Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 23 - 15 dicembre 1904

630 RIVISTA POPOLARE sorge per ambedue le parti ogm volta che ha luogo nn contratto di lavoro. È chiaro che quando un bracciante vende la sua giornata di lavoro ad un imprenditore , poniamo per una lira al giorno, questo è un contratto che conviene ad ambedne le parti ; conviene al capitalista per il quale è più utile il lavoro dell'operaio che il franco che gli deve pagare, conviene all'operaio, per il guale riesce più vantaggioso sobbarcarsi al lavoro e prendersi il franco, che starsene in ozio e perdere questo salario. Ma non è detto che se lo Stato, direttamente od indiretta.mente (assicurazioni, beneficenza etc.), obbligasse l'imprenditore a pagare dieci centesimi di più, il nuovo contratto non convenga ancora ad ambedue le parti: all'operaio converrà spese dei beni di consumo e del capitale improduttivo (1) La verità è questè:I,: che oggi si è riconosciuta generalmente tra le fonzioni spettanti allo Stato anche quella di venire in aiuto dei ceti più disgraziati e _più poveri della società e quindi _si è ricorso a quel sistema di provvedimenti che vanno sotto il nome di 1·iforma sociale. Ma anche questa azione riformatrice porta con sè un costo, un onere, una spesa.. Noi non esitiamo ad affermare che il costo della riforma sociale, nelle nazioni ricche . come ad esempio la Francia e l'Inghilterra, merita di essere sòpportato anche se giunga ad intaccare lievemete il capitale produttivo della Nazione ; vuol dire che si produrrà di meno e si distribnirà più equamente la ricchezza prodotta, si avrà in altre pacertamente, all' imprenditore potrà o non potrà convenire ; è una questione di limiti, ma non di principio, che dovrà volta per volta essere risoluta mediante sueli Questuante role meno ricchezza e più felicità, e che nelle nazioni povere , come per esempio J' Italia. tale costo merita di essere sostenuto purchè non ne comprometta il capi tal e produttivo. Ma anche nelle nazioni povere q1testo margine c' è , ed è dato, giova ripeterlo, da una parte dei beni di consumo e del capitale improduttivo. Dentro questo margine si può agire senza titubanza, perchè il cosk della riforma sociale è una di qneUe spese che rendono in salute, in benessere, in forza di lavoro più volte il loro ammontare. cessivi esperimenti; alla società in genere il nuovo contratto con verrà tutte le volte che per fronteggiare l' aumento della spesa, il capitalista nou impiegherà un numero minore di operai) ma rinuncierà semplicemente ad una parte delle sue spese improduttive , intendendosi qui la parola imp1·oduttive nello stesso senso che le attribuiva il Mill. Contro questa teoria si potranno lanci are affermazioni gratuite e critiche superficiali, che sono una pro- • Perchè in queste discussioni si dimentica troppo spesso che la ricchezza di una nazione non è tutta costituita di capitale, ma di capitale e di beni di co1riumo, e che lo stesso capitale va diviso in due grandi categorie: 1a Capitale, che Eminenza, c'è sulla porta d'ingresso del Vaticano un accattone che chiede l' elemosina. va solamente della leggerezza di chi le muove; una dimostrazione della loro fallacia la si attende ancora. Lasciatelo entrare: deve essere il governo italiano. ( Dall' Asino ) oltre ad assicurare un interesse al suo possessore, è, direttamente od indirettamente investito nella produzione di nuova ricchezza. 2a Capitale che, pure fruttando un reddito al suo possessore , non contribuisce alla prodnzione di nessuna nuova ricchezza. Capitali di questa seconda categoria sono specialmente quegli investiti in prestiti di consumo improduttivo, i quali presentano forme svariatissime, che vanno dal prestito che l' usnrnio fa al figlio di famiglia, a qnella parte del credito pubblico che viene destinata a spese improduttive, per esempio a1le spese militari, necessarie quanto si voglia, ma che nessuno potrà affermare producano nuove ricchezze. Or bene, nessun liberista potrà mai provare che lo Stato, quando lo volesse, non potrebbe far aumentare di qualche cosa i salari dei lavoratori produttivi a JACOPO . Trv ARONI (l) Con ciò non si sostiene che interessi solo la disponibilità della quantità più grande possibile di capitale produttivo, si afferma semplicemente che, la trasformazione della rìccl·ezza investita, ad esempio, in una casa da giuoco, in un corrispondente aumento di salal'i, non costituirebbe la rovina dell'industria nazionale. 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Pre,qhzàmo vivamente .{JNabbonati·. per em:- tare involontari· r#ardz· nella spedz'zz'one della Rivista, di· unire sempre la /ascetta colla quale sz' spedisce z'lgz'ornale quando chz'edono varz'azz·onz' d' z'ndzrz'zzo. li 11111111111lilii111111111111111111111111111 li I I I I I I I I li lii I I I I I ltlll lii lii I I li li 11111111 Oit1iget1e lettetre e earrtoline~vaglia all' 0no N. eolajanni = N.1\J?E)LI.

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