Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 19 - 15 ottobre 1904

506 RIVISTA POPOLARE attività commerciale o coloniale troppo intensa potrebbe, in un lontano avvenire, trascinarla a un'azione politica e militare. Questo tremendo pericolo non esiste per l'America del Nord ; bisogna dunque indirizzare tutte le nostre energie a quel paese, e dimenticare la tradizione veneta e genovese del Levante e non esagerare - la parola è del relatore - l'importanza delle nostre colonie in Egitto. Le cifre son tutto per l' on. Colajanni e compagni: la storia non conta. » « E_ cosi è di tutte le nostre attività: che fin q~ando rimangono fra pochi individui di buona volontà - com'era la « Dante » fino ad alcuni anni or sono - possono ispirarsi ad intenzioni' energiche e ad un virile amor di patria; quando poi confluiscono nel lento e -melmoso fiume della nostra vita pubblica si lordano della comune viltà e si gravano della sonnolenta pigrizia che e' impedisce di vedere più in là di una spanna. > Passiamo sopra all' ultimo periodo, che non può riKUardare l' on. Colajanni , che ai giovani del Regno può ricordare , non le chiacchiere , ma i fatti ispirati ad intenzioni energiche e ad un virile amor di patria. E i fatti crediamo che valgono un poco di più delle chiacchiere. Veniamo ai commenti sulla Relazione Anzitutto si noti che la Relazione si occupava del1' Emig'razione e delle scuole italiane all'estero. Occuparsi della _emigrazione segnava un nuovo indirizzo per la Dante? L'on. Colajanni avrebbe potuto esserne lusingato, tenendo conto anche della accoglienza entusiastica avuta dalla sua relazione ; ma pur troppo il merito di aver fatto opera di novatore fortunato non gli spetta : senza citare il Pullé, eh' è un eterodosso, il Galante e tanti altri, basta rammentare che Pasquale Villari nei suoi magistrali discorsi per la inaugurazione dei Congressi della Dante Alighieri all'emigrazione accennò con simpatia viva; e l'opera del sodalizio si svolse in tempo non remoto a benefizio del1' emigrazione temporanea , specialmente in !svizzera. ·Esorbita o degenera la Dante occupandosi della emig'razione? Ecco qua: obbiettivo precipuo, essenziale, unico della Dante Alighieri è que1lo della conservazione e della diffusione della lingua nostra, della nostra coltura, della italianità. Non è dunque suo compito, suo dovere indeclinabile quello di difendere la lingua, la coltura, l'italianità degli emigrati, di quattro milioni d'italiani, che vivono all'estero? Non pare che ci possa cader àubbio su tale compito. E che la lingua, la coltura, l' italianità di quei quattro mlli01ri d' italiani corrano gravi pericoli , l'on. Colaj:mni dimostrò con quella copia di cifre e di fatti , che immediatamente dette ai nervi del signor Riccardo Forster e più tardi a quelli degli scrittori del Regno; ma che convinsero le centinaia di delegati della Dante. I quali in minissima parte dividevano gJ'ideali politici dell'on. Oolajanni, eppure fo ascoltarono con religiosa attenzione per circa due ore e mezzo e che lo interruppero soltanto per applaudirlo calorosamente. Rileviamo alcune inesattezze. Non è vero che .l' on. Colajanni· abbia proposto che la Dante volga la sua attenzione all'America del Nord; invece raccomandò che essa si curasse maggiormente dell'Europa e dell'Africa e sostenné che lo Stato provvedesse più efficacemente alle colonie italiane, nemmeno del Nord, ma del Sud; e con particolarità di quelle del Brasile e dell' Argentina. E' vero, però , che egli deplorò che lo Stato - non la Dante-per le Scuole italiane all'estero spenda 900 mila lire all' anno nel bacino del Mediterraneo dove non sono neppure 150 mila italiani - i 38 mila italiani dell' Algeria non contano perchè nulla hanno speso per essi la Dante e lo Stato; e il governo fran-· cese nulla forse permetterebbe che si spendesse - e non spenda neppur 300 mila lire in America dove vivono oltre 3 milioni d' italiani .... Oh! scagliatevi pure _co~t~ola l~gic~ delle cifre o colleghi del Regno .... Noi viviamo sicun che essa quando vi passerà l'uzzolo di attaccare chi ha la colpa di sostenere ideali diversi dai vostri finirà col lasciarvene convincere. Nutriamo tale fiducia perchè non vi supponiamo in mala fede. Ma gli scrittori della Rivista fiorentina, con:e qualche voce solitaria nel Congresso della Dante, vorrebbero che la sperequazione nella politica scolastica dello Stato - non della Dante _: perdurasse solo perchè nel Levante e' è la tradizione veneta e genovese .... E perchè non mettere in conto anche la tradizione latina, che c'imporrebbe l'obbligo di occuparci di tutta l'Africa bagnata dal Mediterraneo , di una parte dell' Asia, e · di quasi tutto il continente europeo e della Grati Bretgna? Via!· smettiamola con questa retorica che se non è pericolosa è poco seria. E' la storia, cui bruciano il loro migliore incenso i colleghi del Regno, che insegna che gli obbiettivi e il Jampo di azione sua si spostano continuamente. Così avviene che gl'italiani che sino a cinque secoli fa esercitavano una grande influenza nel Levante ora ve ne esercitano una minima; invece potrebbero ·esercitarne una assai considerevole nel Brasile e nell'Argentina. Che razza di politica dovrebbe essere quella che dovrebbe avere di mira la difesa degli italiani dove non sono e dove si vorrebbe che fossero per trascurare quella degli italiani dove realmente si trovano, noi non riusciamo a comprendere ... Certo non è la politica, che può venir fuori dalle storie di un certo Macchiavelli , che passò per il primo positivista, che teneva in gran conto la realtà e i fatti e che non dispregiava le cifre .... Gli scrittori del Regno , sinceri come sono, però , non nascondono le loro recondite intenzioni e lasciano intendere chiaramente che vogliono spiegata l' azione della Dante nel Levante - e quali g-randi cose potrebbe operare coi mezzi copiosi di cui dispone!? ... - nella speranza che possa trascinarvi l}Italia ad un azione politica e militare. Alla buon ora! Ma anche questo punto di vista non trascurò l' on. Colajanni ed amante com'è delle realtà e della sincerità consigliò coloro che nel Levante volevano cercare que'relles d' Allemands a non mandarvi maestri ed aprirvi scuole tisicuzze , ma di preparare navi e cannoni. .. E i pochi militari eh' erano nella sala del Congresso allora non contenti di applaudire a squarcia gola levarono le braccia in alto, agitando nervosamente i berretti. Un ultima parola. Gli scrittori del Regno vorreb bero mettere in contraddizione le cifre colla storia. Noi mentre possiamo assicurarli che i' on Colajanni è un modesto e appassionato cultore di stndi storici e che non. presume molto dalle sole cifre, vorremmo avere sufficiente autorità per richiamarli alla giusta valutazione dei rapporti tra le une e l' altre. Una storia contro le cifre non si capisce neppure; una storia senza cifre non appartiene più ai tempi nostri; Se gli storici antichi non ne fecere largo uso, ciò si deve al fatto che essi poche, pochissime ne avevano sottomano; e come raccolte! Gli storici moderni, che volessero farne a meno non sarebbero presi sul serio e seri ve- ·rebbero dei libri che dal punto di vista scientitit;o verrebbero considerati come lavori romantici, che dei buoni romanzi non avrebbero le speciali attrattive. ♦ Il malcontento delle Puglie· pel nuovo trattato di commercio coll'Austria-Ungheria - Cresce il malcontento nelle Puglie per la conclusione del trattato di commercio coll'Austria-Ungheria e soffiano nel fuoco alcuni interessati e l'Avanti I che rivol8e accuse assurde contro i negoziatori italiani ed accampa pretese che si spiegano soltanto· colla follia liberista, da cui sono dominati alcuni suoi redattori.

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