Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 21 - 15 novembre 1904

582 RIVISTA POPOLARE sica e l' arditezza d' un tentativo d' innovazione ~ onde pure quella sua eloquenza calda, colorita, immaginosà, affascinante, perchè semplice , schietta , spontanea, sincera , sgorgante di vena nella gran voce baritonale, non men carezzosa all'aperto, davanti alla folla conquisa, o nell'aula parlamentare o universitaria, che nel salotto elegante o nell'iritimità del discorso amichevole; onde, poi, anche lo stile tutto suo, inimitabile, della prosa lar~a e sonora, del verso musicale e rpmantico: inimitabile, perchè ciò che s'imita non è lo stile ma la maniera, la posa, l' ostentazione: cose ignote del tutto alla penna di Enrico Panzacchi. Base del suo carattere ; poi, era la bontà conciliante , indulgente, un po' sce_ttica, un po' filosofica, dell'uomo di mondo che ha molto vissuto e veduto, compreso e perdonato, agli altri ed a sè, per tutto ciò che non tocca la vera onestà naturale, e che non contravviene che ai pregiudizi con venzionali , alle virtù di maniera , 'alle regole da trattato ; e in tutto e per tutto la sua morale era quella del buon senso e del buon cu0re, senza imperativi categorici e senza decaloghi in violabili. In politica , è noto , fu moderato: ma moderato nel senso vero e primitivo della parola, cioè tollerante, equanime, pronto ad accogliere ogni regolata ed ordinata evoluzione, ogni studiata e maturata novità : e tant'è vero, che fu proprio lui, che, assessore per l'istruzione, propugnò ed ottenne l'esclusione dell'insegnamento religioso dai programmi delle scuole comunali di Bolog;na: onde io, che senz' essere ascritto ad alcun partito, condivido gl'ideali dei più avanzati, e ne vagheggio anzi degli ulteriori ancora, riconosco in buona parte anche da lui , l' esempio di quel rispetto che professo per quel che di giusto e di vero c'è pure nelle opinioni dei più stazionari e persino dei piu retrivi. In fondo, l'ho detto, Egli era scettico èd ottimista, sorridente ed espansivo, incapace di rancori e d'asprezze: cosicchè tutti, anche gli avversari , gli volevano bene, e nessuno a Bologna era più conosciuto e più popolare di lui. · Fu detto che come pensatore il Panzacchi non sia stato che un dilettante: e ciò è vero ed è falso, secondo il significato che si attribuisce a questa parola : se dilettante è colui che produce per moda, per vanità, per ammazzare il tempo, imitando o storpiando, senza inspirazione. senza entusiasmo, senza bisogno interiore, irnpellente e prepotente, è falso; ma se dilettante è semplicemente opposto di professionista, di specialista, di esclusivista, di pedante, di uomo che rinuncia ad ogni altra attività, ad ogni altra qualità che non sia quella dello scienziato o dell'artista, certo il Panzacchi fu un dilettante: poichè non seppe, o meglio non volle mai rinunziare ad essere uomo di mondo per esser soltanto filosofo, nè ad essere uomo di parte per dedicarsi tutto alla cattedra, nè farsi tutto poeta e niente critico, tutto oratore e niente giornalista, tutto novelliere e niente drammaturgo. Fu, però, un formidabile lavoratore, malgrado la vita apparentemente disordinata ed oziosa: dovunque s'andasse, infatti, a qualunque ora del giorno o della notte si rincasasse, s' incontra va fuori il Panzacchi , al club , al teatro, al caffè, sotto } portici, luogo i viali : ma il più delle volte il Panzacchi era solo, almeno spiritualmente: assorto, distratto, con gli occhi sperduti nel vuoto, a fantasticare, a comporre, a preparare qualcosa. E tutto ciò, poi, un giorno, o una notte, veniva improvvisamente fuori, e le cartelle si moltiplicavano rapidamente sullo scrittoio, s'accatastavano l'una sull'altra, come se sgorgassero da una macchina, come se le producesse un apparecchio automatico: gli è, che realmente esse ernno già fatte prima, del tutto, e maturate, e limate, in quei vagabondaggi << oziosi », in quel nott.imbulism.> ,< epicureo», e ormai non era rimasta che la materialità ultima, la fatica minore del fissarle graficamente, del riunirle, dello stamparle coi titoli noti· e cari a mtta Italia: « Al Rezzo, Vecchio ideale, Teste quadre, Visioni ed immagini, Riccardo Wagner, I miei racconti, Il libro degli artisti, Infedeltà, Alma natura, Conferenze e discorsi, I Goti, Racconti incredibili, Nel campo dell'arte, Piccolo canzòniere, Critica spicciola, Donne e poeti, Lyrica, Morti e viventi, L'arte moderna, Racconti e liriche, L' _arte nel secolo XIX, Le donne ideali, Nel mondo della musica, Rime novelle, Poeti innamorati, Cor sincerum »: da venticinque a trenta volumi e volumetti senza contare le molte dozzine di conferenze prodigate ovunque, da un capo all'altro della Penisola, e le centinaia di saggi nelle maggiori riviste, e le migliaia di articoli spiccioli su pei giornali : è l'opera di un poltrone, questa? Possiamo, allora, licenziare i lavoratori! * Un altro fiore sur un'altra tomba: sur una tomba di jeri, meno illustre ma non meno cara e lagrimata da chi conobbe colui che vi scese nel pieno vigore della vita e della speranza, non ancora trentenne, per un fato atroce, per la puntura avvelenata di un insetto I Seri vevo di lui, di Guglielmo Felice DAMIANI,or son pochi mesi, io questi « Stelloncini », ed egli, nel ringraziarmene, mi parlava di altri lavori che prepara va , e specialmente di una raccolta di' liriche, « Prima vera Cumana», e di una nuova serie di idilli sul genere di quelli compresi nel volumetto « Le due fontane », o come quell'altro, soavissimo, « Il Traghetto dell'Adda» pubblicato da poco nella « Nuova Antologia>,: ed ora tutto è. spezzato, tutto è finito I Ma io voglio trascrivere qui, ancora, questi suoi versi, << Su l'orlo ·del bujo >>,che oggi pajon dettati da un triste presentimento: « Che mi aspetta di là? Forse l'arcano sogno che arride all'anima fanciulla, quando l'eterno dubitare umano non ancora la stringe e la maciulla? O forse il raggio di speranza, invano dal ciel piovuto un dì su la mia culla? O il segreto dell'essere? O lo strano palpitar del mistero ? O forse il nulla? Ah, chiunque tu sia, Morte, che stai impassibile al varco , apri le braccia misericordi a chi smarri la traccia: Io mi son un che fieramente amai ciò che non era; e sul notturno lido, pronto adesso al tuo cenno, « Eccomi I » grido. » * La << Biblioteca della Nuova Antologia», rn1z11tasi con un forte romanzo, « Cenere>> di Grazia Deledda, toccata una delle massime Yette di tutta l' a1te contemporanea con gli . « Ammonitori >>di Giovano i Cena, discesa per una volta al livello della più modesta mediocrità col suo terzo volume, risale col quarto, la s:oria di due anime, di Matilde SERAO,nelle regioni dell'arte superiore: anche questo, però, è un romanzo cii morte: sul solito fondo, sempre magistralmente dipinto, dell' ambiente napoletano , del cielo e del mare, delle vie e delle piazze , delle botteghe e delle case , delle folle e delle famiglie napoletane, sul ca_nevaccio della comune caratteristica psicologia di quel popolo, la Serao rkam,1 la storia tragica di Domenico Maresca, il pittore di santi, anzi di statue di santi, e di Gelsomina, detta fraolella: storia che l'autrice medesima riassume e sintetizza poi magistralmente nell' ultima pagina del suo libro: « Il destino li aveva avvicinati un tempo, ed essi tenevano nelle loro n.1ani la quiete e la dolcezza della loro vita, e l' avevano lasciata sfoggire, per ignoran.za, per cecità, per timidezza, per debolezza: sovra loro, sovra le loro fragili anime, sovra le loro caduche compagini, era sorto un essere forte e crudele, una donna imperiosa e malvagia )) ( Anna Dentale, la sposa di lui) « che li aveva combattuti, in nome dei suoi istinti di dominazione, di cupidigia, di potenza, li aveva combattuti, debellati, distrutti; e, tra volti dal turbine sempre più, essi dovevano incontrarsi, ogni volta, per compiangersi, per piangere insieme, per esalare i lagni del loro dolore , ma incapaci , nella loro fiac-

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