RIVISTA POPOLARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Dhetto1·e: :Prof. NAPOLEONECOLAJANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Jt,a,lia,; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·so Vitto1·ioEmanuele n.0 115 - NAPOLI Anno X-Num.18 ABBONAMENTO POSTALE Roma, 30 Settembi·e 1904 SOMMARIO: Noi: Gli avvenimenti e gli uomini: ( La conclusione del trattato di commercio coll'Austria• Ungheria - Lieti e tristi eyenti .... - Fnna111b(1lis1110e intolleranza di socialisti tedeschi - Tra i Congressi - L'Università italiana in Austria - Ciò che si è pubblicato in Inghilterra - In difesa della stampa) - La Rivista: L'Estrema nell'imbarazzo - Il Socialistoide : Repubblica e Socialismo: Bebcl contro Bcbcl - Spcriroental1smo sociale: Le società di mutuo soccorso ag~i Stati Uniti - Dott. N. Colajanni: Socialismo e criminalità (continuazione) - Emile Bertaux: L'att~ nell'Italia meridionale - GiacomoPavoni: Le uostt·e colonie: Lettere argentine - V. Giuffrida-Ruggeri: Pqr: tccipazione della donna al progresso - Mario Pilo: Stelloncini letterari - Rivista clelle Ulviste: Le terze classi nei treni diretti ( Nuova Anloloiia) - Il trattato inglese col Tibet ( 11JeSpeaker) - Il viaggio di Lutero a Roma (Preussische Ja/Jrbiicher) - Scrutinio di lista ( Vita Internazionale) - La nobiltà Germanica (L'Italia Moderna) - Hecensloi1i - Illustrazloul nel testo. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI -------•·· La conclusione del trattate di commercio col1' Austria-Ungheria. - Il trattato commerciale con l' Austria.-Uugheria è oramai un fatto compiuto, ed ha dato e dà luogo a polemiche diverse, nel perfetto ignoto dei termini precisi, a cansa del segreto a cui i negoziatori si sono impegnati· Se si deve prestar fede alle indiscrezioni trapelate a Vienna, la quistione del vino non è stato possibile superarla dai nostri negoziatori , e su di essa l' Ungheria ottenne il suo più ardente desiderato, di chiudere cioè completamente il suo mercato vinicolo alle importazioni estere. Appena per l'anno corrente fu conce:;sa l'importazione di 450,000 ettolitri di vi110 bianco da taglio appartenente al solo raccolto del 1904, della gradazione alco,Jlica da 11 112 fino a 15 gradi . con estratto secco minimo di 21 grammi e per quattromila ettolitri di M ar::iala. Il dazio sarà di tredici corone (oltre lire 14) pel vino bianco e di quindièi corone (oltre lire 15,50) pel marsala. · Come si vede non solo :;i limita la quantità (ciò che arrecherà non pochi inconvenienti per la concorrenza che si faranno i produttori tra loro), la qualità e la durata minima del favore; wa si pene un altro grave ostacolo ; si stabilisce che i 450 mila ettolitri di vino bianco potranno penetrare nell'Austria-Ungheria soltanto per la via di te1·1·a. Certo questa soluzione non contenterà i nostri produttori di vino, che si erano lusingati di poter ottenere sempre uno sbocco in quell'Impero. Ma ciò era una pura e semplice illusione, la quale erano concorsi a mantenere e suffragare dichiarazioni affrettate e lusinghe vaghe ., contro le quali noi ripetutamente, e quando ancora la dura realtà delle cose non si affacciava che agli occhi di pochi, scrivemmo - chiaramente e rudemente - per mettere in avviso ·i pro• duttori italiani contro quah,iasi speranza di conservare quel mercato. Il qua.le, sia per la crescente ricostituzione dei vigneti ungheresi , sia per lo spirito protezionista là dominante, era fatalmente, a breve scadenza, sottratto ai nostri commerci. Certo, è doloroso doverlo com;tatare; ma era un fato inevitabile, compensato dalla tutela delle nostre altre esportazioni agricole in quell' impero, e segnatamente dalla esenzione degli agrumi, delle mandorle ed altri importanti prodotti, 8é quanto si ventila qua e là è vero. E' colva dei negoziatori se di più e di meglio non si è potuto ottenere? Per poterlo credere ed affermare si dovrebbe essere dotati di grande malafede o di essere degli ignoranti di primissimo ordine. I nego• ziatori hanno fatto tutto ciò che hanno potuto; se qnalche compenso alla cessazione della clausola pel vino si è ottenuto in favore di altri prodotti agricoli cioè si deve ai due negoziatori meridionali il MiragHa e sopratutto all'on. Pantano, che ha spiegato tutta ·a sua ben nota energia tanto nelle trattative colla Ge_rmania e colla Svizzera quanto in queste ultime coll'AustriaUngheria, durante le quali più volte manifestò il proposito di ritirarsi. - Quanto all' onorevole Pantano poi , che impegnò in questa difficilissima fase economico-doganale. tutta la sua reputazione politica , senza preoccuparsi delle spine cui andava incontro, non è stato dissimulato sui giornali la lotta vivissima da lui impegnata, e il Mezzogiorno gli deve esser grato per quanto ha fatto, sicuri che l' opera sua non ha potuto fallire alla ge, nerale aspettazione. ♦ t.ieti e tristi eventi . ... - Se nelle alte sfere si credesse alla jettatura alla Corte dello Ozar e in quella del Re d'Italia ci dovrebbe essere molto malumore e molta apprensione sulle sorti dei due neonati eredi del trono. L'avvenimento dai cortigi'Rni dei due paesi era atteso con impazienza e avrebbe dovuto essere celebrato con grandi feste e luminarie .... Invece! Dei casi d'Italia - e iJiù volte ci i;iamo occupati di quelli di Russia perchè ora ci sia bisogno d' insit:itervi - la Rivista si occupa espressamente in altra parte. Qui ci limitiamo a rilevare queste due circostanze : 1 ° la grande maggioranza , per non dire la
478 RIVISTA POPOLARE totalità dei giornali monarchici italiani prima che il lieto evento si verificasse ci aveva fatto nauseare preannunziandolo da un mese circa in forme disgustose e ridicole, quasi sempre irriverenti verso una donna, che pur essendo regina, deve sentire ardente la brama di non essere discussa in cronaca in tutto ciò che e' è di più intimo, di più caro e di più sacro nella vita sna: la maternità. Certi calcoli, certi accenni dei giornali cortigiani , che volevan? sembrare segni d' interessamento agli avvenimenti della casa regnante, erano semplicemente e volgarmente sconvenienti perchè lasciavano intravvedere la pratica di certe manovre ostetriche, che possono essere e sono utili , ma che non devono essere messe in piazza. Ai giornalisti, cui va il nostro biasimo, perciò è proprio il c~so di ricordare che il troppo storpia ! 2.0 L'atteggiamento del paese, prima e immediatamente dopo il lieto evento, ha mostrato che talora in Italia, come altrove, la stampa non rispecchia la pubblica opinione. In questa occasione non poteva essere maggiore il contrasto tra il massimo interessamento dei giornali e la_massima indifferenza del paese pel lieto evento. E si badi : l'indifferenza c'era anche prima che scoppiasse lo sciopero con tutti i ·suoi tristi e dolorosi episodi. Un'ultima osservazione affinchè non sorgano illusioni sul significato delle nostre constatazioni. Siamo troppo amanti della verità per voler dare ad intendere, che interpetriarno, l' indifferenza come segno di antidinastismo e di repubblicanismo nel popolo. Di fronte alla realta noi avremmo preferito che il paese si fosse sinceramente interessato al lieto eventoj sarebbe stato qualche cosa che ci avrebbe procurato dispiacere, ma che ci avrebbe fatto sperare che un'altra volta il suo interessamento si sarebbe esplicato in senso opposto. L'indifferenza massima del paeso non ha avuto che questo significato pernicioso per la vita politica e sociale : esso s' ispira a ciò che con parola scorretta, ma espressiva, si chiama massima strafottenza. di tutto e di tutti , eh' è fatta di egoismo insano e di musulmanismo pericoloso, che possono rendere possibili i vandalismi della plebe e gli attentati dell'alto. ♦ Funambolismo e intolleranza di socialisti tedeschi. -- L'annuale Congresso socialista tedesco tenutosi in Brema ci ha fatto assistere a manifestazioni strane di intolleranza settaria da un lato e di funanbolismo dall'altro. Passiamo sopra alla discussione sulla propaganda antimilitarista alla quale presero parte Liebknecht (figlio), Suedekum, Volkenbuhr e Vollmar, nella quale l'antimilitarismo fu sostenuto tiepidamente e tanto equivocamente che in Italia oggi si afferma con grande leggerezza ormai , che i socialisti tedeschi sostengono il militarismo!. .. ; e veniamo alla manifestazione di intolleranza e di funambolismo. Un deputato socialista tedesco, Max Schippel, in un suo libro interessante sostenne la convenienza dei dazi sui cereali. L'eterodossia sua venne· discussa e biasimata vivacemente nel vo1wèi1·ts da Pfannkuch e da altri, che accennarono alla necessità di far cessare lo scandalo di un deputato socialista che in fatto di politica doganale osava pensare colla propria testa e non accettare sic et simplicite1· il sillabo del partito. Ne seguirono polemiche, inchieste, atti di accu~a in seno del partito , in cui lo Schippel giuocò sempre di destrezza. La vertenza fu portata al Congresso nazionale di Brema, dove il deputato socialista fu accusato nè più nè meno come dirnmzi ad un Tribunale del S. Ufficio e minacciato, non del rogo di cui non possono disporre i socialisti tedeschi , ma della espulsione del partito. Lo Schippel se avesse avuto senso di dignità e di sincerità avrebbe dovuto ririrarsi dal partito o, umilmente come qualunque abate Loisy , sottomettersi e riconoscere di essere in erroi·e ; in vece ha preferì to giuocare sull'equivoco più basso dichiarando di non essere protezionista agrario , ma di avere esposto il punto di vista degli agrari in torno ai dazi sui cereali: Ora questo è falso. Chiunque ha l~tto il suo libro sa che egli vi ha sostenuto per conto proprio il dazio sui cereali, che vi ha polemizzato vivacemente con Kautsky e con quanti li combattono e vi ha infine previsto qualche sconfitta dei sociahsti se es::;i si fo::;sero ostinati nel liberismo. La sua non è stata dunque una sincera e leale sottomissione, che avrebbe potuto giustificare cogli interessi superiori e colla disciplina del partito; ma è stato un atto d'ipocrisia vergogno::;a per conservare la medaglietta di Deputato. La menzogna e l'ipocrisia, però, non l'hanno salvato da un voto di biasi mo che il Congresso gli ha dato non o::;tante le difese di Bernstein e di Elm. Lo spirito settario quei,ta volta ha colpito almeno un miserabile. ♦ Tra i Cong1.·essi. - Non è possibile seguirli tutti: c' è una vera mania di Congrnssi ! A quello del libero pensiero mandammo il nostro saluto. Esso aveva una speciale importanza per noi pel giorno in cui si riunì, per la qualità degli intervenuti, per la sede, pel momento : fu risposta alla recrudescenza reazionaria del Vaticano. Tra gl' interven11ti sovra gli altri stava Hàckel , il grande scienziato tedesco; e poi Doumela Nieuwhenuis, Hector Denis, Lorand , Buisson , Geraul t-Richard. di· rettore della Petite 1·epnbliqtie e parecchi altri. Speciale menzione dobbiamo fare dello intervento di alcuni nosti-i collaboratori stranieri, tra i quali Georges Re-· nard colla sua gentile signora - tanto colta quanto intelligente - e Magalhaes Lima. Il discorso inaugurale, sobrio ed elevato , fu letto da G. Sergi; inieressanti la lettera di Berthelot e la comunicazione di Hector Denis. Tra le discussioni di vera attualità emerge quella sulla ·separazione della Chiesa dallo Stato, sul quale argomento fu distribuita una relazione ricca di notizie e lucidissima di Lorand e si ebbe nn dotto discorso del nostro Mirabelli , che propugnò l'abolizione della legge sulle gua1'entigie: abolizione, che a noi sembrerebbe un errore. Anima vera del Congre::3sofurono Arcangelo Ghisleri e Fonrnemont ex deputato soci.alista del Belgio; ·essi si centupliearono prima e durante il Congresso, che venne alquanto turbato dalle intolleranze degli anarchici e dei democratici cristiani. A Congresso finito si è avuta una protesta del Papa, che lascia il tempo che trova. Non potendo più bruciare vivi i liberi pensatori, come fu bruciato Giordano Bruno, la Chiesa Cattolica per mezzo del suo sommo Gerarca si limita ad ordinare messe espiatorie e pubbliche preghiere nelle Chiese. Chi può negare che ci sia stato 11ngrande progresso dal rogo alla messa come arma di combattimento contro il libero pensiero ? Gl'insegnanti delle scuole elementari si souo riuniti a Congresso in Perugia e quelli delle secondarie in Roma. Si sono intrattenuti a preferenza dei loro interessi materiali; e non hanno torto. La loro condizione richiede miglioramenti pronti e sensibili. Sinora si sono avuti pannicelli caldi! Ritorneranno su di essi speciali collaboratori. Un ultimo Congresso riuscito assai interessante è stato quello· della Dante Alighie1·i tenutosi in Napoli dal 23 al 27 settembre. La parte essenziale fo quella relativa alla difesa della italianità tra gli emigrati e tra le colonie libere dei nostri_ connazionali all'estero.
RIVISTA POPOLARE 479 Iu uu dù;con;o di circa due ore e mezza l' on. Co- ]u.janni in nome della Sezione di Napoli illustrò la quistioue delle scuole italiane all' este1·0 in rapporto all'emigrazione. Alle di8cussioni che sollevarono le sue conclusioni presero parte· animata. di versi delegati, L'azione ·della Dante Alighie1i di fronte al problema dell'emigrazione posta parecchi anni or sono dal chiari::1simoProf. F. L. P11Uè ha fatto un grande passo ed oramai tutti sono convinti che i soli in·edenti non sono quelli, che vivono e soffrono 8otto l'Austria, ma che souo irredenti auteJ1tici anche quelli che emigrano in Europa, in Africa e in America. ♦ L'Università italiana in Austria. - Finalmente la montagna ha partorito e n'è venuto fuori un topolino imbrattato di petrolio, che potrà produrre nuovi incendi! Il sapiente von Hartel ministro della P. Istruzione in Austria in varie interviste aveva fatto intravvedere che la quistione della Università italiana avrebbe avuta una soddisfacente soluzione. La soluzione è Htata ufficialmente annnnziata dalla Wiener Zeitung j ma è tutt'altro che soddisfacente. Ei riduce a separare l'in- ::;egnamento giuridico in italiano da qnello in tedesco relegando il primo in Witten, un quartiere di quella Innsbriich dove le maggiori violenze furono consumate dai tedeschi a danno degli italiani ... violenze, che continueranuo. Lo dicono senza. cerimonia i giornali tirolesi. Questa sarebbe una soluzione burletta, per quanto annunziata come uon definitiva·. Il ministro la giustifica in una intervista col corrispondente del Oo·r1·ie1·e della Se1·a affermando che il faruoso articolo 14 della Costituzione non gli consente di fare di più senza una legge votata dal Parlamento. Ma il Parlamento austriaco in preda all' ost?-uzionisrno perpetno JJOtrà mai trovare il tempo di votare tale legge? E se la votasse potrebbero rimanere soddisfatti gl'italiani irredenti se J' Università di nostra lingua fosse confinata nella piccola e remota Rovereto come ha lasciato intravvedere che vorrebbe proporre il Ministro von Hartel ? La stessa Rovereto respingerebbe patriotticamente il dono sapendo che gl' italiani sotto l'Austria vogliono la loro Università a Trieste, dove potrebbe vivere davvero e prosperare come nel suo centro naturale, ricco d'intelligenza e di mezzi pecuniari. , Se l'Austria mettesse senno una volta e rispettasse e facesse rispettare i diritti della nazionalità italica noi siamo sicuri che gradatamente si _smorzerebbe l'irredentismo politico. Gl'italiani dell'Impero AustroUngarico colla loro autonomia e trattati alla pari delle altre nazionalità - tedesca, magiara, slava -finirebbero coll' essere tanto contenti di far parte di uno Btato federale guanto Jo sono gl'italiani del Canton 'ricino, che fan parte della Svizzera. ♦ Ciò che s1 e pubblicato in Inghilterra. - Una sLatistica speciale ci fa sapere quanti e quali specie di libri si sono pubblicati in Inghilterra uel 1903. I libri nuovi furono 6699 ; le nuove edizioni 1682: in tutto 8381. I mesi di maggiore attività forono: novembre con 1089, ottobre 887, dicemhrc 859; quelli di minore attività: luglio 466, aprile 583, febbraio 585. Interessa maggiormente conoscere gli argomenti di cui si sono occupati i libri ; ora togliendo la miscellanea che figura per 906 noi troviamo al massimo della scala i libri per i giovanetti , novelle, favole ecc. con 2650; educRzione, classici e filologici 748; teologia, sermoni, argomenti biblici 702 ; economia politica e sociale, commercio e industia 609 ; storia, biografia 573; annuari 457 ; arte scienza e libri illustrati 445; poesie e drammi 391 ; belle lettere, saggi ecc. 315 ; medicina e chirurgia 282 ; viaggi, geografia ecc. 206; legge, giurisprudenza ecc. 87. Supergiù nel 1902 le proporzioni furono le stesse; ma va notato che mentre nel 1903 aumentarono quasi tutte le pubblicazioni relative ai piu svariati argomenti, diminuirono invece fortemente quelle sulle materie giuridiche: da 134 a 87. Le pubblicazioni giovanili sono dapeL'tutto numerose; ed anche in Italia assumono oramai proporzioni morbose : certi giornaletti per fanciulli, ad eseuipio, ~ono di una stupidità fenomenale. Ma ciò che in Inghilterra è davvero notevole è lo scarsissimo numero delle opere giuridiche. Si vede da ciò che al di là della Manica non sono, come tra noi, gli avvocati i più numerosi tra gli esercenti le cosidette professioni liberali. ♦ In difesa della stampa. - Nel prossimo numero pubblicheremo una lettera dell' avv. V. Palmieri di Palermo , nella quale viene denunziata una bestiale sentenza del Tribunale di Caltanissetta, che se veniHse riconfe1·mata - ciò che pare impossibile - in appello e in Cassazione costituirebbe un grave pericolo per tutti i giornali, che si pubblicano in .Italia. Noi I I I li l llll 11111111111 llll 111111111111111111111111111111 lllll li llllllllllllllllll lllll lllll L' Estremanell'imbarazzo ---~---- Gli avvenimenti ultimi e la gravità del momento, che attraversiamo non comportano lunghi ragionamenti e disgnisizioni teoriche. Commentiamo colla maggiore rapidità, colla maggiore chiarezza possibili. Non esitiamo un solo istante a dichiarare che biasimiamo esplicitamente lo sciopero generale ultimo e ci lascia sbalorditi la gioia che hanno dimostrato gli amici dell' Itàlia del Popolo e qualche altro repubblicano. Essi se ne saranno rallegrati per soddisfazione d'istinto rivoluzionario, che sta da sè. Non vogliamo far loro la offesa di supporre, che la loro gioia sia calcolata ; essi devono sapere, manifestandola, che la espressione di q nesto loro sentimento non vale ad attirare nelle loro fila un solo socialista, ma può servire soltanto ad allontanarne molti buoni elementi borghesi ed operai. L' Italietta ha visto già con quanta altezzosità L'Avanguardia socialista tratta la repubblica e i repubblicani e reclama, vorremmo dire mendica, una parte della gloria (?) di cui sono circonfusi gli ultimi avvenimenti (n. del 25 settembre); parte che çlai socialisti viene crudelmente negata. Noi biasimiamo esplicitamente lo sciopero per tre ordini di motivi : 1 ° per gl'incidenti che lo accompagrn1 rono; 2° per l'assenza di finalità accettabili da noi ; 3° per la sproporzione tra il fine e i mezzi :1doperati per raggiungerlo. 1.0 Non ci può essere contrasto sul biasimo da infliggere agli incidenti deplorevoli che accompagnarono lo sciopero; non lo negano neppure i socialisti più accesi e sui quali ricade una parte della responsabilità degli avvenimenti. Si arriva, al più, a spiegarli ; e confessiamo che spesso non si può e non si deve fare altro. Chi potrebbe approvare l'assassinio del Dottor Godola in Milano, eh' è prova della più fredda e bestiale malvagità in chi lo commise .-:enza motivo alcuno politico e personale? Chi potrebbe plaudire alle selvagge devastazioni, che furono compiute a Genova, a Venezia, a Torino, e che non avevano altro obbiettivo se non quello ..
480 RIVISTA POPOLARE del.la distruzione , che per l' assenza di ogni scopo confessabile, rimane come l' espressione della malvagità bestiale, nè più nè meno che l'assassinio del Godola precedentemente ricordato? Circostanza ancora più grave~ la prepotenza, la violenza, la bestialità non sono state soltanto nella plebaglia sfrenata, che potè permettersi il lusso di sentirsi e di agire liberamente; ma furono anche nell'elemento direttivo, nella Carnera del Lavoro di Milano, che non potendo altrimenti, i suoi sentimenti spiegò, adoperando un linguaggio insolente ed emettendo l'ukase contro la stampa che sollevò lo sdegno unanime in tutti i partiti. Gli episodi, che accompagnarono lo sciopero ebbero un carattere diremo cosi, geografico; che può provocare un certo compiacimento nei meridionali, ma che deve addolorare maggiormente gl' italiani. Infatti le devastazioni furono minime a Napoli, m~rncarono nel resto del mezzogiorno e in Sicilia; prevalsero nel settentrione più colto e più evoluto. Questo il fatto nudo e crudo. 2.0 I difensori dello sciopero dicono : in ogni grande movimeuto politico, in ogni rivoluzione sono inevitabili certi inconvenienti più o meno gravi, più o meno selvaggi ; e si ebbero - di gran lunga maggiori - nel 1789-93 ecc. L'osservazione solamente in parte è giusta; poichè se. è vero che nelle rivoluzioni non mancarono mai i malviventi, che cercarono di pescare nel torbido, è innegabile del pari che nei momenti solenni di palingenesi politica e sociale si infiammarono ed eccitarono i sentimenti più nobili ed elevati e si ebbero prove uumerose di altruismo, di solidarietà, di generosità, di rispetto per la vita e pei beni altrni. Nulla di simile nei casi recenti, sebbene nemmeno i danni siano stati cos1 grandi come vorrebbero dare ad intendere conservatori e reazionari antichi e recenti. Anche limital1 questi danni e queste devastazioni sono deplorevolissimi perchè indicano una tendenza, che ci potrà fare assistere a guai maggiori e sopratutto perchè non hanno la contropartita esuberante del bene. Ogni grande movimento politico violento produce· fatalmente degli inconvenienti; ma l'arma che ferisce ordinariamente risana : ad una rivoluzione segue una somma di bene, che com pensa ad usura, supera il male. Quale il bene ottenuto in questo caso? Uno solo, decantato ed esaltato dai promotori dello sciopero ed anche da radicaH, da repubblicani e da socialisti riformisti , che si associano al coro per paura di perdere i voti e la popolarità: si è fatta palese la gr.rnde solidarietà della classe lavoratrice e si è acquistata la convinzione, che maggiori cose si potranno ottenere per l'avvenire ripetendo in grande l' esperimento ultimo ed assegnandole uno scopo, che al primo esperimento mancò. Noi in verità non sappiamo se la manifestazione di solidarietà tra i lavoratori sia stata così completa ed armonica come si afferma e se essa sarebbe riuscita tale qualora i fucili e i cannoni avessero fatto sentire la loro voce e i soldati non avessero dato lo spettacolo di una pazienza e di una abnegazione rarissime, infinitamente ammirevoli. E qui apriamo una parentesi. Deì contegno serbato dalle autorità politiche e militari e dai soldati sopratutto siamo lietissimi. Se le une e gli altri lo avessero tenuto sempre uguali non avremmo avuto Buggerru, Castelluzzo , Giarratana ecc.; non sarebbe nato nemmeno il pretesto dello esperimento di sciopero generale. Noi pensiamo che l'intervento armato dei pubblici poteri avrebbe potuto togliere la soddisfazione del successo immediato· ai promotori dello sciopero; ma avrebbe bagnato di sangue le nostre più belle e più grandi città ed avrebbe seminato germi innumerevoli di risentimento e di odio. I reazionari (L!gli stessi esperimenti del 1893-94 e del 1898 in Italia, come di cento altri simili in Francia e altrove non si sono ancora convinti che i trionfi della violenza non sono duraturi ed utili? Noi ne siamo tanto convinti, eh-:: la violenza vorremmo esclusa o ridotta ai minimi termini anche per conseguire i nostri ideali. Chiudiamo ia parentesi e ritorniamo a domandare: quale la contropartita del bene che si è avuta a compenso del male dell'ultimo movimento? Nessuna; e quel che è più: non ce ne poteva essere perchè manco allo stesso movimento qualunque serio , elevato e grandioso obbiettivo. Quello meschino, sproporziona dssimo al mezzo adoperato, la dimissione del ministero, non fu ottenuto. Che un obbiettivo elevato e grandioso mancasse lo ha confessato Arturo Labriola, ch'è tanto entusiasta dello sperimento fatto , che se ne mostra addirittura ubbriacato, e della mancanza accusa gli altri; sopratutto Filippo TuratL Se questo grande obbiettivo, la rivoluzione, che non avrebbe potuto essere che politica, ci fosse stato noi avremmo compreso ed anche potuto approvare lò sciopero generale, questo grande mezzo rivoluzionario, che staccato dal fine determinato e proporzionato non può condurre che alla tragedia inutile o alla farsa indecente. Ed abbiamo avuto un po' dell'una ed un po dell'altra. 3,0 Data la riconosciuta assenza di una grande finalità rivoluzionaria nell'uso di un grandioso mezzo rivoluzionario rimane evidente la sproporzione tra il fine e i mezzi adoperati per raggiungerlo. E questa sproporzione appare più evidente inquantochè il fine modestissimo, come fu avvertito, pare ché debba mancare completamente. I fini precipui del movimento pare che avrebbero dovuto essere due; la convocazione anticipata della Camera e le dimissioni del Iviinistero. Si può anche ridurli ad uno solo : alle dimissioni de] ministero, cui si mira attraverso alla convocazione della Camera. Intanto nè la Camera sarà convocata nè il ministero pel momento sembra deciso a rassegnare le dimissioni. I promotori dello sciopero se avessero voluto essere logici per ottenere la convocazione avrebbero dovuto continuare lo sciopero e l'agitazione rivoluzionaria conseguente, sospendendo la vita economica , politica e intellettuale del paese con grande gioia di tutte quelle belle cose che si chiamano teppa o 1nafia,barabismoo ca·morra.... In questo caso sarebbe stato naturale, anche astraendo dalle tradizioni illiberali del governo italiano, che invece della convocazione della Camera si sarebbe avuto lo stato di assedio prima e lo scioglimento di queJla dopo. In quanto alle dimissioni del Ministero non era sperabile che fossero venute spontanee dato l'uomo che lo presiede .... Il ministero non crede di dover dare le dimissioni perchè crede di aver fatto il proprio dovere e di avere ancora la maggioranza.
RIVISTA POPOLARE 481 Volendo seguire le buone norme del resto anche non avendola non dovrebbe dimettersi senza discussione e votazione parlament:tre, che darebbe una indicazione alla Corona per la scelta del successore. Il ministero potrebbe sentirsi incoraggiato a non dimettersi !Jerchè sa di godere ancora la fiducia del capo dello Stato ; e della fiducia gli ha dato prova recentissima e signifìcmte conferendo il Collare dell'Annunziata al Presidente del Consiglio. Dunque nè convocazione della Camera, nè dimissioni del Ministero .... Falliti questi due scopi i promotori delJo sciopero hanno trovato una fiche de consolation nella esaltazione di quello che hanno chiam.ato l'esperimento, 1a prova della solidaried e della organizzazione del proletariato. Ma quale erronea cosa esso sia st:1 to lo lasceremo dire per b misura e per l' indole sua ad un socialista rivoluzionario e ad uno riformista: ad Enrico Ferri e :1 Federico Maironi. Enrico Ferri, proprio I ui, in una nota ad un suo articolo pubblicato nell'Avanti! del 25 settembre scrive : « Penso che fu un errore tattico la delibecc razione del Comizio milanese di domenica per « prolungare I.o sciopero fino a mercoledi ». cc Già uno sciopero genera le non si può dirigere « nei comizi, dove le meno ponderate proposte « possono trov:1re accoglienza; ma si dirige d:1 una « Camera del lavoro o d:1 un segretariato centrale, « insomma da un comitato ristretto di perrone ». « Ed uno sciopero generale deve essere breve - « pena il fallimento - dacchè esso deve servire « come affennazione visibile di protesta non come « .. zzo di conquista economica. In politica come « in biologia non esiste la generazione spontanea, e « s~1rebbe troppo comodo se si potesse cambiare il « mondo,con due o dieci giorni di sciopero generale». « Ci vuole ben altro lavoro di educazione, di cc oruanizzazione, di disciplina proletaria ! » Po~remmo sottoscrivere :1 qualcuno delle osservazioni contenute in quest;1 nota preziosa, in Clli lo sciopero generale viene condannato ... perchè durò tre giorni :mzichè uno. Ma all' 011. Perri vogliamo ricordare, oltre il grave inconveniente dell'agitazione non simultane:1, ch'è stato proprio uno degli enti, in cui egli ripone la sua fiducia, a lare la frittata; è stata la Camera del Lavoro di Milano il Deus ex 111achina e della prima proclamazione, e del Comizio e del prolungamento. Comunque, giovava constatare che il capo del socialismo rivoluzionario parl:imentare non è affatto contento dell'esperimento proletario ecc. ecc. Ma n'è soddisfatto Arturo Labriola, eh' è il capo del socialismo rivoluzion:1rio extrap:i.rbmentare. Se cosi pensa Ferri si può immaginare con quanta soddisfazione interiore i riformisti, con Turati alla test:1, abbiano guardato alt' avvenirnento. Abbiamo scritto: soddisfazion€ interiorr, sottolineando questa seconda p:1rola perchè stando alle manifestazioni esteriori i riformisti sono contentoni dello sciopero ... quasi più di Ferri! Ma noi non crediamo alla loro gioia e la riteniamo non sincera. Comunque tra loro c'è st:i.to chi ha parlato chiaro o per maggior coraggio o perchè_ la si_tuazione <lei collegio o·lielo ha imposto. Il nform1st:1 che ha parlato cl~iaro e sincero è stato il Maironi. Il neoeletto di Bergamo ha giudicato lo sciopero generale in questi termini: « Per quel che nello sciopero sono stati il pen- « siero e la mente, lo sciopero è stato di proposito « una rassegna delle forze del proletariato rivolto « ad affrettare il giorno in cui il proletario assuma « la gestione della Camera proletaria , cosi come « questa gestione pare la intendano i trionfatori « del congresso di Brescia >>. « Ma tutto ciò a torto, pare a me, venne chi::i- « mato generoso risveglio. Io stimo delirio la sop- « pressione di ogni servizio pubblico o semipub- << blico, la recisione dei nervi della vita cittadina e « la violenza insignorita della piazza : da ciò 11011 « sarebbe lecito indurre altro fuorchè il più disgu- « stoso fallimento il giorno in cui paresse assumere « carattere di stabibta quello che fu l'incubo di « poche ore e si spense, nonostante il buon volere « dei demagoghi, nelb propria stessa impotenza. << Delirio fu quella rassegna di forze proletarie, « quella ostentazione di bjpedi i11torpiditi, provo- « canti quasi la mitraglia in una posa gladatoria ! « Ohimè! Temo. forte che quella rassegna abbia « rivelato inve(e che domani come ieri, non man- « cherà, se si va di questo passo, la carne da cao- « noni ai cannoni dell'ordine, ed ba rivelato pure « che il proletariato italiano è sempre in quella « minorità individuale a volte a volte generoso, « impulsivo cli cui hanno abusato, abusano i Gracchi « e i Catilina abortiti. « Altro che risveglio se vogliamo chianure le « cose col nome loro ! >> E ci p:i.re che basti dello sciopero generale, che per una stranissima anomalia è fallito nei paesi più avanzati di EL1ropa e nei quali le classi lavoratrici sono più disciplinate e meglio organizzate e si crede che sia riuscito in Italia solo percbè la piazza - come orgogliosamente dicono i suoi paladini - ba comandato, cioè b:1 devastato liberamente per qualche giorno! Veniamo adesso alla posizionè eh' è stata fatta aU' Estre1J1aSinistra eJ :1ll':1Zione che se ne pretende. ♦ Non possiamo in trattenerci dell' atteggiamento imposto dalla ve11tat:1 di anarchismo rivoluzirnrnrio passata sul nostro paese ai partiti costirnzio11ali non delineati nett:1mente. Più che con ervatori e progressisti noi abbiamo ministeriali e antiministeriali; sicchè argomentando dal liJ1gL1aggio dei due maggiori organi della pubblica opinione costituzionale che vedono la luce in Ronu, dopo come prirn:J del saggio di sciopero generale, noi vediamo che la Tribuna considera I' attuale ministero come il migliore possibile in questa v:tlle di bgrime e il Giornale d'Italia come il peggiore immaginabile. 0:1 notare: l'organo dell'on. Sonnino evita con gr:111de cura di man ifestarè appetiti r~azionari ; esso si limita a raccomandare la politica di riforme colle q L1ale spaa disarm:m:: i rivoluzionari e ricondurre le masse ali' amore e alb fede verso il bene inseparabile della patria e del r{',. L'ottimismo 1101t potrebbe essere più completo. E , 'trana coinciden'la, la stessa politica di riforme propugna l:.nrico Ferri con ben altre mire, m:1 intaccando sempre, col propugnarla, la concezione cat,1stro{1c:1 del sociali mo. Ma I' Estrellla, cui maggiorme11te e' interessiamo, cosa pensa; che cosa propone? In veri t.ì 110n è facile riassumere il suo pensiero, le sue proposte; e non è facile non solo perchè la situazione è assai
482 RIVISTA POPOLARE intricata ma anche e sopratutto perchè diverse sono le ;endenze e tutte suggerite da un subbiettivismo, che fa anche sospettare non si1:cere le ?iverse manifestazioni , che vennero fuon dalla nunione dei sin~~li gruppi _e_da qu~lla plen~r~a del _21. Colla espos1z10ne anaht1ca dei pr~positi. 1~1amfe~ stati in tale occasione e colla relativa cntica noi cercheremo di porre, se non l' ordine, la chiarezza sulle tendenze più 0· meno '!lincere d~lla Estr_enia: Si accennò alla circostanza che Ennco Fern, s1 trova. di accordo con l'organo dell'on. Sonnino nel propugnare la necessità e l'urgenza _d_i riforme; _le sue-riduzioni di spese militari e aboliz10ne del dazio sul o-rano che dovrebbero costituire quello che egli ha ~hian;ato il progranirna c?ncreto _e immed~ato, l'omnibus finanziario a benefiz10 degli sfruttati - certamente non sono quelle del Giornale d' Italia, che non si sa precisamente quali siano. Sulle necessità ed urgenza delle riforme conviene Turati l' antaaonista deciso del Direuore dell' Avanti ! l nè dis~entono gli Estremi degli altri gruppi, che sempre le propugnarono. Ma tra ~erri e Turati I' apprezz~mento . delle_ ca~s~ , che _s1~0:a fecero mancare le nforme s1 manifesto m un diss1d10 fondamentale: il primo reputa che se b democrazia si fosse 1i1aaaiormente avvicinata a Giolitti-leggi: se radicali ;~'ìocialisti fossero entrati nel suo ministero - le riforme desiderate si sa~~bbero avute (1); ·il secondo invece ritiene che le riforme non vennero per l'atteaafamento blando e semi-ministeriale bb dell' Estrema. Entrambi possono avere torto o raaione : si tratta d' ipotesi e nessuno può con cer- ~ezza asserire che si sarebbe avverata l'una o l'altra. Si va, però, contro la logica e la verità quando si rende responsabile il ministero della mancata realizzazione di certe riforme. Così , a<l esempio, Ferri ali rimprovera la non avvenuta conversione della ;endita, quasicchè non fosse a tutti noto 1 ch~ la medesima non dipende dal1a buona volonta di Giolitti o di Luzzatti, ma dalle condizioni generali del mercato monetario e finanziario; quasicchè fosse statò in potere dell' uno e dell' altro impedire la auerra rilsso-aiapponese che il mercato profonda- ~1ente perturbò. Enrico Ferri sost~nn~ le riforn:e nella discussione in seno della numone plenaria dell'Estrema, le incastro nel suo ordine del giorno e vi ritornò nell'Avanti! del 25 Settembre (Sciopero aenerale ed Estrema Sinistra). b Ora questa insistenza d_a ogni parte s_ulla ne: cessità ed urgenza delle nforme nconoscmte dai socialisti inducono ad un apprezzamento alquanto· diverso dall'ordinario sulle cause dello sciopero generale : ali 11ltimi eccidi di Buggerru e di Caste1luzzo n~n sarebbero stati che pretesti, o al più avrebbero rappresentato le ultime gocce, che fecer~ traboccare il liquido dal vaso; non sarebbero statl che ali ultimi incidenti che determinarono l'esplosioni d'indignazione popolare. E così crediamo che ( 1) Perchè non ci si accusi di falsare il pensiero altrui riportiamo dall'Avanti! le parole pronunziate da Turati_:<<Non <<avevo messo nel mio ordine del giorno la frase sull'inde- <<gnità dell'attuale Ministero, perchè credo di non dover se- « guire supinamente la voce popolare che grida: abbassoGio- «. li/ ti! E perchè credo che in Giolitti non è tutta la causa « degli eccidi e credo clJeuna parie di colpa se egli lw I allito « alla meta spetta anche all'Estrema» (N.0 del 22 Settembre). realmente si,1 ; ed è utile la constat~1zione _per 1:1 cura opportuna del male che affiigge attualmente il paese e la sua vita politic~. ♦ Quali le determinazioni suggerite o discusse nella riunione deli' Estrema Sinistra? Il punto di partenza nella riunione dei singoli gruppi e in quella ple~ naria fu un'ordine del giorno che vari deput· tt radicali, socialisti. e repubblicani adottarono in un:1 precedente riunione in Milan~), che non aveva, p~r cosi dire , alcuna veste ufficiale. A Roma le vane proposte di Milano ed altre nuove furo_no lar:pmente discusse e finì per trionfare la più anodtna sulla quale fu possibile mettere. di accordo i rnp-: presentanti abbastanza numero~1 - sessan_ta -. de1 tre gruppi. Eccole: doma~da_ d: c_on_vocaz10ne 1111mediata della Camera , d1miss10m m massa del1' Estrema ostruzionismo, dforme. Ci sia1{10 intrattenuti della domanda di convocazione della Camera per ottenere la dimissione del Mini.stero. Qui aggiungiamo che l' impellenza del provvedimento non è _ch_iara. Certamente_ Bu:- aerru e Castelluzzo non si ripeteranno ; e se 11M1- ~istero avesse voluto ripeterli, lo avrebbe potuto in più larghe misure e con facile _giu_stificazio?e per impedire le anarchiche_ m_anifestaz10m ~e_llo sciopero generale. Dal punto di vista d_ella p~ht1ca. del momento la convocazione immediata s1 capirebbe se fosse stata chiesta dai conservatori , che possono scoraere un pericolo per le istituzioni e per l' ordine° sociale nella permanenza al potere dell' on. Giolittti; ma non dai p,1rtiti avanzati, ai quali in questa occasione venne concessa una libertà sconfinata, quale forse non avrebbero ottenuto nè in Isvizzera, nè in Francia, nè iJ Inghilterra. Di più : il governo non solo non i~~erven~e a aarentire la libertà del lavoro, ma lasc10 che 1mpunemente si imponesse colla violenza lo sciopero generale. . . Si può aiustificare l' urgenza della convocaz10ne per fare di~~ntere immediatameu!e le _rif?rme? Questa motivazione mancherebbe d1 seneta. Un mese più, un mese meno in fatto di ri~orme importan_t~ non conta ; le riforme, se vogliono essere ut1h e durature, non si possono improvvisare; prima delle riforme invocate ora dall'Estrema è un provvedimento che ad essa sta immensamente a cuore e la cui precedenza assoluta s' impone : la legge sull'ordinamento ferroviario, che deve potere essere applicata a 1 ° lualio per la scadenza delle Convenzioni del 1885 eb che da sola esigerà lunga e matura discussione; infine è vano sperare che si discutano subito riforme, anche utilissime, con una Camera, i cui poteri terminano col mese d~ mag~io 1905 e che deve ad oani costo, prima eh monre di morte naturale disc~tere e votare i bilanci e la cennata leao-e fe;roviaria. Perciò a lume di logica bo l . 1· non la Convocazione immediata, ma o sc10g 1mento della Camera avrebbe dovuto essere domandato; e non iu chiesto , probabilmente, si.a per la paura di veder fare le elezioni all' on. Giolitti. che sul riauardo viene considerato come senza ' b scrupoli, sia perchè l'Estrema in questo momento si sente a disaaio di fronte al corpo elettorale, dove potrebbero essirne malcontenti ugualmente i conservatori e i rivoluzionari. Le dimissioni in massa furono consigliate in
RIVISTA POPOLARE 483 momenti e con intendimenti diversi. Alcuni, tra i quali Ferri, le voleva immediate ; altri, tra i quali Colajanni, come un pis aller, le consigliava nel caso che, a Camera riunita, la maggioranza dei deputati avesse conservata la propria fiducia all'attuale Ministero. La proposta di Ferri , poi, era addirittura paradossale; in quanto voleva le dimissioni solo per burla; cio dovevano presentarsi subito, 111:1. i dimissionari all'apertura della Camera dovevano iniziare l' ostruzionismo, cioè dovevano impedire che le dimissioni fossero accettate ..... ! Colla proposta Colajanni, invece , posu 111 minoranza su di una quistione di grande interesse, i deputati dell' Estre/Jla dal Parlamento si sarebbero correttamente appellati al paese per sapere se esso approvava la loro condotta e li incoraggiava a persistervi. Ma a buoni conti di dimissioni in massa la grande maggioranza dei tre gruppi non volle saperne; e i maligni soggiungono che l:t ripulsione derivò dalla incert.::zza della situazione elettorale sia per le cause politiche generali, sia per .la larga semina di dissidi, e di rancori fatta tra repubblicani e socialisti dalla pubblicazione dell'Avanti! sui 508 11torib01tdi e che nelle elezioni dar:ì i suoi frutti amari, non ostante le rassicuranti dichiarazioni <liFerri e di altri sulla sincerità della transitoria ricostituzione del!' Unione dei partiti popolari. L'ostruzionismo venne consigliato per impedire che Giolitti restasse al potere e per non tollerare che si discutessero al tre leggi prima delle riforme invocata dall'Estrema. Ma neppure l'ostruzionismo trovò larga simpatia. Si osservò che certi metodi quasi rivoluzionari - anzi addirittura rivoluzionari-non si devono sciupare e bisogna riserbarli per le situazioni più gravi; che l'ostruzionismo riuscito nel 1900 per la fenomenale inettitudine clell'on. PeUoux avrebbe incontrato ben altri ostacoli; che all'ostruzionismo oggi sarebbe mancato l'ausilio poderoso che nel 1900 gli venne dall'appoggio morale di qnasi tutta la Sinistra costituzionale e da monarchici autorevoli che rispondevano al nome di Bianchieri , Coppino, Zanardelli, Giolitti, Guicciardini ecc. ecc. Le riforme da propugnare come indispensabili ed urgenti non furono discusse di proposito; solo si accennò a quella vagamente e malamente formulata nella riunione <li Mila1.10e che doveva impedire l'uso e l'abuso delle armi nelle controversie tra capitale e lavoro. Essa provocò dichiarazioni radicalissime di Sacchi cd osservazioni di Colaj:rnni, che non possono essere qui, incidentalmente, trattate e cli cui ci occuperemo nel numero prossimo. Queste varie proposte che si volevano ficcate e consacrate nel!' ordine del giorno che doveva votarsi dalla riunione plenaria dell' Estrema Sinistra dettero luogo ad uno scambio di osservazioni e di critiche vivaci, ad una discussione abbastanza confus'.t, la cui ultima conclusione viene rispecchiata dall'ordine del giorno Pellegrini che venne accettato quasi all' nnanimid ed a cui, inabilmente, dall'on. Ferri venne dato il carattere di una sconfitta propria colla pretesa di farne votare uno da lui formulato e che dal primo ben poco differiva. Tale ordine del giorno dall'Avanti! (N. clel22settembre} venne proclamato un suicidio; ma quello proposto da Ferri era ancora più blando .... ! L' ordine del giorno Pellegrini si limitò a domandare l'anticipata convocazione della Camera e rimandò ad una seco1-da riunione dell'Estrema pel giorno 15 Ottobre le ulteriori decisioni qualora non venisse esaudita la sua domanda. Questo rinvio parve a molti equivalente al rinvio a sei mesi delle interpelL1nze e delle mozioni, che la Camera vota quando vuole seppellirle con decenti funerali e non respingerle crudamente. È possibile che così sia, poichè il 15 Ottobre se la . . ' ' . , numone avverra non sara numerosa e perc10 autorevole e con mo] ta probabilità non rappresenterà più tutta l' Estrema : mancherà il partito radicale, che si dice assai disgustato del contegno del!' on. Sacchi , che il 21 non sostenne il biasimo contro lo sciopero generale da ficcare nell'ordine del giorno e ch'era stato votato nella riunione plenaria del gruppo. Tutto sommato e ben ponderato a noi sembra che la riunione dell'Estrema pei suoi risultati possa rassomigliarsi allè tempeste in un bicchier d'acqua. L'incertezza, l'indecisione era nell'animo di molti; altri intravvide la mancanza di sincerità in moltissimi; in tutti si sospetto l'influenza di un subbiettivismo troppo umano, perchè si possa recisamente escluderlo come insussistente. Il subiettivismo derivava dalle considerazioni sulla situazione elettorale del collegio dei singoli suoi membri. Così, ad esempio, parve non sincero il contegno di Turati che non ritiene colpevole quanto lo si dice l' on. Giolitti eppure parte in guerra contro di lui; e ciò perchè la massa popolare stette per lo sciopero. Non sincero Mazza, di ordinario temperatissimo - e· non gliene moviamo rimprovero - e che pur fece adesione al concetto dello sciopero generale, per rifarsi la verginità repubblicana , cbe l'organo del partito gli neg:1. Non sincero F ra<leletto che nella lettera a S:i.cchi accuso l'Estrema di manifestare ~rndolore non sentito per i fatti di Buggerru e Castel! uzzo.... perchè a Venezia non può più contare sulle forze popolari e cerca ingraziarsi i conservatori. Il più franco e il più sicuro parve a tutti il Ferri; ma la franchezza sua si può subbiettivamente spiegare colla sicurezza della rielezione nell'antico collegio del Mantovano ... Sono queste delle malignazioni? .Forse. Ma sono assai verosimili. Cio che a noi pare certo è il disagio dell'Estrema nel momento attuale. Tutti si sentono a disagio perche tutti vorrèbbero non mettersi contro corrente nel paese; e b corrente che s1;,mbra prevalere non li assicura e non li soddisfa. Nella Camera e nel paese, infatti, si è verific,1to questo spostamento graduale e successivo : nell' Estrema il gruppo socialista ha preso 1a mano agli altri due; nel gruppo socialista parlamentare Ferri prese la mano ai colleghi; Labrio1a, Lazzari e Mocchi l'han presa a Perri; l'anarchico Braccialarghe lrn. acchiappato Labriola e la Carnera di lavoro di Milano , che dett:rno ulwsi alla russa e che detenninano scioperi ripugnanti ed odiosi per l'assenza di finalità positiva e per gli episodi dolorosi che li hanno acco1..11pagnati. Ed ecco come e perchè l' Estre111a riunitasi con propositi di guerra di esterminio pronta ed immediata contro il ministero Giolitti ha finito col votare .... il rinvio al 15 Ottobre di ogni importante decisione! La Rivista
484 RIVISTA POPOLARE Repubblica e Socialismo Bebel contro Bebel Le stupidaagini sorprendenti pronunziate da Bebel al Congressob di Amsterdam per giustificare un'attitudine ed una tattica balorda hanno provocato nella stessa Germania e tra le fila degli stessi socialisti tedeschi delle èritiche amare all'indirizzo di Kautsky e del leader parbmentare del socialismo germanico; e quel ch'è più sono state pubblicate nel Vorwarts di Berlino, l'organo ufficiale del partito. Ivi è Karl Eisner, quello che il sommo pontefice Kautsky chiamò la testa dirigente àel Vorwitrts _e di cui ammirò le qualità filosofiche e letterane nel Conaresso di Dresda che risponde formidabilmente abBebel dimostrandone la mancanza di logica e di sincerìta, le contraddizioni stridenti. Karl Eisner risponde ampiamente in nome della teoria e dell'esperienza storica ,l Kautsky ed a Bebel sulla difìerenza che e' è tra la monarchia e la repubblica nella lotta tra le classi sociali e dimostra che ciò che Kautsky chiama la superstizioner,epubblicana è invece uua concezione 1nolt,o rivoluzionaria, radicalisshna e in tutti i casi assolutamente necessai·ia. Il meglio è quest_o: Karl Eisner constata che coloro i quali, come Kautsky, ha1;mo tentato. di sistematizzare contro la repubblica le parole di Bebel ad Amsterdam, sono in contraddizione collo stesso Bebel che disse al Congresso di Dresda : « Se la « Germaniaavesseuna Repubblica,per quanto << sbiadita essa fosse, noi avremmo probabilmente il << sufìragio universale eguale-, diretto e segreto per << tutti i corpi rappresentativi, una indennità pei de- « putati, una più giusta ripartizione delle circoscri- « zioni elettorali, nella misura del possibile la rap- « presentanza proporzionale, una legislazione molto << più liberale sulle associazioni e sulle riunioni, << una maggiore libertà di stampa, una riforma so- << ciale più perfetta e in favore della quale la nostra « potenza peserebbe, ben di più che non faccia « oggi, nella bilancia, un sistema militare più de- « mocratico , un governo responsabile innanzi al « Parlamento ; in breve tutta una serie degli articoli « i più immediati del nostro programma, pei quali (\ noi dobbianio dare ancora lunghi e duri co11ibatti- << menti e sopportaremolti sacriftzi,sarebberealizzata >>. « E se Volmar e Goehrevoglionoaffermare adesso « che la . forma di governo è cosa secondaria,c,he pen- « seranno leggendosimili asserzioni i nostri compogni « belgi, francesi, austriaci, italiani ? » Ogni commento mio su questa conchiusione del discorso di Bebel nel Congresso di Dresda guasterebbe. Oggi i compagni belgi, francesi, austriaci e itali::rni potrebbero rivolgere a lui la domancb, che egli rivolgeva altra volta a Volrnar e Goéhre e constatare che nel Congresso di Amsterdam egli mentiva e parlava contro la propria coscienza. IL SocIALlSTornE SPERllYIEMTALISMO SOCIALE Le società di mutuo soccorso agli Stati Uniti Il Musèe Social (n. 7 luglio 904) pubblica uno stndio interessante di Felix Raison sotto il titolo che sta iu testa a q nesto articolo. . Crediamo interessante riprodurne i punti salienti per gl' insegnamenti, che ne scaturiscono che I' A. in parte segnala ai concittadini francesi e che noi segnaliamo agli italiani. Emerge da questo stuàio nn grande esempio di previdenza, cui prendono parte rnilioni di cittadini, per una cifra colossale. Ma dall'altra parte le società di mutuo soccorso gigantesche degli Stati Uniti sono andate incontro ~gli stessi pericoli ed alle medesime illusioni, cui si abbandonarono le miouscolf\ società di mutuo soccorso italiane. Infine dove il liberismo, il p1·ivatismo ha più largamente signoreggiato si riconosce già il bisognò dello intervento dello Stato. In fatto di previsione sociale, tre sistemi stanno di fronte: 1 ° dei paesi latini colìa rete di società libera mente reclutata, ma aiutate, incoraggiate e govvenzionate dallo Stato; 2° dei paesi germanici nei quali b previdenza è un servizio pubblico esercitato con nn intervento legale ed obbligatorio; 3° dei paesi anglosassoni nei q nali lo 8tato non conosce nemmeno le libere associazioni. Questo studio per lo appunto sar:\ consacrato a rilevare l'importanza sociale , lo scopo f\ i caratteri generali delle società di mutuo soccorso. Le F1·aternril Beneficia1·y Orders non sono sottoposte ad alcuna legge organica che ne regola sovranamente la costituzione e il funzionamento. Hanno per scopo ~rincipale di pagare delle indennità in caso di morte. Possono pagare delle indennità in caso di malattia, d'incapacità al lavoro temporanea o permanente, ma solo ai membri che non hanno meno di 70 anni e siano assolutamente poveri; poichè il lavoro è l'obbligo generale per tntti negli Stati Uniti e non si capisce il sistema delle pensioni e dei pensionati. Il soccorso in caso di malattia è accordato non da società. speciali, ma dalle Unioni che hanno organizzato delle casse per le malattie, per glj accidenti e per la disoccupazione, lasciando alle F1·aternal Orders l'assicurazione per la famiglia in caso di morte del capo. Le assicurazioni di q neste associazioni sono rigorosamente mutue e cooperati ve , anzi la cooperazione negli Stati Uniti non è realmente riuscita chfl nel campo dell'assienrazione. Esse hanno un carattere mi.- stico religiosissimo, ma della reVigione propria della frammassoneria, assai estesa negli Stati Uniti. Il capitale assicurato dalle P.rate1·nal 07'de1·s non sorpassa i 3000 dollari che tenendo conto del valore della moneta negli Stati Uniti equivalgono a L. 3000. La più antica di queste società è l'Ancient ordP,1'of United lV01·lcmen del 1868 fondata a Meadville (Pensilvania) da un meccanico al servizio della ferrovia Atlantic et G1·eat lVestern; la più recentr., la Prnrlent Pafricions of' Pompei data del 1897. Le 52 Fraternal Bene/iciri1·y 01'de1·s fondate dal
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