... RIVIST'A POPOLARE 585 perduto ogni fiducia nd sistema parlamentare abbiano ragione di rallegrarsi soverchiamente. Anche se sconfitti nelle urne, i rivoluzionari possono fin d'ora vantare un trionfo, eh' era follia sperare. Ed è inutile farsi illusioni ed è da sciocchi tacere il fatto, credendo di cancellarne l'essenza e le con·segnenze con una miserabile reticenza. Il fatto innegabiìe è questo: che i riformisti socialisti per oppu?'.nare i repubblicani, han dovuto ripetere fino alla sazietà dichiarazioni repubblicane, più o meno di buona grazia, uscendo dall'agnosticismo politico fino alla vigilia delle elezioni proclamato; e i democratici han dovuto far peggio sotto la duplice pressione dei rivoluzionari socialisti e repubblicani: han dovuto accettare come proprii c~ndidaJi due soci_alisti collettivisti e fautori della ·lotta di classe, come continuano a chiarirsi (non ostante il riformismo) gli ex deputati Turati e Majno. Questa dedizione dei democratici è assai piu erave, tanto che sono costretti , uomini di non comune ingegno e di molta pratica pOlitica, a tingersi altrettanti Calandrini su per lo Mugnone in cerca dell'elitropia: sono costretti a finger di non capir nulla per non sembrare ... peggior cosa. Ma è impossibile non constatare che fra il programma di Filippo Turati e quello dei democratici piu o meno legittimi eredi di Felice Cavallotti c'è un abisso, e non mica in rapporto al fine remoto, ma nell'azione quotidiana, nelle più blande riforme che si presenteranno immediatamente. Filippo Turati' socialista si rappresenta - giusto o nò che sia - la società come un vasto campo di battaglia, dove le classi tentano sopraffarsi a vicenda, conquistando a proprio beneficio lo Stato. La sua formula « collaborazione di classi » vuol dire unicamente che gl'interessi dei lavoratori, a volta a volta, possono coincidere per un attimo con quelli di una frazione della borghesia, e se ne deve far conto per erodere un brandello del privilegio proprietario di un'altra frazione della borghesia stessa, in base a quel fenomeno della « bipartizione del reddito e del potere ), cosi bene analizzato dal Loria. E' una esplicazione della « lotta di classe )) e nient'altro q nesta turatiana (< collaborazione di classi >>, perchè mira ad affrettare la rovina dell'attuale sistema, sgretolando, secondo il tornaconto dell'ora, oggi questa e domani quell'altra forma di reddito. Potrà esser discussa ed oppuenata dai rivoluzionari la dottrina dell'avv. Turati, ma è sicuramente socialista; e con la organizzazione politica dei ferrovieri dei post-telegrafici, degl'insegnanti, ecc. - con queste clientele burocratiche, addotte al socialismo - vi colpisce lo Stato ne' suoi organi essenziali, assai piu che con uno sciopero generale e centomila articoli anarcoidi dell' Avanguardia messi in fila. Ora, tutto questo non può essere accettato, senza snaturarsi, da una democrazia di proprietari, industriali, commercianti, i quali non vagheggiano certamente idee di suicidio neppure a lontana scadenza. L'avv. Turati combatte aspramente, si, i rivoluzionari, ma (a parte le beghe personali) perchè li ritiene d'inciampo, anzichè di aiuto alla trasformazione degli istituti economici attuali: ed è conseguente ed assai abile accogliendo seco i democratici per sospingerli contro altre frazioni ed altri interessi borghesi; ma non così i democratici neganti la lotta di classe, i quali per combat-· tere il socialismo rivoluzionario solo di parole, gli si danno per vinti accogliendo nel loro seno il socialismo sotto forma assai più insidiosa ed efficiente. E' proprio il giovanalesco: Et propter vitam vivendi perdere causas. Nè il Governo, che poco può importare, ma nè la causa dell'ordinato e pacifico progresso (che t'occa un po' tutti) potrà avvantaggiarsi dalla sconfitta elettorale di pochi conduttori di plebi, esclusi dal Parlamento, dove a presto andare avrebbero trovato la loro Capua, come ammaestra la esperienza prossima e remota. E la confusione dei programmi e delle persone - con questa panmixia elettorale - è un coefficiente di perturbazione rivoluzionaria assai più pericoloso che le vociferazioni dei propagandisti rivoluzionari. Così è che, sconfitti nell'arringa elettorale, i rivoluzionari hanno fìn d'ora - in sostanza - ottenuto ben piu seria vittoria che non sarebbe il mandare una mezza dozzina dei loro a sedere sulle poltroncine di Montecitorio. Il fatto può esser non molto allegro ; ma panni incontestabile. ( Vita Internazionale, 5 novembre). ♦ Kart R.athgen: Le fiuanze di g·ue:rra. nel Giappone. « Finora si disse : metodico come un tedesco ; ora diremo metodico come un giapponese )). Questa frase pronunziata da un russo a proposito della preparazione militare dei giapponesi può valere anche per la loro preparazione finanziaria. Essi si sono impadroniti della dottrina e applican9 la pratica finanziaria europea con tanta prec1s10ne da confinare con la pedanteria. Uno dei canoni della moderna scienza finanziaria è che il sistema tributario di \111 paese deve essere così elastico da permettere un elevamento delle imposte in caso di bisogno improvviso, come una guerra. Tale elevamento deve avvenire subito affinchè non tutte le spese di guerra vengano poste, col cred~to, a conto dell'avvenire, e appaia invece evidente il proposito di un popolo di prendere su di se, subito, i detti carichi a tranquillità dei creditori, e infine affì.nchè la carta moneta emessa per coprire i bisogni della guerra, possa venir in breve termine ripresa nelle casse pubbliche. A questo ultimo scopo servono anche prestiti interni a breve scadenza. . ; Degli Stati europei , la sola Inehilterra al principio della guerra di Crimea e poi nel 1900 ( guerra sud-africana) si è attenuta a questi principi. Ora li ha applicati il Giappone. Quando l'orizzonte cominciò a farsi minaccioso fu emanato il 28 dicembre 1903 un decreto imperiale ( la Camera era sciolta) autorizzante l'impiego del << fondo speciale >> (fondo di marina, fondo scolastico, fondo di necessità ecc.), l'emissione di buoni del tesoro e la conclusione di prestiti a brei;c scadenza con la Banca giapponese, per coprire le nuove spese militari. ln base a questo decreto furono impiegati 156 milioni di yen (1 yen= 2,60 circa) sino al 3 I marzo 1904 , e cosi coperti : 100 milioni, con buoni del tesoro al 5 °/ 0 emessi nel marzo al corso di 9 5 ; 2 5 mii ioni tolti al « fondo speciale »; il resto, con prestiti alla Banca. In marzo, scoppiata la f,Uerra, il nuovo Parlamento approvò_ con lievi modificazioni il progetto governativo secondo il quale, oltre quei 156 milioni, si stanziano per spese di guerra nel nuovo anno finanziario (1° aprile 1904-3 I marzo 1905) 420 milioni di yen. Naturalmente non è detto che questo stanziamento basti ; però le sproporzioni all' europea, e spe- • cialmente alla russa, tra preventivi e consunti vi, si verificheranno difficilmente in Giappone: I 420 milioni di yen d~vono venire cosi coperti : Risparmi di bilancio Elevamento di imposte Dal « fondo speciale >) Prestiti 48 62 30 280 milioni yen )) >) >) >) >) >) Con le precedenti somme , verranno dunque presi dal « fondo speciale» 55 milioni, e si ricorrerà al credito per 411 milioni di yen. Per i crediti , oltre i buoni emessi i_n marzo, ne furono emessi all'interno, in giugno, per 100 111_1lioni e in ottobre per 80 milioni al corso di 92. In maggw a L;ndra e a Nuova York fu firmato un prestito di 10 mi- - !ioni di sterline aarantito nelle dogane ; un prestito non troppo a buon mer~ato; 16 °/ 0 a 93 I /2 con 2 °/ 0 di provvigione per le banche mediatrici; il pagamento avverrà. !10~ piu tardi del 1911 e torse già nel 1907. Queste cond1ZI~n1 spiegano come il prestito sia stato più volte coperto e subito/. negoziato a 96. . . Degli altri mezzi per coprire le spese d1 guerra vanno r_1levati oltre i 48 milioni di eccedenza di bilancio , i 62 milioni di yen che debbono venir gettati dalle nuove imposte o dalle imposte rincarate. E'. un grave ~arico eh~ ve_rrà_sost_e: noto principalmente dalle imposte dirette. V1vac1 d1batt1t1 provocarono in parlamento le nuove imposte di consumo. Passò. quella sulla stoffa di lana, ma fu respinta quella sulk stoffe di seta , ciò che apparirà strano , e non è, dato _l' uso comune della seta in Giappone, ove è il prodotto naz1011ak per eccellenza , mentre la lc,na è cosa di lusso , importata. Fu accettata un' imposta di 2 centesimi per litro di petrolio e furono respinte quelle sul sale, sul tè, sulla ~arta, e altre. Le imposte di guena rimangono in vigore smo alla fine dell'anno dopo finita la guerra. Ma chi sa, se tutte verranno levate I Una diminuzione del gettito delle imposte in causa della guerra si crede poco probabile. . La vita economica procede normalmente. Da genna10 ad aaosto 1904 l'importazione è salita di nove milioni di yen, ebl'esportazione di dieci, sulle cifre de~lo scorso ann_o: Le alte imposte di guerra t~stimomano ,dello spmto d~l popolo giapponese. Anche va nleva_to che 1 assemblea leg1-: slativa, quantunque eletta su base d1 censo, ha approvato gl! elevamenti delle imposte dirette e s'è apposta alle tasse d1 consumo. . A lungo andare potr:bbero cer~o inter_venire di~coltà finanziarie col pericolo d1 una deficienza d1 valu~a d1 metallo di fronte alla cìrcolazione cartacea; ma è un pencolo lontano, e in ogni caso non tale da costringere i giapponesi alla pace. ,Die Nation, 5 novembre).
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