520 KIVISTA POPOLARE collettiva - i quali pretendono, per ogni guisa, (ed anche per mezzo delle quotidiane dimostrazioni) di abbattere il baluardo del diritto positivo vigente, impadronendosi - anche con la violenza - e se non tutto ad un tratto - almeno per forza vigorosa di colpi consecutivi-degli strumenti di produzione (terra compresa) che aspirano a far loro preda e conqu~sta. ♦ Ma è qui, ripetiamo, che pedissequo alla Scienza, lo Stato deve assistere l'opera lenta e tarda della trasfonnazione sociale: non difendendo fino all' eccesso il diritto quiritario del passato, e non consentendo d'altro canto alle precipitate vedute dell'avvenire. Lo Stato deve accettare e sancire la massima , che qualora la proprietà della ·cosa sia per sè infruttifera al padrone, e sia fruttifera soltanto mediante Jo sfru ttamento compiuto attraverso e per mezzo dell'attività, del lavoro altrui - il frutto - anzi il godimento non è più di spettanza ed appartemnza del solo nudo proprietario, ma costituisce un bene comune. Il godimento di un'azienda in esercizio, è un bene pellabilmente , e con effetto esècntivo per ciascuna controversia: con efficacia obbligiitoria per ogni quistione, per un anno almeno: col di vieto cioè di riproporre avanti un anno la questione medesima. Allora, e solo dopo la pronuncia del lodo, noi riterr_emmogiusto e sacro l'intervento della forza a garehtire, non l'arbitrio o il privilegio di una parte, ma la forzosa esecuzionedella sentenza. Ed allora-crediamoforse l' intervento non sarebbe richiesto: e le parti eseguirebbero volentieri le sentenze date dai giudici di loro fidncia : confortate - o dalla coscienza di aver meritamente vinto - o dalla speranza di maggior fortuna in altra , non remota , proposizione delle loro pret~se. FABIO LUZZATTO li lll lllll lii li lii li lii li lii li 111111111111111111111111111111 11111111111111111111111111111 Quistione ferro via.ria Un nostro abbonato, assai competente ci dirige una lettera che contiene delle critiche all' articolo di Paolo Morbelli p~bblicato nel n. 17 della 'l?Jvista. Crediamo nostro doveré, comun~ e ne sono compartecipanti , sia pure in diversa mis:1ra, il capitalista ed i lavoratori. Grandi n1anovre per Ja grande importanza della quistione, di pubblicarla integralmente, sicuri come siamo che lo stesso Morbelli , sincerissimo ricercatore della verità, non se l'avi:.a a male. Accolto questo principio; accordato ai lavoratori un diritto reale, tutto il regolamento dei diritti delle parti, deve avvenire in base ai principii della comunione, e della società (1). Deve ammettersi l'intervento di un' autorità giudiziaria a conciliare le controversie a regolare i conflitti : deve sancirsi la possibilità dell'intervento di un Amministratore giudiziale. r0, ·i$ r.~:,, ·.;· .·'!'o' ... 'l( ~ ... J' , Napoli, 30 settembre 904. On. amico, Leggo ora nell' ultimo numero della 7?Jvista l' articolo del Morbelli , il qualle prende nelle prime righe una grossa cantonata. Come nelle Società ano-- nime i sindaci devono, o dovrebbero, rappresentare e tutelare gli interessi degli azionisti in confronto degli amministratori e direttori '~~-- ··• :::::_:...s~___.'.~-__.!..L_..:...1!!!t:::::::::!~ Se da noi lo Stato avesse costruito le ferrovie, esse sarebbero costate di più , e non di meno come egli dice ; e .::iò, malgrado l' enorme ed inammissibile costo a cui salirono le costruzioni private , sia per appalto, sia a prezzo fatto. È lo stesso , caro , ogni partito è uguale. In caso di sconfitta si può benissimo o diventar bianco dal dispiacere o rosso dalla vergogna 1 Per con vincersene basta leggerè nei relativi bilanci il costo delle singole linee costruite dallo Stato, con le ingenti somme addizionali per supero di preventivi sba8liati, e per liti. La sola Litorale Ligure costò in media zso ·mila lire a chilometro, cioè oltre il doppio del prezzo medio che essa realmente costò ai singoli imprenditori , e da me dedotto sopra luogo durante le mie !unzioni di ingegnere in quella linea. Non parlo poi della Parma-Spezia, della Succursale dei Giovi, e di tante altre. o consiglieri, così nelle aziende agrarie e industriali, rappresentanze elettive del personale dovrebbero esprimerne la voce al proprietario : attuandosi cosi nella sfera economica quel regime costitv,zionale rappresentativo, temperato, che già 81 è nella sfera politica sostituito al despotismo. E come vi assidevano, i giudici del campo negli aHtichi giudizi di Dio; vegliando che la lealtà e l' osservanza delle nonne cavalleresche presiedessero alla lotta delle armi, e assicnrassero il trionfo del più forte e del pi_ù valoroso : così i giudici delle paghe, eletti dalla parte proprietaril:l e della parte lavoratrice, per provincia , dovrebbero pronunciare i giudizi di fatto, sulle pretese di una parte e de.ll'altra, decidendo inap- (1) A1·t 673 68-1; 1G97-J7:36 t'odice civile. Art. 76 2.J.5 Codice di commercio. (Pasquino) Finchè nello Stato italiano vigeranno i n.etodi di capitolati, di costruzione, e di amministrazione, che tuttavia vigono, è assurdo pensare che esso possa essere costruttore ferroviario, senza rovina pubblica. Quindi è sempre il sistema che distrugge la razionalità del principio. In altro svarione cade il M0rbelli nel dire che la rete ferroviaria italiana « non è costata meno di un miliardo in più << di quanto avrebbe dovuto costare ». La nostra rete è ora di 15.500 chilometri in cifra rotonda. e costò in totale_ lire 5,068,242,800 di s'ola costruzione, ossia in cifra rotonda 5 mi-
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