Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 23 - 15 dicembre 1904

RIVISTA POPOLARE ,Po I i ti ea-, Lettere DI e Scienze Sociali Dh-ettore: Prof. NAPOLJiJONEùOLAJANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ft,alia; a1Jno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero; armo lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cenr: 30 Amministrazione: C01·so Vittodo Emanuele n.0 115 - NAPOLI A 11110 X - Num. 23 ABBONAMENTO POSTALE Homa, 15 Dicembl·e 1904 SOMMARIO: Noi: Gli avv~11tmenU e g-li nomini: (Una parola giudiziosa - A proposito, d'immagini e di libertà - Jdi;ologia liberista e ·pseudo-democratica! - Dopo il processo Olivo - Retroscena della elezione del Presid~ntc degli Stati Uniti - Nes~una alleanza tra il prof. Sanarelli e i clericali - Socialisti contro lo sciopero generale - D,r N. Colajamii: Contro una c:ilunniosa insinuazione - A. A.: I diritti degli asini) - La Rivista: Senato senza partiti, Camera anarchic:1 e Governo incerto - Paul Louis: Lo sciopero e l' arbitrato obbligatorio - D.r N. Colajanni: Notizie di colore oscuro - Gus'avo del Vecchio: L'esposizione finanziaria - JacopoTivaron): Il problema della distribuzione - Maggiorino Ferraris: L'ora delle riforme - IUvtsLa. <lelJe Utviste: - I!lust. nel testo. Ag~1za· 1t1zcze' abbonati della RIVISTA Questa 11ostramodesta l{i vista, che tante altre, sorte coli'appoggio di cajJitalisti o di partiti disciplinati, ne ha visto scomparire entra col 190 5 nel suo uudeci111a0nno di vita. Non fa promesse e non fa progrmmna, perchè 11ullaha da rnutare, anche di fronte a certi problemi che divengonosempre più acuti e minacciosi. Essa, senza dimenticare mai l'ideale suo, la repubblicafederale, seguiterà a racco111andared a seguire il' flletodoevolutivo , che si può riassumere nel testamento politico-moraledi GiuseppeMazzini: educazione; essa continuerà a teuersi indipendente darli uomini e dai partiti, senza preoccuparsi delle accuse che possoIlo venirle e di cui il tempo fa sempregiustizia e giudicheràuomini e avvenimenti, come pel passato, seguendo la sola direttiva della verità, per lo quale ha un culto. . Abbiamo detto che terremo fede al nostro vecchio ideale ; tna per noi la repubblicafederale non è che un mezzo per raggiungere il benessereeco11omicoi,ntellettuale e morale del nostro paese; ci coopereremop, erciò, ad assicurarne quel tanto che possono darci altre istituzioni, senza respingerlose ci viene da a-vversari, profondamente convinti come siamo che ogni passo che si fa sulla via del miglioramento fa sentirepiù acuto il bisogno di ulteriori progressi e sospinge l'u111anitàsempre più in alto. Souo gli analfabeti e i disgraziati, che marciscono nella miseria, che si adattano completamentealle loro condizionianimalesche; sonoinvece gli uomini colti e chegodono di' un certo benessere1JLaterialeche swtono la dignità di cittadini e l'importanza della libertà. Gli 1 uni possonoagitarsi e tumultuare colle convulsioni morbose della fame; gli altri, se offesinei loro diritti e nei loro interessi,concepisconoe compiono le rivoluzioni. Questa nostra Rivista è stata qualche volta rude ed anche brutale nella forma; ma tutti ricon()sconoche la sua ruvidezza e la sua brutalità sono il prodotto dell'odio profondo per la ipocrisia e per la 11tenz.ognaE. la gente onesta, anche quando ha disswtito da noi, ha continuato a stimarci e ci ha rispettato di più. Convinti che agl'italiani difetta sopra ogni cosa i'l carattere noi continueremoa mostrarci dispregiatori ineso.rabilidel convenz.iollalismoe della rettoric1z,chene sono i peggiori nemici; collvinti che gl'italiani lllanchino di coltura veramente positiva, sarono sempre ricercatori ed espositori, anche crudeli, di fatti seguendo un realismo inesorabile, che se può essere contestabilenell'arte, no1tpuò esserlonella politica. Coi fatti e col realismo si forTllanouomini e si elimitta110dalla -vita pubblica i servi ed i fantocci selllpre deleteri. . Un ulti111aparola agli amici ahhollati. La Rivista pupobre 1wn ha mezzi pecuniari che le consentanol'utile redarne 11toderna;non ha dietro di sè un partito che jJossiededenaro e in mancanza di essoun ardente pro- ~elitismo; essa offende sjJessogl' interrssi e le convinzioni di uomini energici, che si :tudiano di farle attorno il vuoto ; essa , quindi , per la diffusione non conta che sugli Ollestie sugli intellettuali , che ne apprezzàno l'opera altamente educativa. · Clii p?'ocura uu abbonato alla RIVISTA POPOLARE r?°ceve i"n premio del tutto gratu,ito vari opuscoli', r:l cuz· elenco si troverà altrove;, cltz' procura due abbonati" ?'i°cevea scelta uno dei se{Juen# Hbri: CoLAJANNr: 11 Sociali sino (2H, edz'z.),· CoLAJANNt: Per la economia 11azionaJe e pel dazio sul g·rano ; CoLAJANNr: La politica coloniale (.Ir edz'z.),· Crccorrr: Attraverso la Svizzera ; RENzr : Oli " anciens reg-i1nes ,, e la den1ocrazia. Pm· coloro e/te conoscono la tz·ngua spagnuola possi"amo dare in ca1nlHo di una delle opere sopra enunzi"ate la traduzi'one spagnuola clell' opera dz' N. Colajanni: Hazze i1tferiorl e r~zze superiori o Latint e au~to-s,,ssoni z'n tre pz'ccoU voluni·i. E' z'n preparazlone la ,2a edizz'one clz' ltazze supe1·iori e t·azze 1uteriorl che riusoz'rà un grosso ed elegantz'ssz'?no volunie dz' vera attuaUtà e che sarà spedito raccomandato a chz' pagherà l' abbananiento an#cz'patamente aggz'ungendo L. 1,75 - Il volume sarà messo in vendita a L. 6. ..A.i tanti premi semigratuiti, il cui elenco vien dato nell'ultima pr1gina, aggiungiamo questi novissirni: .\irs C,·a1;ie: La scienza della vita L. 0,50 G. C. Millard: La via della fortuna L. 0,50 Theodor Boveri: Il problema della fecondazione . » 0,40 P. Curie: li radio. >➔ 0,40 5\fox Verworn: L'ipotesi del biogene , » 0,75 Browneli: Il cuore del Giappone . » 0,90 Chi desidera più di un premio al prezzo dei successivi deve aggiungereil 50 0/Q in più.

618 RIVISTA POPOLARE GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Una parola giudiziosa. - Siamo certi che nessuno ci taccerà di troppa tenerezza per il governo e spe cialmente per l'on. Giolitti. Lo combattemmo, lo combattiamo e lo combatteremo in tutto quanto farà che non ci parrà esser fatto bene. Ma al tempo stesso, abituati come siamo, a riconoscere ad ognuno nn merito quando lo abbia, non possiamo trattenerci dal segnalare una breve frase pronunziata dall' on. Gio. litti, e della q nale non possiamo che dargli lode. L'on. Giolitti, rispondendo in senato all' on. Guarnieri ha detto che questa nostra è un'epoca di grandi mutamenti, e che dovere del governo è, tanto quanto è possibile, disciplinare questo mutamento per tema di peggio. Sta bene e prendiamo atto. L'on. Giolitti avrebbe potuto anche aggiungere-e lo aggiungiamo noi per comodo del senatore Guarnieri e d'altri che pensano come lui - che il mutamento è , fatale, radicale e profondo, che volerlo impedire con la violenza è dargli modo di avvenire proprio con la violenza e con maggior dolore. La legge di ev.oluzione presiede agli organismi sociali come a quelli naturali e porta seco cambiamenti di forme e di istituzioni che volere impedire è follia. Nel lento ma incessante mutare delle cose, si è affermata oggi una nuova forza che fino ad ieri non ebbe che un effetto negativo sull'andamento sociale: il proletariato. Questa nuova forza dimanda non solo di essere riconosciuta, ma anche di agire in seno alla società e di agire per se, iu modo tntto nuovo, orientando le istituzioni'" e le forme antiche a nuove consuetudini e piegandole a servire nuove necessità. Non è qui il caso di vedere quali nuove forme di istituzioni economiche e politiche si sostituiranno alle antiche nel mutamento, e nepp11re d'indagare quanto e fino a qual punto sieno adattabili e trasformabili le forme e le istitnzioni odierne: il fatto innegabile è che si trasformano, il fatto fatale è che il mutamento si produce ed è onore dell' on. Giolitti averlo riconosciuto ed affermato in pieno Senato; e dobbiamo dargli lode d'aver detto chiaramente che bisogna secondarlo per non esserne travolti. Fi1to a qual punto questo sia possibile lo dirà l'avvenire : in ogni modo tntto il mutamento che potrà essere compiuto senza dolore sarà un tanto di guadagnato per l'umanità malgrado che l'on. Guarnieri non lo desideri. ♦ A proposito d'immagini e di libertà -Noi siamo lontani ·ancora da quella ideal libertà che fu sogno di Mazzini, e che è aspirazione costante e desiderio profondo delle anime nostre; tutta via non ci saremmo mai immaginati che nelle nostre popolazioni, anzi in una delle più vantate come civiltà e cortesia, potessero dormire - ed essere a certe ore ridestati - 8ensi di barbara violenza e di oppressione e di odio alla libera manifestazione delle idee quali abbiamo veduto agire a Firenze in occasione delle luminarie per il c.:inquan tenario del Dogma della Concezione. Noi non possiamo essere tacciati di clericalismo. Consideriamo che la religione, tale quale è oggi praticata, è un ammasso di superstizioni e di rregiudizi radicali che devono poco a po00, con la educazione e la diffusione d' una più alta morale, essere sradicati dall'anima del p1)polo.Ma consideriamo anche che ogni cittadino ha diritto di manifestare liberamente la propria idea, qualunque essa sia, e di affermare la propria religione, se ne ha una, e la propria fede , quando l' ha, anche pubblicamente. E questo diritto di affermarsi pubblicamente, riconosciuto a tutti, eguale per tutti, da tutti rispettato, noi lo riconosciamo come uno dei fondamenti della libertà. Come troviamo_ logico e giusto che sieno permesse .le · manifestazioni monarchiche, repubblicane , socialiste, anarchiche an che, troviamo che è giusto e logico sia riconosciuto a! cleric;:i,li il medesimo diritto. Come troviamo logico che i monarchici mettano corone alle tombe dei re e facciano luminarie per le feste reali , e i repubblicani portino corone ai monumenti di Mazzini e di Garibaldi e dei grandi repubblicani, e consideriamo giusto che questo diritto sia egual. mente riconosciuto a loro e ai socialisti e ai clericali e a tutti coloro che credono dovere avere una qualunque manifestazione di fede o di opinione o di religione da fare. Ma questo riconoscimento non può essere che il resultato~ di una profonda educazione alla libertà, della coscienza dei diritti della propria libertà e del rispetto della libertà altrui. Ci duole che, proprio a Firenze, sieno avvenuti degli incidenti che ci danno diritto a pensare che in fatto di sentimento e di rispetto della libertà, in Italia e specialmente a Firenze, si e ancora molto lontani. E per un .popolo che vuol essere civile questa è una bruttissima e dolorosa constatazione. ♦ Ideologia li barista e pseudo-democratica ! - - Non siamo dispregiatori degli ideologi e non proviamo am·• mirazione per Napoleone I che con loro ce l' aveva a morte ; ma per u11a volta almeno ci permettiamo di adoperare questa parola in senso ironico. Il nostro amico Eugenie Chiesa, cui mandiamo rn questa occasione le più sincere congratulazioni per la sua entrata a Montecitorio pel collegio di Massa Carrara, con logica diritta e per mantenere l'armonia tra le parole e gli scritti del cittadino con gli atti del rappresentante del popolo, si è fatto promotore di una mozione in favore . della soppressione del dazio sul grano nel gruppo parlamentare repubblicano. Pare che per istrada la mozione si sia allargata e che l' Esfrema sinistra tutta si voglia fare iniziatrice di un largo movimento in favore del liberismo in tntti i rami della produzione nazionale , facendo propri i criteri di una allegris;;ima Lega per la libertà econimica , che vorrebbe scimmiottare il movimento celebre dell' Ant-corn league. Alla Lega italiana mancano molti amminicoli ; e tra gli altri manca questa bagattella : degli uomini, che rassomiglino a Riccardo Cobden ed a John Bright. La Lega ha, però, due organi u:ffiziali, se non quotidiani : La libertà economica del Giovannini e Il Gio'rnale degli Economisti. A noi preme occuparci del µrimo, perchè col Giovannini abbiamo comuni i principi politici e il metodo per isvolgerli ed applicarli. L' on. Chiesa , abbiamo detto , segni i criteri della Lega nel farsi promotore della mozione succennata, quantunque egli sappia che non pochi del gruppo parlamentare repubblicano - Valeri, Zabeo, Pozzato, Colajanni , Auteri Berretta ecc. - siano favorevoli al mantenimento del dazio sul grano. Per la parte politica, ch'è la sola, cui oggi vogliamo accennare, ripetendo ciò che più volte abbiamo scritto , le ragioni dell' insuccesso della mozione del 1901 e quelle per la ripresentazione della medesima adesso, sono state esposte dal Giovannini nei seguenti termini nel n.0 del 18 novembre della sna Libe1·tà economica : « Sebbene le mozioni libero-scambiste o temperanti « il protezionismo italiano che furono discusse nella « passata legislatura non abbiano ottenuto l'approva- « zione dell'Assemblea, nè snscitato nel }Jaese una « feconda e continuata agitazione, non si pnò dire che 4 la questione sia morta. Ciò avvenne principalmente « perchè il Parlamento italiano, figlio di un suffragio « ristretto (la percentuale del nostro elettorato è infe- '

RIVISTA POPOLARE 619 « riore a quella dei paesi più civili !), inquinato dalla « corruzione elettorale , mancipio degli interessi pro- « dnttori che rappresenta con danno di tutto il paese, « non poteva - come avvertiva nella Camera stessa « l'on. Panta leoni - legiferare l'omaggio benefico alla <I libertà. Ciò avvenne perchè la DeuJOcrazia divisa iQ « qnisquiglie, spesso personali o secondarie, non seppe « congiungere la lotta contro la reazione politica a « quella che dt3ve rivolgersi contro il privilegio econo- <I mico, chò è alla prima coevo • . « La democrazia deve, dunque, risollevare questo « problema e farne il martello che, battendo sull'opi- « nione pubblica, ne accenda la scintilla animatrice di « una grande e feconda, quanto legale e pacifica,, agi- « tazione. « La democrazia - che con Mazzini , Cattaneo e « Cernuschi difese il libero scambio quando il socia- " lismo era protezionista o indifferente ai due sistemi « - deve nuova men te sventolare la gloriosa bandiera « della libertà economica, la q nale sovrasta ed è prin- « cipio insieme delle vere rivendicazioni operaie. ~ E - sopratutto - deve lumeggiare il carattere « politico del problema ! • « Il libern scambio involge qniodi il problema po- « litico dell'Italia nostra; e se la democrazia non sarà « compresa dell'importanza del problema e non saprà « vigorosamente combattere per il suo trionfo -. dovrà « segnare il suo atto di morte , perchè si sarà mo- « strat,a inetta di frou te ai più urgenti problemi del « paese . ed incapace di alleviare veramente le soffe- « renze dei lavoratori». In questi brani c'è la quintessenza della rettorica liber1Hta dei nostri amici repubblicani; c'è la famosa solidarietà. tra tutte le libertà ; c'è la connessi0ne tra suffragio ristretto e dazio sul grano; ci sono tntti gli anacronismi degli ideologi assoluti pei quali la diversità di tempi, di ìuoghi e di condizioni conta un fico secco. Tutto ciò che c' è può éssere una bella cosa, anzi un. bel sogno ; ma, ha un piccolo difetto : è campato in aria ed in contraddizione stridentissima coi fatti.... . Noi ci siamo altre volte occupati del lato economicosociale del protezionismo italiano ed avremo occasione prossirna d'intrattenercene di nuovo. Noi oggi vogliamo soltanto rilevare l'antitesi spietata . inesorabile tra i do~111idei liberisti repubblicani italiani e i fatti. Contro la verità evidente, lampante come la luce del sole, si ardisce affermare che il protezionismo do. gana,le tra noi impera perchè il suffragio è 1·ist1·etto. Numi del firmamento ! Come si può dimenticare che sono precis;:imente i grandi Stati a suffragio non largo, ma universale - cioè la Germania, la Francia e gli Stati Uniti - per lo appunto i più prvtezionisti nel campo agricolo e nel campo indnstriale? La democ1·azia è liberista .... Ma proprio a farlo apposta anche la piccola e democratissima Svizzera si è messa snìla via del protezionismo. E il Lanr, uno dei suoi negoziatori pel trattato di commercio con noi, ci ha messo l' entusiasmo di un apo~tolo nel difendere dazi più gravosi sui nostri prodotti agricoli Di liberismo non volle saperne nemmeno contro concessioni sui prodotti industriali del proprio paese all'entrata in Italia. E la Svizzera µer la sua po<sizione geografica, per la natura del clima e del suolo, per l' indnstria fiorentissima dei forestieri, per la stessa piccolezza del territorio è lo Stato che non dovrebbe mai pensare a difesa doganale ... di ciò che non produce e non produrrà mai. A filo di logica, e se fosse vera e necessaria la solidarietà tra regime democratico e libè:rismo, la storia contemporanea questo solo insegnerebbe: la monarchica Inghilterra e il reg~me pretino del Belgio sono più democratici della repubblica francese, svizzera e nordamericana ..... Che ne dicono i nostri buoni amici repubblicani, che ci tengono tanto a contrapporre la democrazia di quelle repubbliche col privilegio delle monarchie? Ai nostri repubblicani, infine , vogliamo dedicare questo brano di un discorso di Loubet, pronunziato in Arras il 22 maggio 1903, e che tolgo dalla importante relazione del depntato Klotz sul bilancio dell' agricolt11ra della repubblica francese µer l'esercizio 1905. « Liberiscambisti, protezionisti, proibizionisti, disse • il presidente della Repnbblica, sono parole che non 4: hanno più che un interesse storico. « Non torneranno più i tempi, in cui queste parole « serviranno a nuove discussioni. Un paese vicino e < amico, l'Inghilterra. marcia esso stesso - forse con « nostro poco benefizio - verso il regime, che la Francia « si è dato in modo definitivo, or sono dodici anni. « Per me non sono ancora con vinto che si debbano • aprire le barriere, che si debbano sopprimere i dazi. « Se d' altronde io lo fossi , il 99 °/ 0 dei membri « del :Parlamento mi darebbero torto. L'industria ,., agricola è per la Francia la prima di tutte , senza • eccezione. Agricoltori voi potete continuare l'opera « di pace! ~ Il deputato Klotz accettando pienamente le parole del presidente della Repubblica aggiunse che non sentiva il bisogno di commentarle. Noi dobbiamo soltanto aggiungere che l'industria agricola è per l' Italia più importante che per la Francia e che si commette un gravis:-:imo errore volendola stremare ancora più di forza, in nome della rettorica e della ideologia. Ai repu bblica,ni , che vogliono continuare a farsene i campioni intanto consigliamo a non fare stra.zio della verità continuando a combattere il protezionismo in nome della democrazia e del suff1·agio universale. Faranno opern, più conforme ai fatti difendendo il liberismo in nome del 1·egzme monarchico e del 'regime ristretto q11al' è quello che vige in Inghilterra. Continuando a battere questa via essi perderanno, se mai ne hanno avuto, ogni seguito tra gli agricoltori, come lo hanno perduto nella media borghesia urbana facendo l'apologia dello sciopero generale. ♦ Dopo il processo Olivo. - Non bis in idem dice un adagio latino, ma la Corte di Cassazione sembra averlo diruenticato, e quel che è peggio la dimenticama favorisce una sfacciata e pericolosissima violazione della legge. I giurati di Bergamo hanno dato alla Corte di Cassazione una lezione tanto severa che parrebbe non dovere essere dimenticata. Invece la Corte di Cassazi,me, dietro appello del P. M. di Alessandria rinvia H. nnovo giudizio un tal Benzi Angelo, accusato di omicidio e dai giurati assoluto dopo affermazione che egli fu l'autore del delitto. Veramente queste manomissioni della legge sono quanto mai pericolose poichè se dalla magistratura suprema che deve essere la guardiana scrupolosa della immobilità della legge nello spirito e nelle forme viene l'esempio della violazione; chi oserà negare ai singoli <·ittadini il diritto di violare e d'infrangere, a loro volta e quando loro con venga , la leg·ge o di interpetrarla :.,;econdoche meglio a loro convenga? Creare i precedenti che nella violazione Jella legge implicano la negaziorn:; della libertà è minare la base su la quale riposano i diritti dei cittadini e la stabilità dello stato. Se questo possono considerare gli anarchici i quali sono nemici della legge -notiamo passando che anche essi, negando la legge coercitiva, ammettono però la stabilità dei patti liberamente contrattati ed accettatise questo dunque può piacere agli avversari della legge in genere, non deve però piacere a, quei cittadini - e sono i più - i quali intendono la legge non

( 620 RIVISTA POPOLARE solo come forma punitiva del delitto, ma anche come delineazione, determinazione e difesa dei loro diritti el dei loro rapporti. 1 I giurati di Bergamo diedero una fiera lezione. Da 1· momento che quella magistratura che ha per dovere la difesa della legge 8i faceva essa stessa strumento di perturbazione allontanandosi dal proprio ufficio, essi, come cittadini. hanno difesa la legge da loro consentita e voluta e della quale avevano fidato il mantenimento e il rispetto alla suprema Corte di cassazione. Le dieci schede bianche dei cittadini di Bergamo significavano questo e non altro: Voi ci chiamate a sanzionare nna vostra violazione ·e noi non vogliamo neppure discutere. La legge deve rimanere irial terata, tale quale la enuncia ]'art 518 del codice di procedura penale. · Ogni altro gruppo di uomini di buon senso si sarebbe tenuto pago del fatto ed avrebbe fatto tesoro a suo pro dell'avvertimento. Ma la Suprema corte non si da per vinta 1 ed ora rinvia a nuovo giudizio il Benzi. · Ci duole che i giornali non parlino , o ne parlino appena, di questo nuovo fatto. La violazione è la stessa . .Messa su questa via, la cassazione rovescerà domani tutte le istituzioni del paese senza che un serio provvedimento sia preso dai cittadini per impedirlo. E' utile dunque che anche su questo caso Benzi la voce della pubblica opinione si faccia sentire in difesa della legge. Dopo lo schiaffo di Bergamo, la suprema corte tende la guancia per averne un altro. E necessario per la difesa e la stabilità delle nostre leggi che non le si~. risparmiato. Ct,n ciò non intendiamo lodare i giurati o il Presidente della Corte di Assise che la prima volta assolvettero l'Olivo; nè queili, che mandarono a casa il Benzi. Queste assoluzioni provano che il Codice di procedura è difettoso. Lo si riformi. ♦ Retroscena della elezione del Presidente degli Stati Uniti. - Uno dei nostri cari amici che vive in New York scrive al nostro Direttore una lettera dalla quale crediamo istruttivo riprodurre questi brani: Ho seguito la lotta elettorale in Italia , e la disfatta completa dei partiti estremi. Nicola Barbato l'aveva prevista, e ne è rimasto addoloratissimo. La reazione dinastico-clericale ha il sopravvento in· Italia e regna sovrana. Il snccesso non poteva essere più strepitoso. Il can•can della reazione ha fatto ubb.riacare tutti. Quella che il Generale Canzio chiamava parecchi anni addietro la Circe del Quìrìnale, riproduzione italiana di Se1·afina la Devota, riprende il suo prestigio, e pare voglia dettare le sue leggi come una imitazione del Sacro Cuore di Parigi. Anche qui in America la reazione ha avuto il sopravvento e non poteva essere altrimenti. Il retroscena che ha reso strepitosa la vittoria è turpe, e la democrazia americana cade nel fango. Il partito conservatore repubblicano dispone delle banche, dei preti e compra tutto e tutti, e vince con l'oro e con la minaccia. Senti un po' questa. Tutti gli italiani elettori, tutti gli ebrei pur appartenenti alla org·anizzazione di Tamany Hall, e perciò insitamente democratici, hanno votato unanimemente per Roosevelt. Il terrore del ritorno del partito democratico al potere li terrorizzava. Lo sgomento è stato generale, spaventevole. La minaccia delle chiusura delle fabbriche, delle grandi fattorie li ha fatto arrendere a discrezione. Il licenziamento di migliaja di operai, di impiegati delle compagnie ferroviarie ha fatto il resto. Il partito repubblicano ha detto: « Con noi avrete lavoro e prosperità, se contro di noi, non vi resta che la fame. Ecco il bivio. Eeeone un'altra che riguarda la Greater New York. Oliarle~ M11rpby il n11ovo ar · bitro di Tarnany Hnll. aveva subito la ca.ndidatnra del Giudice Parker, ma poi ha fatt.o votare per Roo '·sevelt: perché te111evache il giudice rigido e severo pote8se manomettere ]'organizzazione della 'lmna11y e domandava in compenso Ja sicurezza di rinscita del Governatore democratico. Così si è perduto tutto. Lo stesso Banchiere Augnst Belmont creatore della candida( nra ParJrnr ha ritirato i quattrini. Tutto è andato a socq11adro. ♦ Socialisti contro lo sciopero g-enerale. - Segnaliamo ai nostri amici e lettori un sereno, ma vigoroso articolo di Leonida Bis8olati (Des Ergebuis de1· italienischen 1Vah1en) sul risultato delle elezioni politiche pubblicato nel nlllnero di dicembre d(;i SocialisUsche Monatshefte di Bernstein. I suoi giudizi s11llosciopero generale e sulle e1ezioni si può dire che colli1llano in tutto e per tutto coi nostri, che pnr sono stati interpetrati come se fossero stati ispirati dal la tendenza conservatrice. E di accordo con noi il Bissolati si trova nel combattere il 1·ivol'uzionm·ù1mo verbale, che non è altro che la parodia della rivoluzione. La mancanza di tempo e di spazio c'impedisce di riprodurlo nella Rivista delle 1·iviste. Per lo steH80 motivo ci vediamo costretti a segnttlare soltianto J-':nticolo di un rivoluzionario tedesco, Robe1·t Michels, sni Fericoli del partito socialista tedesco ( il/ouveme11t socirlliste 1° dicembre), sn cui forse ritorneremo e nel quale esplicitamente si conferma che gli scioperi tedt0 schi non danno luogo a conflitti sang11inosi perchè gli operai tedeschi sono troppo conigli e troppo rispetto8i del la legalità ; ciò cLe il Michels deplora. La constati:tzione giova ricordarlo in Italia all' indomaui dei tnnJ11lti di Trani e di Francavilla Fontana. ♦ Nessuno. alleanza tra il prof. Sanarelli e i cle ricali. - Nel nun1ero precedl·ntc della Rivista :si acce1rnò, in seguitoaciòehe an;va pubblicato l'Avanti! ad accordi nelle ultime elezioni politiche tra i clericali e l' on. Prof. Sanarelli , nostro buon amico personale. Ora noi ci sentiamo nel dovere di dichiarare 8pontanearnente che la lettera dello stesso Sanarelli Hll' Avanti I e dal giornale pubbHcata nel N.0 del 1.0 Dicembre, confuta vittoriosamente le informazioni che erano state mandate al giornale soeialista e non la:::;eia ombra di dubbio sulla loro inesistenza. Noi si.amo lietissimi nel confessare che eravamo stati tratti io inganno. ♦ Nor I~diritti degli asini. - In verità noi c1 sentian10 commossi fin nel profondo dell'animo della :::;ituazione fatta dal .Ministro della Pubblica Istruzione ai poveri studenti costretti a scioperare µer difendere i loro diritti. Egli ha messo fuori un regolamento che è la cosa più assurda che mai mente umana ha potuto im · maginare. Pretendere che gli studenti debbano passare gli esami alla prima prova. Si può essere più sciocchi? Come mai S. E. Orlando nvn ha capito che gli studenti vanno a ::;cuoia soltanto per fare pagare ai loro . tre volte buonissimi , genitori le tasse scolastiche, e il desinare, la colez1one, la cena, etc. etc? Studiare? Ma da qual mondo mai ci capita questo ministro che non sa che gli uomini di genio - e di nomini di genio ... in erba, son piene le nostre scuoleche gli uomini. di g_enio sono e sono stati i più ::io lenni ciuchi che Messer Dominedio abbia scaraventati. nel mondo? O non sa niente, lui, di Dante, di GalilE::i, di quell' ignorantissimo Mazzini, e di quel gl'Osso be· stione che si è rivelato essere il prof. Trombetti? Studiare? Ma gli ignoranti soltanto studiano; i nostri

RIVlSTA POPOLARE 621 studenti no, o almeno studiano meno ?he possono. Il aenio cresce da se come le erbacce. Lasciamo lo scherzo. Di una sola cosa ci duole amaramente, ed è che l' on. Orlando abbia consentito a ricevere i rappresentanti della Federazione st11dentj secondari e gli abbia complimentati proprio per il fatto. d_ella f~derazi~ne .. Gli studenti non lianu.o diritto di assoc1ar:::;1 per trattare dei loro interessi come studenti. Essi non lia.nno nessnn diritto. Hanno doveri soltanto. Dovere di studiare e di studiare molto, dovere di obbedire, dovere di rispettare, quali essi sieno, le leg;gi ed i reo·olamenti dello stato. Essi che vivono a carico della so~ietà ehe dalla società lianno tutto , non dnndole ehe la s'peranza, magra assai, di esserle utili ~11: ~iorno, non hanno, nè debbono, nè vossono avere dm tti. . A che lo stato mantenga :::;cuole debbono pensare 1 loro o-enitori· a che le 8Cuole sieno organizate in modo da r:i-e degli stndenti, dei cittadini util~ al_la_s~cietà devono pensare , a pemmuo, stato e gemton rns10I:?e. E se lo stato [Jretende che dall~ scrrole d_ebhan? uscire dei o-iovani che alla prova dell esame dimostrino che q ual~he cosa sanno, e rende difficili gl~ esaD?-i, e si fa 8evero verso chi deve )Jl'OCedere negli studi lo Stato ha perfettamente .r~gione e non s?lo. così fac_endo es~rcita un proprio dLntto, ma compie }l proprio strettissimo dovere. Si è fatta comune ormai nna assai stolta maniera di dire. Gli esami, :::;iripete, gli esami non servono a niente. Dante Alighieri sarebbe probabilmente bocciato in scienze naturali, e Shelley · in geografia. Questo è un assurdo paradosso , ma f_osse ancbe uni: verità lo stato deve considerare, e considera, che tutti gli italiani, non sono e non posso!lo e~sere. Da~t,e_ t! Shelley e che gli bisognano fonz1_onan e c1tta~1~1 1. quali sappiano una corta somma d1 cose ed_ha_d1n~t~ e che o-li studenti che dovranno essere quei c1ttadun e qnei° funzionari sappiano bene quelle tali cose, e dieno prova di saperle. . . . . . Al tempo stesso c'è pletor~ d1 se~1c~nti_ u~tellettt1ah, di laureati a scapaccione , di professiomst1 a sbafo. e rendere difficili gli esami è provocare q nella necessaria e saluhre selezione che deve liberare il no3tro paese dalla enorme falange di spostati che ci si trovano a disagio e dare per le più alte funzioni della, società: il meglio della intellett111ilità de~ paese: che se, fra 1 rifiutati agli esami c'è nn _gen_10- cosa del~a quale dn bitiamo assai - quel gemo s1 farà strada rn '1 ualsiasi condizione si trovi. Ora ci sembra cbe da qualche tempo il governo diventi troppo tenero, troppo.« I:?atern~ » per gli sco~ lari. Perchè due, tre s~ssiom d1 osami a comodo dei bocciati? E' propria necessario eh~ uno zuccone, ,~no svoo·liato riescano ad ottenere la licenza <.:omeun mtellio·ente ed uno studioso? Ma se quando si aprono i co~corsi ai posti governativi ci sono tre, quattro, cinqnecento p1ù _postul_anti d_i quelli che_ oc??1-rono_ ~ coprire tre volte 1 µosti, e ~1 sono quasL I_)~U med1~1 che ammalati, e più avvocati che cause,_ e prn p_ubhlicisti che lettori!. .. Dato questo stato di cose bisogna decidersi a sfollare le scuole secondarie. bisogna clii~- dere quanto è più possibile le carri~re, c?:::;ì di:>tte, '1· bendi· e far si che a queste non v1 abbiano acce::;::l~ che i. n~igliori i più intellio·enti i più st.udio::;i. e questi ' o . . son quelli che pas:::1anoi loro esami, per q 11a1t1o se ven e difficili essi sieno. Q11anto poi agli studenti scioperanti noi approveremmo molto che il ministro chiudesse loro le scnole per sempre e quant? ~i kru?1i 7i - gli ~tudenti kmmiri s'intende - noi sunpat1zz1amo perfettamente con loro e con loro ci cono-ratuliamo ch'essi abbiano saputo capire che ehi st•1di; ~ mangia a nfo, non ha diritti da esigere, e che ess1 ne avranno soltanto q 11ando, diventati cittadini, avranno mantenute le promesse che gli accreditano oggi djnanzi ai loro genitori per il mantenimento, e alla società per le sue cure e per l'istruzione. A. A. Contro una calunniosa insinuazione. - Mi si mostra nn numero della Oo1·1·ente di Milano , organo dei maneggioni della Federazione degli inse~nanti _secondari, in cui si parla di nn redattore di u~ g1or: nale che ha a inondato della sua prosa e dei suoi « attacchi alla l?ecler·azione una rivista popolare ... re- « pubblicana di scienze sociaJi ... ~ . A spieoare siffatta inondazione, Jo scrittore della 6 . d ' Oo1·1·ente, che a giudicarne da questo sagg10 ev essere molto fangosa, aggiunge quanto appresso: « Si tratta della candidatnra a una, anzi a due « cattedre di sociologia-la disciplina è signi±ìcativa !- « e, mentre per l'una occorre colti v~re l_a b~neyolenza « di quel tal direttore-professore umversitano di quella e tale rivista politico-repubblicana - per l'una e per « l' altra è necessario accaparrare scrupolosamente e q aella del ministro della P. I., nel cui pngno ~ol- « tanto risiedono le interpretazioni dell'art. 69, g~ac: « chè, voi lo capite, è proprio l'art. 69 che fa m~stien « applicare. Come soccorrerebbe all'uopo la presidenza « di un'associazione autonoma, olocausto della Fede- « 1·azione pugnalata e disfatta! ~. L'allusione alla mia Rivista popolare non potrebbe essere più chiara; è del pari designato il redattore del massimo giornale di opposizione (Il Giornale d'Italia): Andrea Torre. Posso e devo opporre una formale e recisa smentita al romanzo calunnioso, che mira ad offendere il Torre. Tutto l'articolo del giornale di Milano non è che una turpe menzogna ed una sciocca calunnia dalla prima all'ultima parola. E che tale sia si può mostrare con documenti inoppugnabili. La genesi dell'articolo del Torre, cd quale sono le: o-ato da amicizia personale sin da quando lo conobbi discepolo prediletto di Angiulli e di Bovio, è semplice quanto onesta. La Rivista popolare ha pubblicato diversi artico!i di membri della Federazione) che hanno trattato diversi lati della qui:,;tione degli insegnanti delle scuoJe medie ed avendo letto parecchi articoli interessanti àel Torre all'indomani del nongresso di Roma, che fece a me una impressione non buona, lo pregai telAgraficamente e caldamente di ma11darmi , l'articolo che ha provocato la rabbiosa insinuazione dello· scrittore della Oon·ente. Questa la verità pura e semplice. Chi afferma di versamente mentisce e calunnia. · Dott. Napoleone Oolajanni 1111111111111 Il 11111111111 Il 11 111 I' li 1111111111111 I li li I li li" I Il 11111 f 1111111 Il 11111 I Il Il Senato senzapartitiC, amearanarehiea e Governo incerto ... Facciamo arazia ai nostri lettori <lei commenti al discorso d~ll~lCorona. E' diverso da quelli pronunziati da 44 anni in qua solo in guanto dice meno e fa meno promesse degli altri; ha, quindi, dei pregi negativi. ~ella p_arte positiv~1~uò piacere b riaflermata inteoz10oe d1 mantenersi liberale; ma sinora, in fondo, non si tratta che di parole. Invece sorprese e addolor,ò mo_lt_ila forn_1a. eq_uivoca :1ella quale si parlò dell eserc1z10 ferrov1ano; 1mpress10ne, che noh potè essere cancellat~ dalla parte cons'.1c_rata all'aro·omento dall'on. Luzzatt1 nella sua espos1z10ne finan~iaria. Aggiungiamo che di guesta e~·po_sizion~ la parte in cui si trattò dei m~zz~co~ cm s1 potra fronteo·aiare il problema ferrov1:1no, nmborsando le bb 11' . . r. società e provvedendo a eserc1z10,mentre iece spe-

• 1 622 RIVISTA POPOLARE rare che si passerà ;11l'esercizio di Stato, assicurò il paese che non ci sara bisogno di emettere nuovi titoli di rendita consolidata. Nuovi debiti si faranno, certamente, ma saranno fluttuanti, e potranno gradatamente estinguersi e:olle risorse ordinarie del bilancio. Gli espedienti ali' uopo indicati trovarono largo consentimento nelh1 Camera ed anche nel giornalismo, compreso L' Avanti! Invece fu trovato fiacco e deficiente il programma delle Rjforme tributarie, eh' è pure un problema urgente. Alla Camera sinora non c'è stata alcuna discussione importante; e del fatto che l'Estrema sinistra, e specialmente il gruppo soci,1lista, non trovò ancora il tempo di attaccare il governo sullo sciopero generale, mentre la quistione fu sollevata subito nel Senato la Stampa di Torino ne trasse occasione per dire che la çamera è vile. Ecco qua: i vili non si dovrebbero cercare che tra i reazionari e i conservatori e non tra gli altri partiti. Ai Cornaggia e C.i che rimproverarono il . governo perchè non impedì lo sciopero generale colla violenza correva l'obbligo di attaccare subito il ministero su questo terreno e non ali' Estrema che, caldeggiò - e fece male - l'esperimento della cosidetta dittatura proletaria. I vari Cornaggia della nuova Camera, quindi , appare manifesto che Vèngono meno al loro dovere politico e non se la sentono di attaccare un governo che li favorì nella lotta elettorale. Furono eroici-, invece , i campioni della reazione nel Senato. Guidati dal Generale Pelloux, i Guaroieri, i Vitelleschi, i Municchi hanno fatto sfoggio d 'intenzioni ultra-conservatrici nel deplorare che esercito, carabinieri· e magistrati non abbiano funzionato a tutto vapore nei giorni delìo sciopero. L' enfant terrible fu il senatore Guarnieri. · A tutti rispose l' on. Giolitti, che non seppe padroneggiarsi il primo giorno e sorpassò la giusta misura provocando l' on. Saracco, che lo ripagò con buona moneta. Non solo mancò la padronanza di sè al ministro dell'interno; ma lasciò anche comprendere che non la intenzione di reprimere, ma i soldati in numero sufficiente gli fecero difetto per procedere ad una repressione sanguinosa. Con ciò egli respinse ]a parte di merito che gli veniva dalla condotta prudente del Settembre , che discreditò i rivoluzionari e giovò ai conservatori, come dimostrarono ]e elezioni. Successivamente, però, l' on. Giolitti tornò calmo ed anche liberale. Ma l'incertezza e la contraddizione delle sue dichiarazioni rimasero e porsero il destro al bellicoso generale Pelloux di dichiararsi semi-soddisfatto. Non ci fu proposta di voto; perciò dovettero essere anche soddisfatti gli altri accoliti della reazione e la discussione potè compararsi nè più nè meno che ad una tempesta in un bicchiere di acqua; tempesta abbastanza ridicola , che più esatta men te potrebbe paragonarsi a quelle che si offrono agli spettatori colle onde .... di tavole colorate in blu sporco, che si adoperano in un teatro di quarto ordine. La discussione Jella Camera alta non valse che a mettere a prova il tatto squisito e il senso politico del suo nuovo presidente. Il Senatore Canonico, infatti, credendo di trovarsi in Cassazione sentì il dovere di dichiarare, a proposito di una dispettosa rinunzia del senatore Baracco, che in Senato non ci sono partiti politici.... E allora che ~t;H r.o a fare gl ospiti di Palnzo Madama? i Sarebbe stato più sincero se avesse dichiarato, tenendo conto <lei discorsi dei v,ui oratori,. che in Senato non c' è ·che un ~olo partito: quello reazionario; aggiungendo, anche , per tranquillare i ministri che si tratta di reazionari impotenti. Questa franca dichiarazione avrebbe potuto~ servire a far comprendere ali' on. Giolitti la necessità di una infornata di uomini veri , e non di larve, e di democratici. Se si continuerà a nominare nuovi senatori senza virilità e condannati alla reazione onanistica si potrà credere che l' on. Giolitti , come del resto i suoi predecessori , voglia continuare a discreditare il Senato ed a mostrarne coi fatti la inutilità. ♦ Cantera anarchica? Spieghiamoci. Non vi hanno trovato posto i dottrinari dell'anarchi,1, che in Italia sono beo poco numerosi. Ma la Camera pur manifestando una più accentuata teudenza conservatrice nella sua funzione, a giudicarne <laisuoi primi atti, cioè dalle nomine delle varie Commissioni, si è chiarita priva di un vero indirizzo politico. Si sono viste trionfare le autocandidature coi voti raccolti su tutti i settori; e si sono visti accoppiati sulle stesse liste .il diavolo e San Btrnardo ; è mancata ]a disciplina nei partigiani del Ministero senza che si sia mostrata viva nelle fila dell'opposizione ; la lealta ha disert:1to completamente da tutte Je parti e così si è visto cadere, ad esempio, l' on.· Pantano portato nella lista ministeriale per ia Commissione <li sorveglianza sull'Emigrazione; mentre una trentina di schede portavano il nome solo di quello che avrebbe dovuto e~sere il suo compagno di lista, l'on. Morpurgo. Dicono i maligni, su questa esclusione disgustosa, di cui si mostravano vergognosi quelli stessi che l'avevano provocata, che il Pant~rno fu combattuto con fervore dai clericali e da coloro che non vogliono vedere applicata sul serio la legge ~ulla ernigrazìone , che in gran parte si deve all'antico deputato per Terni. Gli uni e gli altri non seppero perdonargli la denunzia delle deficienze nell'applicazione della legge fatta nella magistrale relazione in _nome della Commissione di sorveglianza e le vivaci parole eontro il bonomellismo, che aveva trovato un protettore nel senatore Bodio. Gl 'inizi della nuova Camera, quindi, non potrebbero essere più cattivi; e saremo fortunati se in appresso potremo modificare il nostro giudizio. ♦ L' incertezza del governo fu segnalata da noi nel numero precedente. Non troviamo da modificare il nostro giudizio. La politica di equilibrio, che in termini spiccioli non è che incertezza nell'indirizzo poìitico , apparve chiara nella scelta dei Presidenti del Senato e della Camera. Colla nomina del Senarore Canonico si affidarono i reazionari ; con quella dell' on. Marcora si volle dare un pegno ai democratici. Ma ci è voluta tutta ia intransigenza dei conserva tori per conservare alk scelta del secondo un carattere liberale; sono stati i conservatori, i lombardi principalmente, che sono and:1ti a ripescare tutte le frasi e manifestazioni repubblicane del deputato di Sondrio ed a denunziare nelle me-

RIVISTA POPOLARE 623 desime un pericolo per le istituzioni.. .. Povera Monarchia se essa può essere messa in pericolo da un avvenimento di tal genere! Un segno d'incertezza più grave nel Ministero si è visto, e con ragione , nella scelta dei membri della Giunta del Bilancio : tra i 24 membri della maggioranza ce ne sono 12 che appartengono ai conservatori ed alla opposizione più o meno larvata. Cosi quest'ultima nella Commissione più importante, colla cui ostilità un governo nqn può tirare innanzi, si trova in grande maggioranza per opera e virtù del Ministero .... Il fatto nella stampa non è stato opportunamente commentato ; ma nella Camera ha fatto molta impressione. Lo si spiega con queste ipotesi: o l'on. Giolitti vuole iniziare una nuova fase di un peggiore trasformismo; o egli vuole essere suicidato per prepararsi a qualche nuova incarnazione 111101steriale. La Rivista Nota-Il ritardo involontario con cui esce questo numero ci permette di far menzione della discussione sulla risposta al discorso della coDna. Fu fiacco l' on. Giolitti; misurati, temperatissimi gli on. Ferri e T:1roni, - l'uno nel tentare la difesa dello ~ciopero generale in nome dei socialisti e l'altro nel constatare l'i 111po:~nza rifon!1atrice della mo~archia in nome dei repubblieam - ; assai llOtevole quello dell' on. Sonnino , che rilevò bene le contraddizioni e la incertezza del ministero specialmente per quanto riguarda lo sciopero dei ferrovieri. 1111111111111111111111111111111111111111111111111111n 11111111, 111111111111111111111111111 Losciopereol'arbitratoobbligatorio ----~:---- Si sa che in Francja, gli scioperi hanno mostrato una tendenza a moltiplicarsi, nel corso degli ultimi anni. Non solamente il loro numero si è accresciuto, ma hanno inglobato degli effetti vi di operai sempre più considerevoli, ed banno avuto durata più lunga. Per rendersi conto dell'estensione del fenomeno, non basta comparare due anni presi nell' ultima decade : occorre confrontare questa decade colla precedente. Da per tutto lo sciopero è divennto un incidente normale della vita econo~ica, ed anche da per tutto terrorizza i padroni che vedono i loro affari sotto il peso di una perpetua minaccia. I conflitti gravissimi e prolungati sorti nel porto di Màrsiglia quasi a periodici intervalÌi , e che sono stati determinati dall' urto tra un sindacato di armatori ricchissimi ed un sindacato di dockm·s potententemente organizzato , restano , col grande sciopero minerario del 1902, il tipo della sospensione di lavoro concertata, nel periodo contemporaneo. Non è affatto sorprendente che i poteri pubblici premurosi di prevenire, fin dalla loro nascita, i litigi economici che mettono in pericolo l'ordine capitalistico e che possono degenerare in battaglie sociali, si sienò sforzati a trovar dei palliativi. In certi paesi come l' Olanda e l'Unione Americana , il diritto di associa• zione è stato soppresso per certe categorie di salariati. Il Senato francese si pose su questa via qualche anno fa; ma la Camera non volle seguirlo ed è assolutamente impossibile, tra noi, nell'ora attuale, di sopprimere le libertà acquisite. Si è dunque cercato di aceditare la conciliazione e l'arbitrato facoltativo, vale a dire ad introdurre, nei conflitti tra ca.pitale e lavoro, una soluzione giuridica. Una legge fu promulgata a questo scopo nel 1892 - ma in tre quarti dei casi, non si applica - e anche quando vi si ricorre i suoi risultati sono insignificanti. Fn allora che i.l Governo e il Parlamento , premurosi di ridurre .al mininum i conflitti sociali , hanno pensato all'arbitrato obbligatorio. 11 progetto più importante al riguardo è qu~llo che Millerand come ministro del Commercio presentò di accordo con Waldeck Rousseau il 15 novembre 1900 e che ripresentò da semplice depatato il 14 ottobre 1902. Questo testo che non contempla solamente la solnzione arbitrale dei conflitti - ma anche l'organizzazione dello sciopero - e l' applicazione della legge della maggioranza alla so_spensione del lavoro concertata, sarà l'oggetto del presente studio. Noi diremo subjto , prima di analizzare e di riassumere gli argo• menti che le si mettono contro, che ci sembra un at tentato al diritto di sciopero e alla potenza sindacale. Il progetto Millerand comprende non meno di 33 articoli dei quali ecco la sostanza. In ogni stabilimento industriale e commerciale occupante almeno 50 persone, un avviso a stampa dato a tutti gli operai che domandano impiego, farà conoscere se le contestazioni del lavoro saranno o no sottomesse all'arbitrato organizzato dalla legge. Nel primo caso l' entrata nello stabilimento costituisce , dopo un termine di tre giorni, un impegno reciproco. Nei contratti con gl' incari"cati di lavori. per conto delìo Stato, una clausola imporrà il ricorso all'arbitrato; sarà lo stesso pei concessionari dello stato, per esempio per i detentori di miniere. I dipartimenti ed i comuni potranno imporre il ricorso all' arbitrato ne1 contratti delle loro concessioni e mercati. In ogni stabilimento· che sarà costretto o che si sarà sottoposto alla procedura nuova , gli operai o impiegati sceglieranno tra loro i delegati permanenti incaricati di rappresentarli presso i padroni. Per essere elettore basterà avere 18 anni , e 25 per essere eleggibile. I delegati, in mancanza i delegati aggiunti, ricevono i reclami del personale e li presentano ai capi. Se tali reclami non sono ammessi, dovranno essere presentati in iscritto. Se in 48 ore i padroni uon avranno provveduto ai re• clami formulati , nè designati gli arbitri, gli operai potranno mettersi in isciopero. Nel caso in cui i padroni nominassero gli arbitri, g·li operai nomineranno i loro , ma se nei sei giorni seguenti la scelta degli arbitri dei salariati, la sentenza arbitrale non sarà ema · nata, lo sciopero dovrà essere di nuovo messo a_partito. La sospensione del lavoro non può essere proclamata, in ogni eventualità che con un voto regolare. Parecchi articoli del progetto Millerand stabiliscono la procedura dello scrutinio. Quando lo sciopero è votato dalla maggioranza, la cessazione del lavoro è obbliga• toria. Ma il voto dev'essere rinnovato ogni sette giorni e se la maggioranza non persiste, il lavoro sarà ripreso. In caso 4i sciopero proclamato le sezioni corrispondenti del Consiglio del lavoro sono competenti per giudicare i 1 conflitto , e qui occorre aggi ungere che i Consigli del lavoro che Millerand aveva istitnito con decreto del 1900, sono stati sospesi.

624 RIVISTA POPOLARE Le sentenze arbitrali rese dagli arbitri o dal <;Jonsiglio del lavoro varranuo per sei mesi. Il progetto commina copiose penalità. Punisce con un mese sino ad un anno di carcere e da 100 a 200 lire di multa chi con violenza, mjnaccie promesse, ecc., avrà influenzato il voto di un operaio o uno degli scrutini ammessi dalla nuova legge. Sarà punito da un' ammenda da 15 a 100 lire cbiunq ue avrà messo ostacoli al compimento delle funzioni dj un delegato o di un arbitro, In caso d'inesecuzione del lodo risultante dalla convenzione di arbitrato, i padroni, gli operai, gl'impiegati che si saranno resi colpevoli di inadempienza , perde ranno per tre anni l'elettorato e l' eleggibilità negli scrutini relativi alla legislazione del lavoro (delegati minerari, probiviri, camere di commercio, tribunali_ di commercio, consiglio superiore del lavoro). Tale era, preso nel suo insieme e astrazion fatta da certi dettagli , il testo elaborato dal ministro del commercio del gabinetto Waldeck Rousseau: si tratta di un progetto quasi celebre, tanto è stato discusso! Come può immaginarsi dopo preso conoscenza di quésto progetto, le critiche furono numerose e veementi : ne sono venute da diritta e da sinistra. I liberali ortodossi e i conservatori che nelle società moderne compiono sempre più la loro fusione e i socialisti politici o sindacalisti, salvo rarissime eccezioni, hanno formulato apprezzamenti interarnente sfavorevoli. Importa riassumere qui obiettivamente i giudizi espressi da una parte e dall'altra, notando tuttavia e seriza ritardo, che il progetto Millerand ha incontrato in Francia pochissimi appoggi. Dalla parte dei liberali o economisti ortodossi s1 è rimproverato al progetto di istituire per tutti gli stabilimenti che cadrebbero ::iotto la sanzione della legge o che ne accetterebbero benevolmente la procedura arbitrale, un contratto di lavoro imposto. Dunqne la libertà delle parti sarebbe in principio manomessa e mutilata. È vero che a prima vista gli stabilimenti hanno la facoltà di aderire o no al regime Millerand , ma il numero di quelli che potranno usare dell'opzione è dei più ristretti. Tutti i fornitori dello Stato vi sono assoggettati. e siccome il miliardo dell'esercito e dell' armata si distribuisce tra nna folla di intraprenditori. il dominio della legge sarà di primo acchito tanto esteso che non potrebbe parlarsi. di un semplice esperimento sociale. Basterà che una casa indListriale riceva una debole ordinazione da una pubblica amministrazione perchè la libertà della sua gestione sia intralciata. « Supponiamo, dice Yves Guyot (1) che la produzione di nno stabili□ 1ento come il Oreusot , sia ·destinata. per un quarto alla marina ed alla artiglieria, sarà obbligato di sottoporsi al regime: poichè non potrà fare la separazione completa tra i cantieri o officine organizzati o fnnziònanti in vista dell'esecuzione d'un mf'rcato collo Stato e gli altri. Gli sarebbe difficile avere due frazioni del medesimo personale sottomessi a regimi differenti. :o (l) Les Conflits du Travail - Fasquelle, Paris, p. 18, 1903. Di più, una volta che la procedura nuova sia stata. introdotta, come uno vi si potrà sottrarre senza crisi? Essa diventa la carta forzata per l' avvenire dal momento in cui ~arà prevalsa e in conseguenza farà pesare sull'industria un intolJerabile intervenzi:mismo. I liberali stimano che per avere le or-dinazioni dello Stato gl'intraprenditori si rassegneranno ma temeranno sempre un aumento di carichi risultanti sia dai reclami dei delegati operai che non si potranno rimandare indefinitamente senza concessioni almeno varziali , sia dalle sentenze arbitrali. Essi saranno dunque tentati di tener conto di queste obbligazioni eventuali quando faranno i preventivi e finalmente sarà lo Stato, saranno i contribuenti che salderanno le spese. La libertà dell'intraprenditore essendo violata, che si dirà di quella del salariato'? Se vuol essere ammesso in una ·officina sottoposta alla procedura arbitrale, il lavoratore dovrà accettarne le clausole : ne risulta per lui una costrizione, una subordinazione nuova. E' utile ed anche eccellente di jstituire i delegati permanenti che stabiliranno un legame tra padroni ed operai. Soltanto, questi delegati non sapranno sfuggire alle passioni nmane. Per essere rieletti saranno tentati a mostrarsi intransigenti; per mettersi in vista, divenir consiglieri municipali o deputati, susciteranno o inaspriranno i conflitti. Ovvero, in senso inverso, saranno accessibili alle adulazioni dei capi e diverranno sospetti al loro corpo elettorale. Ancora: g nesti delegati del personale delle manifatture, sono sottratti oramai ali' autorità del padrone. Ohe che dicano, che che facciano , egli esiterà a reprimerli, o colpirli o congedarli perchè rischierebbe di cadere sotto il colpo delle sanzioni legali; o anc9ra provocherebbe tm conflitto che sarebbe ruinoso pei snoi interessi e irritante il corpo elettorale. operaio. Ciò non è tutto, del resto. Se al termine di sei giorni in caso di divergenze gli arbitri delle due parti non hanno resa ancora la loro senten~a gli operai possono sospendere il lavoro : diritto rifiutato al padrone. Così i rappresentanti dei capitalisti e degli opera i non lottano ad armi uguali e la legge ha avnto cura di consacrare tale ineguaglianza. Il periodo della dichiarazione dello sciopero è aperto: come sempre sarà la minoranza che imporrà la sua volontà alla maggioranza. Ma ammettiamo anche che una maggioranza reale si manifesti per lo sciopero, il diritto al lavoro della minoranza sarà violato. Nessuno p11ò essere privato del diritto di lavorare, vale a dire della facoltà di nutrirsi onestamente e di nutrire i suoi. La legge organizza dunq ne la peggiore oppressione; essa regolarizza e consacra la tirannia sindacale. I consigli del lavoro stat1tiranno e dovranno conciliare le parti; ma se gli operai che vi son delegati ricevono come i probiviri un mandato imperativo- si potrà discutere a perdita di tempo senza conchiuderegiacchè i padroni e operai vi sono ugualmente rappresentati. E quando la sentenza dipenderà da qualche presenza o da qualche assenza, sarà priva di ogni garenzia d'imparzialità. Un ultimo punto: su che i giudici fonderanno la loro decisione? Esamineranno essi i conti? Determi- ,,

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