Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 21 - 15 novembre 1904

RIVISTA POPOLARE 577 vazione sociale, se sono pochi ( e non tanto pochi!), sono degli ottimi ; e non appartengono ai critici e ai professori , ma ai poeti e ai romanzieri ; e sovente · presso di loro accade quello che accade tra le donne, che sono nella immensa mag~ioranza ignoranti e superstiziose: ma quando tra esse ce n'è qualcuna rivoluzionaria, è più audace ed energica, più spinta nelle idee che non siano gli altri. Cosi_avviene anche tra i letterati, specie francesi, dei quali Mirbeau e Tailhade sono decisamente anarchici , come Lemaitre e Coppée rabbiosamente voliticanti e conservatori. Ora ci resta vedere quale attitudine presenti il letterato per la politica. A prescindere dall' indirizzo politit:o, il letterato si trova a disagio nella vita politica , e rare volte avviene ch'egli sappia governare e amministrare, tranne, forse, la pubblfra istruzione: pochi sono quelli che hanno esercitato nella vita pubblica e mediante il governo una certa influenza. Presso i Greci, i Romani ed altri popoli dell' antichità i letterati e i filosofi - padroni di tutto lo scibile del tempo - disimpegnavano i maggiori uffici, nello stesso tempo che attendevano allo studio: nel Medio Evo e anche nell'epoca moderna furono anche ministri e frequentemente ebbero missioni ed ambascerie; ~a ora ministri , ambasciatori ecc. vengono reclutati in massima parte tra gli avvocati, che forse, soltanto compresi dallo s·tudio del Diritto, non si occupano di altro; ma che hanno, in cambio, una buona preparazione sociologica ed economica, necessaria a coloro che pigliano parte alla vita pubblica. C'è però una differenz:L in favore del letterato. Gli uomini politici, cioè quelli che politica fanno e di politica .... vivono, hanno spesso una certa ristrettezza di vedute, giudicano con certi loro criteri particolari e sono. il più delle volte, senza· s~rupoli; mentre l' uomo di lettere che si dedichi alla politica, vi porta un certo entusiasmo e idealismo, che mancano all'uomo politico ; e quando abbia poi una sufficiente preparazione di studi sociali , giovandosi della sua svariata coltura storica e letteraria , ha la vista più larga; ma è più irresoluto che non sia l'uomo politico. Le idealità politiche dei letterati e dei filosofi spesso si manifestano ih progetti di repubbliche ideali , che hanno tutta l'aria di un romanzo. Da Platone a Bellamy sol tantoi lettera ti e filosofi hanno scritto delle società immaginarie, in cui tutto fosse secondo un ideale anzichè conforme alla pratica della vita; in altri termini essi fanno della loro società ideale una finzione poetica, ove predomina il fanta.stico ; giacchè la fantasia, che è la dote peculiare del letterato, corre e la ragione, pioè lo spirito .d'esame e di critica, non· riesce a fr6narla. E tanto bello tuffarsi nell'onda pura dell'idealismo, dimenticarsi del mondo e delle mal va gità umane e foggiarsi una società ·consona alle proprie tendenze politico .filosofiche !... Raramente gli uomini politici, hanno avuto il ghiribizzo di scrivere delle « repubbliche > ideali; e se pure, l'hanno fatto soltant0 i politici a metà, come Cicerone, la cui De Repubblica è un misto d' ideale e di pratico. Ma la letteratura e la filosofia riescono utili nella · vita pratica? I letterati non sono d'accordo, e se Leopardi ritiene inutili al vi vere civile le scienze e l'economia politica e vorrebbe che tutto fosse sogno, favola, mito, letteratura ; Platone e il suo imitatore la tino, Cicerone, escludono dalla , Repubblica ~ i poeti, noiosi gracchiatori, che, come già Aristofane , si permettono di pigliare in giro i filosofi nelle loro fantasie. Fontenelle poi , fine ed arguto imitatore di Luciano, scrive su tale argomento uno dei suoi gustosi Dialogues des Mo1·ts, in citi pone a discutere Apicio - celebre ghiottone dell'età romana - e Galileo. Essi ragionando della utilità della filosofia nella vita pratica, vengono a questa conclusione: la filosofia è affatto inutile, specialmente nella politica , poichè tutto Hi fa a rovescio della ragione. E in sostegno di questa tesi il Fontanelle narra un saporito ·aneddoto. Una volta un ammiratore delle teqrie politiche di Platone chie8e ad un imperatore romano un certo spazio di terra tanto da potervi fondare una piccola repubblica platonica, che 8i sarebbe chiamata Platonopoli. L'imperatore rifiutò,, evidentemeute perchè non credeva all' efficacia della sapienza nella vita pratica. La questione del resto non l'ha trattata soltanto il Fontenelle ; ma anche il 'l'assoni nei Pen~ieri diversi ( se le lettere siano utili agli Stati) e il Campanella nella Città del Sole. Dopo quanto abbiamo detto, è mestieri aggiungere ancora che noi non _sentiamo per gli uomini di lettere, a cui pure apparteniamo, nessuna antipatia , e tanto meno sentiamo antipatia per la filosofia e per le let: tere, che adoriamo? Noi abbiamo voluto semplicemente studiare la fisonomia dei letterati dal punto di vista politico. ENRICO GRIMALDI 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 I I llllllll 11111 Gl'italianinegli Stati Uniti (l) ----~---- (Un contadino d'Italia diviene un gentiluomo· negli Stati Uniti - Un improvviso mutamento nelle maniere e nei costumi - Gli alunni delle pubbliche scuole americanizzano i loro genitori immigrati - Gl' italiani in diverse occupazioni e i loro successi - Una storia di progresso J. Un nostro pregiudizio fa credere che gl' italiani resistano alle influenze americanizzanti e che riman-• gano sempre stranieri tra noi sino alla fine.. Ma più che due terzi degl' italiani degli Stati Uniti vi dimorano da meno di cinque anni e perciò ci sembrano immutati. Quelli che vi stanno da più lungo tempouna esigua minoranza - sono stati più o meno modificati dalla vita e dall'ambiente americano. Es:::ii sono divenuti simili a noi e facilmente sfuggono alla nostra attenzione. Il semplice fatto della loro venuta e della (l) Diamo con grande soddisfazione un largo sunto di questo art.i colo del The W orld W ork (10 ottobre), che com pensa in parte le numerose calunnie che contro i no$tl'i concittàdini vengono lanciate nella grande repubblica. Abbiamo voluto lasciare anche i sottotitoli dell'articolo, che ne fanno comprendere lo ipir: to. N. d. R. ....,

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