468 RIVISTA POPOLARE un passo decisivo per noi; sarà. la strada dell'avvenire aperta. Colpita mortalmente la potenza clericale, sbarazzato il terreno da questo problema che ostacola per noi ogni cammino, l' indomani sarà con animo pib. libero che potremo consacrarci all'opera di libertà. E se la parte pib. timida della maggioranza aggiorna questa riforma che abbiamo condotto sino alla soglia della realizzazione, noi socialisti avremo il beneficio morale e politico di non essere responsabili dell'aggiornamento. Nessuno potrà rimproverarci di avere, con un errore di tattica, compt•omessa l'opera 1:omune. Ed io mi stupisco allorcht' noi ci troviamo con voi in questi convegni internazionali di non· sentire che parole di dubbio, di biasimo, di critica e di disaffetto. Il problema della scuola laica è posto in Inghilterra e nel Belgio; si porrà in Germania, è posto in Austria Ungheria; da 11er tutto. Vi è regresso dovunque il clericalismo fa pesare la suà mano : Non vi è che un solo paese dove, mercè la sua facilità di azione, dovete constatare non una disfatta ma una vittoria, dove non c'è il centro cattolico come in Germania, il part'to irlandese unito agli anglicani come in Inghilterra , il partito clericale come nel Belgio, un sol paese dove la potenza clericale non mette la mano sul cervello dei proletari. Ed è questo paese che voi accusate, è questo proletariato socialista che scomunicate! (Applausi). La nostra opera socialista Ciò non è tutto. Poichè tante e tante tenebri , tanti errori sono stati accumulati sulla nostra azione e sui suoi risultati, io sono ancora obbligato a dissipare in poche parole un singolare pregiudizio, che ritrovo qui stesso nell'animo di qualcuno dei nostri amici. Essi credono , si crede che siamo stati talmente ipnotizzati, allucinati dalla lotta anticlericale, che abbiamo negletta l'opera di !riforme sociali, l'opera di lotta operaia, l'opera di organizzazione operaia. Ebbene, io affermo e quando vorrete esaminare la nostra azione operaia di questi ultimi cinque anni, constaterete che nessun periodo, in trentadue anni di repubblica, è stato tanto fecondo in risultati sociali quanto questi cinque anni di lotta contro la potenza politica della chiesa. E ciò non è stato per caso. La democrazia repubblicana che aveva bisogno del proletariato era obbligata a concedere un principio di riforme sociali. Ecco come il nostro Parlamento, uscendo per la prima volt:i. dalla sfera puramente fllantropica, ha protetto direttamente, almeno in una parte delle industrie, colla legge delle dieci ore , gli operai. La Camera ha votato pei minatori la legge delle otto ore che vince in progresso la legislazione già pro• gredita dell'Austria Ungheria che si arresta a nove ore. So bene che il Senato non l'ha ancora votata ma è già. qualche cosa che sia stata votata dalla Camera ; è già qualche cosa che il Parlamento intero abbia votato la soppressione degli uffici di collocamento, il diritto all'assistenza e che il governo sostenga e domandi leggi che fanno scomparire gli ultimi decreti speciali mantenuti contro il diritto di sciopero, che impacciano i sindacati, e proponga, infine sulla base della triplice contribuzione dei padroni, degli operai e dello Stato, una legge sulle pensioni operaie che prevede 80 milioni per il primo anno, 120 e 150 milioni ed infine 230 milioni .... Io non parlo. della legge dei due anni e del prossimo voto dell' imposta sulle entrate. Ecco qualche tratto dello sforzo oompiuto. Mai si sarebbe assistito al doppio spettacolo di vedere da una parte un ministro come quello della marina accettare nei nostri grandi porti inviti a banchetti di operai sociali-sti rivoluzionari che lo ricevettero colla loro rossa bandiera e che l'indomani, in quelle officine ove la giornata di ,,tto ore era stabilita discutevano con gl'ingegneri, gli ammiragli, gli ufficiali, coll'autorità che dava loro l'incontro della vigilia col ministro della marina, capo di quei dipartimento. Voi parlavate di scioperi, l'altro giorno, cittadino Bebel. Una semplice nota. Si avvera in Francia, da qu 1lche anno, un fatto nuovo. Ora, le interpellanze su soggetto di scioperi , di scioperi di operai a€!'ricoli nella regione delle vigne del Mezzogiorno, degli sciope1·i degli operai e marinai di Marsiglia, le interpellanze vengono da parte di chi 1 Mi risponderete che non vengono pib. da parte nostra perchè siamo inerti e addomesticati. Ma vengono dall'opposizione reazionaria e borghesf,. Sono i rappresen1anti dei padroni che intnrpellano sulla condotta degli scioperi, sui pretesi eccessi commessi dagli operai, ed io non pretendo che il governo vi si presti e che lasci la proprietà borghese in balia degli assalti degli scioperanti ma dico che là dove la sua azione può farsi sentire e dove le sue istruzioni sono obbedite, lascia sviluppare gli scioperi in condizioni tali che fa protestare la reazione capitalistica e padronale. E vi è così un fatto nuovo che attesta dell'influenza socialista fino nei pubblici poteri. Il. La mozionedi Dresda ed il Partito La mozione di Dresda che i miei amici ed io abbiamo respinta e che in Germania fu la conclusione delle lunghe discussioni avute non solamente al Congresso di Dresda ma n0i Congressi interni cl ella Democrazia Socialista tedesca, questa risoluzioae solleva un mondo d' idee teoriche e pratiche. Mi guarderò bene di parlarne nel breve tempo che m'è assegnato e voglio semplicemente notare qui la nostra posizione nel dibattito e il nostro punto di vista p.el socialismo internazionale. Se ho votato contro la mozione di Dresda non l' ho fatto perchè spaventato dall'applicazione che si proponevano di far ne contro di noi i socialisti francesi appartenenti ad un altra organizzazione. Non mi dissimulo affatto che, dopo aver preteso inesattamente , falsamente , che disertiamo il terreno della lotta di classe, non mi dissimulo che dopo aver preteso ciò, dopo mesi ed anni di polemica, essi recano davanti a voi la risoluziont· di Dresda e sperano di persuadere il nostro paese che essa è stata la condanna della nostra tattica e della nostra politica. Ho la convinzione assoluta che il proletariato francese vedrà e continuerà a vedere nella no3tra politica, non la diserzione dalla lotta di classe ma il pib. efficace mezzo di condurre questa lotta pro_letaria in una democrazia repubblicana. Il proletariato francese non abbandonerà. una politica di cui ho esposto, a grandi linee , i risultati d'insieme , una politica che è stata salvaguardia della libertà che ha ripreso l' opera di legislazione operaia e di progresso sociale, che ha coasolidate le garanzie di pace universale, incalzando le aspirazioni sociovinistiche e éesariane che erano l' anima stessa del movimento nazionalista da noi combattuto e schiacci~to. Se i nostri compagni, qui, nostri contraddittori vogliono lanciare in Francia, nel nostro dibattito, il voto del Congresso e la mozione di Dresda, ebbene! accetteremo la hattaglia e sare~o noi che domanderemo i conti sulla teoria, a mio vedere, strana, per la quale è stata combattuta la nostra politica. Domanderemo i conti dava1.ti al proleta1-iato republicano, socialista e rivoluzionario di Francia, a coloro che hanno detto che non vale la pena che il proletariato perda un'ora o un giorno a difendere la repubblica politica, a coloro che hanno detto che lo sforzo per laicizzare la scuola, per emancipare il p,•nsiero, dovesse essere aggiornato a dopo la vittoria automatica delle forze cieche senza il concorso delle intelligenze e delle coscienze proletarie. Saremo noi che domanderemo conto a coloro che avevano continuato tra noi la tradizione di Blanqui, al cittadino Vaillant e ai suoi amici, per aver lasciato così snaturare, coufiscare, abbassare le tradizioni di libero pensiero, di rivoluzione, di repubblica che furono l'onore del comunismo rivoluzionario francese. (Vivi applausi). Il nostrometodoed i partiti socialisti Ancora una volta, dunque, nè l'applicazione che sarà forse per61amente tentata in Francia dai nostri contraddittor_i, nè il senso generale della mozione di Dresda mi ha determmato, coi miei amici, a votar contro di essa. È perchè prima mi è sembrato che fosse spiacevole di dare come formula suprema alle decisioni del Congresso interna. zionale una mozione lanciata in questo congresso come mezzo di gnerra di una fraz:one socialista contro un'altra frazione e mi sarà permesso di dit•e a Bebel, a Kautshy, a Ferri che ci invitano a formare, a ricostituire l' unità ai nostri compagni socialisti rivoluzionari di Francia, che non occorre soltanto l'unità nelle parole e che è un singolare metodo per preparare in F1·ancia la riconciliazione prossima, l' unità organica prossima di due organizzazioni in lotta, quello di adottare la for-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==