RIVISTA POPOLARE 545 stria-Ungheria rappresentava ne più nè meno che la violazione patente della clausola generale della nazione più favorita. Perchè. non protestò la Francia che avrebbe potuto invocare l'applicazione della prima in forza del suo trattato con l'Austria-Ungheria? Perchè questa riusci a fare tacere i] governo della repubblica riconoscendo i fatti compiuti in Tunisia. Ma ora nessun compenso del genere poteva oflrirle ; ed ora, si deve aggiungere, in Francia si sente più vivo il bisogno di esportare vino che nel 1892. La Francia interrogata se avrebbe lasciato godere aU' Italia sola di una clausola di favore pel vino, rispose recisamente no. E così doveva rispondere data la mevent, la crisi del vino da cui è affiitta. Data l'applicazione integrale della clausola della nazione più favorita, il vino italiano sul mercato austro-ungarico si sarebbe trovato in concorrenza con quello francese, spagnuolo, greco e probabilmente 1 vi sarebbe stato battuto, come lo è stato à plate couture sul mercato elvetico. 3°. Non è lecito pretendere che m un trattato della esportazione totale di lire 142,861,000. Di più: la voce vino, come sappiamo dai dati sulla quantità e in continua diminuzione-·- da L. 33,318,000 nel 1899 discese a L. 14,199,000 nel 1902 - mentre gli altri prodotti e della· stessa prima categoria, in cui è compreso il vino, e delle altre che rappresentano prodotti della agricoltnra o della pastorizia sono in continuo incremento e rappresentano essi soli, senza il vino, la bella somma di lire 77,535,700 per l'anno 1903. La sola categoria prima, senza il vino dà L.14,186,000; i soli agrumi ammontano a L.7,117,000, mandorle , noci, fichi secchi ecc. a L. 12,043,000; legumi, ortaggi, ecc, freschi a L. 4,820,0 O ! E' bene aggiungere che in questa rispettabile cifra, che rappresenta oltre la metà della esportazione totale, l'agricoltura del Mezzogiorno prepondera enormemente. Non s:uebbe stata follia danneggiare questa esportazione meridionale, senza poter giovare al vino? •E non è una insinuazione maligna quella del corrispor,dente da Bari del Giornale d' Italia , che vorrebbe far credere che !'on. Pantano abbia sacrificato il vino che r;1ppre- di commercio un solo prodotto pretenda il sacrificio di tutti gli altri; che una sola provincia o una sola region~ possa. ~are an~eporre 1 propn rnteress1 a quelli della intera nazione. Ferri clovunq ne .... senta l'interesse della regione pugliese per salvare gli agrumi, che rappresentano. l? in te resse del la Sicilia? E dire che la Sicilia e tra le più grandi esp~rtatrici di vino ! Questa parzialità fu la colpa più grave, che potè rimproverarsi giustamente alla politica doganale italiana del 1887. / ----- Ora chi Sél leggere tra le linee della protesta della Camera di commercio di Bari scorge chiaramente che nelle Puglie, o almeno tra coloro che credono rappresentarne o difenderne gli in te ressi , si accampa siflatta pretesa; la quale se venisse soddisfatta e si potrebbesoddisfare-occhio al condizionale! - rappre- - Dovete portarmi in tutti i coliegi .... Eh ! Ma ce la faremo? In quale misura avrebbero potuto essere danneggiati tali prodotti risulta chiaro dall'esame della nuova tariffa austro-ungarica per poche voci ; gli agrumi ora esenti avrebbero pagato da 10 a 24 corone (la corona vaie poco più di una lira) a quintale; le rnalldorle secche da 11,90 a 36, i legumi esenti da 2 a 40; le uova esenti a 8; l'olio di oliva da 5,71 a 24 corone ! Sicchè se per tali e molti ·altri prodotti si Non temete: in politica sono l'uomo piu leggero che si possa immaginare. ( dal Bruscolo) senterebbe un' altra parzialità altrettanto ingiusta quanto la precedente (1). Non si può negare l' impostanza della voce vino negli scambi italo-:1ustro-ungarici; ma la nostra esportazione media di L. 21,597,000 (quinquennio 1899-903) per quanto rappresenti una cifra rispettabilissima mi pare che sia molto minore di quella (1) Idee perfettamente identiche a queste svolsi pochi giorni or sono nel Giornale di Sicilia di Palermo. Mi ~i rispose in una corrispondenza da Bari al Giornale d'Italia del 20 ottobre, che io attribuivo ingiustamente alla Camera di Commercio di Bari la esclusiva preoccupazione pel vino nello intere!>se esclusivo delle Puglie. Ebbene nella dichiarazione di guerra fatta colla Lettera aperta al 'R.egio governo sul nuovo trattato con l'Austria Uni crheria dopo una critica astiosa al medesimo verso la fine si eggono queste testuali parole: « Tutto ciò noi veàiamo con gli occhi del pugliese, nei ri- « guardi della Puglia; per la sempliceragioneche la questione « del vino nei rapporti con l'Austria è preponderantementeuna « questione pugliese » (pag. 9). Non io, adunque, attribuisw calunniosamente la strana pretesa alla Camera di Commercio; ma il suo Presidente De Tullio e il suo Segretario Bertolini. -tosse ottenuto lo statu quo ante la denunzia, avremmo dovuto mostrarci meno indignati e invece si sono ottenute parecchie diminuzioni (olio, fichi, frutta, mandorle ecc.). Ma i critici s'infischiano dei vantaggi ottenuti e dei danni scongiurati perchè la Puglia era la principale esportatrice di vino ... E' ia Carnera di commercio di Bari che dimostra che dal 1893 al 1903 sopra un· totale di 10,520,239 ettolitri di vino esportato dall'Italia nell'Austria Ungheria 3,659,271 ettolitri lo furuno dalla sola provincia di Bari. Questa dimostrazione se può suscitare un senso di dolore per le sofferenze cui andrà incontro la Puglia, non può mai consigliare di sacrificare tutta l'agricoltura meridionale .o italiana ed aggravare le proprie sofferenze... senza nemmeno potere lenire quelle altrui ! Intendo diversamente la solidarietà nazionale ; e la intendo in guisa, che come ho sustenuto nella Camera e nella Stampa le leggi di eccezione in favore òi Napoli e della Basilicata, credo che sia un
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