R I V rs T A p o p o L A R E 401 che dalla lotta costante ed implacabile fatta da me al delitto ed alla mafia coi libri, cogli articoli, colle conferenze ad hoc, come quelle di Catania e di Palermo, coi discorsi nella Camera dei Deputati ecc. da venti anni in qua (1). Ma si3mo giusti, però, ed accordiamo a Raffaele Palizzolo le attenuanti, cui ha diritto. I maggiori responsabili delle sue manifestazioni pazzesche vanno ricercati tra i suoi amici e tra i suoi ammiratori, che hanno organizzato feste, accoglienze dimostrazioni quali si addicono ad un cittadino intemerato, ad un grande uomo di Stato, ad un eroe. Quale meraviglia se tanti onori hanno dato alla testa di chi non l'ebbe mai molto solida e che in parecchi anni di prigionia certamente non potè rinvigori-rsela? Ed è immensa la responsabilità : non delJe masse analfabete ,della Conca d' Oro invasate dallo spirito nefasto della mafia; non dei popolani di Palermo, cui si è fatto comprendere che a Bologna si volle colpire anzichè il presunto delinquente, il figlio della Sicilia; e che a Bologna non s'intese fare giustizia , ma si ebbe una esplosione di antipatie regionali. La responsabilità veramente enorme è di quella parte della classe dirigente di Palermo, che si è fatta paladina del palizzolismo ed ha ingannato le masse e ne ha sovraeccitato lo spirito insano , che se non è sempre criminoso in sè stesso, rimane un fattore di criminalita speciale in Sicilia e specialmente nella zona occidentale. E' stato poi un fenomeno doloroso quello che si è verificato in Napoli e che si può spiegare col contagio psichico, che facilmente agisce dove esistono le condizioni favorevoli· al suo sviluppo. A Napoli, jnfatti, c'è stata una porzione di una classe - minuscola , per decoro alla classe stessa - che dovrebbe stare alla testa delle altre per civilta, che ha voluto assumere la sua particella di responsabilità nella gonfiatura Palizzolo . e che ha spiegata una certa solidarieta con gli organizzatori delle feste e delle dimostrazioni palizzoliane di Palermo : parlo del manipolo di avvocati, i quali capitanati dal senatore Pessina si condussero alla stazione per acclamare l' on. Spirito reduce dalle Assise di Firenie dove aveva difeso il Palizzolo e che non contenti di questo primo passo inconsiderato , in onore dello stesso Spirito organizzarono un banchetto. (1) Mentre Palizzolo parlava di me, come di un nemico suo, perchè nemico della mafia, un giornale pubblicava un articolo in cui era contenuta questa rampogna tanto più aspra nella sostanza , quanto pil'.1mite e ispirata a compatimento nella forma : (( No, non sono i deputati repubblicani-e pure ve ne hanno- « del Mezzogiorno d' Italia che sentano il bisogno di diventare « protagonisti di una riscossa morale in quest'ora. E neppure, << li accusiamo. Il temperamento non si inventa ». Il solo deputato repubblicano di Sicilia sono io ; a me dunque va la frecciata. Se questa mi fosse venuta da un giornale avversario non mi avrebbe fatto nè caldo, nè freddo; ma mi venne dall'Italia del Popolo (num. del 30 luglio) e mi produsse dolore e disgusto. L'articolo che contiene la rampogna è a firma del direttore lnnocenzio Cappa; il quale essendo un esteta certamente non avrà letto i disadorni miei scritti e discorsi. Ma vivendo in Milano può ignorare i numerosi articoli, che ho pubblicato nel Secolo contro la Mafia e contro il delitto ? Se non altro avrà letto i titoli ..... Di fronte a questo attacco inqualificabile viene la voglia di ripetere : dagli amici mi guardi Jddio ecc. lo aggiungo che il bisogno di essere milite - non ho l'orgoglio di pretenderla a protagonista - di una riscossa morale l'ho sentito quando Innocenzio Cappa non si era ancora affacciato alla vita del giornalismo e non era certamente entrato nel partito repubblicano. Non ci può essere dubbio negli osservaton 1111parziali sul carattere di queste manifestazioni partenopee, che non ebbero-è doveroso constatarlola benchè minima eco nel resto della popolazione: esse non furono un segno -di compiacimento di colleghi ad un collega., che si era distinto per· la sua valentia giuridica ed oratoria; no ! Se questo fosse stato il carattere delle onoranze al deputato di Montecorvino Rovella, uguali avrebbero dovuto essere . rese a Carlo Altobelli, che uella valentia oratoria e giuridica nessuno ammette che sia inferiore a Francesco Spirito: aggiungo che entrambi sono deputati ed entrambi ascritti al foro napoletan?. A questa inattesa dimostrazione di alcuni avvocati rimane dunque l'impronta della solidarietà morale colla causa impersonata nel Palizzolo. Sarebbe ingiustizia , però , il non assegnare una parte di biasimo a quei giornali che in questa come in altre occa~ioni - ad esempio nelle lotte contro Crispi - per ignoranza o per malafede hanno cercato di coinvolgere nelle manifestazioni per Palizzolo tutta la Sicilia ed hanno alterato il_ significato di atti di correttezza o hanno creato di sana pianta altri atti insussistenti. Così ad esempio si è voluto vedere un complice del Palizzolo nell'on. Di Stefano-che a suo tempo ho liberamente criticato non ostante la nostra buona amicizia -- che ha sentito il dovere, in esecuzione di una promessa pubblicamente fatta, di dimettersi. Se gli elettori del Collegio di Palazzo Reale rieleggessero Palizzolo, essi rhnarrebbero degnissimi di biasimo, non il Di Stefano che non avrebbe il diritto di rappresentarli quando essi non vogliono da lui essere rappresentati. Parimenti per colpire l' uomo politico , che a taluni è antipatico, con leggerezza imperdonabile si accolse la voce stolta che l'on. Di Rudini avesse messo a disposizione del Palizzolo il proprio collegio di Caccamo. Con questi metodi si dà buono in mano al palizzolismo che ha tutto da guadagnare quando può divulgare la opinione che nel continente e specialmente nel settentrione si odia e si calunnia la Sicilia tutta. Gli avvenimenti cui ci hanno fatto assistere e i propositi che ci hanno appreso Palizzolo e i palizzoliani certamente non sono fatti per allietare gli animi di coloro che amano il proprio paese e lo vorrebbero incamminato sulla via del progresso morale. Ma queste cagioni di tristezza, però , hanno prodotto una salutare reazione, di cui c'è da rallegrarsi sinceramente e vivamente. I discorsi di Palizzolo e le gesta dei palizzoliani hanno avuto il raro merito di eccitare tale reazione in tutta Italia da produrre UI) accordo di tutti i giornali -- dico tutti - del Regno, dai clericali ai socialisti, dai repubblicani ai monarchici di ogni gradazione, quale non si era mai visto. E tutti si scagliano contro Palizzolo e contro i palizzoliani ! Sinanco quello che sino a ieri fu in Palermo l' organo ufficiale del Pro Sicilia ha compreso che ogni misura era stata sorpassata ed ha gridato : e ora bastaI Alla stampa, nella reazione contro le morbose manifestazioni , hanno fatto eco i sodalizi e i cittadini che da ogni parte d'Italia hanno protestato nel modo più nobile e più elevato : mandando parole di simpatia e di ammirazione a Leopoldo Notarbartolo , il figlio dell' assassinato del 1893. Da
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