RIVISTA POPOLARE 487 ha tormentato più volte da recente la Russia, come hanno riconosciuto in una bellissima opera ('Das ungernde 'R._ussland) 1 dottori Lehmann e Parvus. (continua) Dorr. N. CoLAJANNI 111111111111111ti1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 L'arte nelf}talia meridionale Scl1izzodi topografia storica C 1 ) SOMMARIO : - I. L' lblia meridionale : le sne frontiere politiche e 1rnturnli - Le vie naturali e le vie romane - Gli Abruzzi : barriera geografica - Roma: barriem storica - Le due metà della penisola it:tliana. II. Topografia dell'Italia del Sud - Equilibrio opposto dei due versanti: le regioni inaccessibili e oscure - La Camp:mia e l'Apulia - La vitt Appia - L'unico centro: Benevento - L'ufficio rlelle rive e la ripartizione rlei porti : la vita del!' Italia meridionctle riportata alla periferia - Le granrli vie di navigazione nel medio evo - L'orientazione dell'Italia meridionale. III. Il regno di Sicilia e le din:i.stie venute dal Nord- Storia e topografia - La serie delle intraprese orientali, da Roberto Guiscardo a Carlo d'Angiò - Posto dell'Italia meridionale nella storia del medio ev~. IV. I problemi imposti alla storia dell'arte. L'lt~lia meridionale ha formato sino al 1860 un regno, che dal XII secolo aveva conserv,1to intatti il suo territorio e le sue fronti ere. Il confine, che separava le province napoletane dallo Stato pontificio, raggiungeva il mar tirreno alle porte di Terracina e il mare Adriatico alle bocche del Tronto, descrivendo tra queste due punte estreme, per valli e per monti, una lunga curva in forma di S. La frontiera che al. nord del regno di Napoli segnavano i termini ornati di gigli degli ultimi Borboni, costituisce anche il limite, che - sulle orme dello Schulz, mio predecessore - io ho creduto di poter fissarmi, quando ho impreso a seguire lo sviluppo delle arti e il corso delle civiltà nella metà del1' Italia che è ricca ancor:1 d' incognite. Ma, prim:1 di accettare quest.,1 delimitazione, bisogn:1 averla giustificata. Noi ci arrestiamo, quindi, alla soglia del nostro studio , per domand:1rci se la frontiera politica dell' antlco regno di Napoli è puramente arbitraria, ovvero se essa non ha fatto che accentuare una frontiera n:1turale. L~l geografia si accorda, forse, co~ la storia per distinguere due metà nella lunga penisola che si distacca dall'Europa occidentale per avanzarsi sino ai mari ellenici? Può dunque dirsi che l' Italia del sud, in rapporto all'Italia del nord, fornii una unità o almeno possegga una individualità ? I. Al nord degli Abruzzi si eleva una grossa muraglia, in cui le torri angolari sono costituite <la picchi emergenti come il Termini'llo e da nodi compatti come quello della Sibilla. Dietro questo gigantesco bastione, le vallate del Velino e del Tronto scavano, l' una dopo l' altra, un fossato scosceso e profondo, che completa la difesa naturale. Verso l' ovest, il fianco degli Abruzzi è guardato da una triplice trincea di catene e di burroni, interrotta (1) Dobbiamo alla cortesia dell'illustre autore il permesso di presentare nella sua integrità questo schizzo, che forma la Prefazione dell'opera magnifica: L'art e dans l'Italie meridionale. Tome premier : 1Je la fin de l' Empire romaitt à la conqutf e de Charles d'Anjou. Ouvrage accompagné de 404 fìgures dans le teste, 38 planches hors texte en phototypie et deux tableaux synoptiques. (Paris. A. Fontemoing, 1904). Al Berteaux, di cui de:111110altre volte lo studio sulla malaria, e al Prof. Luigi Ferrara che ci ha favorito la traduzione esatta ed elegante, i nostri ringraziamenti vivi e sinceri. La 'Jvdazione della Rivista Popolare soltanto dalle due larghe brecce ahe in mezzo alle montagne aprono due antichi bacini lacustri: la « conca >> di Rieti e il « Piano del Cavaliere >>. Cosi tra le foci del Liri e il mar Tirreno , la frontiera del regno di Napoli s'imposta per due volte in terreno scoperto. Questa frontiera discende dalle montagne degli Eroici per traversare il vasto piano dove, dopo aver oltrepassato Ceprano, ultimo posto in terra di SanLl Chiesa, si può senza ostacolo procedere· sino di là da Monte Cassino. Poi, dopo aver superato le montagne dei Volsci, la frontiera si dirige verso il mar Tirreno, a traverso la laguna disseccata, che si stende fra la roccia di Terracina, città pontificia, e il forte sprone di montagna, che porta sulla sua punta la cittadeìla di Gaeta. Per tal modo, in quattro punti, la frontiera incastrava, fuori del bastione delle montagne, una zona aperta e senza difesa. Ciascuno di questi passaggi, durante il medio evo, ebbe la sua piazza forte, sentinella perduta agli avamposti. Questi presidii erano : in riva al mar Tirreno, Fondi, che conserva ancora la sua cinta di torri rotonde ; agli sbocchi del Liri, Aree, la « cittadella >> fiera e forte fra tutte ; nel « Piano deI Cavaliere >>, Carsoli, che aveva abbandonato il sito del]' antica Carsioli per dar la scalata a una roccia d' onde poteva dominare la pianura aperta e l' entrata delle gole ; infine, sovrastante al Velino, Città Ducale, che .Roberto d'Angiò aveva fondata per far fronte allei cerchia di Rieti e che aderg@ancora, nel punto culminante d'una collina, la più alta delle sue torri diroccate dai fulmini. Dopo l'entrata nel regno, quando si era oltre le fortezze che ne costituivano le chiavi, le montagne si rinchiudevano dinanzi al viaggiatore. Ma il muro . non ofhiva per nulla ai quattro passaggi un pendio cosi scosceso e una massa cosi profonda. Per comprendere sino a qual punto l'ostacolo differiva di ripidezza, secondo cbe il viaggiatore si presentava all'ovest degli Abruzzi o al nord delb Terra. di Lavoro , occorre seguire le vie di entrata di là dalla frontiera, tracciata in piano, e persino di Lì dalla prima muraglia di montagne. Senza dubbio, per poter dare a queste vie il nome che davano loro i contemporanei dei monumenti, cui è rivolto il nostro studio, ci manca un itinerario redatto al tempo dei Normanni e degli Angioini d' It~lia. Ma le strade per le quali la direzione era stata determinata dalle accidentalità del suolo, e· dalle quali dovevano per secoli e secoli esser regolati gli scambi e gli incrementi delle civiltà, sono state come pietrificate nella terra d' It:ilia mediante il lastricato delle vie romane. Gl' itinerarii costruiti dalle legioni sono gli stessi che erano stati seguiti dalle migr,1zioni degli antichi popoli, gli ste§si ancora che durante il medio evo dovevano esser battuti dai mercanti e dagli artigiani. Anche oggi la maggior parte delle ferrovie, che attraversano o superano cosi arditamente le montagne d'Italia, non hanno fatto che riprendere la direzione di queste vie secolari. L'opera immensa delle vie romane è stata compiuta con una cosi perfetta coscienza delle necessità geografiche, che sarà sempre legittimo, in Italia, lasciare alle grandi vie tracciate dalla natura il loro nome romano, nome di console o d'in1peratore. La via Salaria s'insinua nella valle del Velino e va a raggiungere l'Adriatico alle _foci del Tronto, dopo aver percorso da un estremo all'altro il solo
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