RIVISTA POPOLARE 625 neranno uu massimo di benefici ed un minimo di salario? In complesso gli economisti ortodossi condannano il progetto perchè costituisce un atto d'intervenzionismo di più; perchè disorganizza l'officina diminuendo l'autorità. padronale; - perchè ruinerà l'industrja privata ed imporrà nuovi carichi al bilancio, perchè distruggerà 1a libertà di lavoro. Le critiche che sono state formulate dagli scrittori socialisti o dai gruppi sindacali, non sono meno veementi: per darne un'idea sufficiente aì lettori di questa rivista , noi attingeremo alle deliberazioni del XII congresso nazionale corporativo - il VI della confederazione generale del lavoro - che si tenne a Lione nel settembre 1901. Dopo di allora, come nessuno sforzo fu tentato per porre il progAtto Millerand all'ordine del gioruo della Camera, nessun nuovo dibattito si è posto su tal soggetto nella classe operaia. Si rimproverò al progetto di non conferire nessuna estensione di libertà ai lavoratori. Al contrario, e qui i socialisti si incontrano cogli avversari dell'intervenzionismo, la "legge impone una subordinazione più rigorosa. Solo il padrone, almeno nelle industrie che non banno contratti collo Stato, decide se la procedura arbitrale sarà o no applicata. In teoria l'operaio µuò sottrarvisi non sollecitando occupazione nelle officine ove la legge funziona, ma praticamente, pena la morte di fame , sani costretto ad aderire alla clausola. Se !'_arbitrato e l'organii;zazione del conflitto prevalessero per tutti, il proletariato non avrebbe neanche più la pienezzh. del diritto di coalizione, poichè lo sciopero non si deciderà che a maggioranza. Il progetto Millerand restringe dn.uqne la capacità d' azione d~i lavoratori. Infatti riduce infinitamente ]a libertà della cessazione del lavoro, istituita nel 1864 e consolidata nel 1881. Costituii;;ce un ritorno all'indietro. Rende lo sciopero difficile se non impossibile in una quantità di casi. E' rarissimo il caso di uno sciopero deciso dalla massa. Ordinariamente è una minoranza più audace che ne prende l' iniziati va: e questa minoranza trascina il resto del personale che è montonesco, male educato, poco cosciente dell'interesse collettivo. Essi sono +.rascinati daJl'entusiasmo; ma se occorre deliberare, emettere un g-iudizio, usare della scheda di votazione gli esitanti e i timidi avranno buon giuoco; tutte le influenze potranno esercitarsi si discuterà sul posto. Ammettiamo che la maggioranza abbia proclamato lo sciopero, la minoranza restata ostile, avrà occasione tutti i sette giorni di manifestare la sua opposizione. Ogni sette giorni nn nuovo C?mbattimento avverrà tra gli operai che que_i scrutini successivi divideranno, inaspriranno gli nni contro gli altri. In un momento di stanchezza la minoranza s'ingrosserà di qualche aderente, diverrà debole maggioranza e cesserà lo sciopero. Così per la defezione di q11alcuno le sofferenze di tutti resteranno sterili. Lo sciopero è colpito da impotenza se non scoppia come un'eruzione vulcanica, se lo si attornia di precauzioni e di prescrizioni di procedura. In realtà il progetto Millerand lo condanna a morte. Ma questa non è che una prima considerazione. Fin q 11isi è snpposto che solo degli operai leali fossero in giuoco e che il padrone restasse di fronte ai suoi salt1,riati. Ma se i gialli s'infiltrassero nello stabilimento, cioè i lavoratori sempre pronti a vendere e ad abbandonare i loro compagni di miseria intervenissero, il capo del-· l'induRtria non avrebbe più nulla a temere. Lo sciopero sarebbe sempre scartato. E se d'altra parte gli operai rifiutassero il concorso del loro braccio e che il governo si conformasse alle usanze di tutti i governi inviando truppe, invocando la necessità dell'ordine pubblico, la presenza delle forze militari ~ostituirebbe un'intimidazione Si1fficiente per al tera.re la sincerità degli 8Crutini. Occorrerebbe un vero eroismo agli scioperanti per resistere lungamente a simile pressione. Infine la magistratura troverà nei dispositivi nuove armi pel colpire il proletariato. Sarà sempre possibile ad un giudice imbevttto di spirito retrogrado e di ostilità pei lavoratori, di pretendere che un tale o un tal altro dei sindacati abbia influenzato il voto. Dietro il fallace pretesto che ha esagerata la sua propaganda o di essersi imposto col terrore, il segretario del gruppo corporativo proverà i rigori della legge. Le penalità di prigione comminate saranno applicate non agli speculatori ma ai salariati. E così ]a legge non sara soltanto un freno al movimento di organizzazione operaia che esperimenta di tempo in tempo il suo vigore e il suo incremento negli scioperi, ma apparirà come un'appendice del Codice Penale e sospenderà nuove minaccie sulla testa di coloro che non V(•gliono piegarsi. Tali forono le principali critiche formulate al Congresso di Lione, crit,iche che furono sviluppate prima dagli organi socialisti e sindacali. Ed esse sembrarono concludenti perchè il Congresso che comprendeva 460 membri. respinse il progetto Millerand all'unanimità, meno 9 voti. Il progetto Millerand, come già abbiamo detto, è stato presentato una seconda volta alla Camera nel corso dell' 2ttuale legislatura. Combattuto a destra e a sinistra, dai padroni e dagli operai, fu un poco abbandonato dalla poleioica dopo due anni. È verosimile che non avrà mai una maggioranza al Parlamento se viene in discussione. E la più grave obiezione che gli pnò essere presentata contro, qnella che dal punto di vista operaio e 80cialista riassume tutte le altre è che il progetto conduce alla soppressione del _diritto di sciopero e che priva il proletariato di un'arma necessaria. L'obiezione acquista un carattere di gravità maggiormente marcato a misura che l' idea dello sciopero generale acquista aderenti più numerosi. Ora questa tesi, nell'ora attuale, ha il favore dell'immensa mag gioranza dei sindacati francesi. Il progetto Millerand che sembra essere diretto contro di essa, e di cui. l'a1..ionepotrebbe almeno complicare le difficoltà di questa universalizzazione dello sciopero sembra una sfida al proletariato organizzato. Q,rnsta sola considerazione misura le probabilità di successo del progetto sul quale abbiamo intrattenuto i lettori della Rivista Popolare. PaL·igi, novembre 1904. PAUL Lours
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