RIVISTA POPOLARE 439 classificare i bisogni da soddisfare. La produzione sociale non si impiegherebbe più a soddisfare i bisogni raffinati dei ricchi. Una somma determinata di ore di lavoro sarebbe richiesta da ciascuno per gcuantire a tutto questo standar of !ife. Certo, vi sarebbero ancora categorie diverse di vita sociale più o meno raffinata, come vi sarebbe una aaran6à di lavoro; ma tali categorie sarebbero poco distanti le une dalle altre, e mai le soddisfazioni di amor proprio. d' .una di esse non avr~b b~ro -il passo prfa dell estinzione totale della miseria nelle classi le meno favorite. La proprieta non è, per Menger , il solo strumento di potere sociale oppressivo delle ch1ssi dirigenti. Tutti i contratti sono macchiati dalJa stes~a oppressio:ie che ~ggi caratterizza il diritto privato. E un::. dimostraz10ne che è stata fatta spesso e che ._Ì\Jenger non fa che rinverdire colla trasparente precisione della sua parola. Perciò eali non crede al.le ~a.nacee, dei socialisti disposti a p~nsare che la grnstizia puo essere abbandonata all'arbitrario individt:ale e che. hanno creduto rigenerare I.~ società, lasciando sussistere nella loro forma i con tratti antichi. Nessun ritocco al contratto di salario non eliminerà la radicale ineguaglianza che esiste 1ra le parti contraenti. Nt::,Ssunsistema di buoni di lavoro trionferù della resistenza di quelli che senza lavorare tengono la terra e i suoi prodotti. La situazione occupata e.fai capitalisti e dai proprietari fon. diari nella nostra società è troppo forte per essere scossa dagli efI:etti di piccole misure e il nostro diritto privato non può essere distrutto daali istrumenti che gli si prendessero a prestito. 0 Tale conclusione è nella logica di un sistema che tende a socializzare il diritto privato fino a con fonderlo col pubblico. Non è dubbio che nel regime del contratto privato la vita economica della c?llettivi.ta trov~si disseminata in una molteplicità d.1 centn sparsi ove decidesi lentamente e senza accord~ generale la realizzazione degli sforzi. Occorre ndurre. P:o&'ressivamente il regime del contratto ~ sosti~mrv! quello che assegna imperativamente i lav0n e i prodotti, come avviene aia nelle grandi amministrazioni e nei trusts. Si p~ò conte~tare la possibilità pratica di tal regime? Chi affermerebbe che l' esercizio delle arandi industrie dei trasporti , dei grandi magazzi~ di derrate ali~ mentari non tollerino discipline diverse della presente? Ciò che rende il lavoro di Menger prezioso , è la trattazione di quello che deve essere lo stato socialista in opposizione allo stato individualista, cioè allo Stato che regna e che comanda, allo Stato della forza. Lo Stato socialista è lo stato delle masse lavoratrici, lo Stato popolare del lavoro, al quale alcuni paesi gia si avvicinano e la cui realizzazione non dipende da quelle condizioni che sono parte essenziale del programma marxista. Ricondotto alla sua formola più generale , esso consiste in ciò che gH interessi individuali delle masse popolari formano l'obbietto principale della sua attività, mentre oggi le classi dirigenti e proprietarie considerano i loro fini individuali come identici al bene pubblico. Il programma di Erfurt, che è ancora il credo del socialismo tedesco e che contiene i maxirna, se la cava con delle formole troppo generali, come socializzazione della terra e dei mezzi di produzione. Del programma minimo nulla diciamo pen::hè esso ormai non è più altro che quello del radicalismo borghese. Invece Menger formula un programma pratico, concreto per quell'azione che devono esercitare immediatamente le classi lavoratrici il giorno in cui assumessero il potere politico. Qui sta il lato , non dirò originale, dell' opera di Menger, perchè tutte le sue proposte ventilate , discusse, contradette dopo Babeuf, Saint-Simon , Enfantin, Buonarotti, ma interessante , in quanto che viensi da .~ui a erigere la piattaforma del nuovo diritto che dovra realizz(1re lo Stato del lavoro, lo Stato mosso e diretto dalle - classi lavoratrici. Ciò costirnisce la prima e capitale differenza fra il socialismo di stato dei cattedratici tedeschi, pei quali il potere non doveva uscire dalla minoranza borghese, dai detentori del reddito e del profitto e le riforme dovevano consistere in una serie di concessioni dirette- piuttosto a perpetrare I' asservimento delle classi operaie. Menger non si trincera nelle generalità, ma discende ai particolari, ed illustra le trasformazioni a cui è inevitabilm,nte esposto il regime delle obbligazioni in uno stato di lavoro, quelle che incontrerà la famiglia, il matrimonio, la figliazione illegittima, il diritto penale , la procedura , le funzioni che acquisteranno il potere legislativo e l'esecutivo, lo Stato ed il Comune e infine come saranno organizzati i gruppi del lavoro, come procederà l'educazione del popolo quale ideale dello Stato. Tutto ciò è trattato brevemente ma con insuperabile nitidezza , sempre indicando la soluzione che è più presumibile coi precedenti e mostrando come ogni riforma è concatenata , ogni innovazione trascina seco delle altre e che, prese le misure radicali, già indicate, contro la grande proprietà, altre ne seguiranno spontaneamente nei diversi campi e la trasformazione si compira da sè e a breve scadenza. E appunto in questo senso era il socialismo francese fino al 1848 e anche più tardi. Ma come si arriverà a ciò? Anche i più retrivi sentono che nell'aria vi è qualche cosa di nuovo: da due secoli si compiono rivoluzioni che hanno scosso il regime giuridico; il loro carattere internazionale garantisce il movimento sociale nel suo sviluppo ininterrotto anche nel caso di- disfatte locali: il potere reale delle classi nullatenenti è accresciuto dal fatto· che esse sono associate , si vanno istruendo , montano politicamente ed economicamente. Ora che che dicano gli intransigenti il cui spirito rivoluzionario si risolve nel più filosofico quietismo, nell' aspettazione dei periodi millenarii che devono arrivare, esse continueranno nell'ascensione, perchè così vogliono la loro cultura aumentata e la loro aspirazione al benessere. Esse non ci abbandoneranno, secondo lo spirito del materialismo storico, al fatalismo storico fondato sulla credenza che il nuovo ordine sociale non potrà mancare di sbocciare quando l'ora sara suonata. _La storia ammaestra che i grandi mutamenti sono prodotti da azioni dall' alto o dal basso , da spinte che vengono dagli interessati come da misure legislative che le prevengono. Una parte però è spettata all'azzardo. Le cose non andranno diversamente nell' avvenire. Forse una rivoluzione vio-
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