RIVISTA POPOLARE 635 di sicurezza pubblica. Senza provvede1·e a questi fattori indi5pensabili dt!lla produzione agraria e degli scambi, è impossibile pensare al rinnovamento delle campagne e delle provincie meridionali. Abbiamo moltiplicati i porti - anche di 1a classe - più a scopo e!ettorale, che in base a concetti economici razionali ma gli stessi emporii principali del Regno non sono all'altezz; <lei tempi: mancano calate, bacini, mezzi di carico e scarico. binarii, mag.azzini, linee d'accesso e persino i vao-oni occor- • b rent1. Vi sono dei porti di discreto movimento, che non hanno una stazione ma ritti ma ed i binarii di collegamento con la rete ferroviaria, il che rappresenta un madornale sproposito tecnico ed economico. Pib grave ancora ed urgente si presenta l'assetto delle ferrovie. Quattro sono i punti da risolverd : 1° L'ordinamento di un esercizio autonomo di Stato. discentrato, disciplinato e moderno ; 2° La sistemazione delle ferrovie in esercizio, che difettano in modo incredibile degli impianti fissi e del materiale mobile, indispensabili non soltanto all'incremento del traffico, ma persino alla regolarità ed alla sicurezza del servizio · ' 3° Lo sviluppo della 1:ete, mediante la costruzione delle linee complementari prevista dalla legge; 4° L'estensione delle ferrovie e delle tramvie rurali, a beneficio delle campagne. . La sol~zione. del problema fèr1·oviario, cosi importante per I economia nazionale, venne troppo trascurata in Italia, sia per quanto concerne l'esercizio, che in ordine alle nuove costruzioni. Crediamo, a tale uopo, degna di studio la costituzione in Italia di un Consorzio od ente pubblico, analogo alìa Société nation,ale des chemi•n,s de fu vicinaux, chè dà cosi buoni risultati nel Belgio. Il nostr~ pae~e. è rima_st_o~ur troppo indietro, anche nel progresso dei serv1z1 pubblici più elementari, quali la posta ed il telegrafo, per non parlare del telefono. Secondo dati recenti sovra 8262 comuni, che compongono il Regno d'Italia, si ave'. vano al 30 giugno 1902 circa 8,250 uffici postali, di cui soli 5,207 erano di 1a e 2a classe. Alla stessa epoca gli uffici telegrafici governa 1ivi non erano che 4,401. Ciò significa che vi so~o anc~1·a 3,000 comuni nel Regno privi di un vero e pro pr10 ufficio postale e 3,800 comuni non collegati alla rete telegrafica. E sa1·ebbe soprattutto penoso constatare la lentissima d_i~usione del telefono di Stato in Italia, mentre ogni paese c1vde d'Europa dispone oggidì di una rete telefonica, che non solo collega ai grandi centri le città minori, ma che penetra persino nelle campagne. A dare un'idea della intensità colla quale sono diffusi ed esercitati in Germania codesti fattori di civiltà e di ricchezza, bastano poche cifre. La Germania ha una popolazione di 57 milioni di abitanti, che non arriva al doppio dei 33 milioni che l'Italia conta. Eppure l'impero tedesco, nel 1902, aveva 38,086 uffici postali, 26,660 uffici telegrafici e 18,585 uffici telefonici. A vieppti dimostrare come lo Stato italiano sonnecchi nell'adozione degli strumenti tecnici indispensabili al progressi') economico e sociale del paese, ecco il numero delle Cabine telefoniche publiche nel 1902: Stati Italia . Giappone . Austria Svezia. Svizzera Numero delle cabine 159 . 283 658 899 952 Stati Rumenia Norvegia Fi·ancia Gran Bretagna. Germania Numero delle cabine 1.965 2.011 3.515 13.185 19.081 Dal campo dei serv1z11 pubblici dello Stato scendendo a quelli locali, come l'acqua, la luce, le fognature, la viabilità provinciale, comunale e vicinale e le tramvie, maggiori sono ancora le deficienze. Da un lato, le finanze locali sono migliorate meno di quelle dello Stato; dall'altra è pur vero che il pareggio nel bilancio dello Stato fu in parte conseguito facendo pesare la mano sugli enti locali, a cui si rese in tal modo difficile provvedere in modo adeguato ai loro servizii. La nostra legislazione dà ai comuni in genere, e soprattutto ai comuni rurali, delle attribuzioni così larghe e costose, che ritisce ad essi impossibile l'adempiervi. Non pochi servizii, co1:1c l'istruzione popolare, l'igiene, la viabilità, potrebbero assai pio utilmente venir assegnati alla provincia, che diventerebh/) così ~morga~o sost_anziale della pubblica amministrazione. Di sp~sso, 1 serv1z1 locali dell'acqua, della luce, delle tramvie sono affidati a Società pi·ivate che, valendosi di a11tiche conce.-sioni, esigono tariffe elevate, che l'i traducono in vere e propr ~ imposte a carico dei contribuenti. (1) L'organizzazionedel credito. Due sono i fattori della produzione: capitale e lavoro. In Italia il lavoro abbonda e manca invece il capi'tale. Uua delle ragioni precipue per cui esiste da noi la piaga dolùi'\J:3a della disoccupazione e si hanno salarii hassi, risiede llella scarsità del capitale applicato alla pi·oduzione, sia agricùla, sia industriale. Ogni aumento_ di capitale produttivo accr~s:)e il fondo dei salari, attiva la domanda di lavoro e fa salire il reddito delle classi opernie. Si possono quindi e si devono combattere gli abusi del capitalismo e della speculazione, rerchè distruggono e non creano la ricchezza nazionale : ma si deve 1:onogni studio rispettare il capitale e promuovere il S\10 giusto impiego nello svilupp') del lavoro nazionale. La mancanza di capitale in Ìtalia rende più necessari.a 1'01·- ganizzazione del credito, che è il mezzo mediante il qua.la i popoli e gli individui poveri di capitale se ne procurano quanto occone allo sviluppo della produzione e del lavoro. Nell'indirizzo dello Stato in materia di credito molto v'ha da correggere, da riformare, da completare. Dal 1895 al 1902, il pagamento degli interessi del debito pubblico all'estero, è sceso da 97 milioni a 51 milioni all'amio ed oggi è certo ad u!la cifra auche minore. Ciò significa cl.ie in otto anni abbiamo riscattato oltre a 1,200 milioni di tit.cli di debito italiano collocati all'estero. Sotto un certo aspetto~ questo un beneficio. che dimostra il progresso del risparmio nazionale: ma nel suo complesso noi non possiamo consid~- rare un tal fatto, che come dannoso all'economia pubblica. Più di un miliardo del ri1:1pat·mio nazionale, invece di investir:;1 operosamente nello sviluppo dell'agricoltura, delle industrio, della marina e dei commerci, dove sono ben maggiori i p·ofitti, si i'· neghittosamente rifugiato in rendita e titoli di St;ito al quattro per cento, che erano tranquillamente collocati all'estero. In tal gnisa non si aumenta la produzione nazion;de non si accresce il lavoro ed il salario delle classi operaie: Una delle cause per le quali spesso il risparmio italiauo si rifugia oziosamente nei titoli di Stato è che difetta prest◊ di noi una forte, sana ed onesta orga.nizzazione di credito: rivolta a scopi produttivi. Da ciò nasce un vero squilibrio nelle funzioni monetarie dell'economia nazionale. Chi ha ri:;p:umi spesso non sa dove collocarli, tranne che si accontenti · ,foo-li o interessi assai modesti degli istituti di credito: chi al.Jl,!sogna di capitali per la produzione ed il lavoro, spesso non li trova in quantità. sufficiente, oppure paga interessi cosi elevati, da rendere costosa o poco proficua la produzione stess,,. Mentre pi u di un miliardo del risparmio nazionale prendeva ì:.i pochi anni la via dell'estero, per riscattare ad alti corsi i t,itoli di debito pubhlico che vi avevamo collocati a saggi molto inferiori, quasi due quinti d'Italia, dal Tronto in giù, couLinuano tuttora a soffrire di tale. e tanta deficienza di cvpitale, che ogni energia produttiva vi è isterilita o soffocata da Llnusura ignota a qualsiasi popolo civile. E mentre ciò avveniva, lo Stato italiano, invaso da una pauros'.:l. superstiziol!~ del credito pubblico, rallentava l'opera sua di trastorma~i0ne e di perfezionamento dei servizi pubbiici. delle ferrovie. ùdla posta, del telegrafo, del telefono, della viabilità e degli altri fattori indispensabiii al progresso del paese ed alla lotte'. contro la disoccupazione. Per tal guisa, l'indirizzo erroneo della politi ca "'conomica ha senza dubhio contribuito e contribuisce a ritardar-: e deprimere il risorgimento dell'economia nazionale. In qt:t!:ata lotta fra il lavoro nazionale e quello estero, il produtto:re italiano è ag- (1) Non crediamo utile assegnare altri serv;:: alle provincie, che dovrebbero scomparir~. N. d. R.
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