Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 23 - 15 dicembre 1904

RIVISTA POPOLARè 633 Ma passato lo scoppio violento, la crisi perdura, forse più profonda, più minacciosa di prima. Non illudiamoci neppure per un istante cL.e qualche se{/:giotolto, con granùi sfo1•zi,nelle recenti elezioni, ai partiti estremi e che un'azione più vigile o ferma del Governo nel mantenimento deffordine pubblico, valgano, anche solo lontanamente, a superare la crisi che l'Italia attraversa. Siffatte illusioni sarebbero fatali al nostro Paese! Da parecchi anni il proletariato si vale di tutti i mezzi legali ed extra-legali, di cui può disporre, per far sentire la sua voce di dolore, per ilimostrare il proprio malcontento, per chiamare a1l alte gt·ida l'aiuto dello Stato e delle classi dirigenti, per invocare una mano fraterna che lo sorregga nella doloro8a ascesa verso più alte regioni di Lenessere economico e di esistonza sociale. Ma tutto fu vano. Lo Stato non ha inteso finora la voce supplichevole o minacciosa del proletariato italiano! Da ciò è nata la crisi sociale che l'Italia oggidì attraversa. Gli spi1·iti superficiali, i facili politicanti occasionisti, diretti a sostenere o ad aLbattere Ministeri, possono credere - o far finta di credere - che abbiamo semplicemente attraversata una breve e furiosa tempesta, dovuta a cause accidentali, ad organizzazioni sovversive od all'opera dei " soliti sobillatori ,,. No ! L'Italia attraversa da anni una delle crisi più profonde della sua vita nazionale, che assume tutto il carattere di una grave e permanente malattia dell',,rganismo sociale del paese. Chi, nell'ora presente, non comprende questo imperioso dovere dello Stato e delle classi dirigenti italiane, non ha nè mente di statista, nè cuore d'uomo ! A questo alto còmpito, lo Stato non può adempiere che mediante una grande azione riformatrice e riparatrice, che scenda nei più infimi strati sociali, e che gradatamente, ma energicamente, trasformi ed elevi le condizioni della vita quotidiaoa delle plebi e del proletariato e delle classi popolari più disagiate. A tale uopo occorre tutto un nuovo indirizzo dello Stato, che si esplichi soprattutto in due modi diversi : 1° Un'azione amministt·ativa ed educatrice; 2° Un'azione economico-sociale. L'azione amministrativa Una delle cause precipue del ml.tlcontento, in Italia, risiede nelle condizioni delle amministrazioni puLbliche, sia centrnli, sia locali c nelle insufficienti guarentigie dell I giustizia e specialmente della giustizia amministrativa. Un nuovo indirizzo di governo deve essenzialmente proporsi la maggiore separazione della politica dall'amministrazione. Bisogna dal centro alle provincie organizzare un'amministrazione autonoma, discentrata, a base di responsabilità e di giustizia, e sottt·arla alle indebite ingerenze delle influenze politiche. Ma i fatti del settembre hanno luminosamente rivelato, come all'ombra delle nostre leggi, delle nostre amministrazioni centrali e locali, crescano e fioriscano due erbe maligne, due grandi piante parassitarie : i teppisti ed i monelli. Il teppismo è semplicemente un problema di polizia, di prevenzione e di repressione sociale. È da anni che vediamo crescere nelle grandi città una turba di malviventi e di pregiudicati, chè hanno già subite molteplici condanne e che godono della libertà solo per prepararsi a reati più gravi. Era antico pensiero dell'on. Giolitti, deputato, che fosse indispensabile una legge sui recidivi analoga a quella del 28 maggio 1885 vigente in Francia, che ritira dalla società chi, avendo subito un certo numero di condanne, dimostra di non essere degno di rimanervi. Un provvedimento simile ci pare assolutamente indispensabile. Ai monelli ed ai ra.gazzi devono specialmente provvedere la scuola e l'educazione morale, che lo Stato ha il dovere di impartire alle giovani generazioni in misura assai più larga. L'Italia non ha ancora sentita la sua funzione educativa. Anche la recente legge, mentre ha provveduto lodevolmente al maestro, non ha curato a sufficienza la scuola e l'educazione popolare e proletaria. In nessun paese civile si vede lo spettacolo di fanciulli mendicanti e girovaghi, come in Italia: in nessun paese civile vi è tanto abbandono dell'adolescenza, specialmente per i giovanetti dai 12 ai 18 anni, molti dei quali crescono in mezzo alla pubblica via, nell'assenza di scuole, di ricreatori, di istituti di arti e mestieri e di istituzioni sociali ui istruzione e di ricreazione. Questi sono veri e santi provvedimenti sociali che bisogna prendere, qualunque ne sia la spesa sul bilancio, se vogliamo preparare per la futura Italia una generazione d'uomini laLoriosi ed onesti. Ma rimane pure inconcepibile che in tutti i casi di rivolte e di dimostrazioni, la polizia nostra si dimostri p·erfino impo. tente contro queste turbe di monellacci che si assembrano a centinaia, come i cani randagi di Costantinopoli! Dopo i recenti d~sordini, si è chiesto da taluni l'aumento della polizia il che pur troppo importa nuove spese. Ma in ogni caso è q11esta l'ultima misura da adottarsi. Noi possiamo accrescere di quanto si vuole - all'infinito - la forza numerica della polizia, ma e-.sa sarà sempre insufficiente, finchè il malcontento, i teppisti e i monelli cresceranno in misura più rapida del numero delle guardie. È anzitutto un problem~ di prevenzione sociale e non di repressione poliziesca, che dobbiamo risolvere. Ma non possiamo tacere che riteniamo uon buona ed inefficace l'organizzazione della polizia italiana. Dal ministro degli interni in giù, ha troppe funzioni politiche, a scapito delle sue vere attribuzioni di pubblica sicurezza. Una delle prime riforme dovrebbe consistere nella divisione in due Dicasteri del Ministero degli interni, mediante la creazione di un nuovo Ministero dell'amministrazione locale, quale esiste in Inghilterra e da cui dovrebbero dipendere le Provincie, i Comuni e le Opere pie. Non solo si farebbe un passo notevole nel sano indirizzo di separare la politica dall'amministrazione, ma si imprimerebbP. un andamento assai migliore a tutta l'amministrazione locale e segnatamente alle Opere pie, i cui redditi dovrebbero assai più concorrere al sollievo delle mi serie sociali. , Alt~a riforma urgente è di avere nelle nostre ~aggiori città una polizia, unica, con unità di comando, di direzionl' e di esecuzione, come l'hanno appunto Londra e Berlino. Finchè questo servizio sarà suddiviso e frazionato fra carabinie1 i, guardie di città, guardie municipali, ecc., restet•à sempre inefficace. Questa è la vt ra debolezza della polizia italiana e non la sua deficienza numerica. Occorre altresì che la pubblica 1,Ìcurezza sia più severa con i vagabondi, i girovaghi, i mendicanti e gli oziosi d'ogni specie, che in troppo nuHlero infestano fe campagne. (1) La politica riformatrice Il progt·amrna delle riforme guadagna ogni giorno terreno. Per lungo tempo fummo quasi soli a propugnarlo: oggi esso pe1.etra nella coscienza gen~rale del paese. Gli scopi sostanziali della politica riformatrice, per quanto concerne le classi popolari ed il proletariato urlJano e rurale, cosi l!Ì possono riassumere : 1° Prevenire la disoccupazione; 2° Accrescere i salari ; 3° Facilitare la vita a buon mercato; 4° Sviluppare l'istruzione popolare e professionale; 5° Promuovere la legislazione del lavoro ; 6° Aiutare, soprattutto con il credito dello Stato, l'organizzazione mutua e cooperativa degli agricoltori e degli artigiani, affine di rafforzare e p1·omnovere la costituzione delle piccole fortune e la trasformazione del salariato in cooperatore. Esaminiamo brevemente in quali modi l'azione dello Stato possa e debba concorrere al raggiungimento di questi fini. Lo Stato ed i salari. Disoccupazione e salarii sono due termini strettamente collegati ed in essi sì rispecchiano le condizioni di vita della grande massa della popolazione di un paese. La disoccupazione è il vero flagello delle classe popolari e del proletariato italiano. È un male assai più esteso di quanto si creda. La prova più luminosa della disoccupazione nel no (1) Il titolo di questo paragrafo ci pare sbagliato ; nè ci sembra che imbrocchi giusto l'egregio scrittore non accordando importanza all'aumento della polizia. Tale mezzo in Inghilterra ha contribuito alla diminuzione della criminalità. Al Ferraris, poi, è sfuggita l'importanza delle lotte amministrative nei tumulti del mezzogiorno. N. d. R..

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