Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 17 - 15 settembre 1904

RIVISTA POPOLARE 01 Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLE~ONECOLA.JA.NNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni mese Italia ; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero ; anno lire 8; semestre lire 4,fiO Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Co1·so Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anno X -Num. 17 ABBONAMENTO POSTALE Roma, 15 Settembre U}04 SOMMARIO: Il Congresso del Libero Pensiero - Noi: Gli avvenimenti e gli uomini: (La politica estera dei socialisti italiani non dovrebbe essere che una politica interna repubblicana .... - Si muta indirizzo in Russia? - Una vittoria morale dell'.Avanti ! - Contro il sequestro preventivo dei giornali I - E ancora il fucile I - La denunzia del Concordato in Francia - Magistrati delinquenti ! - Contro il crumiraggio degl'italiani all'estero - A. Agresti: Quattro parole al prof. Labanca) - Georges Sorel: La morte di Waldech-Rousseau - Paolo Morbelli: Delh politica ferroviaria italiana - A. Agresti : E torno da capo - Giorgio Renard : Il Codice del lavoro - Guglielmo Evans: L'Europa e la Cina - Umberto Ricci: I bolletttini dell'Ufficio del lavoro - Repubblica e Socialismo: (I discorsi di Jean Jaurès) - Rivista clelle Riviste - Indice analitico del volume 1 ° della « Sociolvgia Criminale >> - Illustrazioni nel testo. Il Congresso del 11 20 settembre , data magnifica nella storia del 110stro paese e memorabile nei fasti del progresso nmano, si inaugurerà a Roma i] Congresso del Libero Pensiero. Ai convern1ti il nostro fraterno e cordiale saluto. , E' giusto ed è bello che in questa .Roma grande e gloriosa di memoria che interessava il mondo; memorabile per fatti e fatiche che ebbero su tutto il mondo un'incancellabile influenza, si riunisca oggi l'eletta degli uomini che vedono più lontano nell' avvenire , e da questa Roma bandiscano al mondo la parola solenne che rivela gli orizonti lontani eppur raggiungibili verso i quali, nel suo faticoso cammino, s'affanna l'umanità. Poichè questa affermazione del Libero Pensiero non deve essere una sterile parata di figure decorative, un foro di bocche parolaie, un parlamento qualunque; non deve neppure essere ristretto alla semplice - ancorchè doverosa - affermazione anticlericale , ma deve estendersi più oltre , deve salire più alto. Non basta che sia la dimostrazione d' una negazione di fede, deve essere anche l'indice d' una ideologia politica, d'una tendenza sociale. E questo perchè il libero pensiero non è tutto raccolto in ciò che è religione; ma si estende anche a ciò che ha rapporto con tutta la vita sociale , politica ed economica d' un paese. I nemici del libero pensiero non sono i preti soltanto; ma bensi anche i governanti per i quali ogni spiraglio aperto su l'avvenire è una minaccia paurosa. alla loro stabilità. Son nemici del libero pensiero tutti i nemici della libertà in generale , e per libertà intendiamo il pensiero tradotto in atti e in fatti in mezzo alla società. I preti hanno pensato un tempo che le torture , le carceri, i roghi potevano avere ragione del pensiero che, libero, si traduceva in pratiche religiose o morali diverse da qnelle predicate da loro ; come i governi oggi s' il1 udono che i sequestri , le persecuzioni , le carceri possono avere ragione del pensiero che, libero, si traduce in manifestazioni politiche avverse all'ordine di cose attualmente stabilito, politicamente ed econo- .Libero Pensiero micamente, in Europa. Contro l'opera dei preti stettero i martiri del libero pensiero, i martiri della scienza i martiri della riforma, stettero, Arnaldo, Bruno, Galileo, Vannini, Dolet; oggi contro l'opera dei governi stanno le masse popolari che coscienti del loro diritto intuiscono l'avvenire e lo salutano fidenti. Ora a queste masse i Congressisti del Libero Pensiero devono poter dire la nuova parola , devono rendere chiaro il concetto della nuova speranza. Questo aspettiamo da loro; e questo speriamo che da loro sia fatto. . Durante lunghi secoli l'uomo ha chiuso nel cuore il suo pensiero; lo ha, tenuto nascosto nei penetrali piu intimi e profondi della sua mente, poichè egli ha saputo che il rivelarlo, il confidarlo gli costava lagrime e sangue. Poi un giorno l'uomo ha parlato. Nel buio folto delle teogonie egli ha agitato una fiaccola luminosissima ed a quella luce gli Dei, fantasmi .di nebbia e d'ombra si sono involati: ma non basta. Non basta. Altri Dei non meno feroci o non meno egoisti o puerili degli antichi sono subentrati ad occupare lo spazio di quelle antiche ombre. Sono parvenze di scienza, grandi parole vuote di senso diventate divinità, uomini di picciol coraggio, di poco sapere , di nessun valore diventati pontefici. Anche contro di questi bisogna che il ·congresso del Libero Pensiero faccia in tendere la sua parola. Bisogna che da queste assise del nuovo Diritto Sociale che stà formandosi esca fecondo e rinnovellatore il verbo delle nuove genti ; e bisogna che non sia una manifestazione settaria, una manifestazione partigiana; ma sibbene l'affermazione concorde e virile in favore della libertà contro tutte le forze sue di oppressione sacerdotali e laiche che fino ad oggi_ tennero in ceppi l' umanità. Questo ci auguriamo possa essere il risultato del Congresso del Libero Pensiero, e se veramente sarà questo : noi potremo dire con orgoglio e con gioia : Per una terza volta Roma detta al mondo. la legge di progresso. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI La politica estera dei socialisti italiani non dovrebbe essere clie una politica interna repubblicana ... - Arturo Labriola ha tenuto in Milano una conferenza sul tema: Austria e ltalia (la politica este1·adel pa1·tito socialista) che non dobbiamo e non possiamo lasciar passare inosservata. E' piena di acute osservazioni ; é serena ed imparziale nel giudicare i rapporti tra i due Stati cosi male alleati; è severa verso l' irredentismo ricciottiano, che oramai non trova grazia che tra gl'imperialisti e i guerrafondai. Non potendo riprodurre la conferenza, che ci auguriamo veder pubblicata integralmente, riportiamo le limpide conclusioni: « 1.0 La monarchia austro-ungarica è una organizzazione militaresco-aristocratica del tipo moscovita (1), (l) Qui ci sembra evidente un po' di esagerazione.

450 RIVISTA POPOLARE per~iò ap~unt'o n_aturalmente disposta alle imprese,zione immediati, che i rappresentanti della dinastia belhco!e d, co_n9msta_; . . . si ripromettono >. « 2. la p0lit,ra dt conquista nei paesi m11sulmani ..... « Nelle democrazie questo elemento t l t risponde così ~g_li ~nteressi delle d?e parti dell'Impero '·· 0 ' scompare totalmente >. per ur ,&. ore come alle trad 1z1om della monarch1a stessa; ·· e Ora chiunque rifletta all'eno · fl h l « 3·0 a q nesta politica si oppone la tdplice franco- politica estera esercita sulla poli;i~: fi,n ue~z~ c e .a inglese ·t r ·1 · t · • d"t t "b·l . . nanz1ar1a e m1- -,1a ian_a, 1 cm ag~n e_ prn spe 1 o e em1 1 e htare.d1 uno Stato - e queste due sulla interna_ è è per l Anstna ::lppunto l Italia; . costretto a riconoscere che t .1'. • b 4 o l' A t · b • . . nna ras10rmaz1ene repu - . ~ . t'.s n~, p~rtanto '. a un rnteresse rnd1scu- blicana dello Stato potrebbe essere un elemento sicuro t1h1le a colpire I Italia sn d1 un terreno incuiquesta di pace interna ed esterna o al e d. · t · t · · 1 t ·ò · • i'. ·i t . . m no 1 magg10r ras- si rovi. 1soa a e perc1 pm 1ac1men e esposta a1 colpi parenza dei rapporti pubblici >. del nemrno · E' ' h · 5 0 ' • , • « cosi c e concludiamo come la !Ola politica . « . questo terreno e appunto 1 I1·redentismo >. ~stera dei socialisti non possa esse1•e che una z-t · < Da q~es~e pre°:esse risulta altresi tu~ta_ l'i~pru- interna repubblicana >. po 'l ica d_enza.del} azione spiegata da~ General_e R1cc_10tt~Ga- Il djscorso del Labriola procede a filo di lo ica ed ri_bald1, 11 quale_ ~emb1:a s1 ado~eri a g~ust1fic~re è sperimentalmente esatto; ma egli dovrà suda~e _ e p1en~me~te_ la politica d1 provoca~10ne ~ell Austria. temiamo inutilmente-per farlo intendere ai socialisti Ma 11 hrni::nno (\he non SR,prehhe nfìnt,ars1 al Q"e:r.11~raleòella riforma ed a q,1e]l" d li · l · · R . · tt· n ·b Id" 1 f • • . 1 e a rivo uz1one conernicirna \('(',IO I \Tfl 1'1 R 1- e 1e a rnd1..;c 1 t.ihdmen t,e npPra Gli uni fanno ,g:Jioccl. d" t . r . ·t fi r d 11• aritip::it.ri0ttir:-i -nnn e-instifir·j:l qnPi soriflli,..:ti~iri·1à e monarchiR.· o·li n]tr,:l~()Ill r1~l.1t~a1 poti a ng1fi fra 0 · ] ' rl ]l'f · 1· 1 h . · r n • " o po 1 ,J<'RmPn e Rmor . JO l ll P_ ~nnzo. l ()11R I vorrP.) P.T'O(\rPj:lt·e11fant.::iRma er::ino prima rlP.1nongrPRRO d" A t d . fi . . d'nnR Tt:::i l a Rg"QTPditri,·ee pr ..vnrRrrice dPll' A•ii::friR > Re fsi sono c.on.1'.~rm.,"ntei"l. ·1 1 mRfeìr a~, ~ndr~flmoc~ n· · , . , . ' . ' ' ' Jr, n ' oro amor i::mouopo 1 1scors1 ~ 1Ro~na ncono8cere che e .nell rn~eresse del!' Au- di due pezzi grossi come Bebel e Guesdo! stna da~e un certo colore d1 attualità al problema delle cos1dette terre irredente per dipingere l'Italia al cospetto dell'Europa come u~a pericolosa accattabrighe, che va esemplarmente castigata. In realtà l'Austria non tende, che ad aver le mani libere in Macedonia e in Albania >. Noi che non crediamo che abbia alcun valore con- ?ret_o l' ipo~esi . ottimistica della triplice anglo-franco1tahana . ritemamo che sia nel giusto H Labriola in quanto alle mire dell' Austria in Macédonia e in Albania, non ostante i comnnicati recenti dei governi a11striaco e italiano, che fanno credere completo l' accordo tra i d,1e Stati. Siamo poi perfettamente di accordo sul proresso, che conduce alla guerr<t neJle monarchie e che egli illustra col ricordo opportuno della guerra franco-germanica del 1870-71. « I conflitti d'interesse evidentemente non sono inventati dalle istituzioni politiche, dice il Labriola· ma la forma che riveste la loro soluzione sì >. ' e Nei paesi monarchici gl'interessi generali del paese ~on Rtanno da soli, ma dPbbono fare i conti con gli mteressi speciali delle istituzioni politiche esistenti. In generale si può dire che la considerazione del prestigio dinastico, dei limitati interessi - della Oamerilla di Corte. delle tradizioni della dinastia esercitano una _grande i_nflne_nzas_ulla forma che rivestono i rapporti 1 nternaz10nali fra 1 due paesi >. e Un'altra influenza perturbatrice è eRercitata dalla diplomazia e dalle sue grottesche ahitu<lini di secreto ~. « Le influenze monarchiche danno poi uno speciale carattere ai dissidi d'interessi esistenti fra due paeRi, trasformando in o:ffei::eoppure in soddisfazioni personali e immediati gli atti collettivi dei governi > • e La gnerra franco-prussiana era preveduta sin dal 1867; per _quattro anni non scoppiò e poteva anche non avvemre. Il confl.i.tto poteva trascinarsi per anni ed assumere forme diverse. Ohe cosa determina la guerra? Un incidente perRonale fra l'ambasciatore francese B~nedetti e Guglielmo I e la sciocca pretesa del duca d1 Grammont che il Re di Prussia scrivesse una lettera a Napoleone III assicurandolo che non era sua intenzione offendere la Franr.ia (1) >. « Così avviene che sulle base d'un grosso conflitto d'interessi nazionali , si verifichi una lacerazione bellica per un qualche modedto vantaggio o soddisfa- (l) Il Lahriola poteva aggiungere la falsifkazionP. del diipaccio di Eros confessata impudentemente da Bismarck. La controprova della influenza dinastica si ha nel manteni mento dPlla pace tra i due Stati dopo che in Francia vige la repubblica~ non ostante i ripetuti e g_ravi incidenti di confine. N?n p~r niente la revanche è la bandiera degli imperialisti! •.• E logica e lilavia l'attitudine assunta da Jaurèa. . ♦ Si muta indirizzo in Russia? - Da qualche sintomo c~e si ~vverte si potrebbe sperarlo; e se le speranze s1 realizzassero ciò si dovrebbe, pur troppo, alla sventura che ha percosso cosi terribilmente la Russia. La guerra disastrosa per lo czarismo non indica so!ta~to che i ~iapp~nesi erano meglio preparati; costituisce p_ure 11 fallimento completo del dispotismo. Tutte le virtù che i reazionari attribuiscono al regime· assoluto sono venute a mancare ; non se ne scorgono nemmeno le tracce nell'Impero moscovita. Dove la fort_e organizz::izione militare? dove la preparazione sap1~nte della guerra? dove, specialmente l'onestà? V1 sono dep:li imbecilli anche in Italia - forse tra noi_ più che altrove - che attribuiscono al parlamentari~mo, alla fungaia dei deputati, come lo chiamano, ogm sorta di corruzioni. Ma in Russia nell' amministrazione tutta, di rettitudine non c'è nemmeno traccia: governatori, ministri, generali tutti ladri e barattieri. Uno stato di cose simile non trova riscontro ché in ... Turchia; cioè: nel solo Impero dispotico che rimane i:ri Enropa, ch'è degno di fare compagnia a quello russo. Ma torniamo ai sintomi denunziatori di un mutamento. Si avvertono nella opinione pubblica e per quanto questa non spieghi che una debolissima azione in Russia se ne deve tener conto. Eccone due che ci sembrano importanti. Il Principe Mechtekersky direttor~ del Grajdanine, mentre fu vivo Plewhe ne tessè gli elogi e fu solidale con lui in tutte le forfanterie e scelleratezze. Ora ch'è morto si fa bello dei consigli che assicura di avergli dato; e con particolarità di avergli raccomandato una , specie d'istituzione rappresentativa della quale avrebbero dovuto far parte i membri dei zemstwos dei governi locali e del potere centrale. ' Questo mntamento dà la misura della viltà principesca che dà il calcio dell' asino al morto ministro che - aveva adulato vivo. Ma il Mechtekersky scrive: rebbe o~gi in senso liberale se non avesse fiutato il vento diverso che spira nell'Impero? Un altro mntamento non meno significante. La Novoiè Vremùt , uno dei giornali russi più importanti e più diffusi, è stato sinora ferocemente antisemita. Ora della quistione semitica raccomanda la soluzione benevola ed umana: arriva a ricordare le parole di quel diplomatico, che disse: « Quando ine contro un ebreo ."nella strada, mi sento tentato di e domandargli perdono ! > Se_la Russia sotto la ~pressione delle sue presenti sventnre fosse trascinata a trasformarsi si potrebbe ripetere : à quelque chose malheur est bon I

RIVISTA POPOLARE Una. vittoria morale dell'Avanti! - Gli esperimenti ultimi del poligono di Muggiano costituiscono una vera vittoria per l'Avanti!, che vale bene la condanna riportata da Enrico Ferri e che fu, del resto, meritata per avere male impostata una importante quistione. I suddetti esperimenti hanno dimostrato due cose gravi per l'acciaieria di Terni; gravissime per la difesa nazionale : 1.0 i proiettili fabbricati a Terni non hanno la desiderata e dovuta potenzialità perforatrice; 2.0 le corazze di Terni vengono perforate facilmente. Gli esperimenti furono fatti sotto gli occhi d~l Ministro Mirabello; il quale pare che sia un vero galantuomo, cui stanno a cuore gl' interessi della nazione e non quelli del 1. 1rust siderurgico. I risultati ottenuti testè a Muggiano, intanto, sol levano gravissimi dubbi sulla resistenza delle corazze fornite pel passato alle nostre navi da guerra. E se fossero davvero delle co1·azze di bur1·0 b1·esciano, come le chian1a l'Avanti!? D' onde il dovere preciso nella Commissione d'Inchiesta sulla Marina di verificare nei limiti del possibile. Noi ci auguriamo che le corazze vengano trovate buone e resistenti; ma se tali non fossero, la nazione pur .provando un grande dolore pei milioni sprecati saprebbe almeno rhe la sua g1·ande e bella flotta è una brutta e grande menzogna. Sarebbe avvertita e negnirebbe una politica adatta alle condizioni reali. E don sarebbe piccolo vantaggio! L'esempio della Russia sovrebbe ammaestrare tutti i guerrafondai che a cuor leggero, ripetendo la fatuità dei Leboeuf del secondo mpero francese, cercano impegnare la nazione in avventure, che finirebbero male. ♦ Contro il •equestro preventivo dei giornali. - A Milano il giorno 4 si tenne il Comizio contro il sequestro preventivo e per la libertà della stampa. I convenuti scelsero a presiederlo Innocenzio Cappa direttore dell'Italia del Popolo, che lo aveva promosso e parlarono i rappresentanti dei vari partiti politici, compresi i clericali rappreHentati da Don Vercesi e i giovani monarchici da G. Borelli. Ghisleri, Turati, Romussi ecc., portarono la loro parola rispettivamente in nome dei repubblicani, dei socialisti riformisti, dei radicali. Quasi tutte le associazioni della stampa, comprese quelle della lontana Sicilia, mandarono la loro adesione. I conservatori milanesi brillarono per la loro assenza. . Il Comizio per confessione di coloro che lo annunziarono e seguirono a denti stretti è riuscito imponentissimo e vi si ebbe soltanto a deplorare la villania e la intolleranza dei socialisti rivoluzionari, che avreb · bero voluto impedire di parlare ad un uomo come Filippo Turati, Se si deve giudicarne dalla eco, che ha avuto in tutta Italia la iniziativa opportuna dell' Italietta, ci sarebbe da rallegrarsi parecchio e ritenere che si avvicini la fine di questo istituto illiberale e anacronistico , che si chiama seqiiestro del gioniale. Anche nelle sfere ufficiali crediamo che comincino a persua - dersene: lo argomentiamo da un articolo della Tribuna, che inneggia alla libertà di stampa, afferma inutile il sequestro e ricorda che non esiste più, nè:}n Inghilterra, nè' -in-Francia. Perchè ·si ··raggiunga1l'intento, però, bisogna perseverare; la'campagna dev'essere continuata nella stampa e nel Parlamento sino a tanto che non venga abolito questo balordo espediente poliziesco messo nelle mani dei birri e~degli:asini,!che~spesso:funzionano da magistrati. Intant(ci piace riprodurre questa pagina magnifica .di Giuseppe Mazzini che in questa occasione L' Italietta opportunamente ha tolto da un articolo del Grande indirizzato nel 1870 Agli uomini di una istituzione. Eccolo: Io $C1·ivo : voi sequestrate. E' 1·isposta degna di voi. Ma non vi chiarisce essa deboli e incapaci di provarmi in e1·1·ore ? Io descrissi i sin,tomi che annunziano la morte d'una Istituzioue; accennai una pagina storica che, a guisa di formola, s' attaglia a ogni monarchia decadente : alla Spagnuola dal 1808 fino a noi; alle Germaniche dal 1813 ai nost1·i tempi: al Papato: non nominai piw la vosfra: e nondimeno voi sequestrate. Riconoscete dimqiie voi stessi in quelli uomini , che vo1Tebbern inte1·1·ompe1·ee non fanno se non affrettai· l'agonia: 1·iconoscetein quei segni fatali di decadimento i seg1ii del vostro. Perchè allo1·a non sequesfrate ogni n'uova edizione di Tacito? In molte linee immortali di qiiel potente troverete , più a,ssai che nelle pove1·e mie, la sto1·ia vostra e la condanna vostra. Le vosfre gazzette dichim·ano a ogni tanto che io scrivo stoltezze , che poche centinaia - dicevano, mui addietro. poche dozzine - sentono com' io sento; che l.' Italia è con voi. Perchè dunque sequest1 rate 1 Perchè non las,ciate che si legga ciò che mi fm·ebbe, se dite il vero, scadere 1 Perchè non concede1·eall'indifferenza unive1·sale la mia condanna ? Non temete che altri sospetti : tentano sopprimere perchè non possono confutare? In quello scritto sull' Agonia d' una Istituzione io diceva: « una Istituzione incapace di iniziar~, di promuove1·e, di gitidm·e e che non sa che resistere. è condannata; una Istituzione costretta a 01·dinare, per propria difesa, un ese1·cito di soldati a reprimere, un ese1·citod' impiegati a con·ompe1·e, un esercito d'agenti e di spie a denunzim·e e t1·adfre, agonizza: una istituzione che genera o lascia pullulare nelle rue mem'bra l'immoralità, è Istitiizione incadaverita ». Voi confessate , fr1•itandovi , che quei caratte1·i di dissolvimento de1c1·ivono l' If1titw:ione rappresentata da voi. ♦ E ancora. il fucile ! - In verità , noi cominciamo a considerare che il popolo italiano è tanto giù nella scala della barbaria, che appena, appena.,..gli antropofagi delle isole Fjdj, o del centro dell'Africa gli sono inferiori. C'è tale un inveterato disprezzo della vita nei nostri costumi che quello che farebbe sussultare, e spasimare e ribellarsi ogni popolo civile, passa :fra noi quasi inosservato. La notizie corre l'Italia: - Quà, là, a dritta , a sinistra si à tirato sul popolo! Ci sono morti, ci sono feriti! - Quattro chiacchiere, sovente una proposta feroce , inutile- appunto perchè feroce, una, due, tre , dieci ordini del giorno votati - chiacchiere ancora. - poi tutto ritorna in una bella calma : gli agitatori tornano a pigliare il fresco ai monti e al mare , o si godono il caldo in casa ed al caffè ; gli operai tornano alle loro officine ; il governo sotterra i morti, decora i Centanni, carabinieri o no, e tutto seguita ad andar per il meglio nel più stupido dei paesi possibili. Dopo un po' di tempo - generalmente assai breve - la faccenda si ripete, identica in tutte le fasi , e i soli a dolersi veramente dell' andamento delle cose ed- a sentirne la barbarie e il danno sono i figli, lo' spose, le famiglie dei morti. Ma a questi chi ci pensa? Eppure se i fatti consimili a quelli di Berra, di Giarratana, di Candela, di Torre Anuunziata, di Buggerru:avessero~ luogo in Francia, in Inghilterra1 in Germania, il popolo iutiero si solleverebbe in un terribile e solenne atto di sdegno e di protesta ed il governo che permise lo scempio dovrebbe an - darsene. Ci si domanderà: Che fareste? In altra parte della Rivista uno dei nostrit.redattori espone una sua idea. Se sia pratica ed efficace noi non sappiamo ; bisognerebbe discuterla; intanto constatiamo con dolore questa atrofia del senso di rispetto alla vita nel popolo italiano. E constatiamo pure, e con dolore anche maggiore, che tutti i- partiti politici condividono con le masse italiane non organizzate questa indifferenza dinanzi al delitto, questa noncuranza del sangue versato.

452 RIVISTA POPOLARE A proposito di Buggerru si dirà, si dice: fu il popolo a provocare con le sassate. E noi rispondiamo : per un sasso, o per dieci sassi voi rispondete con le fucilate : con che cosa credete di poter rispondere all'invasore del paese che provocherà con le fuci 1ate? E q11ale dignità rimane a questo esercito - che dovrebbe essere il difensore del paese e dei cittadini - quando voi ne avrete fatto uno strumento di morte per i cittadini stessi? Il direttore delle miniere di Buggerru si compiacque a fare il tiranno, ad assumere atteggiamenti terribili di eroe ; ben altro, è certo, sarebbe stata la sua condotta se egli fosse stato sicuro che in Italia, l'eser<'ito serve a difendere il paese, non ad assassinare gl' inermi . e a fucilare gli scioperanti infuriati. E non ci sarebbe stato luogo per le sassate, se veramente sassate ci furono. Bisogna che nel nostro popolo entri profondamente la convinzione, e che egli la imponga al governo, che s~l popolo non si deve tirare, mai; per nessuna rag10ne. NOTA. - Mentre andiamo in macchina ci giunge la notizia della proclamazione de1lo sciopero generala dopo l' altro efferato assassinio ,li contadini inermi compiuto da un birro sanguinario a Castelluzzo. La proclamazione dello sciopero significa che finalmente il popolo si scuote e impone il suo basta. ♦ La denunzia del Concordato in Francia. - La lotta a coltello fra la revubblica e i suoi insidiatori, sta per avere il suo logico epilogo. Parlando al banchetto di Auxerre il primo ministro francese, Combes, ha fatto chiaramente intendere che" quello strumento di oppressione , quella spada a doppio taglio che è il Concordato sta per essere abolito in Francia. A questo punto era fatale che la Francia venisse per il libero e pacifico svolgimento del suo organismo progressivo. All'ombra del Concordato, e perciò agendo con la influenza di ufficiali del governo i preti insidiarono costantemente la repubblica, checchè possa dire e raccoma11dt1.rePio X ai pellegrini. Per loro essa era ed è la forma sociale incompatibile con le ristrette osservanze del Dogma e con la sottomissione al capo supremo della Chiesa. E tutti gli elementi perturbatori, tutti gli elementi di reazione e di dominio s' erano , più o meno palesamente, schierati con la Chiesa contro la Repubblica. Questo organismo politico che mira ad un rinnovamento economico e costantemente vi tende, che ha bisogno, per poter funzionare sempre meglio, d'una nazione istruita, ~' un popolo di cittadini colti e coscienti, che cercava e cerca di portare ovunque la luce del sapere e i benefici della civiltà , non poteva e non può non essere inviso a quelli la cui forza e il cui potere sono costruiti su la ignoranza e la superstizione. Nè questi, a loro volta, possono accomodarsi ad un regime che, verosimilmente, prepara la società a fare a meno del monopolio e del monopolizzatore, che l'avvia verso una forma di organizzazione collettiva nella quale il potere dell'uno o dei pochi è costituito dalla delegazione e dalla esecuziçme del volere dei più. Certamente la Chiesa è, nella sua costituzione elettiva, un'alta forma di democrazia; ma la sua democrazia si limita qui, alla elezione del capo supremo che in quanto al resto con la teoria della disciplina, della obbedienza . della sottomissione è la negazione assoluta e brutale di ogni aspfrazione e forma democratica. E naturalmente siccome la Francia è un organismo democratico anche più in là della elezione del Capo dello Stato, si sono visti i borbonici, i legittimisti, gli orleanisti, tutti gli uomini fedeli alla reazione schierarsi sotto la bianca bandiera crociata di rosso , e in nome di Cristo e della Vergine cospirare - in verità poco cristianamente - contro la repubblica. E la Repubblica ha dovuto difendersi. A suo tempo, quando ci è parso che la repubblica esorbitasse per eccesso di difesa, noi abbiamo detto la nostra spassionata parola, imperocchè noi siamo più che di ogni altra cosa, amanti del diritto e della libertà; ma oggi che Combes dichiara di volere spezzare i legami che imprigionano ugualmente e Stato e Chiesa, noi plaudiamo alla iniziati va e d'una sola cosa possiamo dolerci, che non sia già un fatto compiuto, nè possa esserlo tanto presto quanto lo desideriamo. Logico è che Combes intenda circondare questa de· nunzia del Concordato, d' una serie di garanzie che permettano alla Chiesa il libero e pieno esercizio delle sue funzioni spirituali, ed in questo troviamo che Combes agisce saggiamente come con poco discernimento agiscono i socialisti francesi i quali vorrebbero che il Concordato fosse denunziato e lasciata poi la Chiesa libera d' intendersi, o meno, co' suoi credenti. Questo sarebbe un fomentare una guerra civile ed un governo, come un uomo, che ha un po' di buon senso non lo può certamente volere. Per queste considerazioni noi plaudiamo a queste intenzioni ed a questa opera di Combes, la quale darà, a suo tempo, ottimi frutti; mentre non riusciamo a comprendere come ci siano dei giornalisti e dei politici che proclamino fallita l'opera perchè i vescovi di Laval e di Digione si siano sottomessi al Papa. Se Combes non avesse previsto tale sottomissione avrebbe dato prova di mancare di ogni accorgimento. ♦ Magistrati delinquenti! - E' supremo interesse sociale che le garenzie giudiziarie ci siano anche pei malfattori; che la magistratura renda giudizi sereni e indipendenti, anche se tali giudizi giovino a persone che ci sono antipatiche. a cause che non ci sembrano buone. Sono questi canoni, cbe non si discutono più; ed in nome di tali canoni rileviamo dal Mattino di Napoli un articolo a firma dell' a vv. Carlo Capo , che porta. per lo appunto il titolo , che abbiamo dato a questo stelloncino. Si tratterebbe di una iniquità e di un fal~o che avrebbe commesso la Corte di Appello nel rendere la sentenza nel processo Casale, Summonte ecc. Noi che non abbiamo alcun legame con questi signori e che li abbiamo combattuti quando spadroneg- - giavano in Parlamento e fuori ci sentiamo nel dovere di protestare contro questi magistrati indegni, di cui si è occupato anche il corrispondente del Secolo , che· ha denunziato la loro viltà e la loro scorrettezza. Lo scrittore del Mattino (N. 0 243) che ne fa i nomi _a lettere di scatola , non esita a proclamarli meritevoli di quella reclusione, a cui hanno essi condannato i suddetti Casale e Surnmonte. Noi crediamo che lo scandalo, per le persone che vi sono implicate e pei giornali che lo denunziano, dovrà provocare qualche provvedimento. Infatti pare che una inchiesta - sarà una delle solite canzonature? - sia stata ordinata dal Guardasigilli. La stampa di ogni colore se ne occupa. ♦ Contro il crumil'agglo degl'italiani all'eatero.- Ciò che rende odiati gli italiani all'estero e la concorrenza nel lavoro ch'essi fanno agli indigeni, facen,. done diminuire i salari. Il fenomeno prima che da altri ampiamente venne documentato e deplorato dal nostro Direttore in un opuscolo, che i socialisti nostri con tanta allegra malafede ostentano d'ignorare, cioè nella: Quistione m·- dente (La concon·enza del lavoro) pubblicata all'indomani di Aigues Mortes quando i patriottardi italiani fecero di tutto perchè si venisse alla guerra colla Francia. La concorrenza nel lavoro in tempi normali è cosa

RIVISTA POPOLARE 453 cattiva; ma c'è il peggiorativo: il Crumiraggio, cioè: l'offerta di lavoro in una officina, in una industria quando gli operai hanno proclamato lo sciopero. E' un vero tradimento , questa mancanza di solidarietà; ed è strano a dirsi, il c1·umfraggio si può dire sistematicamente organizzato e praticato dalla famosa opera di assistenza di Monsignor Bonomelli e dal suo organo ufficiale La Patria di Friburgo, che venne eloquentemente e inutilmente denunziata dal Cabrini nella Camera dei Deputati (1). Il c1'Umfraggw esercitato dagli operai italiani non solleva contro di essi i soli l~.voratori degli altri paesi, ma gran parte della opinione pubblica specialmente in Germania e in !svizzera. Siamo sicuri, che fatti dolorosi più gravi di quelli di Aigues Mortes e di Zurigo si avranno a deplorare se lo si lascerà sviluppare liberamente. E' da lodare ed incoraggiare, perciò, l'azione spiegata da qualche tempo dal giornale L'operaio italiano che si pubblica in Berlino ed è una specie di supplemento del Co1·1·espondenzblatt l'organo ufficiale delle organizzazioni lavoratrici della Germania. L' ope1·aio italiano non solo pubblica i nomi e cognomi di tutti i crumfri che gli sono noti ; ma ha organizzato una vera crociata per mezzo dei Municipi dei loro paesi di origine. che, prevalentemente appartengono al Veneto. I sindaci ed assessori di tali paesi si sono messi in corrispondenza coll' Operaio, ne diffondono gli avvisi, ne raccomandano i consigli e si adoperano in tutti i modi per impedire che i lavoratori italiani si disonorino esercitando il c1'umfraggio e creando una situazione che si svolgerà. tutta a loro danno finale. · Noi. abbiamo sentito il dovere di unire la nostra modesta voce a quella degli italiani di Berlino, che si sono levati contro i bonomelliani che si sono messi. ai servizi del capitalismo ; e contro l'opera dei bonomelliani, che gode le simpatie del Commissariato per l'Emigrazione si è tenuto un comizio a Chiasso in !svizzera. Noi ♦ Quattro parole al Prof. tabanca.. - Pare. che l'egregio prof. Labanca si sia dispiaciuto di quello che io scrissi nel numero del 15 Agosto di questa rivista, sotto il titolo « Un accattonaggio di nuovo genere » • Me ne duole ma non posso che riconfermare quello che io scrissi aggiungendoci quanto segue per quello che il prof. Labanca pubblicò, pigliandosela con l'on. Colajanni, sul « Giornale d'Italia,, del 31 Agosto p. p. sotto il titolo « Monumento in Roma a G. Shakespeare ~. Ecco: mendicare vuol dire chiedere ad altri ciò che non si è guadagnato : vuol dire anche , chiedere alcunchè per sostentarsi ; vuol dire anche , dimandare altrui sovvenzione per determinato scopo. Ora ei sono delle mendicità onorevoli e delle mendicità vergognose. Fu onorevole Romeo « Mendicando sua vita a frusta a frusta per non essere infame; fu onorevole Provenzano Salvani quando mendicando per salvare la vita all'amico « Si condusse a tremar pe1· ·ogni vena " · e fu una mendicità onorevole quella di San Francesco di Assisi che, secondo scrive San Bonaventura, mendicò da' suoi concittadini di che ricostruire la chiesa pericolante di S. Damiano. E non è mendicità vergognosa quella del vecchio che abbandonato da tutti tende la mano alla carita cittadina; Belisario mendicante cieco, non è vergognoso. E' invece vergognosa quella mendicità che ha per scopo di mantenere un lusso o di sodisfare un _capriccio. Quando l'uomo non può co' suoi mezzi, col suo lavoro procurarsi il superfluo deve sapersene privare; come degli uomini (1) Per debito di lealtà avvertiamo che il direttore della Patria ha cercato di scagionarsi dell' accusa in una lettera alla Tribuna di Roma. così dei popoli. Dissi, lo ripeto, l'Italia può benissimo stare senza statue, se per averne deve chiederne , o chiedere agli stranieri il denaro per potersele fare. Ora questo appunto è quello che il Prof. Labanca fa, e vorrebbe che facessero i giornali e i giornalisti italiani. Ma giornali e giornalisti fanno da sordi , dal che io mi compiaccio poicbè consiè ero che, almeno per ora, non tutti gl' italiani hanno perduto il senso della dignità e l'orgoglio del loro pae::ie. Che il sig. Morrison Moore dia 1000 sterline, o una. o niente , iniziando la proposta noi non ci abbiamo niente a vedere. Egli è inglese, invita inglesi ed è libero di fare,· come inglese, quel che gli comoda - nei limiti, ben inteso, dell'onesto e del possibile - ma che anche degli italiani si mettano col comitato e chiedano, agli inglesi, i quattrini per farsi una statua di Sbakespeare : questo non va , proprio non va , nè punto nè poco e quantunque io riconosca che il prof. Labanca ha molti meriti , mi trovo obbligato a dire che tutti quei suoi meriti non gli danno il diritto di far fare una figuraccia al nostro paese . .Lui, per conto suo, personalmente è libero di farne quante gli pare non quando pretende parlare a nome degli italiani; allora egli non deve oltrepassare certi limiti che sono eguali per tutti i figli d' Italia senza distinzione d'opinione politica, di confessione religiosa o di condizione sociale. Di quale azione dignitosa e 1·ispettosa mi va egli contando? Non 1,:enteche quel rispettosa, applicato alla richiesta di italiani ad inglesi del denaro per una statua a Shakespeare, toglie proprio ogni dignità alla richiesta? Io non ho punto voglia di dar lezioni al Prof. Labanca, ho ben altro da fare; scrissi e ripeto che sarebbe bene che su questo soggetto la si facesse finita e questo perchè io mi trovo parecchio umiliato di .questa elemosina che italiani , ingalluziti dal dono dell'Imperatore Gugiielmo, chiedono a sudditi inglesi. E questo senza voler punto mettere in dubbio gli b.tti e meriti del Prof. Labanca, e senza volerlo offendere: per la verità di quel che penso e di quello che mi par giusto e doveroso per un italiano , niente di più. A. AGRESTI NOTA. - Mi associo pienamente alle parole dell' Agresti, che non possono essere cancellate dal linguaggio alt~zzoilo del prof. Labanca. N. Colaja,nni 1111111111111 li 111111111111111111111 li li lllll lii lllll li I I lii I 1111 •ti 111111111111 lllll lllll Lamortedi Waldech-Rousseau ----~---- Dieci anni fa la morte di Waldeck-Rousseau sarebbe stata considerata dalla grande maggioranza dei francesi come una sventura nazionale; si sarebbe deplorato che un uomo tanto ben dotato fosse scomparso prima di dare tutto ciò che egli poteva dare. Oggi si è constatata una singolare indifferenza attorno al suo cadavere ; senza dubbio i giornali hanno pubblicato un numeto considerevole di articoli sul defunto ; ma ciò si deve al fatto che la morte era avvenuta nella stagione nella quale mancano le notizie à sen.sation. Secondo l'opinione generale Waldeck-Rousseau era gia uno scomparso e non vi era più posto per lui sulla scena politica. L'opinione pubblica aveva accolto altrimenti la fine di Gambetta ed anche quella di J ules Ferry; frattanto nel momento attuale in cui c' è tanta penuria di uomini di Stato seri , quanta in nessun altra epoca, la perdita di un Waldeck-Rousseau avrebbe dovuto essere avvertita cosi vivamente come quella dei suoi predecessori. Questa indifferenza si spiega in parte col fatto

r 454 RIVISTA POPOLARE che Waldeck-Rousseau non fu favorito dalla fortuna e che egli non lascia un ricordo capace d' ii:npressione l'opinione pubblica. Gambetta era stato il grande tribuno che lottò contro Mac Mahon ed era divenuto l'ispiratore della riorganizzazione militare; la repubblica e il patriottismo sembravano essere incarnati in lui. Jules Ferry aveva spinto la Fr:ancia alla conquista di un grande impero coloniale. Si potevano discutere le loro opere , ma non se ne poteva negare la grandezza: la loro impronta personate era segnata nella storia contemporanea. Waldeck-Rousseu non ha lasciato una eredità simile; gli avvenin.1enti sfuggirono troppo visibilmente alla sua direzione; ed è così che la legge sulle associazioni è stata applicata in niodo diverso di quello da lui previsto e nessuno oserebbe affermare che l'orientazione attuale della Francia sia quella da lui vagheggiata : questa è affidata al caso e il pubblico non comprende che un uomo non sia cosi forte da orientare il proprio paese in una direzione ben determinata. In realtà il caso è il gran padrone delle reputazioni; quando il ricordo delle cause immediate degli avvenimenti è scomparso, gli storici scoprono negli uomini di Stato dei profondi ragionamenti sull'avvenire e delle previsioni sorprendenti. In fatti pochi uomini politici hanno previsto qualche cosa e le loro concezioni sull'avvenire sono state stranamente mescolate col vero e col falso. Il caso ha favorito quelli ai quali si attribuisce il genio della politica dalle grandi linee. Bismarck fu considerato per lungo tempo un folle prima di divenire il potente creatore della Germania moderna; e Gambetta non fu considerato come un dittatore incapace prima di essere il grande cittadino ? (1) Si può supporre che dopo venti anni l'opinione pubblica abbia perduto molto della sua coscienza morale; essa non si appassiona · più che al lato drammatico degli avvenimenti, per gli scandali, per le notizie à sensation; essa diviene mrno capace di comprendere i servizi resi dai migliori servitori del paese. Waldeck-Rousseau non ha conosciuto nei suoi ultimi giorni una Francia che avesse le passioni gloriose che esistevano una ventina di anni fa. Egli doveva perciò andare incontro ad una grande ingratitudine; e questa non è mancata. ♦ Waldeck-Roosseau era il rappresentante di un tipo sociale che sta per iscomparire dalla Francia, dopo di avervi occupato un posto preponderante: egli era il giureconsulto del vecchio modello, l'avvocato convinto della importanza della sua missione, agli occhi del quale i Tribunali costituiscono l'organo essenz-iale della vita nazionale. Non bisogna mai stancarsi di ripetere eh' è questa classe di uomini di legge che ha trascinato la Francia alla rivoluzione e permesso a Napoleone di costruire il sistema amministrativo che. dura ancora. (1) Il nostro am_ic?. po_teva ricorda:e ~a sorte, di ~azzin!· La sua idea dell'umta italiana venne gmd1cata un utopia, una pazzia dai politici sapienti della vigilia, non escluso Cavour, Venne anche considerato come un delinquente pericoloso. Oggi lo Stat~ gli d_ecreta monumenti e lo st_esso govern~ monarchico s1 fa editore delle sue opere tutte 1mpregnate d1 spirito repubblicano ; tanta_ è la riconoscenza che 1~ n~z!one sente per lui dopo 3 2 · anni dalla s~a scomp~rsa •. L opm10ne pubblica mutò verso Gambetta e Bismarck v1venti; tale sorte non fu concessa a Mazzini, di loro più grande , che dopo morto l Nota della 7Jirez.. Oggi i sentimenti e le idee di questo vecchio mondo giudiziario sono fuori moda; poche persone hanno conservato del rispetto per le cose che i nostri antenati consideravano come intangibili. Durante l' affaire 'Dreyfus i conservatori hanno seguito gli antisemiti, che covrivano d' ingiurie la Corte di Cassazione ; si potè misurare in questa occasione quanto è tdivenuta precaria in Francia l'idea di una giustizia indipendeute. Le persone, che mantengono un poco la tradizione vedono chiudersi a loro i corpi elettivi ; se per accidente essi vi penetrano ancora, essi vi sono come spostati e la loro autorità vi è debolissima; non tardano a disgustarsene e se ne escono. Goblet con nn talento rpolto inferiore a quello di Waldeck-Rousseau , appartiene alla sua stessa classe; egli ha abbandonato la politica attiva e si l.mita a scrivere di tanto in tanto degli articoli sui 1problemi contemporanei; ma la voce di questo veterano del radicalismo rimane senza eco ; la nuova generazione non comprende i suoi scrupoli e i suoi pregiudizi di uomo di legge. . Le persone di questo tipo non possono dare la misura delle loro capacità se non quando sono al governo; essi possono, in fatti, soggiogare un' assemblea, ma i loro uditori li comprendono poco e credono loro sulla parola; i loro argomenti non sono- della specie di quelli che fanno breccia sugli spiriti dei_ parlamentari attuali; essi sono assai mediocri nell'arte delle com binazioni politiche; perciò appena caduti dal potere non riuniscono più dei partigiani attorno alla loro persona e se si ammira il loro talento, non se ne ascoltano i consigli. Waldeck-Rousseau veniva raramente al Senato; benchè il livello intellettuale di questa Assemblea sia un poco più alto di quello della Camera dei Deputati, egli non vi ebbe sufficiente autorità che durante il tempo in cui fu ministro. Quando egli credette dover prendere la parola per dimostrare che il suo successore interpetrav:.1 la legge sulle associazioni contrariamente al carattere che egli le aveva ·dato, il suo discorso non scosse la maggioranza ; si chiese per quale scopo egli aveva fatto una dimostrazione destinata a non produrre alcuna conseguenza. E intanto il Senato era stato altra volta per lui un ausiliario assai fedele; esso aveva accettato di giudicare e di condannare gli accusati degli pseudo-complotti di Deroulede e di Buflet (1). ♦ Waldeck-Rousseau con la legge del 1901 sulle associazioni segnerebbe un epoca nella storia delle istituzioni francesi. Non si può mettere seriamente in dubbio l'intenzione che egli aveva avuto perseguend~ quest'opera difficile: egli voleva fare per le congregazioni religiose maschi li ciò che la legge del 1825 aveva fatto per quelle· femminili, cioè: dar loro una esistenza legale sotto il controllo dello Stato; egli intendeva anche andare più in là del legislatore della Restaurazione e fare dei conventi degli stabilimenti pubblici analoghi ai seminari e alle Chiese concordat;uie. Waldeck-Rousseau aveva l'intenzione di fare scomparire alcune asso- (1) Oggi non può più contestarsi che la resistenza organizzata con fracasso da Guerin in una casa della via Chabrol fosse un colpo mont::tto dalla polizia, che aveva bisogno di poter monstrare un principio d'insurrezione. La difesa della repubblica fu combinata come in una scena da teatro: e questo non è il lato più bello del ministero Waldeck-Rousseau.

RIVISTA POPOLARE 455 dazioni turbolente, come quella degli Assunzionisti e di restringere l'importanza presa da alcune altre; ma egli supponeva che i governi si sarebbero inspirati alle tradizioni che risultavano dall' applicazione del concordato ed applicherebbero con grande circospezione i poteri discrezionali che la legge loro affidava. In questa maniera il clero regolare disciplinato dello Stato avrebbe completato il clero secolare. L'esperienza ha mostrato che egli si era ingannato completamente sull'avvenire della sua legge; il suo successore ha trasformato iri regola ciò che doveva es$ere un eccezione e soppresso quasi tutte le Congregazioni maschili ed è per una menzogna imprudente che si dice che Combes applica la legge fatta da Waldeck-Rousseau: egli l'applica al rovesc10. . L' errore commesso da Waldeck-Rousseau si spiega in parte col fatto che egl~ non conosc~va lo spirito dei parlamentari attuail: per una qurndicina di anni egli era rimasto estraneo alle assemblee politiche e supponeva leggermente che in esse dominasse uno spirito analogo a quello che riscontrava nel foro. Egli non dubitava che le preoccupazioni giuridiche fossero divenute quasi del tutto estranee ai deputati e che tutte le violenze possono trovare una maggioranza per approvarle; purchè esse lusinghino le passioni. Ma, almeno, non sarebbe stata cosa prudente il redigere la legge in modo più preciso onde evitare le applicazioni arbitrarie? Nel 1901 era facile prevedere che le quistioni religiose solleverebbero passioni assai violente. Disgraziatamente il caso voleva che la composizione dei partiti nella Camera dei Deputati rendesse impossibile di faré una legge soddisfacente. Ciò non sarebbe stato possibile se non quando i conservatori-liberali avessero offerto un concorso leale al governo; essi invece non fecero che creare ostacoli per fare venir meno la votazione della lcQae suscitando ddle chi:icd:iere oziosè. ' o ' O gai ì conserva 1.0ri devono deplora re la loro tatti~~~; forse avrebbero proceduto aLtrirnenti se essi fossero stati liberi; ma essi non erano liberi cli agire secondo i veri principi del loro partito. Essi temevano che i clericali esaltati ed anche gli antisemiti ostacolassero la loro rielezione; ed essi ubbidivano alle ingiunzioni del partito del papa. I monaci fanatici sapevano che il voto della legge sarebbe seguito da mi.sure contro di loro e non volevano sentir parlare di una legge che avrebbe rispettato le Congregazioni pacifiche. Essi mettevano tutte le loro speranze nella caduta del ministero ed esigevauo che si moltiplicassero gl' incidenti. Del resto è divenuto difficilissimo al giorno di oggi il far votare una legge ben fatta; per riunire una maggioranza bisogna contentarsi delle tinte vaghe, che ciascuno comprende a modo suo e che sollevano tanto meno obbiezioni quanto esse sono meno chiare. Votata la legge il governo si trova armato di un enorme potere arbitrario ; ed è cosi che la cattiva pratica del regime parlamentare distrugge a poco a poco negli spiriti la concezione di uno Stato giuridico. La legge sulle associazioni doveva essere molto imperfetta; si può anche dire che la sua imperfezione doveva essere più grave di quella della maggior parte delle altre leggi, perchè essa tocca gl' interessi più complessi. Tutto il talento di Waldeck-Rousseau nulla poteva contro questa conseguenza ineluttabile del nostro parlamentarismo. ♦ I conservatori francesi hanno commesso un errore la cui eco risuonera per lungo tempo rifiutando di entrare nel ministero formato da WaldeckRousseau nel 1899; essi lo hanno costretto a fare appello ad uomini mediocri e gli hanno impedito di liquidare completamente l'ajfaire 7Jreyfus. Questa liquidazione non poteva essere condotta siuo a termine cha da un governo fortissimo , che godesse di un grande prestigio e comprendesse molti conservatori perchè la revisione del processo fosse accettata da tutto il paese. Waldeck-Rousseau mostrò molta timidezza nel condurre tale aflare perchè non sentiva il suo ministero capace di imporre apertamente la sua maniera di vedere al paese. Egli aveva tenuto a mettere al ministero deJJa guerra il Generale Gallifet nella speranza, che: il prestigio di quest'uomo considerato universalmente come un soldato di prim' orcline permetterebbe di dirigere l'opinione di una parte della borghesia provinciale. Ciò era ben ragionato; ma i conservatori credettero abile di circuire il vecchio Gallifet, di prendergli la mano nel processo di Rennes e più tardi di farlo dimettere. Mostrarono cosi la loro incalcolabile piccolezza di mente; la dimissione di Gallifrt non produsse la caduta del ministero e i1Jvece di un uomo eh' era il rappresentante della più scrupolosa disciplina essi ebbero il generale Andrè. Si lamentino di loro stessi se questo qui disorganizza l'esercito : essi l' hanno voluto. Si comprende che vValdeck-Rousseau non abbia creduto possihile di fare annullare la sentenza di Rennes; egli avrebbe dovuto subire terribili assalti alla Camera dei Deputati e senza ]' appoggio dei conservatori-liberali del Centro, egli non avrebbe potuto trionfare. Egli penso che il tempo Lll\i():cirehbc: 1110,ti L111cori e chè l':1gi1azion;:; si cil111crLhbe da se stessa; supp<>SL.' che Drcyfus si sarebbe di(hi:1rato soddisf:nto dei risu,uti :1cq11isitida11'inchiest;t della Corte di CassaLione. Pa qu:11d1è te111 1:o si potè supporre e scrivere che egli avesse apprezzato al giusto la situazione ; i dreyfusardi furono assai tranquilli dopo che compresero che avrebbero potuto giovarsi del potere ; e si comprese del pari che il loro grande amore della luce , della verità e della giustizia era , generalmente, un amore poco ordinario pei favori governativi. Vi fu una curée dreyfusarda assai analoga alla curée bonapartista dopo il colpo di Stato dei 1851. Ma gli Ebrei non si tennero soddisfatti; essi non volevano perdere tutto il denaro che avevano stupidamente sperperato per sostenere la prima revisione. E' manifesto che Waldeck-Rousseau non aveva previsto la campagna eh' è stat,1 ripresa oggi e le cui conseguenze possono essere si gravi. ♦ La politica sociale di Waldeck-Rousseau era di una estrema semplicità e i socialisti che hanno qualificato il ministero del grande borghese non si sono ingannati. Egli riteneva che in un tempo, in cui tante ricchezze sono state prodotte , le classi operaie non hanno visto migliorare la propria sorte in un 01odo soddisfacente ; pensava che è necessario facilitare

456 RIVISTA POPOLARE loro un miglioramento della loro situazione materiale; riteneva del tutto naturale che esse impiegassero a tale uopo l'arma dello sciopero. Siccome egli sapeva che uno sciopero riesce raramente se non è appoggiato da violenze, o, almeno, da minacce era disposto a mostrarsi tollerante su queste fioriture della coalizione. Stava al governo l'apprezzare sino a quale limite poteva lasciar andare tali violenze e tali minacce ; ma i governi nei paesi , nei quali la polizia è assai sviluppata , hanno in ogni istante da risolvere simili quistioni di apprezzamento, cioè quanto la licenza degli uni contraddice troppo alla libertà degli altri. Per non avere tenuto conto di questo modo di vedere di Waldeck-Rousseau e per non averlo avvicinato alle tradizioni autoritarie e discrezionali dei governi francesi , non si comprese sempre la condotta sua durante i diver~i scioperi che avvennero durante il suo ministero. Per le sue origini e per la · sua educazione, Waldeck-Rousseau era il vero borghese francese, agli occhi del quale la grandezza della Francia riposa sulla classe media dei contadini proprietari , degli artigiani e dei piccoli commercianti. La trasformazione capitalista ha rovesciato in un modo cosi strano queste posizioni medie che si considerò spesso come chimerica ogni speranza di restaurarle. Ma ancora bisognerebbe sapere se non fosse possibile di sostituire gli antichi tipi con altri equivalenti? Se la cooperazione di produzion·e potesse prendere un grande sviluppo essa apporterebbe alte classi medie il. rinforzo di uomini di élite presi nelle cJassi lavoratrici ; gli associa ti nelle cooperati ve prospere sono dei piccoli padroni e non dei proletari. In una certa misura (ben mediocre invero) la cooperazione di consumo produce cosl. il risultato di elevare a classe media alcuni lavora tori , che nell'antica economia si sarebbero stabiliti per loro conto. Ed è perciò che spesso si rimproverò alla cooperazione di allontanare i migliori operai dal socialismo. Noi sappiamo che Waldeck-Rousseau era grande partigiano della cooperazione. I sindacati non potevano del pari fornire una diversa soluzione di una importanza ben altrimenti grande? I capi delle Trade- Unions inglesi rassomigliano assai ai capi delle cooperative di produzione assai prospere; essi hanno tutto il carattere di borghesi; basta leggere con qualche cura il libro di P. de Rousiers per convincersi che gli operai delle Trade- Unions hanno cambiato di classe e per vedere per quale ragione essi sono così poco favorevoli alle idee socialiste. Nell' antico sistema di produzione essi sarebbero . divenuti dei capi d' industria; · essi oggi sono divenuti mercantidi uomini e danno, a prezzo discusso la mano d' opera ai capitalisti. Essi devono tener conto delle esigenze dei loro uomini e servono così da cuscinetti tra i padroni e gli operai. In Francia i sindacati. non rassomigliano affatto alle Trade-Unions e i loro capi non avrebbero avuto l'occasione di sentire grandeggiare in loro l' anima borghese se fossero stati abbandonati a loro stessi; ma la borghesia è alleata a loro : il Musée Social fondato dal Conte di Chambrun e l'Office du travail hanno per missione d'imborghesire i capi dei sindacati. Al Musée Social Waldeck-Rousseau avrebbe p~tuto vedere colla sua esperienza personale quanto è potente la molla della vanità quando è bene impiegata : si attirano degli operai, si mettono nelle Commissioni, si domandano a loro dei rapporti; si fanno loro presiedere delle riunioni , nelle quali si trovano dei professori. Perchè non sviluppare questi preziosi inizi o facilitare la formazione di una nuova borghesia-operaia ? Waldeck-Rousseau tentò di realizzare tale programma e con tale scopo chiamò Millerand al Ministero del Commercio (1); questi sembra che abbia compiuta la propria missione con molta abilità. Se ne avrà un idea leggendo in un libro di Leon di Seilhac il racco□ to di una festa data il 22 giugno 1900 ; il ministro aveva invitato degli operai; madama Georges Renard, dalla quale appresi la narrazione , ricorda quale gioia infantile e quale orgoglio_ ingenuo provavano gli operai invitati : Uno di essi avendo qualche difficoltà colle persone che facevano il controllo alla porta, rispondeva con allegrezza e autorità: « Ma infine, signore, quando si è l' invitato del Ministro non si devono subire le vostre vessazioni (tatillonneries) » (2). Si potrebbero raccogliere a centinaia gli aneddoti dello stesso genere. Nei dipartimenti i prefetti di Waldeck-Rousseau inaugurarono una nuova maniera di trattare i capi dei Sindacati ; essi li trattavano alla stessa stregua dei Presidenti delle Società di Agricoltura e delle Camere di Commercio. Essi li facevano entrare nel mondo borghese ; e il governo tentò di dar loro un posto nella sua gerarchia ufficiale creando i Consigli del Lavoro. I socialisti combatterono vivamente questa creazione che non è riuscita; ma che sarà ripresa qualche giorno. Sul terreno della politica sociale Walde_ck-Rousseau fu più felice che sugli altri; le ·condizioni ge- . nerali lo favorivano e si potè sostenere che egli aveva assestato un colpo mortale al socialismo. Io non credo che si debba esagerare le cose sino a tal punto; ciò che è certo si è che egli lo danneggiò , almeno , tanto quanto Jaurès ; e non è dir poco! Ma non è questo il momento di affrontate incidentalmente una quistione cosi grossa quanto quella della degenerazione del Socialismo : il fenomeno si è prodotto dapertutto ad un tempo; ciò che prova che gli uomini non ne sono tanto responsabili quanto lo si aflerma nelle polemiche. . GEORGES SOREL ( 1) lo non so se fu in vista di questo programma, concepito secondo le idee del Musée Social, che si cambiò il direttore dell' Office du Travail e si nominò un uomo del Musie Social; ma è possibile. (2) Le monde socialiste p. 308 citato dal giornale La Suisse del 26 luglio 1900. 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Dellapoliticaferroviariataliana ---~---- Esaminando la politica ferroviaria italiana si riceve l'impressione_: che se lo Stato avesse costrutto direttamente le sue ferrovie le avrebbe costrutte più solide spendendo meno. Ma anche per le costruzioni, come per l'esercizio, fin dall'alba del risorgimento politico prevalse l'affarismo, affermatosi con la legge del 1865, con ]a quale si vendeva alla Società Alta Italia la rete degli Stati Sardi per 200 milioni.. .

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