Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 23 - 15 dicembre 1904

RIVlSTA POPOLARE 621 studenti no, o almeno studiano meno ?he possono. Il aenio cresce da se come le erbacce. Lasciamo lo scherzo. Di una sola cosa ci duole amaramente, ed è che l' on. Orlando abbia consentito a ricevere i rappresentanti della Federazione st11dentj secondari e gli abbia complimentati proprio per il fatto. d_ella f~derazi~ne .. Gli studenti non lianu.o diritto di assoc1ar:::;1 per trattare dei loro interessi come studenti. Essi non lia.nno nessnn diritto. Hanno doveri soltanto. Dovere di studiare e di studiare molto, dovere di obbedire, dovere di rispettare, quali essi sieno, le leg;gi ed i reo·olamenti dello stato. Essi che vivono a carico della so~ietà ehe dalla società lianno tutto , non dnndole ehe la s'peranza, magra assai, di esserle utili ~11: ~iorno, non hanno, nè debbono, nè vossono avere dm tti. . A che lo stato mantenga :::;cuole debbono pensare 1 loro o-enitori· a che le 8Cuole sieno organizate in modo da r:i-e degli stndenti, dei cittadini util~ al_la_s~cietà devono pensare , a pemmuo, stato e gemton rns10I:?e. E se lo stato [Jretende che dall~ scrrole d_ebhan? uscire dei o-iovani che alla prova dell esame dimostrino che q ual~he cosa sanno, e rende difficili gl~ esaD?-i, e si fa 8evero verso chi deve )Jl'OCedere negli studi lo Stato ha perfettamente .r~gione e non s?lo. così fac_endo es~rcita un proprio dLntto, ma compie }l proprio strettissimo dovere. Si è fatta comune ormai nna assai stolta maniera di dire. Gli esami, :::;iripete, gli esami non servono a niente. Dante Alighieri sarebbe probabilmente bocciato in scienze naturali, e Shelley · in geografia. Questo è un assurdo paradosso , ma f_osse ancbe uni: verità lo stato deve considerare, e considera, che tutti gli italiani, non sono e non posso!lo e~sere. Da~t,e_ t! Shelley e che gli bisognano fonz1_onan e c1tta~1~1 1. quali sappiano una corta somma d1 cose ed_ha_d1n~t~ e che o-li studenti che dovranno essere quei c1ttadun e qnei° funzionari sappiano bene quelle tali cose, e dieno prova di saperle. . . . . . Al tempo stesso c'è pletor~ d1 se~1c~nti_ u~tellettt1ah, di laureati a scapaccione , di professiomst1 a sbafo. e rendere difficili gli esami è provocare q nella necessaria e saluhre selezione che deve liberare il no3tro paese dalla enorme falange di spostati che ci si trovano a disagio e dare per le più alte funzioni della, società: il meglio della intellett111ilità de~ paese: che se, fra 1 rifiutati agli esami c'è nn _gen_10- cosa del~a quale dn bitiamo assai - quel gemo s1 farà strada rn '1 ualsiasi condizione si trovi. Ora ci sembra cbe da qualche tempo il governo diventi troppo tenero, troppo.« I:?atern~ » per gli sco~ lari. Perchè due, tre s~ssiom d1 osami a comodo dei bocciati? E' propria necessario eh~ uno zuccone, ,~no svoo·liato riescano ad ottenere la licenza <.:omeun mtellio·ente ed uno studioso? Ma se quando si aprono i co~corsi ai posti governativi ci sono tre, quattro, cinqnecento p1ù _postul_anti d_i quelli che_ oc??1-rono_ ~ coprire tre volte 1 µosti, e ~1 sono quasL I_)~U med1~1 che ammalati, e più avvocati che cause,_ e prn p_ubhlicisti che lettori!. .. Dato questo stato di cose bisogna decidersi a sfollare le scuole secondarie. bisogna clii~- dere quanto è più possibile le carri~re, c?:::;ì di:>tte, '1· bendi· e far si che a queste non v1 abbiano acce::;::l~ che i. n~igliori i più intellio·enti i più st.udio::;i. e questi ' o . . son quelli che pas:::1anoi loro esami, per q 11a1t1o se ven e difficili essi sieno. Q11anto poi agli studenti scioperanti noi approveremmo molto che il ministro chiudesse loro le scnole per sempre e quant? ~i kru?1i 7i - gli ~tudenti kmmiri s'intende - noi sunpat1zz1amo perfettamente con loro e con loro ci cono-ratuliamo ch'essi abbiano saputo capire che ehi st•1di; ~ mangia a nfo, non ha diritti da esigere, e che ess1 ne avranno soltanto q 11ando, diventati cittadini, avranno mantenute le promesse che gli accreditano oggi djnanzi ai loro genitori per il mantenimento, e alla società per le sue cure e per l'istruzione. A. A. Contro una calunniosa insinuazione. - Mi si mostra nn numero della Oo1·1·ente di Milano , organo dei maneggioni della Federazione degli inse~nanti _secondari, in cui si parla di nn redattore di u~ g1or: nale che ha a inondato della sua prosa e dei suoi « attacchi alla l?ecler·azione una rivista popolare ... re- « pubblicana di scienze sociaJi ... ~ . A spieoare siffatta inondazione, Jo scrittore della 6 . d ' Oo1·1·ente, che a giudicarne da questo sagg10 ev essere molto fangosa, aggiunge quanto appresso: « Si tratta della candidatnra a una, anzi a due « cattedre di sociologia-la disciplina è signi±ìcativa !- « e, mentre per l'una occorre colti v~re l_a b~neyolenza « di quel tal direttore-professore umversitano di quella e tale rivista politico-repubblicana - per l'una e per « l' altra è necessario accaparrare scrupolosamente e q aella del ministro della P. I., nel cui pngno ~ol- « tanto risiedono le interpretazioni dell'art. 69, g~ac: « chè, voi lo capite, è proprio l'art. 69 che fa m~stien « applicare. Come soccorrerebbe all'uopo la presidenza « di un'associazione autonoma, olocausto della Fede- « 1·azione pugnalata e disfatta! ~. L'allusione alla mia Rivista popolare non potrebbe essere più chiara; è del pari designato il redattore del massimo giornale di opposizione (Il Giornale d'Italia): Andrea Torre. Posso e devo opporre una formale e recisa smentita al romanzo calunnioso, che mira ad offendere il Torre. Tutto l'articolo del giornale di Milano non è che una turpe menzogna ed una sciocca calunnia dalla prima all'ultima parola. E che tale sia si può mostrare con documenti inoppugnabili. La genesi dell'articolo del Torre, cd quale sono le: o-ato da amicizia personale sin da quando lo conobbi discepolo prediletto di Angiulli e di Bovio, è semplice quanto onesta. La Rivista popolare ha pubblicato diversi artico!i di membri della Federazione) che hanno trattato diversi lati della qui:,;tione degli insegnanti delle scuoJe medie ed avendo letto parecchi articoli interessanti àel Torre all'indomani del nongresso di Roma, che fece a me una impressione non buona, lo pregai telAgraficamente e caldamente di ma11darmi , l'articolo che ha provocato la rabbiosa insinuazione dello· scrittore della Oon·ente. Questa la verità pura e semplice. Chi afferma di versamente mentisce e calunnia. · Dott. Napoleone Oolajanni 1111111111111 Il 11111111111 Il 11 111 I' li 1111111111111 I li li I li li" I Il 11111 f 1111111 Il 11111 I Il Il Senato senzapartitiC, amearanarehiea e Governo incerto ... Facciamo arazia ai nostri lettori <lei commenti al discorso d~ll~lCorona. E' diverso da quelli pronunziati da 44 anni in qua solo in guanto dice meno e fa meno promesse degli altri; ha, quindi, dei pregi negativi. ~ella p_arte positiv~1~uò piacere b riaflermata inteoz10oe d1 mantenersi liberale; ma sinora, in fondo, non si tratta che di parole. Invece sorprese e addolor,ò mo_lt_ila forn_1a. eq_uivoca :1ella quale si parlò dell eserc1z10 ferrov1ano; 1mpress10ne, che noh potè essere cancellat~ dalla parte cons'.1c_rata all'aro·omento dall'on. Luzzatt1 nella sua espos1z10ne finan~iaria. Aggiungiamo che di guesta e~·po_sizion~ la parte in cui si trattò dei m~zz~co~ cm s1 potra fronteo·aiare il problema ferrov1:1no, nmborsando le bb 11' . . r. società e provvedendo a eserc1z10,mentre iece spe-

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