Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 18 - 30 settembre 1904

490 RIVISTA POPOLARE Federico II (1), che Dante aveva allora ripreso nel nome di Enrico di Lussemburgo. Ma allora il papa si trovava esiliato di là dalle Alpi, nelle terre stesse del re di Sicilia, conte di Provenza, e Roìna, con le sue rovine perdute in una cerchia mezzo deserta, dava l'immagine di Atene al tempo del ducato franco. Rientrati i papi nella lor.o capitale , l' occasione che il governo francese non aveva afferrata, non doveva ripresentarsi prima di cinque secoli , e la città che, nel!' antichità, aveva formato l' anello di congiunzione fra l'Italia del nord e l'Italia del sud, doveva restare, sino al 1870, il principale ostacolo umano aU'effettuazione dell' Unità italiana (2). · Nel bel mezzo della carta d'Italia si veggono dunque insorgere queste due barriere: gli Abruzzi, varo qui, delle città che noi abbiamo edificato , della sana gioventù che abbiamo trasfuso a questa Patria di adozione colle nuove vite che sono come il proseguimento di noi , la successione della nostra forza , il pensiero vivente delle battaglie avvenire che combatteranno coi nostri principii, colla nostra fede perenne di vincitori : quindi ha parlato di Roma, cui l'' Eroe aveva dato i fremiti della sna anima di liberatore, il sangue delJa sua anima, e ha, detto della sua storia, della sua civiltà, del suo avvenire e ha parlato dei tesori della sua arte , con riflessioni profonde di pensatore e con linguaggio fantasioso d'artista. Una splendida conferenza , che io non seguo nella smagliantezza della parola tutt.a adorna di pensieri, tutta alta di cuore, riserbando a me, invece, quella barriera geografica; la provincia romana, barriera storica. Per una lunga serie di secoli le due metà della penisola non sono state soltanto separate dalla linea arbitraria di una frontiera politica, ma ancora da due vaste regioni,che, nel cuore stesso dell'Italia, esercitavano l'ufficio di una Svizzera, stendendo fra le Marche e il Sannio una rete inestricabile di catene di montagne, e fra la Toscana e la Campania un gran territorio neutro. Il generalissimo neonato parte forse meno artistica e più immediatamente pratica che guardando con insolito coraggio al problema immigratorio · onde pare travagliata la Repubblica, lo analizza con criterio di studioso e trae dalla diagnosi del · male la possibilità di misure profilattiche. (continua) EMILE BERTAUX (1) SAJNT-CLAIR BADDELEY, Robert the Wise and bis Heirs. P· 138. ♦ (2) Si ricordi la pagina luminosa del Machiavelli: «... Veramente alcuna provincia non fu mai unita e felice, se non la viene tutta alla ubbidienza d'una Repubblica o d'un Principe, come è avvenuto alla Francia e alla Spagna. E la cagione che la Italia non sia in quel medesimo termine , nè abbia - Forza Stoessel, forza Kuropatkine, fate di resistere ancora una ventina d' anni e poi arrivo io, il maresciallissimo I (1). Qualche giorno prima che Egli leggesse alla eletta riunione la sua conferenza, che era anco un omaggio al nome dell'Eroe che effigiato nel bronzo si leva , sul piedistaU-odi granito, nuovo vincolo di fede , nella piazza che gli ospiti hanno chiamato col nome d' Italia , l' egregjo uomo , pt.rlando con me, nell'elegante studiolo del Palazzo Municipale dove sono installati gli nfficii di statistica che egli ha ( Dal · Pasquino ) (1) L'ironia per le nomine dei neonati principeschi in Russia valgono per l& carriera brillante di alcuni priucipi italiani. N. d. R. anch'ella o un:i. Repubblica o un Principe che la governi, è sol? mente la Chiesa...... ~ (I tre libri dei Discorsi, lib. I, cap. XII). 11111 Il Il I li I li li I li I li li Il I li Il I li I li I I I 11111 Il li li li I Il I I I li I li li I li 11111111111111111111 LE NOSTRE COLONIE Lettere Argentine Una conferenza di Alberto Martlnez - Il Iato pratico - Una Società protettrice degli im1n1g·rati. Buenos Ayres, giugno 1904. Alberto Martinez.-voi non avete bisogno che io lo presenti - ha parlato la sera del 18 corr. nel salone della « Operai italiani > sulla nostra emigrazione laboriosa esaltandone, con parola magnificente l'opera indistruttibile d'incivilimento compiuta in questo suo paese, che spera sempre dalle nostre fatiche future ricchezze che noi strapperemo, col segreto delle nostre zappe feconde, alle vergini pianure nostalgiche delle I Pampas sconfinate. Ha parlato due ore : prima di noi e del nostro lacreato, sulle cituse possibili di questo ristagno della emigrazione , mi diceva con quella sua innata modestia che lo rende oltremodo simpatico, se a11che io non dividessi la sua opinione, cioè che il Governo era fallito nel suo intento di popolare il paese , e se dall' azione privata di cittadini al di fuori di qualunque censnra, il paese non dovesse ora attendere che gli emigranti imparassero a meglio conoscere, praticamente, la convenienza di preferire questa Repubblica Platense all'America del Nord, dove i nostri coloni arrivano in una certa condizione d'inferiorità che loro fanno le stesse leggi regolatrici della imigrazione. Alla domanda io rispondeva accennando alla mia ultima lettera alla Rivista , chè , francamente, pure accettando come buone, quali sono le di verse ragioni edotte dal sig. Martinez circa la inefficacia dell'azione governativa a sovvenire e proteggere da vicino l'immigrato, esse insolvono sempre quelle cause d'indole economica e uolitica che nella stessa lettera io rias- ...

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