Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 16 - 31 agosto 1904

RIVISTA POPOLARE 425 diversa che si sostituisce alla ongrnaria superstizione degl'indigeni. E questa che è l'e::isenza della cosiddetta nostra civiltà - noi siamo viziosi, sfruttatori, ubbriaconi, violenti, snperstiziosi - non è utile ai popoli, e non è desiderev,;]e. l\f a contro al fatto che ine::iorabilmente si svolge e si compie la recriminazione è inutile, e poichè il Tibet doveva fatalmente cadere nelle grinfie di una qualche potenza europea, meglio cada sotto quelle dell' Inghilterra. Bisogna tener conto che il Tibet non è un paese di selvaggi. di cannibali, di barbari; è un pae::ie che ha una :-;tona. e glorios11., che ha una civiltà - sna particolare ma ci vi• tà; e, avnto rig 1ardo al concetto che noi abbiamo della civiltà, superiore alla nostra-; è un paese che ha una letteratura grandiosa, una filosofia ori~ioale e pr0fonda, istituzioni mvili, divnse dalle no::itre ma non meno delle nostre ammirevoli e rispettabili; ora questo paese non può e!-iser~ trattato come i tedeschi trattano gli Htlrero , e come i belgi_ trattano i nativi del Majombo. l\leglio dunque cada nelle mani dell' Inghilterra che da lunghissimo tempo ne agognava il posse::iso e temeva vederselo portar via dalla Russia. Ora il 'Tibet nelle mani della Russia, con i suoi amministratori ladri e vili - come quel1' Alexeieff che dopo aver voluto la guerra della Manchuria , fugge più lontano che può di dove si combatte - con i suoi sistemi di governo oscillanti fra la frusta del Cosacco e la forca, col suo protettorato - che oggi non vale più niente privo com'è della flotta e il suo prestigio militare distrutto dalla scienza militare dei Giapponesi - non sarebbe stato fortunato. Naturalmente noi non vediamo di buon occhio il colonnello J oungsband e le sue truppe alle porte di Lahassa. Avversi come siaoto ad ogni politica di· conquista non ammettiamo che il diritto di un popolo debba essere violato, foss'anche per metterlo in cornunicaz ione del mondo , e ci dnole che la forza brutale dei fucili abbia obbligato i Tibetani ad aprire i recessi della loro città sacra agli invasori. Ora essi trattano ed hanno la sottile accortezza di tirare in lungo le trattative. L'inveruo del Tibet è rude e non è lontano; forse i Tibetani sperano nell'aiuto che loro porgerà la natura più che nella forza delle armi; e poichè -date le attuali condizioni della. Russia - il pericolo di una invasione russa è scongiurato o almeno allontanato per molto tempo , noi auguriamo ai Tibetani che la loro tattica abbia successo e che la loro speranza non sia delL1sa. Ci piace sempre quando un popolo riesce a conservare la sua indipendenza e la integrità del suo territorio. ♦ Moralità bancaria tedesca.. - Dopo gli scandali delle banche ipotecarie tedesche sono venuti quelli più gustosi del barone de .M:irbach , che alcuni giornali chiamano Jlllù-bacheide. La posizione politica e sociale di questo signore è ·quella che gli accresce la non desiderata celebrità. Infatti non solo egli appartiene alla più alta nobiltà feudale, ma é anche ciambellano dell'Imperatrice. Sono varie e curiose le accuse non smentite che contro ,di lui si scagliano. Egli è implicato in un affaretto colla banca di Pomerania di 700,000 m~rchi, che non paga. perchè afferma di non averne ricevuto che 375,000, benchè ci sia la sua ricevuta per la somma precedente. E la differenza? Egli esercitava un' altra curiosa industria, usando ed abusando della sua carica : accordava ciondoli e titoli a tutti gl' imbecilli che ne chiedevano e pagavano; e consacrava alla costruzione di chiese evangeliche ciò che onestamente ricavava. Si capisce che qualche cosa rimaneva nelle sue mani .... Egìi , sempre disinte1·essatamente, !, accordava ogni sorta di favori ufficiali. Egli , infine, testè è stato accusato dal principe di Sayn Wittgenstein , ch'ebbe la disgrazia di averlo per tutore nella sua minore età, di non avere reso i conti della tutela e di avere promesso invece di questa misera bile operazione il titolo di principe::isa ad una semplice borghese che il Wittgenstein voleva sposare. Ma nè rese i conti nè mRntenue la promessa ... Non ostante queste marachelle il de Mirbach rimane Mar11sciallo di Corte dell'Imperatrice ... Ecco un indice della moralità imperiale che fa poco onore alla razza, che pretende di essere superiore e che rinfaccerebbe petulantemente come segno di decadenza e d' inferiorità se la Germania potesse riscontrarlo in Italia o in Francia. ♦ Giuseppe Mussi. - E' morto in una sua villa presso Milano. Fu per moltissimi anni una delle più caratteristiche figure del mondo parlamentare lombardo, più che milanese. Era colto ed arguto e nella Camera dei Deputati aveva acquistato tale posizione da essere nominato più VJlte relatore àel bilancio degli interni anche quirndo ancora repnbblicaneggiava Più tardi ne fu il Vice-Presidente e da lni si atte~e invano un atto rivoluzionario all'epoca di Abba Carima. Fu in· predicato di essere nominato ministro; e per molti anni egli non nascose che vi aspirava. · La sua vita politica iniziò da repubblicano ardente e fu uno dei collaboratori assidui dell' indimenticabile Gazzettino Rosa; poi con Ca vallotti fondò La Ragione e smorzò alquanto gli antichi ardori. Finì monarchico e Senatore del Regno. Il momento veramente tragico della vita lo ebbe nel 1898: durante i tumulti di Pavia una palla regia gli ammazzò l'unico figlio Muzio, che militava da studente nelle fila del partito repubblicano. Ma il buon Muzio era tra i tumultuanti per raccomandare la paèe ! Fu uno schianto per lo sventurato padre ed anche i suoi più fieri avversari , i moderati lombardi che non perdonano, si commossero profondamente, qna.ndo la prima .volta dopo la tragedia, Giuseppe Mnssi pianse nel riprendere il suo seggio nella Camera mentre tutta l' Estrema in piedi gli faceva una sincera e imponente manifestazione di affettuosa i-:olidarietà. Tutta Milano , di cui fu il primo Sindaco democratico, accorse doverosamente ai suoi funerali. ♦ Per Pietro Barsanti. - I giovani del Fascio Mameli di Firenze quest'anno hanno voluto commemorare l'anniversario della fucilazione di Pietro Barsanti con la pubblicazione di un numero unico consacrato alla memoria del martire repubblicano. Ed hanno fatto molto bene. Questo della fucilazione del Barsanti alla vigilia dell'entrata degli italiani in Roma è uno degli episodi più disonorevoli per la monarchia italiana ed .è giusto, che non cada nell'oblio. Il numero unico costa 5 centesimi e per--averlo bisogna rivolgersi ai bravi giovani del Fascio ·Mameli in Firenze Via Pandolfini 17. ♦ Un articolo di George Sorel.-Ci pervenne troppo tardi per darlo in questo numero. Tratta dell'opera di Waldeck-Rousseau ; ma con tanto acume e novità di' osservazioni , che riuscirebbe sempre interessantissimo, come tutti quelli del nostro illustre collaboratore, anche se p~bblicato fra un anno. Lo daremo nel numero prossimo. Noi

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