Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 20 - 31 ottobre 1904

544 RIVIST'A POPOLARE nella guerra a morte dichiarata contro il vino italiano? In Austria-Ungheria valgono soltanto gl' interessi dei produttori a danno di quelli dei consumatori che pagheranno assai più caro il vino indigeno senza la concorrenza del vino it,1liano ? Pare che i consumatori oltre Isonzo e al di là dell'Adriatico non abbiano voce in capitolo; o che l'abbiano tanto flebile da non farla arrivare sino a noi. Peggio per loro e per noi che non abbiamo potuto averli alleati nella lotta. Per contentare la Camera di Commercio di Bari .si può anche ammettere che l'Ungheria dovrebbeavere bisogno dei nostri robusti vini da uglio per correggere e migliorare i suoi (1). Ma che cosa possiamo farci noi se gl' interessati si ostinano maledettam.ebte a negare tale bisogno? Sarnnno pazzi da catena, ma noi non abbiamo il mezzo per farli rinsavire nel loro stesso interesse! Ma si che c' è il mezzo: la rappresaglia, la guerra di tarifÌe! Le insistenze dei negoziatori italiani, spe• cialmente di Pantano e di Miraglia, furono tali e tante e furono condite <la tante minaccie per ottenere qualche cosa che rassomigliasse all' antica clausola di favore pel vino, che ad essi non restava da fare altro, che rompere le tratutive e dichiarare la guerra di tariffe. Le guerre di tariffe sono una incognita paurosa ; producono più danni che vantaggi an.:he quando vengono proclam,1te con entusi'è1smo. Lo sanno l'Italia e la Francia e la Svizzera , per averle viste all' opera dopo l' adozione delle tariffe gener;1li del 1887 in Italia e dopo il trionfo del :JvCelinismo in Francia. Le conseguenze furono tali per tutti che alle tre nazioni sarà p,issata la voglia di rinnovare l' esperimento. Non lo consigliai io, che pur passo per un protezionista , cui dovrebbe sorridere una guerra di· tarifie, all' indomani della dennnzia fatta dall' Austria del trattato con l' Italia. È doveroso aggiungere che non la volle mai L' Avanti! La guerra d: tariffe è un incognita, dissi; ma gualche previsione è possibile fare sul belligerante che subirà i maggiori danni in base al la struttura econ:rn1ica ed alla composizione delb massa della esportazione e della importazione propri:1 e del nemico. Chi esporta un prodotto, che rappresenta un 111onopolio naturale, non può temere rappresaglie nemiche; il dazio che vorrtbbe imporre su tale prodotto ricadrebbe per intero sui consnma tori e sulle industrie. Cosl nessuno ha mai pensato in Europa, nemmeno gli Stati più protezionisti, a colpire con un dazio elevato lo zolfo, che sinora è stato un prodotto a monopolio naturale dell'Italia; e non c'e Stato che pensi a colpire con un grave dazio di entrata le materie prime indispensabili per le pro• prie industrie. Cosi, ad esempio , se si venisse allo Zollverein dell' Europa centrale, esso darebbe prove di pazzia se per colpire gli Stati Uniti, la Russia, l'Egitto, ec. gravasse di forte dazio doganale il cotone, ec. (1) Sostenni la stessa tesi nell'articolo pubblicato nella Wage di Vienna: 111.aebbi fiere risposte nelle r viste tecniche dell' Ungheria e dell' Austria, che affermavano l' assenza di tale ~isogn'?. Il dir~ttore di una rivista speciale enologica per c~)Q~mc~rn.11del 11110 torto mi mandò in regalo alcune bott1ghe d1 vmo ungherese. Devo confessare eh' era abbastanza alcoolico e di grato sapore. Ma tutto il vino ungherese è della stessa qualità? Perciò nel movimento degli scambi si trovano in un:1 situazione favorevole , privilegiata , le nazioni che esportano materie prime i,ndispensabili alle industrie degli altri paesi e prodotti a monopolio naturale. L'Italia si trova in condizione di superiorità verso la Svizzera e la Germania per la seta, il cui v,1lore rappresenta la parte principale della • nostra esportazione in quei due paesi; perciò nè la Svizzera, nè la Germania, pensarono nelle loro nuove tarifle a colpirla da dazio di entrata. Ma l' Italia, disgraziatamente, si trova in condizioni d'inferiorità verso l' Austria-Ungheria; la quale con due sole voci assorbe oltre un terzo della inter:1 esportazione in casa nostrn. La media annua del1' e.c-portazione austro-ungarica in Italia hl nel q uinq uennio 1889-902 di L. 176,562,100; in questo totale il solo legno squadrato figura per L. 39,310,800 ali' anno e i cavalli per L. 26,533,800. Che si tratti per l' Austria-U11gheria di esportazione di prodotti quasi a monopolio naturale risulta da queste cifre. Nel 1903 tutto il legno squadrato importato da noi fu J.i tonnellate 653,989; di cui tonnellate 551,446 ci vennero dallo Impero e 74,332 dagli Stati Uniti. Il numero totale dei cav,dli importati nello stesso anno fu di 41849 ; di cui 33597 ci vennero dallo stesso paese. Non è evidente che se noi, per colpire l' AustriaUngheria, volessimo imporre un forte dazio sul legname e sui cavalli suoi , imporremmo un grave sacrifìzio ai nostri consumatori e perturberemmo la nostra vita economica più che quella dell' avversaria? Colìa teoria protezionista i danni dei consumatori· potrebbero compensarsi con i v:rntaggi dei produttori; ma non è il caso. La produzione dei cavalli necessarii alla industria e all' agricoltura non s' improvvisa ; molto meno quella del legno. Occorrono decine di anni parecchie per vedere sorgere boschi ; e sarebbe follia , ,1nzi d_elitto , accelerare il taglio dei pochissimi , che ci nmangono. L' Austria-Ungheria, invece, ha il coltello dal lato del manico, perchè i prodotti che importa dall'Italia in caso di guerra di tarifle, può procurarseli altrove alle stesse condizioni colle quali li ha ottenuti da noi o con lievi sacrifìzii dei sui consumatori. Ecco perchè l' incognita detla guerra economica tra noi e l' Austria-l,Jngheria diviene quasi certezz,1 di maggiori danni per l'Italia. D'onde le resistenze caparbie della prima e la remissività nostra; donde la conclusione di un nuovo trattato; che non rappresenta rigorosamente l'equo principio del do ut des. L' equo principio non c' è, perchè l' Italia non ha trovato compenso nè alla perdita grave, cui andrà incontro Ja propria esport,1zione venendo meno quella del vino ; nè alle maggiori importazioni dei prodotti austro-ungarici ed all'aumento del movimento della marina mercantile imperiale nei nostri porti: nel 1891 le navi approdate furono 3197 con 271,519 tonn. di merci imbarcate e sbarcate; nel 1901 · le une arrivarono a 6724 e le altre a 975,551. 2°. I critici del nuovo trattato non tengono conto della famosa clausola della nazione più favorita. Non la discuto, nè esamino se per l'Italia sarebbe utile che non esistesse. Essa, però, esiste nei trattati di tutti gli Stati civili e la clausola di favore pel vino italiano di cui abbiamo goduto negli scambi <roll'Au

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