a colore. Le variazioni dei prezzi vanno dal 1890 al 1903. 9° Ranger: variazioni dei prezzi all'ingrosso negli Stati Uniti per la stesLa epoca. 10° Ranger: abitazioni delle classi lavoratrici negli Stati Uniti per opera degli intraprenditori (employe·rs). Vi sono numerosissime fotografie delle case nei vari Stati dell'Unione e colle relati ve piante topo~rafiche ; studio interessantissimo. 11 ° Ranger: Bagni pubblici negli Sta.ti Uniti con fotogra5.e e piante: una vera novità per noi italiani e per gran parte dell'Europa. 12° Istruzione tecnica e commerciale negli Stati Uniti con molte fotografie; di specialissimo interesse per gl'italiani. 13° Importanti diagrammi sul lavoro a mano e lavoro a macchina in 88 industrie colle variazioni nel numero delle ore di lavoro che per alcune rimontano a settant'anni fa. 14° Weber: LPgislazione del lavoro negli Stati Uniti: non si può desiderare uno specchio più completo in uno spazio più limitato. Vi sono numerosi diagrammi. Noi spei·iamo di potere ridurre per uso dei nostri amici lettori alcuni dei capitoli di questa interessantissima pubblicazione. ♦ Il Congresso dei Comuni italiani - Senza alcuna preparazione e senza alcun criterio direttivo da parte del Consiglio dell'associazione, i rappresentanti dei Comuni associati si sono riuniti in Congresso a Napoli. Scarso il numero degli intervennti, fredde le discus sioni, dilatorie le deliberazioni. La relazione finanziaria ha, con la crudezza delle cifre, sintetizzato lo stato di deperimento dell'Associa zione dei Comuni, che pur era sorta fra tanti lieti auspicii. Appena la sesta parte dei Comuni associati hanno pagate le loro quote e non ci son fondi sufficienti per le spese di segreteria e per la pubblicazione di un bollettino. La relazione morale ha. rafforzata questa constatazione. Il Consiglio ha funzionato poco o niente e le rare deliberazioni non sono messe in atto dai Comuni associati nè sono prese in seria considerazione dal Parlamento. Non mancano nuove iscrizioni, specialmente da parte dei Comuni dove predominano i ropolari o i preti, ma l'iscrizione è suggerita qualche volta dalla moda, tanto più che il più delle volte non si paga nè si prendono impegni. Tutte le discussioni del Congresso si sono imperniate in una sola questione che dovrebbe segnare l'inizio pratico del movimento a favore dell'autonomia dei Comuni, autonomia che è il motto d'ordine col quale è sorta l'associazione. E' la questione delle spese di competenza dello Stato le quali SlrnO state con patente violazione dell'art. 272 della Legge C. e P. addossate ai Comuni. Il Congresso tenuto l'anno scorso a Roma votò a questo proposito un ordine del giorno col quale si invitavano i Comuni associati a 0ancellare dal bilancio di previsione del 1905 queste spese. Ora, a vero dire appena 1200 Comuni associati hanno fedelmente ottemperato al deliberato del Congresso, decisi ad affrontare la lotta con le G. P. A. e - inutile dirlo - sono quasi tutti comuni amministrati da popolari. Ma è già qualche cosa e questo principio di ribellione per il rispetto alla legge può -- se incoraggiato - portare a notevoli risnltati. Intanto al Congresso di Napoli si presentava tm nuovo problema: quelle amministrazioni che hanno radiato dai loro bilanci le spese di competenza dello Stato come debbono regolarsi quando, come è certo, la G. P. A. dopo la riconferma della radiazione da parte delle amministrazioni, iscriverà di ufficio queste spese? Attorno a questo punto interrogativo si son delineate subito tre tendenze. I socialisti e repubblicani han sostenuto che dopo questo atto dell'autorità tutoria, le amministrazioni debbano rassegnare le dimissioni ed agitare la q uestione nel paese: questione semplice ed evidente : il governo esige da voi, cittadini del Comune X, danari per il mantenimento dei carabinieri, poliziotti ecc. che servono alla sua sicurezza, noi vogliamo in vece che questo danaro serva per le scuole, per la refezione, per i bagni ; vogliamo che il danaro vostro ritorni a voi. La rielezione dell'amministrazione dimissionaria è . . . SlCUl'lSSima. I democratici cristiani - che sono intervenuti battaglieri e rumorosi al Congresso - han dichiarato di sottoscrivere completamente ai criterii dei sovversivi ; ma credono dubbia la rielezione delle amministrazioni audaci perchè l'ambiente non è maturo e si farebbe - ~iceva il prete don Sturzo - il giuoco dei reazionarn. La terza tendenza - i tranquillisti - sosteneva che la troppa aperta opera di ribellione allo Stato poteva danneggiare ecc. ecc. Fra le tre tendenze il Congresso ha votato .. per la quarta: il rinvio di ogni deliberazione su questa importante questione ad un Congresso ad hoc che sarà tenuto nel prossimo aprile a Firenze. E poi son passate quasi senza discussione le conclusioni dei relatori circa un diretto intervento dello Stato nelle spese di spedalità ed un voto per l'abolizione del dazio sui vini. Conclusioni ~ voti che resteranno tali. Alla quasi unanimità è stata notata una protesta contro il Governo per aver concluso in modo cosi dannoso alla produzione dei nostri vini il trattato di commercio con l'Austria. Non s0no mancate frecciate all'indirizzo dei negoziatori specialmente per lo zuccherino da essi offerto circa la probabile distillazione dei vini e poi. .. Poi nient'altro se non le elezioni del nuovo Consiglio dell'Associazione. Lotta aperta e decisa dei conservatori e clericali coalizzati contro i repubblicani e socialisti con relativa vittoria dei primi. L'associazione, river-
RIVlSTA POPOLARE 649 bero delle condizioni politiche d'Italia, si orienta a destra perchè spaventata della logica sovversiva, la quale dimostra che le autonomie comunali, come tante altre cose, bisogna strapparle con azione costante e decisa e non con inutili accademie. Ed il carattere ·un po' accademico di questo Congresso da pochi è stato mesHo in dubbio. * ·X- * Alla espos1z10ne obbiettiva dei lavori d~l Congresso noi aggiungiamo qualche breve osservazione critica e alcuni punti interrogativi. Noi crediamo che abbiano avuto torto marcio i Congressisti a sfoggiare un graude malumore per la conclusione dei trattati di commercio: se la prendano cogli Austriaci e cogli Svizzeri ! Ma di ciò ci occuperemo prossimamente. Eccoci ai punti interrogati vi ai quali vorremmo che rispondessero i congressisti competenti : La quistione della sicurezza pubblica interessa davvero il solo Stato e non tutta la Società? Dov'è maggiore l'autonomia dei corpi locali, in Inghilterra ad esempio, la polizia non dipende dai Comuni? Il riversare certe spese sui Comuni non rispondP meglio ad un criterio di giustizia distribnti va? E' giusto che i piccoli comuni, specialmente quelli agricoli, che sono i più poveri) paghino le spese pei servizi dei grandi Comuni? E dal punto di vista dei contribuenti non è quistione di lana veramente caprina quella di procurarsi l'ineffabile godimento di sapere che l'imposta pagata va nella tesoreria dello Stato anzichè in quella del Comune ? E, almeno in teoria, non risponde meglio il principio democratico che imposte e spese siano ordinate dal Comnne che conosce i bisogni locali, anzichè dallo Stato? E se è esatto il principio non sarebbe più logico sottrarre allo Stato la direzione e la disposizione del servizio di cui il Comune deve pagare la spesa? L'anomalia odierna, violatrice dell'autonomia dei Comuni, non sta per lo appunto in questo: che ]o Stato organizza, nomina, dispone e il Comnne paga? Pubblicheremo le risposte... se ce ne perverranno. ♦ Il Collare della SS. Annunziata ad un brigante coronato. - Si dice che in una prossima crisi ministeriale l'incarico di costituire il nuovo gabinetto verrebbe ~lato al senatore Tittoni. Noi non sappiamo quali possano essere i meri ti politici suoi che lo rendano degno dell' alto ufficio ; sappiamo , però , che egli ha compiuto un atto molto disonorevole; che dovrebbe renderlo impossibile a capo del governo italiano. Egli ha fatto mandare il Collare della SS. Annunziata, facendolo divenire cugino del Re, ad un complice volgare di assassini, a Pietro Karageorgewitch Re di Serbia. Chi sia il miserabile , che in ricambic ha mandato le insegne del suo ordine supremo al ·Re d'Italia, che forse non lo porterà mai•- vorremmo sperarlo, per lui, non per noi - 1 non c' è bisogno di ricordarlo , perchè è ancor viva la memoria degli assassini regali com- . piuti per ordiue suo e per suo interesse nel Konak di Belgrado. Noi ci limitiamo a rammentare che il collare della SS. Annunziata dopo Galateri, l'ignobile insultatore di Vochieri, il fucilatore dei membri della Giovine Italia, non era stato portato da persona più spregevole di Pietro di Serbia. · Ci meravigliamo come la notizia nella stampa democratica non sia stata rilevata che dal Secolo e dalla Luce di Roma. ♦ Gl'Iloti e la Russia: Educazione sperimentale.- Gli storici narrano che gli Spartani per mostrare ai loro figli le conseguenze vergognose dell' ubbriachezza inebbriavano gl'Iloti, che cosi servivano per un esperimento sociale in corpo're et in anima i:ili. Ciò che era comientito dalla istitnzione della schiavitù. Oggi questi esperimenti non sono più possibili. Ma l'osservazione di ciò che avviene li sostituisce in parte; così il vedere ciò che avviene in Russia, il grande Stato , che non conosce la libertà, cLe non conosce il regime rappresentativo, può servire benissimo a i:nettere in evideuza cio che è in realtà il dispotismo. La grande e disastrosa guerra che attualmente si combatt.e nella Manciuria., l'assassinio della Polonia prima e quello più recente della Finlandia, le centinaia di processi contro gl' insofferenti del giogo del piccolo padre - come i contadini chiamano lo Czar - illustrano il regime russo dal lato politico, la mercè di elementi, che sono conoscin ti dal gran pubblico. Ma sono più interessanti i fatti d'indole morale, o meglio immorale, che si commettono in grande, sistematicamente dai funzionari alti e bassi e dai ministri per soddisfa7,ioni di bassi, di turpi interessi privati. Si conosce già che la guerra att_uale venne intra- . presa a garenzia delle losche speculazioni iu Corea e in Manciuria di alcuni generali e di alti funzionari dispotizzanti nell'Estremo Oriente in nome dello Czar. Però per queste colossali ruberie che sono state pa gate a peso di . miliardi in denaro e di migliaia di vittime umane si può osservare che anche presso nazioni più libere e più eivili si constatarono fatti analoghi. Napo leone 3° intraprese ]a disastrosa spedizione al Messico a garanzia degli affari di qualche banchiere disonesto; e gl' interessi capitalistici rl-lppresentarono il maggiore coefficiente nella guerra scelle1·ata dell'Inghilterra contro le due repubbliche del Sud Africa Orange e Transwaal. In Russia però si verificano cose più turpi assolufaimente impossibili oggi nell'Europa occidentale a regime rappre::ientativo. Si può rilevarlo da un articolo di Alessandro Ular nel Cow·rie1· Ewropéen del 16 dicembre (La chute du diable noir). Da questo articolo si apprende che Mouravieff ministro della giustizia si serviva dei giudici in nn modo vergognoso, traendo dai processi e dalle condanne lucri scellerati. Ecco due esempi clamorosi della giustizia russa. Si processò un magistrato, il Baratsèvitcb, per un sequestro arbitrario - un vero furto - di 40,000 franchi in danno di un erede. Barantsèvitch provò che la somma se l'aveva appropriata il ministro Mouravieff. Allora lo Stato rimborsa il derubato; il magistrato fu condannato, ma immediatamente graziato dallo Czar e mandato ad Irkoutsk ad .... amminisfrare giustizia. « Ma il grande affare, dice Ular, più grande _che il processo di prevaricazione contro il miliardario Mamontoff, fu l'affare delle Banche di Kharkoff, contro Linbarski e altri membri del consiglio di amministrazione. E' un affa,·e Dreyf'us russo , che ritornando in Cassazione ha rotto il collo al Diavolo nero ( Mouravieff). « Sei innocenti sono stati condannati nello scorso anno per bancarotta fraudolenta nello scopo di permettere a degli uomini dagli affari loschi di Mosca, i nominati Riabouschinski d'impadronirsi delle Banche di Kharkoff ! Bisognerebbero molte colonne per ennmerare soltante le illegalità , i dinieghi di giustizia, le snbornazioni di testimoni, i giudizi comandati (pa1· 01·dre) ecc. constatati in questo proces;.,o. I giurati analfaheti, lo strozzamento della difesa e le mostruosità commesse sotto la direzione di un delegato speciale del min:isb·o , danno un' idea della cosa e furono tali che lo Czar annullò il giudizio. E perchè tutto ciò? I Riabouchinski si erano impegnati a pagare e pagarono 800,000 franchi di debiti del ministro! Il quale ricompensò, promovendoli, i quattordici magistrati ser• vitori, che avevano preso parte al processo infame! > Par che il principe Sviatopolk-Mirdki succeduto a P]ehve nel ministero dell'interno, abbia illuminato lo
650 RIVISTA POPOLARE Czar e lo abbia deciso alla destituzione di Mouravie:ff. Dì che Ular si rallegrava giorni or sono come di un indizio di un indirizzo più liberale prevalente alla Corte Russa. Ma per disgrazia della Russia le speranze non si sono realizzate e il diavolo nero è rimasto al suo posto. ♦ La stampa nell'affare Syveton. - I nostri lettori ci troveranno un po' .... come dire? .... mettiamo mono• toni, ed è difatto: noi torniamo e ritorniamo a ribattere venti volte il medesimo chiodo, ma il fatto è che la colpa non è nostra. Non per nulla sappiamo che a furia di ripetere· delenda Carthago, Catone l' antico persuase i Romani a debellare la potenza del]a ricca città. Ora i fatti si ripetono su per giù gli stessi, e la stampa si co11duce sempre alla stessa maniera. Ecco ora, ultimo di tutti ]' affare Syveton. Noi non simpatizziamo punto con i suoi correligionari, con la gente del suo partito, con le idee che egli difendeva, e tanto meno con lui. Noi crediamo che quelle idee sono un tentativo di ritorno ~ sistemi incompatibili col progresso che abbiamo oggi raggiunto, quegli nomini son dannosi alla Francia, egli poi era, personalmente , un ignobile indivuo. Forse si è suicidato, forse lo hanno ucciso; in ogni modo è accertato é:he egli violò la figliastra e in qualunque maniera sia morto, volontariamente o no, nulla di buono e di interessante è sparito dal mondo. Tuttavia ci ripugna l' uso che di questo cadavere fa la stampa Francese (ci si permetta di aprirn una parentesi. Siamo certi che se l'affare•- fosse accaduto in Italia , in America , in Germania sarebbe proprio la medesima cosa; dal lato stampa). Questo morto che i nazionalisti e gli anticongregazionisti si palleggiano, che si scaraventano addosso come a voler soffocare sotto il tanfo della sua p11tredine e delle sue vergogne la vitalità dei loro rispettivi partiti fa pietà. In verità, noi ci chiamiamo civili . ma qualche volta sembriamo però più barbari e più bestie dei selvaggi delle isole Oceaniche Dinanzi alla morte essi tacciono: noi, civili, sca teniamo dinanzi alla morte tntte le nostre passioni più rabide e un cadavere ci serve di 1·èclame, di arme da battaglia, di scudo e di sgabello. La nostra ci viltà è un impasto odioso di vigliaccheria e di barbarie ; e la stampa è l'organo e lo strumento di questo nostro stato psichico e sociale. Noi abbiamo più e più volte protestato contro la stampa che pubblica scritti e memorie e interrogatori di accusati intorno ai quali si agita e si aggira un mistero giudiziario, e abbiamo sempre detto, e ripetiamo ora, che le istruttorie non dovrebbero fornire materia di scandalo o di romanzo per i giornalisti. L'opinione pubblica ha diritto di sapere se un individuo qualunque è colpevole o no di un delitto, ma da questo a notare su i giornali tutte le diverse fasi più o meno disgustose della vita d'un criminale o d' un ignobile individuo c' è una distanza grande. Noi comprendiamo bene che il desiderio di lucro spinga i giornali a queste p11bblicazioni e anche peggio ; comprendiamo che le ire politiche si facciano arma di tutto contro gli avversari; sono metodi infami, ma ormai son passati come cose lecite ed oneste: non comprendiamo però che a questo si prestino i magistrati : o meglio, lo comprendiamo anche troppo: la stampa è diventata un padrone ed i magistrati servono. Ed è questo il male contro il quale , una volta di più, protestiamo. ♦ Domenico Barilari. - Con lui è scomparsa dalle ~~rche ~:ma ~elle figure più popolari , degli uomini pm am?'t1 e rispettati anche dagli avversari polit.ici. A lui accadde come ad Antonio Fratti: per molti anm rappresentò il mazzinianismo intransigente o non volle saperne di entrare a Montecitorio e molto meno di giurare. Ma poi fece l'una e l'altra cosa perchè in lui i fatti avevano parlato un linguaggio cui non si resiste: i fatti lo aveva.no convinto e persuaso delJa inutilità e del danno . della intransigenza. La quale avrebbe la sua ragione di essere se fosse attiva, tutta integrata di cospirazioni e di tentati vi rivoluzionari; ma limitata alla protesta sterile, alla osservazione da stilita degli avvenimenti umani, senza frammischiarsi ad essi e senza cercare nella misura del possibile di correggerli e d'indirizzarli nel senso desiderato riusciva all' impotenza più manifesta, al suicidio politico. E Barilari che poteva vivere ed era vissuto sempre politicamente sostenendo il progressivo ideale repubblicano negli ultimi anni della sua esistenza rinunziò al buddismo intransigente ed entrò a Montecitorio. Domenico Barilari aveva conosciute le prigioni del1' italico regno a.11' epoca degli arresti di Villa Ruffi, come aveva conosciuto i campi di battaglia dove si era combattuto per l'unità e per l'indipendenza della nazione. Egli è piorto immutato nella sua fede repubblicana; che per trent'anni ebbe un palpito incontaminato nel ::mo Lucife1·0 ed ha lasciato agli amici ed ai concittadini un esempio luminoso di rettitudine, di coerenza e di carattere. ♦ Nor Polemica piccola ... e disgustosa. - In una lettera pubblicata nella 'Iribiina (20 dicembre) il signor Corrado Barbagallo si atteggia a vittima delle risposte date dal prof. Andrea Torre e da me ad un articolo anonimo della Corrente; e si meraviglia dell'intervento mio nel dibattito. Alla mia volta trovo che la sua meraviglia è semplicemente sbalorditoia. Come! Calunnia un uomo per una mia preghiera accolta, per un favore fattomi ed io devo lasciarlo ca.- lunniare? Mi attribuisce una parte brutta in un imbroglio sfacciatamente in ventato e devo lasciar correre? Roba da matti ! Intanto piglio atto che nella sua epistola alla Tribuna mi esclude, sebbene in modo non esplicito e non leale, dalla cospirazioncella, nella quale mi aveva designato complice, intesa a_dare una cattedra al Torre. in premio, quasi, dell'articolo pn bblicato nella Rivista, Meno male. Nella sua lettera c'è la coda, cioè il veleno nel seguente brano finale : "' Vede bene, l' on_.Colajanni quanto intempestiva sia stata la sua apologia, e quanto doloroso il sµo atteggiamento contro una organizzazi)ne, che, me auspice, dichiarò di nudrire fiducia in quei partiti, nei quali l' on. Colajanni milita, egli, appunto, che parmi sia stato , e sia ancora presidente onorario di una delle sezioni della nostra Federazione fra gl' insegnanti di scuole medie. » Ecco qua. I lettori della Rivista senza essere professori di scuolç medie sanno leggere e ricordano, perciò, non esser vero che nel mio precedente stelloncino ci sia alcuna apologia. Non potei rallegrarmi del passaggio della Federazione, armi e bagaglio, all' Esl're• ma sinist1·a perchè il fatto ebbe tutta l'aria, non di un mutamento di convinzioni - e le improvvise chiamate di S. Paolo non trovano più credenti - ma di una intimidazione e di una speculazione: due cose che detesto. Trova incompatibile col giudizio suespresso la presidenza onoraria della Sezione di Napoli della Federazione tra gl'insegnanti? Potrei rispondergli che la Sezione, che onorariamente presiedo, non ha fatto alcun atto, che indichi adesione implicita o esplicita; comunque, ad evitare che altri possa rinnovare il rimprovero con apparenza di ragione oggi stesso mando le mie dimissioni. Dott. Napoleone Colajanni '
RIVISTA POPOLARE 651 Lotta di classe • • nov1ss1ma ----~---- Un mio articolo pubblicato nell'ultimo numero della Nuova Antologia (Di alcuni problenii contemporanei italiani) ha avuto la fortuna di essere riprodotto da quasi tutti i grandi giornali della penisola e commentato benevolme·nte dalla parte meno democratica o addirittura reazionaria. Anzitutto dichiaro che nulla c'era di nuovo o di straordinario in detto articolo, i cui punti principali più volte erano stati accennati a varie riprese da me stesso in questa rivista o nella Camera, artisticamente esposti da Giustino Fortunato nel suo coraggioso ed onesto discorso elettorale di Melfi (30 ottobre 1904) ed accennati da Nitti nel suo programma elettorale. Di mio nell'articolo suddetto c'era la chiarezza e la logica, che mi sforzo di ficcare in tutto ciò che dico o scrivo. Se l'accoglienza o l'impressione furono superiori alle stesse mie speranze, ciò si deve alla nota circostanza che le verità elementari enun- . ziate senza ipocrisie e senza eufemismi, se sono nella coscienza universale allo stato per cosi dire latente, riescono oltremodo gradite e sembrano anche nuove. Dell'accoglienza particolarmente benevola fattale dai conservatori e dai reazionari non c' è da sorprendersi : essi seguono la nostra tattica. Non ci rallegriamo e non ci serviamo delle confessioni dei nostri avversari ? I on ho io preso nella 'Rjvista a collaboratori onorari Saracco, Bonghi e tanti altri monarchici? Non fanno lo stesso l'Avanti! e tutti gli altri giornali socialisti? Cosi adesso gli ordinari avversari della democrazia si appropriano e lodano quella parte delle mie osservazioni, che a loro riesce comoda e lodano oggi me come altra volta lodarono Turati e Bissolati. E le lodi sono state sperticate per tutti i socialisti in genere - anche dal banco dei ministri - quando essi hanno proclamato cosa inutile la repubblica ... (1). Alle mie riflessioni , però auguravo pari accoglienza dalla parte democratica ; e se tutto ciò che è italiano non dovesse avere un impronta speciale, avrei dovuto sperarla anche dai socialisti ; da quelli della riforma o della rivoluzione, avrebbe dovuto venire l' approvazione più calorosa e più incondizionata. Quella dei rivoluzionari non doveva mancare perchè il concetto fondamentale mio molti mesi or sono venne rigorosamente sostenuto da Arturo Labriola come a suo tempo rilevai e lodai. Si tratta , infatti , di una vera lotta di classe di (1) Tra i giornali socialisti Il Tempo di Milano, rilevando che le mie osservazioni erano banali, notava, a mio danno, che il Corriere della Sera le faceva sue; Il Lav0ro di Genova rincarava la dose osservando ch'ero stato crudelmente castigato dagli applausi del Cittadino. Ma Il Tempo onestamente ricordò che la stessa mia disgrazia era toccata altra volta a Filippo Turati; invece pel Lavoro il mio articolo della Nuova Antologia non fu che un pretesto per vituperarmi e calunniarmi nel modo più vergognoso. Non contento di avere rievocato la mia campagna in favore del dazio sul grano - che ricomincerò presto - ; non contento di dichiararmi nemico dei lavoratori egli mi denunzia come guerrafondaio e sostenitore di un conflitto coll'Austria .... Evidentemente una grande ignoranza accoppiata ad una grande malafede soltanto poteva suggerire al Lavoro il ·castigo crndele delle lodi del Corriere della Sera e del Cittadino; ma il miserabile diffamatore del Lavoro certamente non avrà mai il premio delle lodi di un galantuomo. cui mi occupai ; di una lotta di classe nella quale si trovano di fronte da un lato: la grande massa dei lavoratori, specialmente quelli della terra; e dall'altro: la borghesia magra, che alimenta i quadri della burocrazia, ed una minoranza privilegiata dei la':7òratori, quella dei ferrovieri. Dato questo c0nflitto d'interessi non era evidente che ci si doveva attendere ad una difesa ·energica dei primi contro gli ultimi da parte dei socialisti? Invece, in sostanza e in realtà, tranne Labriola, ripeto , i socialisti si sono schierati a difesa della burocrazia e della parte privilegiata dei lavoratori contro la grande massa dei proletariato. Non a cc1so ho aggiunto eh' è la sostanza e la realtà quella che vale; in quanto alle parole i socialisti ed 1nche i repubblicani, che in tutto e per tutto hanno preso ad imitarli, raccogliendo il danno nel paese e il disprezzo tra gli affini, sarebbero diverse. Essi con leggerezza_ e facilità straordinarie accordano il loro patrocinio tanto alla massa lavoratrice più derelitta quanto alle varie categ,)rie burocratiche e dei ferrovieri e cbiedono energicamente miglioramenti nei salari degli uni e negli stipendi degli altri. Credono agevole soddisfare le due esigenze ad un tempo poichè agli stipendi dovrebbe provvedere lo Stato, che ne ha la possibilità cogli avanzi del suo bilancio; ed all'incremento dei salari dovrebbe provvedere la Società e per essa gl'industriali e i proprietarL Le risorse pel miglioramento invocato dovendo essere attinte a due sorgenti òiverse non pare, di primo acchito, che ci possa essere contrasto d' interessi e lotta di classe tra i vari elementi, che più o meno energicamente si agitano al giorno d'oggi in Italia. Ma cosi non è come ho dimostrato nel cennato articolo della Nuova Antologia e come dimostrerò, riassumendo e chiarendo meglio il mio pensiero, qui oggi stesso. ♦ 1 ° Il primo punto da assodare è quello della ricchezza privata <lell' Italia. Ponendo i confronti con gli altri Stati principali di Europa si scorge subito che il nostro paese è tra i più poveri, che ci siano. Parlino le _cifre (1) ; e le cifre le raccolgo in un1 tavola, che i lettori troveranno nella pagina seguente e che servirà anche pel paragrafo terzo. . Da questo prospetto, più dettagliato ed anche alqu,rnto diverso da quello della Nuova Antologia perchè ho dovuto attingere ad altre sorgenti per porre il confronto con un maggior numero di Stati risulta che l'Italia in quanto a ricchezza viene dopo la Spagna e non supera che la miserrima Russia (2). (1) Per ti,tte le cifre s1 riscontrino: R. E. May: Die Wirtsclmfte in Vercrancrenheit , Gegenwart und Zukunft. ( Berlin. D. Ìohn Edelh~im" 1901 ) ; Frane. S. Nitti: La ricchezza dell'Italia ( Napoli 1904); :Memoranda, Statistical Tahles ~n~ Charts prepared in the rsoard oj Trade (London 1903); N1tt1: Scienza delle finanze (Napoli, L. Pierro 1903). Sundbarg: Statistik Tidskrift 1901) Stockolm. 1902. P. A. Nordsted et S6nery). Tutti questi dati sono stati riuniti in appendice nel mio libro: La 'Demografia (1904). (2) Avverto ·che i dati sulla ricchezza privat~ e sul reddito sono quelli del May e si riferiscono al 1895 circa. Sono ritenuti superiori al vero ; tanto che il Nitti pel 1903 assegna all'Italia la ricchezza di 65 miliardi col calcolo più ottimistico. Ma siccome l' esagerazione é in tutti i dati, cosi i risultati del confronto internazionale rimangono su per giù gli stessi.
652 RIVlSTA POPOLARE -- 'PJccher._1-_ a privata ( in milioni) . Ricchezzape-rogniabitante (in lire) . Reddito totale (in milioni) . Redditoper ogniabitante (in lire) . . . . Impostepagate allo Stato e ai corpi locali (in milioni) • . Percentuale del reddito assorbito dalle imposte Italia 80,977 2,589 10.,874 359 2,576 23,68°fo Inghilterra e Irlanda --- 302,531 7,739 36,465 922 I 8,765 I 24,04% Francia - 248,308 6,458 30,726 800 4,554 14,82% Germania 206,336 3,998 32,902 632 7,706 23,42° /0 Russia Austria I I Spagna -- I 164,644 115,622 . 60,987 1,532 25,722 256 5,281 2,666 18,119 427 2,862 3,460 6,997 397 905 I 20,53°/ 0 I 15, 79°/ o 12,93°/ o Svizzera 12,609 4,202 1,795 723 180 Nota bene - Nelle imposte dell'Austria, della Svizzera e della Spagna non sono comprese quelle dei corpi locali. Però per l'Austria la proporzione dovrebbe riuscire più favorevole perchè la ricchezza e il redditò indicati. sono quelli d.ell~ sol~ Austria, mentre la cifra delle impC'ste si riferisce all'Austria e all'Ungheria. Le imposte sono quelle m generale dei b1lanc1 del 1901 e 1902. Non sarebbero complete le notizie , nè 'potrebbero servire per le ulteriori induzioni se non si facesse la distinzione delLl ricchezza privata in Italia secondo ·1e sue varie regioni. In base ad una ricchezza totale di 65 miliardi (1) le varie regioni d'Italia disponendole in ordine decrescente per ogni abitante si av.rebbero le quote seguenti: Liguria . L. 3,716 Sicilia . L. 1,6U4 Piemonte . » 3,179 Veneto )> 1,593 Lazio . » 3,174 Basilicata . >> 1,406 Lombardia >> 2,520 Abruzzi e Nlolise» 1,298 Campania . >> 1,869 Umbria » 1,261 Toscana . . » 1,867 Marche >> 1,227 Emilia e Romagne» 1,765 Calabrie . )> 1,186 Puglie » 1,712 Sardegna >> 856 Questo prospetto perchè non si cada in errori ha bisogno di qualche chiarimento: 1 ° La ricchezza del Lazio sembra superiore a quella della Lombardia perchè la soht provincia che compone la regione contiene la capitale, nella quale si accentrano molte ricchezze in modo artificiale ed in parte reale ; 2° La stessa osservazione vale per la Campania, che contiene la provincia di Napoli dove convengono le manifestazioni della ricchezza di gran parte del continente meridionale. Dalla comparazione internazionale risulta evidente che l'Umbria, le Marche, il Mezzogiorno e le due maggiori isole sono le più povere ; che la loro ricchezza non raggiunge la meta di tre regioni settentionali - Liguria, Piemonte, Lombardia - e che tra le settentrionali solamente il Veneto viene dopo della Campania, delle Puglie e della Sicilia. E' dimostrato, adunque, che sono le zone agricole e le meridionali le più povere. La loro poverta relativamente alle altre regioni si deve ritenere maggiore di quella, che appare nel quadro precedente, percbè l' ,lccertarnento e il calcolo della ricchezza essendo stati fatti dal Nitti col metodo De Foville pochissima sarà stata la ricchezza non calcolata nelle zone agricole dove quasi tutta è rappresentata dalla proprieta fon- (1) Adotto la cifra del Nitti, assai vicina a quella del Rubini, perchè è la sola tra le più recenti ripartita tra le singole regioni. diaria, che assai difficilmente si sottrae all'occhio vi-· gile del Fisco ; viceversa nelìe zone industriali del settentrione prevale di gran lunga la proprieta mobiliare che non si può ancora rilevare tutta col metodo De Foville, perchè di data recente , e che molto facilmente si può nascondere e si nasconde per isfuggire all'imposta. . 2° Data la grande poverta dell'Italia in generale e data quella maggiore delle zone agricole e meridionali riesce evidente che il reddito nazionale non permette menomai11ente che gli stipendi e i saìari raggiungano il livello dei paesi più ricchi. Chi pretende ciò e domanda che stipendi e salari in Italia si alzano al livello di quelli della Gran Brettagna e della Francia si rivela pazzo o disonesto : non si può dare quello che non c'è. Non può dare lo Stato ai suoi funzionari lo stipendio che si può assegnare altrove ; non possono dare gl'industriali e gli agricoltod i salari che guadagnano gli operai in Inghilterra, in Francia ed anche il Germania, per rimanere in Europa. _ Si deve avvertire, però, che in quanto a stipendi il dislivello tra quelli dei funzionari italiani e quelli degli altri paesi nella massa non è grande ; e che nelle industrie i salari si sono elevati abbastanza discretamente da quindici anni in qua come si può rilevare in epoche diverse dalle pubblicazioni nel Bodio , dagli Annuari Statistici e dalle ricerche di Geisser e Magrini (1). Nelle industrie nelle quali si è raggiunto un certo grado di prosperità ci sono salari di lire 5 al giorno ; più generali per gli adulti quelli di lire 3. Nell'agricoltura invece i salari che Bodio calcola va a lire 1 al giorno nel 1890, di poco si sono elevati successivamente; la loro elevazione non è stata duratura dopo la campagna di scioperi vittoriosi del 1900-901 ; in qualche punto discendono ai salari indiani , russi e cinesi : sono tristamente famosi i 25 centesimi al giorno di Nardò; nè la condizione è migliore in altre parti della Puglia, come si rileva dai fatti recentissimi di Fran- ( 1) L Bodio : Di alcuni indizi misuratori del m_ov_imento economico in Italia ( Roma 1891); ..Annuario statistico del regno d'Italia pel 1903 (Roma 1904); Geisser e ~agrini. Storia e statistica dei salari in Italia ('R,jjorma Sociale, ottobrenovembre 1904). ·
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