RIVISTA POPOLARE 541 Non essendo profeta, ne figlio di profeta e bene far sapere ai lettori come riuscii a prevedere ciò che e avvenuto. Il modv fu semplicissimo ed alla portata di tutti coloro che non vogliono nè illudersi, ne illudere altri: 1. studiai il movimento agrario protezionista, che si andava svolgendo in tutta Eu- •.,, ropa; 2. seguii con cura la ricostituzione dei vigneti nell' Austria-Ungheria. Per intendere bene questa seconda circostanza gioverà moltissimo questo dato: nel 1885, prima del]' invasione della filossera , l' Austria-Ungheria ùnportava poco più di 30 niila ettolitri di vino: ne esportava oltre 700 mila ettolitri! L'esportazione austro-ungarica era tanto considerevole e conosciuta che nel 1892 si esitò molto prima di mettere in vigore la clausola di favore, che abbassava il dazio tanto all'entrata dei vini italiani nell'Impero, quanto pei vini austro-ungarici importati in Italia. Per intendere benissimo tale circostanza bisogna richiamarsi all\trticolo dell'ungherese Leopold pubblicato in questa stessa Rivista (15 febbraio 1904) sulla ricostituzionedei vigneti ungheresi: si apprendeva dal medesimo che nel quinquennio 1881-85 la produzione de] vino era stata cli 4,563,000, era discesa a 4,154,000 nel 1886-90; a 798,000 nel 1>392. Dopo risaliva gradatamente e quando i vigneti ricostituiti non davano ancora tutta la loro produzione nel 1901 era arrivata a 2,115,000. Era facile, era logico, quindi, pn~vedere che colla ricostituzione dei vigneti per mezzo dei vitigni :1mericani sarebbe cessato nell' impero vicino il bisogno dell' importazione del· vino italiano. Era tanto più facile e logico prevederlo in quanto e' era un , caso, un esperimento precedente, che insegnava chiaramente ciò che sarebbe avvenuto. La distruziope dei vigneti in Franci,l fece aumentare ad oltre 10 milioni di ettolitri l' importazione dei vini dalla Spagna, dall' Italia ecc., la ricostituzione Lt ridusse alle proporzioni :intiche. Oggi l' Italia gode della clausola della nazione più fa voritél e in Francia non esportò nel 1903 che 103,289 ettolitri di vino, mentre prima del 1887 arrivò ,Hl esportarne per due ~nilioni all'anno. Anche senza la guerra di tariffo, che segui all' inconsulta dènunzia del trattato del 1881, che ci avrebbe giovato sino al trionfo del lvfelinismo nel 1892, l'Italia avrebbe vista ridotta ai minimi termini la sua esportazione di vino in Francia. Non era evidente che sarebbe avvenuto negli scambi tra l' Austria-Ungheria e l' Iulia ciò che si era verificato in quelli tra le tre sorelle latine-Spagna, Italia e Francia?-Potevano le stesse cause- distruzione e ricostituzione di vigneti - non dare gli stessi effetti mancando l' intervento di qualche nuova causa perturbatrice? Una causa nuova modificatrice delle orecedenti a- • vrebbe potuto essere rappresentata in Francia e in Austria- Ungheria o dell' aumento sensibile del consumo del vi'no sulla quota precedente alla invas-ione ... filosseric1, o dall' aumentna esportazione. Non si ebbe ne l' una, ne l' altra cosa. In. quanto al consumo locale se gli astemi non ·aumentarono, non ostante la vigorosa campagna degli astensionisti , invece aumentarono i consumatori di birra , di sidro , di alcoolici (confezionati con alcool industriale da cereali, patate ecc.) I nuovi consumi essendo durati per alcuni anni modificarono i gusti; e cosi anche quando il vino tornò al buon mercato antico non si tornò al consumo anteriore alla distruzione dei vigneti per mezzo della filossera! Egli e cosi che in Francia sebbene la produzione attuale del vino non sia, in media, che la metà all' incirca di qnella eh' era prima dell' invasione filosserica, pure Li crisi, la mlvente del vino e intensissima e escogitano provvedimenti di ogni genere per attenuarla: dalle cantine sociali all' abolizione del dazio di consumo. Ciò ~he si perdette dal lato del consumo locale non e stato compensato da quello della esportazione. Non si trovarono nuovi sbocchi e su quelli antichi - in Isvizzera, nell' Argentina , nell' America del Nord ecc. - si rese aspra la concorrenza tra vini spagnuoli, francesi, italiani, greci ecc. Lo sa l'Italia che anche i propri vini in buona parte gradatamente vide scacciati da quelli spagnuoli nel mercato elvetico! E tutto ciò senza tener conto della produzione di vino in paesi dove prima non se ne produceva - nel!' Argentina, nella California, in Crimea ecc. Che la esportazione del vino italiano in AustriaUngheria dovesse SL1bire la stessa sorte' che aveva avuta l' esportazione italian:t e spagnuola in Francia non era del resto soltanto un' ipotesi plausibilissima, che aveva in. suo favore un d,lto sperimentale; ma era già un fatto constatato, per negare il quale ci vu0le tutta la mala fede e tutta l'ignoranza di coloro che non potendo opporre fatti a fatti , danno mostra di spiritosità grottesca negando valore alle cifre ed ai dati statistici, per accordarlo alle fantasmagorie, alle chiacchiere brillanti e seducenti ed accettate con entusiasmo quando collimano colle speranze e cogli interessi delle moltitudini. Il mio linguaggio potrà sembrare severo, ed anche sconveniente ; ma messo a riscontro coi fatti sarà giudicato semplicemente giusto ed opportuno. E i fatti sono di una eloquenza meravigliosa. - I fatti dicono che sotto il regime della clausola di fa-. vore, pel cui mantenimento la Camera di commercio di Bari non esiterebbe a dichiarare la guerra a mezzo mondo, l' esportazione del vino italiano nell' Austria-V ngheria e diminuita con una rapidità vertiginosa, quale 11011 riscontrossi nelle esportazioni europee verso la Francia. L'esportazione .. ii vino italiano in botti in Austria-Ungheria fu <li ett. 1,303,371 nel 1897 ; di 860,960 nei 1900; di 547,785 nel 1901; di 567,961 nel 1902; cli 976,297 nel 1903. Non e evidente, non e enorme la diminuzione del 50 Oro in soli cinque anni da] 1897 al 1902? Nel fenomeno non si legge la sorte imminente della nostra esportazione? Non era facile a qualunque buon minchione farla da profeta ? Si aggiunga che l' aumento della nostra esportazione dal 1892 in poi coincide colla diminuzione della produzione indigena; e viceversa la diminuzione rl;1l 1897 coincide coll' aumento della produzione in Austria-Ungheria come ho dimostrato nella Rivista popolare, nella 'R_evued' Italie e in 'Die Wage di Vienna. Gl' illusi e coloro che vogliono illudere-qualche volta per ragioni elettorali! - spiegarono le enormi diminuzioni nell' esportazione nel 1901 e nel 1902 e si confortarono colla vigorosa ripresa del 1903. Ne le spiegazioni, ne il conforto hanno base e meritano considerazione.
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