500 RIVISTA POPOLARE lista, io confronto delle elezioni a collegi uninominali, parroi che rassomigli a coloro che perdono la testa per risolvere il problema della quadratura del circolo. Hon nego che un buon sistema elettorale possa giovare a scegliere il buon deputato ; ma se il buon deputato sia una cosa piuttosto difficile a trovarsi , non sarà, certo , l' ottimo sistema elettorale che ce lo farà trovare più facilmente. Ora, egli è appunto il buon deputato che scarseggia; quel deputato, cioè, il quale, oltrecchè capace, per gli studii fatti, dell'altissimo ufficio, sia profondamente onesto cd incorruttibile, cost davanti alle blandizie del Governo, come <lavanti alle indiscrete pretese, o minacce addirittura, de' suoi elettori; quel deputato, vale a dire, che non si fa servo di nessuno, ma parla e vota secondo coscienza. M:1. se scarseggia il buon deputato, scarseggia ancor pii1, o, per lo meno, altrettanto, il buon elettore. Ed è naturale. Se h botte fosse sana e buona , sano e buono sarebbe anche il vino. Da noi, ancora, la funzione elettorale, per molti, è un peso, non un uffici0 che si eserciti con coscienza e con passione. La passione nelle elezioni ce h mettono pochi; e di questi pochi, alcuni ce la met~ono sinceramente, onestamente; ma i più sono mercadanti di elezioni, nelle quali cercano null'altro che il proprio vantaggio personale: sieno questi sobillatori di masse ignoranti ed incoscienti, per più o meno remoti scopi soci:ili o politici; sieno maneggiatori di voti pro domo sua. E anche quando pare che gli elettori di un collegio si riscaldino, è un riscaldamento a freddo, od u 11 riscalcl::tmento riAcsso; imperocchè ben pochi sono qu~pi che sentono la coscienza del proprio dnvere , e che votano con pien:1 coscienza e libertà. In tale. condizione di cose, come è possibile che qualunque sistema elettorale dia delle buone elezioni ? Certo, H collegio uninominale apre la via alle più facili e slrenate corruzioni , materiali e morali. Danari, promesse d'ogni specie, sono dispensate a larghe mani; e quel grande scettico, il quale, a proposito di elezioni, ebbe ad esclamare enfaticamente: lasciate passare la volontà del paese, è ben chiaro che volle prendersi burla e degli elettori , e dei deputati, e del parlamento , e del paese , e di tutti, come era suo costume. Sarà bensì quella una volontà; ma non è una volontà in tutto e per tutto libera. Però, è anche vero che nel collegio uninominale, l'elettore, non fosse altro, conosce il proprio canJidato, e sa, dal più al meno, a chi da il voto. Ma fate lo scrutinio di lista. Allora se vorrete rendere molto meno molto facili quelle corruzioni, dovrete allargare assai assai il collegio facendolo di provincie, o magari di regioni. Per altro, allargandolo così, può anche accadere che sugli otto, dieci, dodici, venti, ecc. candidati, che vi si propongono, alcuni soltanto siano da voi conosciuti di persona, sicchè possiate dire: quello è un candidato a cui posso dare con sicurezza il mio voto. - Nè si dica questa una ipotesi cervellotica, e nulla più; perchè, durante il tempo dello scrutinio di lista, il caso accadde proprio a me, e chi sa a quanti altrì. Messo nel bivio di dare il mio voto a chi non conoscevo affatto (o appena di nome), o di astenermi, io mi asteneva per non buttare alla cieca il mio voto. D'altronde, se il collegio uninominale permette assai facilmente ai più inframmettenti di maneggiarsi, per sè o per gli altri; lo stesso armeggio avviene tra i maneggiatori dei così detti comitati promotori provinciali. Si intendono fra loro ; e l' elettore indipendente_, o deve passare sotto quelle forche caudine, o deve astenersi. Di maniera che lo scrutinio di lista non fa che allargare il campo della corruzione , ed aprire larghissima via ad accordi e connubi mostruosi. Adunque, non è con empiastri , più o meno complicati e studiati , di sistemi elettorali , che si può guarire la piaga aperta nella nostra vita parlamentare, piaga quasi purulenta; bensì coltivando e migliorando l' elettore. La via è , certamente, più lunga; perchè migliorare o riformar l' elettore, vuol dire: riformare tutto il popolo nientemeno. Ma è però la sola via veramente sicura. Tutto il resto non è che empirismo. E con gli elettori che abbiamo ora, o si segua il sistema elettoraie odierno, o si accolga lo scrntinio di lista, i risultati saranno sempre, presso a poco, sli stessi. l)' altroude, la prova dello scrutinio di lista è stata fatta, e riusci cosi bene, che dovemmo di gran fretta ritorn:1re al collegio uninominale. - Si dice che la prova fallì , perchè ìl collegio non era lare;o abbastanza. A questa obbiezione si è già risposto di sopra; sicchè dalla padella si cadrebbe nelle brage. Codesti cucinanti della politica minuta, non ha 100 a pensar nulla <li meglio? (Vita foternaz.ionale, Settembre 5). ♦ Gis Leno : La nobJltà Ge1·manica. - La magginr parte dei blasoni della Germania non sono più che dei vani decori. Ma essi però sono autentici, e la fantasia e la fraude non vi h111no nulla a vedere. Delle leggi severe, vestigia cieli' edificio gotico del S:icro Romano Impero, reggono la nobiltà, i titoli e le particelle; e d'accordo con le leggi, i pregiudizi dell'aristocrazia germanica rendono assolutamente impossibile la costituzione di una nobiltà di contrabbando. Dissipialllo da prima qualche errore, assai comune in Italia, concernente i cosrnmi della nobiltà p-ermanica. fo Germania, .::, la particella « dc' >) (von) non indica affatto nobiltù. La nobiltà più antica della Germania non fa precedere il suo nome dalla particella. Essa scrive semplicemente il suo nome senza particella e senza titolo, perchè il nome antico e glorioso non ha alcun bisogno di chiose. Alcuni firmano: barone Tale, conte Tale, senza porre la particella fra il titolo e il nome. Vi ha poi in Germania una folla di plebei munita di questa particella. Ed ecco come: ai XIV, XV, XVI, XVII secoli sotto il severo regime dei corpi di mestiere, gli artigiani che chiedevano il diritto di dimorare in una città qualunque, furono obbligati di aggiungere al loro nome di famiglia o di battesimo, quello del loro villaggio o della loro città di origine, per distinguerli dai vecchi cittadini. Questa giunt:i al nome si tcce col vincolo della particella « von >,. Per non confondere i militari di origine plebea e muniti della particella, coi guerrieri di nobili natali che ne sono egualmente provvisti, l'imperatore Guglielmo I, nonno dello imperatore attuale, aveva deciso che i primi firmassero facendo precedere il loro nome cou la particella intera « 710n », e che i militari di nobiltà autentica non indicassero l' esistenza della particella che con la consonante « v », Un'altra usanza della nobiltà germanica vuole che tutti i membri d'una casa nobile portino egualmente il titolo conferito al capo. Così nella famiglia di uu conte, tutti i figli della casa saranno conti e tutte le figlie contesse . .I~ in virtù di questa usanza che, per esempio, i venticinque membri della famiglia Rothschild sono « barone >> e (< baronessa ». Ma se la nobiltà germanica è autentica e non é penetrata da alcun elemento di contrabbando, non è però vero che le origini di questa nobiltà non sieno sovente ridicole o immorali. Ridicole perchè molti nobili hanno comperate onestamente le loro pergamene, colmando la cassetta particolare di certi principotti, oppure laccrnndo generosamente delle note di forniture che quel povero monarca non giungeva a pagare. Talvolta, nel buon vecchio tempo, quei poveri piccoli monarchi si trovavano in uno stato tale di penuria che l' unica loro risorsa consisteva uel traffico delle decorazioni
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