RIVISTA ·POPOLARE 627 tin(), Colautti nella Stampa, uno Scipio nel Giornale d'Italia, un Caporale - che viceversa è un colonnello di Stato maggiore che forse sarà proclamato deputato tra poco - e tanti altri minori levino un grido di protesta contro la inferiorità del nostro esercito e della nostra marin:t da guerra e se la prendano colla democrazia che ha frenato coll'opera sua l'ascenzione delle spese improduttive. Indubbiamente dal loro punto di vista essi ragionano bene; i confronti colla condotta degli altri Stati li servono a meraviglia. Ma essi non tengono conto di due circostanze capitali : 1 ° le condizioni dell'economia nazionale italiana sono fiacche e appena ora accennano a rinvigorirsi; 2° la pressione tributaria , che subiscono gl' italiani è tra le più enormi, che ci sfano nel mondo civile : sta là in brutta compagnia con quella della Russia e della Spagn:.i. Essa assorbe il 25 °/0 circa del reddito totale della nazione , che non arriva a 10 miliardi e che assicura ad ogni abitante del Regn~ il meschinissimo reddito di 333 lire per abitante. Date queste due circostanze; dato il grande malcontento che serpeggia in tutte le classi sociali - dall' aristocrazia, alla borghesia, al proletariato; dai funzionari dello Stato di ogni grado e di ogni specie, ai richiamati, ai piccoli e medi proprietari ; dai lavoratori manuali agli intellettuali - ; data la sofferenza psicologica acutissima derivata dall'ardente desiderio insoddisfatto di elevazione nel tenore di vita a livello di quello dei popoli civili; data la generale e profonda convinzione della necessità di una diminuizione d'imposte; dato tutto ciò ci potranno essere uomini di governo , che non siano dei catastrofici mascherati, che vengano a chiedere al Parlamento nuove imposte o il rincrudimento di quelle esistenti? E' semplicemente da pazzi il supporlo. Ma se tra i tanti · Scipi , marescialli e caporali ci sono degli uomini sinceri che solamente nello interesse dell~ difesa della nazione vogliono veder_e ringagliardito l'esercito, essi di fronte ali' impossibilità di vedere aumenta ti gli assegni nei bilanci militari, dovrebbero fare di necessità virtù e provvedere opportunamente affìnchè gli assegni attuali vengano meglio spesi. Non dimentichino la perspicua dimostrazione fatta dal generale Marazzi sullo sciupio di oltre 40 milioni all' anno che si fa coll' attuale ordinamento militare; egli, il generale, che ha pur voluto provare essere produttive le spese militari, ha dimostrato che l'Italia, a parità di forze vive e com battenti , spende oltre 40 milioni ali' anno più dell'Austria-Ungheria! E restiamo sulla buona via indicata da. lo stesso Generale Marazzi : lui, proprio lui, in un eccellente articolo pubblicato nella "JyuovaAntologia (1 ° dicembre 1904) ripetendo cose già dette nella Camera e in altri articoli e libri è venuto alla difesa delle ferme brevi ed a conchiudere che la Svizzera è il solo fra gli Stati europei , che più si approssimaal sistema da lui caldeggiato , eh' è quello di ottr.nere la massima difesa colla minima spesa possibile; cioè l' ~p_plicazione nel regime militare della legge del 11111111110 mezzo. E' questo il sistema, che ho esposto con sincerità ed ardore dodici anni or sono nel volumetto : L'economia nellespesemilitari e, la difesa delloStato ; e con questo sistema intesi sempre contemperare gl'interessi della economia nazionale con quelli della difesa dello Stato. DoTi'. NAPOLEONECoLAlANNI 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 I li li li li I 11'111111111111 li li I I L'esposizione Finanziaria ------- ~---- Quando uscirà questo numero della « ·Rivista », altri avvenimenti della vita politica e parlamentare avranno già attirata l'attenzione del pubblico e distolta definitivamente da un argomento cosi grave e cosi poco dilettevole. Eppure di tutti oli atti della vita parlamentare questo è senza dubbio uno fra i più salienti e uno di que. li_ che più debbono essere attentamente considerati all'infuori delle piccole quistioni personali perchè rappresenta in certo modo la sin tesi del passato ed il programma del futuro se non per tutta l'attività delìo Stato certo per quella che è più vitale e più organica d'ogni altra. Di più la finanza è senza dubbio quella parte che attraverso le mutazioni rapide e talvolta inconsulte della politica , conserva sempre una linea di condotta in quanto essa con le sue necessità inesorabili vince le volontà degli uomini e li pieoa volenti o no all'impero intluttabile delle cose. Sa~à bene o sarà male : ma in linea di fatto un gabinetto può proibire -le leghe ed un ·altro incoraggiarle alla distanza di pochi mesi, un governo può com battere il partito clericale ed un altro esserne strumento più o meno docile: ma per la finanza questo è inconcepibile. Certo le promesse son facili, tanto più facili perchè il pubblico anche colto non afferra i ragionamenti ,1 base di milioni, di annualità, di prestiti ecc. con quella facilità, con cui pur segue le piu sottili disquisizioni sopra un diritto o s'immedesima nelle richieste e nelle rivendicazioni di classi o di individui, i quali aff:ermano nella lotta - politica una loro esigenza: ma di fronte alla pavida cura dei capitalisti, alla stimata potenzialità contributiva di tutte le classi della nazione, alla diffidenza sopita ma non morta dei mercati finanziari esteri, quanti sogni, quante speranze, quanti disegni belli , giusti , ·esatti , scientifici spariscono come una fiorita primaverile al gelo d' una notte d_a' prile ! Anche l'onorevole Luzzatti, ha dovuto rinunciare a qualche promessa e a qualche illusione. Eppure nessuno più di lui era in grado di comprendere le reali difficoltà di una sin1ile amministrazione in un paese come il nostro, che dipende ancora pur dopo tanti e cosi notevoli progressi , dal beneplacito e dalla fiducia dei grandi mercati internazionali, a cui non ha ancor potuto opporre. per difetto di una vita economica veramente moderna, sana ed intensa un mercato finanziario interno indipendente e sicuro, e nessuno poteva essere più modesto di lui nelle promesse per la piena coscienza di queste difficoltà e delle poche forze_ che aveva a sua disposizione per superarle ! Conversione della rendita e trattati di commercio: era in sostanza il suo programma. I trattati di commercio non sono ancora del tutto noti, anzi l'accordo con la Russia non è per ora che un pio desiderio : e se non sono una delusione , sono per lo meno la conferma di previsioni abbastanza pessimiste. In realtà di fronte alle potenti organazioni d'interessi capitalistici,
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