502 RIVISTA POPOLARE e Tomas Okey;· e viene pqi il tedesco Arnoldo Blankenfeld col libro: Il nostro alleato del Sud, e poi l'altro tedesco Emilio Reich con un magistrale articolo sulla Contemporary, e poi le lettere di quell'anonimo -yankee, testè tradotte da Federico Garlanda. E sono tutti concordi nell'esaltare il risveglio del nostro paese, formulando i più lieti pronostici. I due scrittori inglesi sopracitat.i, pur denunziaudo i mali che travagliano la vita italiana presente, ne rilevano le altre manifestazioni sul fiorente sviluppo dei commerci, dell'agricoltura, il miglioramento delle finanze, l' incremento delle industrie, venendo alla conclusione che sotto le brutture del mal governo, della corruzione, e dell'apatia politica c'è una giovane nazione dotata naturalmente delle qualità che rendono grande un popolo. Non meno lusinghiera è l' iutonazione , dell' articolo del Reich , il quale chiama gl' italiani il popolo più intelligente d'Europa, ed afferma che l'Italia, cosi nel campo dell'azione come in quello del pensiero, ha dato al mondo uomini di una grandezza eccezionale. Ciò che caratterizza gl' italiani è sopratutto, egli scrive, la loro ini;dativa. Il primo passo è sempre il pit'.1difficile a fare: ·ma sono appunto gl' italiani che semp1 e si mostrano pronti a fare il primo passo , tanto nelle imprese audaci , quanto sui sentieri della scienza. Col suo animo invitto Colombo mutò aspetto al mondo. In tutte le scien·ze moderne gl'italiani furono sempre i pionieri. A questo coro va aggiunto un altro autorevole ed entusiasta scrittore tedesco , il dott. Fischcr, del quale è stato testè tradotto da Tullio del Vecchio il libro : L'Italia e ,!;li Italiani, un libro che l'illustre Pasquale Villari, parlandone sulla Nuova Antologia, raccomanda alla lettura e alla meditazione degl' italiani. Anche questo libro è h risultato di un lungo e coscienzioso studio intorno al nostro paese, e che può giovare non solo, come osserva lo stesso Villari, a darci una più sicura conoscenza di noi , ma anche a guarirci da quel pessimismo, da quella sfiducia in noi stessi , che in questo momento è il nostro plù pericoloso nemico. Nè si creda che cotesti scrittori si lascino trasportare dal1' entusiasmo o si abbandonino nei loro benevoli apprezzamenti a lirici voli, perchè molti di essi sono uomini pratici, vissuti in mezzo agli affari ed educati perciò a veder le cose nel loro vero aspetto e con la più serena obbiettività. Tale è il Fischer è tale è il Blankelfeld. Sarebbe proprio un bene che tutto ciò chc: si scrive sul conto nostro venisse letto e meditato da una certa classe di nostri studiosi , i quali non sanno trovar da noi nulla di buono, e viceversa poi sono cosi larghi di encomi per tutto ciò che proviene da oltr' alpi e che porta l'etichetta straniera. A sentir cotesti signori noi non abbiamo filosofi., nè prosatori , nè romanzieri I nè drammaturghi che possano stare a paro con quelli degli altri paesi : noi non siamo che imitatori, ripetitori delle cose straniere, e non abbiamo che l'orgoglio soltanto di sentirci originali e grandi-dicono essimentre destiamo fuori d'Italia la compassione. È una vera auto-denigrazione inspirata a quello che è stato chiamato antitalianismo degl' italiani, che è una delle peggiori piaghe del nostro paese. Fra questi piagnoni, si badi, noi ci guardiamo bene dal comprendere tutti coloro che parlando o scrivendo segnalano i mali reali di casa nostra, come le eccessive gravezze tributarie , il disagio econom.ico in cui versano talune regioni , lo sperpero del pubblico denaro nelle amministrazioni centrali e locali, la mancanza di giustizia distributiva ed altri inconvenienti di cui, del resto, non si tralascia di far menzione nei libri sopra citati. Il mettere a nudo tutto ciò è opera buona, appunto perchè i mali non si possono curare occultandoli o attenuandone la gravità. Il nostro biasimo è rivolto invece a coloro che, affetti da una specie di daltonismo intellettuale, vedono ad ogni costo una deficienza ed una inferiorità, le quali in sostanza ,non esistono che nella loro immaginazione. Ed è curioso che mentre da costoro si ricanta in tutti i tuoni la nenia della nostra decadenza, fuori d' Italia si emettono , da eh i ne ha autorità , giudizi diametralmente opposti; si traducono con lusinghiere prefazioni i libri dei nostri scienziati come il Mosso, il Luciani , il Mantcgazza , il Colajanni; si portano sulle scene i lavori dranimatici dei nostri commediografi ai quali dai pubblici stranieri si fanno entusiastiche accoglienze; si acquistano nelle mostre quadri e statue dei nostri artisti per arricchire pubbliche e privati pinacoteche e gallerie straniere, e si chiamano ad insegnare negl' importanti atenei del Belgio e della Francia alcuni dei nostri migliori cultori di scienze sociali. Poco fa in Germania, in occa5ione deUe feste per il centenario di Emmanuele Kant, un cons~sso di eminenti filosofi segnalava come degne del erartde pensatore tedesco le opere di utl professore inglese e del nostro illustre concittadino Carlo Cantoni. Nè l'ammirazione degli stranieri si circoscrive alle manifestazioni della vita contemporanea, chè essa va più addietro risalendo attraverso i secoli e fermandosi sulle pagine luminose che in Italia le sci.cn·ze, le lettere, la politica , la letteratura scrissero a ~aratteri d' oro nella storia dell' umano progresso. Di Giuseppe Mazzini • ad esempio e degli epici avvenimenti in cui si svolsero i suoi quarant'anni di apostolato, due scrittori inglesi hanno in questi ultimi tempi pubblicato due importanti opere, e può dirsi che della vita del grande agitatore genovese - la cui figura non si scolora con gli anni, ma sei11pre più giganteggia e risplende d' una luce che non piega a sera - si occupano gli stranieri· forse assai più che non si facci::t da noi. L'ammirazione retrospettiva fa vc:1ir fuori dotti lavori, i quali riaffermano meglio che gl'italiaoi furono sempre iniziatori e creatori , gloria certamente superiore a tutte le altre nella lotta del pensiero , appunto perchè è di tutti il fare, ma di pochissimi il creare. L'illustre Pagel, professore all'università di Berlino di storia della medicina , pubblicò, or 0 poco , un dottissimo studio intorno al nostro Bernardo Ramazzini, segnalandolo siccome il precursore dcli' igiene moderna. Ed è a questo culto del glorioso passato del nostro paese che si deve altresì quella simpatia del mondo anglosassone per il Rinascimento. Gli studi intorno alla letteratura italiana di- quell'età che si vengono pubblicando-come foce noto poco fa il prof. Vittorio Rossi - sotto gli auspici della Columbia UniversiLy, dimostrano con il loro carattere sintetico e divulgativo che essi non sono un v-ero capriccio erudito, ma corrispondono ad una tendenza del consorzio ci vile. I doviziosi cittadini dell'Unione profondono i tesori, sagacemente guadagnati nelle grandi imprese industriali, nel creare biblioteche e nel dotare università. Volumetti manegi~evoli, splendidamente illustrati , divulgano di là della Manica e dell' Atlantico la conoscenza degli artisti e dell'arte nostra. La simpatia è divenuta una moda, ma una moda che ha radici ben profonde nello spirito della gente anglo-sassone. Sarebbe tempo oramai di finirla con la pretesa decadenza della razza latina. Questa grande mistificazione ha ricevuto in quest' ultimi tempi la più categorica smentita prima dal libro di Giacomo Novicow, L' expansion de la nationaliie jì·tmçaise, ed ora dalla poderosa opera del mio illustre amico Napoleone Colajanni, Latini ed Anglo-sassoni, di cui sono in corso le traduzioni spagnuola e francese. Questi due forti pensat0ri hanno in modo incontrastabile dimostrato come fra' popoli latini si riscontrino ben altro che i segni di una decadenza·, ben altro che i sintomi di una degenerazione. E quanto all' Italia, sono indotti ad ammettere eh' essa è chiamata ad una grande missione di pace civilizzatrice , facen_dq
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