Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 20 - 31 ottobre 1904

... RIVISTA POPOLARE 537 nessuna credenza che preceda e domini il precetto stesso; dunque non può avere e non ha lo stesso va !ore reale del primo. E' un rlato isolato, formale (ma non nel senso hegeliano), esteriore, suggerito da un altro, imposto per a1mlisi, non assorbito per sintesi e integralmente. L'insegnamento rli una morale naturalistica e razionalistica non· può bastare da sè a dare un contenuto e una forma ideale alla co:cienza; non può bastare da sè a dare carattere laico alla scuola. Occorre altro: cioè tutto un altro sistema scolastico: un sistema in cui la coltura cliventi in ogni sua parte su()'o·estionedi modi di sentire e di vivere; un sistema in r:,c~1lai j:;ostanza delle materie insegnate diventi una principio per l'attività spirituale; un sistema in cui la storia, la letteratura, le a1·ti, le scienze, la (ilosolia siano ciascuna a suo modo e per la sua parte un richiamo alJe potenze fondamentali dell'individuo, un indicazione (negli insegnamenti che vi si prestano) dei rapporti tra l'utilità e la giustiz(a erl 1111 avviamento ad agire secondo quell'iuspirazione che si p_rova essere il risultato dei migliori movimenti uma111. lo mi sono occupato, altre volte, di questi problemi e cioè di una riforma radicale della s,;uola che segni la trasformazione del metodo e del contenuto dell'insegnamento; me ne sono O<.;cupatoan<;he in quella conferenza di Ravenna, che parecchi congressisti mi hanno fatto l' onore cli ricordare nelle loro recenLi discussioni di Roma. Ed ho dovuto conchiudere che la laicità della scuola non rima11e se non una semplice frase, quando non corrisponda a tutto un mutamento complesso ed essenziale del modo di intendere la coltura e del modo di insegnare. Per altro verso, l'altro problema della libertà di insegnare si connette a tutta una serie cli problemi sociali, giuridici e politici. Ha lo Stato il diritto di monopolizzare l'insegnamento ? Se lo Stato potesse ess0 re e Cosse i I genuino e integrale rappresentante della società civile, non vi sarebbe dubbio che il monopolio della scuola sarebbe un suo diritto ed un suo dovern. Ma lo · tato è quel rappresentante genuino ed integrale? E può essel'lo? Ed è veramente la socibtà ci vile una ed omogenea nei suoi bisogni e nel suo s_piri to ? E se questa omogeneità ed unità non esistouo e non possono esistere, come lo ~tato può attribuirsi il diritto della rappresentanza di una cosa che non è, e parlare, agire, imporsi in nome di· tutti, mentre non rappresenta che una parte e qualche volta se non sempre una rninoranza? Ed in nome di che cosa, lo Stato può sopprimere il diritto dei paùri di famiglia a dare l'indirizzo che essi credano buono e giusLo ai loro Ogliuoli ? E in nome cli che cosa può farsi arbitro delle differem~e e dei contrasti di ct0 eùenze, di idealità , cli bisogni sociali che sono speciJici ai varii gruppi della nazione? Io accenno soltanto. Ma è evidente che ciascuno <li questi interrogativi l'iassume un insieme di qui- (::tioni capitali, ardue a risolvere, impossibili a risolvere in senso esclusivo e dogmatico. Eppure, attribuendo allo Stato il monopolio della scuola, ossia negando di fatto la libertà d'insegnare, si ammette implicitamente che lo Stato po•;sa avere una sua dottrina, una sua coscienza, un suo dogma morale e sociale. li che è un 3.ssui·do;anzi è il massimo degli assurdi, 1.;heil Congresso del libero pensim·o - anch'esso recentissimo in Roma - non ha inteso: non ha inteso, dico fra paeentesi, in tutte le sue discussioni, ma specialm8nte quando ha cercato di fermare una so1°ta di dogmi laici, che Ernesto Haeckel (fìlosofan1!0 a s:10 modo) ha creduto cli potere anche formulare in maniera clefìnitiva ! ! Queste importantissime quistion i il Congres!';o dei Professori ha sfìorate molto leggermente ; ma lia conchiuso, ciò non ostante, con voti, che sono la ripetizione di pregiudizi dottrinali oramai anch'essi vecchi e che nacquero da teorie filosoOche un i laterali, insuffìcienti, impotenti ad esprimere le vere realtà sociali. Il. Ed ora, alla quistione politica. Il Congres~o ha voluto ad ogni costo e modo (giam mai questa frase ha risposto più propl'iamente alla realtà) votare un ordìne del giorno che è stato detto di orientaniento verso l'Estrema sinistra o verso i partiti popolari. Ed ha voluto con questo voto affermare che solo l'Estrema si11istra può risolvere i I problema della riforma ilella scuola e quello del miglioramento economico degli insegnanti. Il conoTes::;o ha voluto. fare ins?mma una dichiarazione p~lil.ica, che essendo esclusi va delle altre tendenze politidrn, è stata come una dichiarazione di guerra a tutti queg\i insegna~ti che non consen_tono~1egli atteg~iarnent1- che claltronde sono cosi vart ed opposti-· dei partiti popolari. E perchè tutto questo? Perchè questa volontà di esclusione e di lotta verso moHa parte degli insegnanti che appartengono ad altri partiti non estremi1 I fautori della delibernzione autoritaria e coercitiva non sono arrivati a spiegarlo in termini chiari e precisi; si sono limitati a disegnare vao·amenle qualche impropria teoria politico-sociale, se~za dirn apertamente lo scopo che si proponevano e se11z;1 giustHicare in modo determinato e concreto, la deviazione dal programma puramente professionale. Prima del vot1>e dopo io scrissi nel Gionwle d' ltali,1, e in una lettera che fu letta al congre~so, ohe il voto sul!' orientamento degli inseo·nanti era equivoco, ingiusto, dannoso; e non poss~ che coufermare qui quello che dissi allora. La cleliber,lzione del Congresso poteva spiegarsi con una ragione cli fatto, se l'Estrema sinistra o qualche sno gruppo ave.;;serodimostrato di avere un programma didattico ed economico per la scuola. Ma tutto questo è lontanissimo dal vero. L'Estrema, come i,1 generale anche gli altri partiti politici, 11011 si è mai preoccupata specificamente di mettere insieme un cornpless1> di idee organiche intorno a ciò che dev'essere la scuola e l'insegnamento, sui rapporti tra scuola e trasformazione sociale, tra e<lucazione intellettuale e morale e rinlluvamento politico. Se avesse fatto qualche cosa in questo senso, e se l' a-;esse fatto essa sola, io avrei capito il voto dei professori, quantunque avrei dovuto non giustilicarlo. Non avrei potuto in ogni caso giustificarlo, perchè il problema ùel rinnovamento intellettuale e morale, il problema clell'edL1cazio1Jedella coscienza, non può essere assorbito e tanto meno identificato in una particolare azione di partito, elle è necessaria111ente opportunista e co11tingente. Ma niente di tutto ciò ha fatto n1Jstrcma: e nonchè aver eseguito un disegno, non l'ha 11eppure p1·eparato o accenmtto in alcuna maniera. La ragione di fatto per il voto riel Cono-Tessodunque . o non esiste. Yia vi è forse una ragione ideale che abbia mo.·so i Congressisti nel loro orientamento ? umt ragione ideale, 11011 a<::tratta e inafferrabile s· intende, bensì determinata e positiva? Ko; neppu1'e quesca rarrione . o sussiste. L'Estrema si divida in tre gl'uppi principali: il radicale, il repubblicano e il socialista. 1 rad.<.;ali e i repubblicani sono, dal punto rii dsta economico (' sociale, borghesi (tranne quald1e solitilria dubbia eccezione) non meno borghesi clei liberali mode1'ati e democratici. E certo non hanno, e non hanno dimostrato, un concetto della funzione della scuola nella società che differisca eia quello degli aJtr·i bo!'ghesi. Dal 1~48, in cui, per citare un esempio clas.;:.ico, Carlo Renouvier· seri se, per ù1caeico del g;overno

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